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Francesco Petrarca è nato ad Arezzo il 20 luglio 1304 ed è morto ad Arquà il 19 luglio 1374.
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'''Francesco Petrarca''' è nato ad Arezzo il 20 luglio 1304 ed è morto ad Arquà il 19 luglio 1374.
    
Scrittore, poeta, filosofo e filologo.
 
Scrittore, poeta, filosofo e filologo.
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[[File:Francesco Petrarca2.jpg|thumb|Andrea Leoni, ''statua di Francesco Petrarca'', [[Galleria degli Uffizi|Loggiato degli Uffizi]], [[Firenze]]. ]]
 
[[File:Francesco Petrarca2.jpg|thumb|Andrea Leoni, ''statua di Francesco Petrarca'', [[Galleria degli Uffizi|Loggiato degli Uffizi]], [[Firenze]]. ]]
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=== Dante e Petrarca ===
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{{Vedi anche|Influenza culturale di Dante Alighieri#Petrarca e Boccaccio}}Dalle considerazioni fatte, emerge chiaramente la profonda differenza esistente tra Petrarca e Dante: se il primo è un uomo che supera il teocentrismo medievale incentrato sulla Scolastica in nome del recupero agostiniano e dei classici "depurati" dall'interpretazione allegorica cristiana indebitamente appostavi dai commentatori medievali, Dante mostra invece di essere un uomo totalmente medievale. Oltre alle considerazioni filosofiche, i due uomini sono antitetici anche per la scelta linguistica cui legare la propria fama, per la concezione dell'amore, per l'attaccamento alla patria. Illuminante sul sentimento che Petrarca nutrì per l'Alighieri è la ''Fam.'' XXI, 15, scritta in risposta all'amico Boccaccio, incredulo delle dicerie secondo cui Petrarca odiasse Dante. In tale lettera, Petrarca afferma che non può odiare qualcuno che egli conobbe appena e che affrontò con onore e sopportazione l'esilio, ma prende le distanze dall'ideologia dantesca, esprimendo il timore di essere "influenzato" da un così grande esempio poetico se avesse deciso di scrivere liriche in volgare, liriche che sono facilmente sottoposte allo storpiamento da parte del volgo<ref>{{Cita|Fracassetti, 4|pp. 390-411}}; {{Cita|Pulsoni|pp. 155-208}}</ref>.
      
== Opere ==
 
== Opere ==
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=== Opere latine in versi ===
   
==== ''L'Africa'' ====
 
==== ''L'Africa'' ====
{{Vedi anche|Africa (Petrarca)}}
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[[File:Ritratto di francesco petrarca, altichiero, 1376 circa, padova.jpg|thumb|[[Altichiero]], ''Ritratto di Francesco Petrarca'' (in primo piano) ''e di Lombardo della Seta'', particolare tratto dall'affresco rappresentante l'episodio di ''San Giorgio battezza re Servio di Cirene'', [[Oratorio di San Giorgio (Padova)|Oratorio di San Giorgio]], 1376, Padova<ref>{{Cita web|cognome=g.pizzimenti@glauco.it|nome=Giuseppe Pizzimenti -|url=http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.jsp?decorator=layout_S2&apply=true&tipo_scheda=OA&id=6109&titolo=Altichiero%250A%2509%2509%2509%250A%2509%2509+++++%252c+San+Giorgio+battezza+Servio+re+di+Cirene|titolo=FONDAZIONE ZERI {{!}} CATALOGO : Opera : Altichiero , San Giorgio battezza Servio re di Cirene|accesso=29 febbraio 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305225057/http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.jsp?decorator=layout_S2&apply=true&tipo_scheda=OA&id=6109&titolo=Altichiero%250A%2509%2509%2509%250A%2509%2509+++++%252c+San+Giorgio+battezza+Servio+re+di+Cirene|dataarchivio=5 marzo 2016}}</ref>.]]
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Scritto fra il 1339 e il 1342 e in seguito corretto e ritoccato, ''Africa'' è un poema epico che tratta della [[seconda guerra punica]] e in particolare delle gesta di [[Publio Cornelio Scipione|Scipione]]. Rimasto incompiuto, è formato da nove libri, mentre avrebbe dovuto essere composto di 12 libri, secondo il modello dell''<nowiki/>'Eneide'' virgiliana<ref>Si veda, per maggiori informazioni, {{Cita|Pacca|pp. 45-54}}.</ref>.
      
