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==== L'umanesimo cristiano ====
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{{Vedi anche|Umanesimo cristiano}}
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===== La religiosità petrarchesca =====
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Il messaggio petrarchesco, nonostante la sua presa di posizione a favore della natura umana, non si dislega dalla dimensione religiosa: difatti, il legame con l'agostinismo e la tensione verso una sempre più ricercata perfezione morale sono chiavi costanti all'interno della sua produzione letteraria e filosofica. Rispetto, però, alla tradizione medievale, la religiosità petrarchesca è caratterizzata da tre nuove accezioni prima mai manifestate: la prima, il rapporto intimo tra l'anima e [[Dio]], un rapporto basato sull'[[Coscienza|autocoscienza]] personale alla luce della verità divina<ref>Significativo il titolo del settimo capitolo di {{Cita|Ariani|pp. 113-131}}, ''Lo scavo introspettivo''.</ref>; la seconda, la rivalutazione della tradizione morale e [[Filosofia antica|filosofica classica]], vista in un rapporto di continuità con il [[cristianesimo]] e non più in chiave di contrasto o di mera subordinazione<ref name=":8">{{Cita|Ferroni|p. 10}}.</ref>; infine, il rapporto "esclusivo" tra Petrarca e Dio, che rifiuta la concezione collettiva propria della ''[[Divina Commedia|Commedia]]'' dantesca<ref>{{Cita|Ferroni|pp. 10-11}}.</ref>.
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===== Comunanza tra valori classici e cristiani =====
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La lezione morale degli antichi è universale e valida per ogni epoca: l'<nowiki/>''humanitas'' di Cicerone non è diversa da quella di Agostino, in quanto esprimono gli stessi valori, quali l'onestà, il rispetto, la fedeltà nell'amicizia e il culto della conoscenza<ref>{{Cita|Ferroni|p. 10}} e {{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 178}}.</ref>. Sul legame spirituale tra gli antichi e i cristiani è significativo il celebre passo della morte di [[Magone Barca|Magone]], fratello di [[Annibale]] che, nell'''Africa'' VI, vv. 889-913<ref>{{Cita|Petrarca, Africa|pp. 246-247}}.</ref>, ormai morente, pronuncia un discorso sulla vanità delle cose umane e sul valore liberatorio della morte dalle fatiche terrene che in nessun modo si discosta dal pensiero cristiano<ref>{{Cita|Cappelli|p. 45}} e {{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 177}}.</ref>, anche se tale discorso fu criticato da molti ambienti che ritenevano una scelta infelice porre in bocca ad un pagano un pensiero così cristiano<ref>{{Cita|Dotti, 1987|p. 123}}:{{Citazione|I versi vennero infatti riconosciuti bellissimi, ma tali da non convenirsi alla persona cui erano posti in bocca, in quanto degni piuttosto di un personaggio cristiano che di uno pagano.}}</ref>. Ecco un passo del lamento di Magone:
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[[File:First page of the 1501 edition of Petrarch's "Africa".png|alt=|miniatura|Edizione dell'''Africa'' stampata nel 1501 a [[Venezia]], nella stamperia di [[Aldo Manuzio]]. Nel particolare, l'[[Incipit]] del poema.]]
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{{Citazione|O qual è il traguardo dell'alta sorte! / Quanto l'anima (è) cieca davanti alle fauste imprese! Ecco la follia dei potenti, godere delle altezze vertiginose; questo stato è esposto ad infinite tempeste, ed è destinato a cadere chi si è innalzato a quelle vette. O tremante sommità dei grandi onori, fallace speranza degli uomini, vana gloria adornata da finti piaceri! O vita incerta, dedita ad una fatica incessante, come certo è il giorno di morte, né mai previsto abbastanza! O che sorte iniqua per l'uomo nato sulla terra!|''Africa'', vv. 889-898|Heu qualis fortunae terminus alte est! / Quam laetis mens caeca bonis! furor ecce potentum / praecipiti gaudere loco; status iste procellis / subjacet innumeris, et finis ad alta levatis / est ruere. Heu tremulum magnorum culmen honorum, Spesque hominum fallax, et inanis gloria fictis / illita blanditiis! Heu vita incerta labori / dedita perpetuo, semperque heu certa, nec unquam / Stat morti praevisa dies! Heu sortis iniquae / natus homo in terris!|lingua=La|lingua2=It}}