==== Il ''Bucolicum carmen'' ====
 
==== Il ''Bucolicum carmen'' ====
{{Vedi anche|Bucolicum carmen}}
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Composto fra il 1346 e il 1358 e costituito da dodici [[Egloga|egloghe]], gli argomenti spaziano fra amore, politica e morale. Anche in questo caso, l'ascendenza virgiliana è evidente dal titolo, che richiama fortemente lo stile e gli argomenti delle ''[[Bucoliche]]''. Attualmente, la lezione del ''Bucolicum'' petrarchesco è riportata dal codice Vaticano lat. 3358<ref>Per maggior informazioni, si veda il saggio di {{Cita|Fenzi}}.</ref>.
   
==== Le ''Epistolae metricae'' ====
 
==== Le ''Epistolae metricae'' ====
{{Vedi anche|Epistolae metricae}}
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Scritte fra il 1333 e il 1361 e dedicate all'amico [[Barbato da Sulmona]], sono 66 lettere in [[Esametro dattilico|esametri]], di cui alcune trattano d'amore, mentre per la maggior parte si occupano di politica, morale o di materie letterarie<ref>Si veda il saggio di {{Cita|Dotti}} sulle ''Epistolae metricae''.</ref>.
      
==== I ''Psalmi penitentiales'' ====
 
==== I ''Psalmi penitentiales'' ====
Scritti nel 1347, Petrarca ne accenna nella ''Sen.'' X, 1 a Sagremor de Pommiers. Sono una raccolta di sette preghiere basate sul modello stilistico-linguistico dei [[Salmi|salmi davidici]] della [[Bibbia]], in cui Petrarca chiede perdono per i suoi peccati e aspira al perdono della Misericordia divina<ref>{{Cita|Pacca|pp. 131-132}}.</ref>.
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=== Opere latine in prosa ===
 
=== Opere latine in prosa ===
[[File:Petrarch, De viris illustribus, Paris Lat. 5784.jpg|thumb|Petrarca, ''De viris illustribus'', [[Autografo|codice autografo]] custodito alla [[Bibliothèque nationale de France|Bibliothèque Nationale de France]] di Parigi, classificato come MS Lat. 5784, fol. 4r.]]
      
==== Il ''De viris illustribus'' ====
 
==== Il ''De viris illustribus'' ====
{{Vedi anche|De viris illustribus (Petrarca)}}
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Il ''De viris illustribus'' è una raccolta di 36 biografie di uomini illustri in prosa latina, redatta a partire dal 1338 e dedicata a [[Francesco I da Carrara]] signore di Padova nel 1358. Nell'intenzione originale dell'autore l'opera doveva trattare la vita di personaggi della storia di Roma da [[Romolo]] a [[Tito (imperatore romano)|Tito]], ma arrivò solo fino a [[Nerone]]. In seguito Petrarca aggiunse personaggi di tutti i tempi, cominciando da [[Adamo]] e arrivando a [[Ercole]]. L'opera rimase incompiuta e fu continuata dall'amico e discepolo padovano di Petrarca, [[Lombardo della Seta]], fino alla vita di [[Traiano]]<ref>{{Cita|Pacca|pp. 36-45}}.</ref>.
   
==== I ''Rerum memorandarum libri'' ====
 
==== I ''Rerum memorandarum libri'' ====
{{Vedi anche|Rerum memorandarum libri}}
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I ''Rerum memorandarum libri'' (''Libri delle gesta memorabili'') sono una raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina, basati sui ''Factorum et dictorum memorabilium libri'' dello scrittore latino [[Valerio Massimo]]<ref name="Fer14">{{Cita|Ferroni|p. 14}}.</ref>. Iniziati verso il 1343 in Provenza, furono continuati fino al 1345, allorché Petrarca scoprì le orazioni ciceroniane a Verona, e ne fu indotto al progetto delle ''Familiares''. Difatti, furono lasciati incompiuti dall'autore, che ne scrisse soltanto i primi 4 libri e alcuni frammenti del quinto libro<ref>{{Cita|Amaturo|pp. 117-119}}.</ref>.
      