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===== L'agostinismo del ''Secretum'' e dell'''Ascesa al Monte Ventoso'' =====
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[[File:Mont ventoux from mirabel.jpg|thumb|Vista del Mont Ventoux dalla località di [[Mirabel-aux-Baronnies]].]]
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Infine, per il suo carattere fortemente personale, l'umanesimo cristiano petrarchesco trova nel [[Pensiero di Agostino d'Ippona|pensiero di sant'Agostino]] il proprio modello etico-spirituale, contrario al sistema filosofico [[Tomismo|tolemaico-aristotelico]] allora imperante nella cultura teologica, visto come alieno dalla cura dell'anima umana<ref>{{Cita|Santagata|p. 27}}:{{Citazione|...il gesto di fastidio con il quale si liberò quasi sùbito delle superfetazioni scolastiche ha il suo esatto corrispettivo nel rifiuto dell'imponente edificio logico e scientifico della filosofia Scolastica a favore di una ricerca morale orientata, con la guida determinante dell'agostinismo, verso il soggetto e l'interiorità della coscienza...}}</ref>. A tal proposito, il filosofo [[Giovanni Reale]] delinea lucidamente la posizione di Petrarca verso la cultura contemporanea:
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{{Citazione|La diffusione dell'averroismo, col crescente interesse che suscitava per l'indagine naturalistica, sembra a Petrarca che distragga pericolosamente da quelle arti liberali, che sole possono dare la sapienza necessaria per conseguire la pace spirituale in questa vita e la beatitudine eterna nell'altra [...] La sapienza classica e cristiana, che Petrarca contrappone alla scienza averroistica, è quella fondata sulla meditazione interiore attraverso alla quale si chiarisce a sé stessa e si forma la personalità del singolo uomo.|{{Cita|Reale|p. 16}}}}
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L'importanza che Agostino ebbe per l'uomo Petrarca è evidente in due celebri testi letterari del Nostro: il ''Secretum'' da un lato, in cui il [[Diocesi di Ippona Regia|vescovo d'Ippona]] interloquisce con Petrarca spingendolo ad un'acuta quanto forte analisi interiore dei propri peccati; dall'altro, il celebre episodio dell'ascesa al [[Mont Ventoux|Monte Ventoso]], narrato nella ''Familiare'' IV, 1, inviata (seppur in modo fittizio<ref group="N">La lettera, datata 26 aprile 1335, non può essere considerata "reale", ma piuttosto una rielaborazione voluta dal Petrarca. Difatti, a quell'altezza, il giovane Petrarca non era ancora entrato in contatto con il padre agostiniano, e la scelta della data (corrispondente al [[Venerdì santo|Venerdì Santo]]) e del luogo (la salita al monte rievoca l'immagine della [[Passione di Gesù]] sul [[Calvario]]) rendono ancora più "mitica" l'ambientazione. Si veda, per quanto riguarda la ricostruzione filologica e cronologica dell'epistola, il saggio di {{Cita pubblicazione|autore=[[Giuseppe Billanovich]]|anno=1966|titolo=Petrarca e il Ventoso|rivista=Italia medioevale e umanistica|editore=Antenore|città=Roma|volume=9|pp=389-401|ISSN=1828-2431}}</ref>) a Dionigi da Borgo San Sepolcro<ref>{{Cita|Fracassetti, 1|pp. 481-492}}.</ref>.
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[[File:Saint Augustine Portrait.jpg|thumb|[[Sandro Botticelli]], ''[[Sant'Agostino nello studio (Botticelli Ognissanti)|Sant'Agostino nello studio]]'', affresco, 1480, [[Chiesa di Ognissanti (Firenze)|Chiesa di Ognissanti]], [[Firenze]]. Il vescovo d'Ippona e [[Dottore della Chiesa]] fu la guida morale del cristiano Petrarca, tanto da figurare come voce della coscienza intima del poeta nel trattato del ''Secretum''.]]
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==== La figura dell'intellettuale ====
      