==== Il ''Secretum'' ====
 
==== Il ''Secretum'' ====
{{Vedi anche|Secretum}}
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[[File:Secretum.jpg|thumb|Petrarca, ''Secretum'', Grootseminaire ([[Bruges]]), tratto dal MS 113/78 fol. Ir., realizzato nel 1470 per Jan Crabble.]]
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Il ''Secretum'' o ''De secreto conflictu curarum mearum'' è una delle opere più celebri di Petrarca e fu composta tra il 1347 e il 1353, anche se in seguito fu riveduta. Articolato come un dialogo immaginario in tre libri tra il poeta stesso (che si fa chiamare semplicemente ''Francesco'') e [[Agostino d'Ippona|sant'Agostino]], alla presenza di una donna muta che simboleggia la Verità, il ''Secretum'' consiste in una sorta di esame di coscienza personale nel quale si affrontano temi intimi del poeta, da cui il titolo dell'opera. Come emerge però nel corso della trattazione, Francesco non si mostra mai del tutto contrito dei suoi peccati (l'[[accidia]] e l'[[Lussuria|amore carnale]] per Laura): al termine dell'esame egli non risulterà guarito o pentito, dando così forma a quell'irrequietezza d'animo che contraddistinse la vita del Petrarca<ref>{{Cita|Cappelli|p. 49}}.</ref>.
   
==== Il ''De vita solitaria'' ====
 
==== Il ''De vita solitaria'' ====
{{Vedi anche|De vita solitaria}}
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Il ''De vita Solitaria'' ("La vita solitaria") è un trattato di carattere religioso e morale. Fu elaborato nel 1346, ma venne successivamente ampliato nel 1353 e nel 1366. L'autore vi esalta la solitudine, tema caro anche all'ascetismo medioevale, ma il punto di vista con cui la osserva non è strettamente religioso: al rigore della vita monastica Petrarca contrappone l'isolamento operoso dell'intellettuale, dedito alle letture e alla scrittura in luoghi appartati e sereni, in compagnia di amici e di altri intellettuali. L'isolamento dello studioso in una cornice naturale che favorisce la concentrazione è l'unica forma di solitudine e di distacco dal mondo che Petrarca riuscì a conseguire, non considerandola in contrasto con i valori spirituali cristiani, in quanto riteneva che la saggezza contenuta nei libri, soprattutto nei testi classici, fosse in perfetta sintonia con quelli. Da questa sua posizione è derivata l'espressione di "umanesimo cristiano" di Petrarca<ref name="Gug177" />.
   
==== Il ''De otio religioso'' ====
 
==== Il ''De otio religioso'' ====
{{Vedi anche|De otio religioso}}
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Redatto all'incirca tra il 1347 e il 1356/57, il ''De otio religioso'' è un'esaltazione della vita monastica, dedicata al fratello Gherardo. Simile al ''De vita solitaria'', esalta però soprattutto la solitudine legata alle regole degli ordini religiosi, definita come la migliore condizione di vita possibile<ref name="Fer14" />.
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[[File:Petrarch-ranks-of-man-remediis-milan-braidense-ad-xiii-30-f1-c1400.jpg|thumb|Foglio manoscritto riportante il ''De Remediis Utriusque Fortune'' di Francesco Petrarca, databile intorno al [[1400]] e conservato attualmente nella [[Biblioteca Nazionale Braidense]], MS AD XIII 30. Attribuito al miniatore [[Pietro da Pavia|Fra Pietro da Pavia]], il dipinto rappresenta le varie categorie sociali degli uomini.]]
   
==== Il ''De remediis utriusque fortunae'' ====
 
==== Il ''De remediis utriusque fortunae'' ====
{{Vedi anche|De remediis utriusque fortunae}}
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Il ''De remediis'' è una raccolta di brevi dialoghi scritti in prosa latina, redatta all'incirca tra il 1356 e il 1366, anno in cui fu diffusa. Basata sul modello del ''De remediis fortuitorum'', trattato pseudo-senechiano composto nel Medioevo, l'opera è composta da 254 scambi di battute tra entità allegoriche: prima il "Gaudio" e la "Ragione", poi il "Dolore" e la "Ragione". Simile ai precedenti ''Rerum memorandarum libri'', questi dialoghi hanno scopi educativi e moralistici, proponendosi di rafforzare l'individuo contro i colpi della fortuna sia buona che avversa<ref>{{Cita|Ferroni|pp. 14-15}}.</ref>. Il ''De remediis'' riporta anche una delle più esplicite condanne della cultura trecentensca da parte del Petrarca, vista come sciocca e superflua:
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{{Citazione|Perché persista pienamente l'integrità degli scrittori antichi, chi tra i copisti guarirà ogni cosa dall'ignoranza, dall'inerzia, dalla rovina e dal caos? Per il timore di ciò si indebolirono, come prevedo, molti celebri ingegni dalle grandi opere, e quest'epoca indolentissima permette ciò, dedita alla culinaria, ignorante delle lettere e che valuta i cuochi, e non i copisti.|{{Cita|Petrarca|cap. 43}}|Ut ad plenum auctorum constet integritas, quis scriptorum inscitie inertieque medebitur corrumpenti omnia miscentique? Cuius metu multa iam, ut auguror, a magnis operibus clara ingenia refrixerunt meritoque id patitur ignavissima etas hec, culine sollicita, literarum negligens et coquos examinans, non scriptores.|lingua=la}}
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==== ''Invectivarum contra medicum quendam libri IV'' ====
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==== ''Invectivarum contra medicum quendam libri IV'' ====
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{{Vedi anche|Invectivarum contra medicum quendam libri IV}}
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L'occasione per la scrittura di questa serie di accuse nei confronti dei medici fu la malattia che colpì papa Clemente VI nel 1352. Nella ''Fam.'' V, 19, Petrarca consigliava al pontefice di non fidarsi dei suoi archiatri, accusati di essere dei ciarlatani dalle idee contrastanti fra di loro. Davanti alle forti rimostranze dei medici pontifici nei confronti di Petrarca, questi scrisse quattro libri di accuse, una copia dei quali fu inviata poi al Boccaccio nel 1357<ref>{{Cita|Pacca|pp. 163-167}}.</ref>.
   
==== ''De sui ipsius et multorum ignorantia'' ====
 
==== ''De sui ipsius et multorum ignorantia'' ====
{{Vedi anche|De sui ipsius et multorum ignorantia}}
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[[File:Trionfo della Morte, miniatura fiorentina.jpg|thumb|Scuola fiorentina, ''Il Trionfo della Morte'' tratta da ''I Trionfi di Petrarca'', XV secolo, [[miniatura]], ms. Palat.192, f.22r, [[Biblioteca Medicea Laurenziana]], [[Firenze]].]]
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L'opera, come ricordato prima nella sezione biografica relativa al periodo veneziano, fu scritta in seguito alle accuse di ignoranza che quattro giovani aristotelici rivolsero a Petrarca, in quanto alieno dalla terminologia e dalle questioni delle scienze naturali. In quest'apologia del pensiero umanistico, Petrarca rispose come lui fosse interessato alle scienze che interessassero il benessere dell'anima umana, e non alle discussioni tecniche e dogmatiche proprie del [[nominalismo]] della [[Scolastica (filosofia)|tarda scolastica]]<ref name=":9"/>.
      
==== ''Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia'' ====
 
==== ''Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia'' ====
{{Vedi anche|Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia}}
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Opera di carattere politico scritta nel 1373, l'invettiva era rivolta ad un monaco e teologo francese, Jean de Hesdin, sostenitore della necessità che la sede del Papato rimanesse ad Avignone. Per tutta risposta Petrarca sostenne la necessità che il papa ritornasse a Roma, sua sede diocesana e simbolo dell'antica gloria romana<ref name=":3" />.
      
=== Raccolte epistolari ===
 
=== Raccolte epistolari ===

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