===== Legame tra ''oratio'' e ''vita'' =====
 
===== Legame tra ''oratio'' e ''vita'' =====
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[[File:Francesco Petrarca2.jpg|thumb|Andrea Leoni, ''statua di Francesco Petrarca'', [[Galleria degli Uffizi|Loggiato degli Uffizi]], [[Firenze]]. ]]
 
[[File:Francesco Petrarca2.jpg|thumb|Andrea Leoni, ''statua di Francesco Petrarca'', [[Galleria degli Uffizi|Loggiato degli Uffizi]], [[Firenze]]. ]]
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=== La lingua in Petrarca ===
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==== Il latino e il volgare ====
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Petrarca, con l'eccezione di due sole opere poetiche, i ''Triumphi'' e il ''Canzoniere'', scrisse esclusivamente in latino, la lingua di quegli antichi romani di cui voleva riproporre la ''virtus'' nel mondo a lui contemporaneo. Egli credeva di raggiungere il successo con le opere in latino, ma di fatto la sua fama è legata alle opere in volgare. Al contrario di Dante, che aveva voluto affidare la sua memoria ai posteri con la ''Commedia'', Petrarca decise di eternare il suo nome riallacciandosi ai grandi dell'antichità:
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{{Citazione|Il Petrarca (a parte una letterina in volgare) scrive sempre in latino quando deve comunicare, anche privatamente, anche per le annotazioni ai margini dei libri. Questa scelta del latino come lingua esclusiva della prosa e della normale comunicazione scritta, inserendosi nel più ampio progetto culturale che ispira il Petrarca, si carica di valori ideali.|{{Cita|Guglielmino-Grosser|p. 182}}}}
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Petrarca preferì usare il volgare nei momenti di pausa dall'elaborazione delle grandi opere latine. Difatti, come più volte definì le liriche che confluiranno nel ''Canzoniere'', esse valgono quali ''nugae''<ref group="N">Termine di origine [[Gaio Valerio Catullo|catulliana]], Petrarca lo prende in prestito per descriverle quali diversivo, passatempo. La questione delle ''nugae'' volgari e, più in generale, delle opere latine, è esposta nella ''Fam''. I, 1 (''cfr''. {{Cita|Fracassetti, 1|pp. 239-253}}).</ref>, cioè quale «elegante divertimento dello scrittore, a cui dedicò senza dubbio molte cure, ma a cui non avrebbe mai pensato di affidare quasi per intero la propria immortalità letteraria»<ref>{{Cita|Marazzini|p. 220}}.</ref>. Il volgare petrarchesco, al contrario di quello dantesco, è caratterizzato però da un'accurata selezione di termini, cui il poeta continuò a lavorare, limando le sue poesie (da qui la ''limatio petrarchesca'') per la definizione di una poesia «aristocratica»<ref>{{Cita|Santagata|p. 34}}:{{Citazione|La riforma di Petrarca consiste nell'introdurre entro l'universo senza regole della rimeria coeva la disciplina, l'ordine, la pulizia formale, lo stesso aristocraticismo propri delle più compatte 'scuole' duecentesche...}}</ref>, elemento che spingerà il critico letterario [[Gianfranco Contini]] a parlare di ''monolinguismo'' petrarchesco, in contrapposizione al ''pluristilismo'' dantesco<ref>{{Cita|Luperini|titolo=Il plurilinguismo di Dante e il monolinguismo di Petrarca secondo Gianfranco Contini}}.</ref>.
      
=== Dante e Petrarca ===
 
=== Dante e Petrarca ===

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