Lorenzo Spurio: differenze tra le versioni

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Ti ringrazio per tale considerazione; in molti – tra poeti e pubblico di varia estrazione – non hanno mancato di osservare nel tempo la mia predilezione verso un lessico non sempre usuale ma di chiaro impatto e che denota una grande ricercatezza e precisione. Il termine pareidolia, che è il titolo del mio ultimo lavoro, è di tradizione greca e sta a significare, letteralmente, “vedere oltre” o “al di là dell’immagine”. Si tratta di quel fenomeno comune e automatico che può riguardare ciascuno di noi e che si realizza a livello visivo-mnemonico quando, osservano un possibile oggetto o forma, il nostro cervello, per associazioni di immagini, esperienza pregressa e fattori psicologici (Gestalt) è portato a vedere in esso qualcosa che in realtà non c’è. Gli esempi più semplici e ricorrenti possono essere quando nella forma di una nuvola vediamo una barca o un cavallo, o quando in una pozzanghera ci sembra di scorgere un volto. Questo è il significato del termine che ho voluto richiamare nella mia opera a intendere volutamente circostanze di ambiguità (all’interno c’è una citazione di Ovidio in cui parla di Tiresia) e d’indefinitezza, situazioni curiose ma enigmatiche<ref>“L’enigma è il legame tra le immagini, ciò che sta tra di loro, il loro rispecchiarsi ed infrangersi […] Le immagini non si eludono né escludono, non c’è distanza tra di loro”, in Kiki Franceschi, “Appunti per una poetica asemica”, in Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, ''Asemic Writing: dalla scrittura allo scrivere, dalla parola al segno'', autopubblicazione, 2018, p.77.    </ref> non risolvibili in maniera univoca o diretta. Un procedimento che, se vogliamo, trova nutrimento – in parte – in un sostrato di ermetismo inteso in senso ampio. La realtà non viene mai descritta per come effettivamente è ma per come potrebbe essere o rimandare ad altro, in un circuito di possibili diramazioni, ombre, atteggiamenti, incongruenze. C’è un mistero che aleggia attorno a queste visioni pareidolitiche; devo confessare anche che nutro un certo fascino per la scrittura asemica di cui lessi in quel periodo più o meno un saggio di Francesco Aprile e Cristiano Caggiula, nel quale, a proposito della “pareidolia” si può leggere: “è significativo […] osservare come l’occhio umano riesca addirittura a individuare rappresentazioni in formazioni casuali. Si guarda su. Si cerca dentro. Si parla di. Pareidolia. Quando elementi noti s’individuano laddove non c’è a monte volontà di rappresentazione alcuna”<ref>Giovanni Fontana, “Asemic?” in Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, ''Op. Cit.,'' p.72.</ref>. Si vede altro ma si vede – spesso – anche rispecchiamenti di se stesso, ed è un percorso prevalentemente interiore ma che ha a che vedere, soprattutto nelle sezioni di chiara denuncia civile, con il mondo di fuori, ciò che perdura e accade e come viene vissuto.  
Ti ringrazio per tale considerazione; in molti – tra poeti e pubblico di varia estrazione – non hanno mancato di osservare nel tempo la mia predilezione verso un lessico non sempre usuale ma di chiaro impatto e che denota una grande ricercatezza e precisione. Il termine pareidolia, che è il titolo del mio ultimo lavoro, è di tradizione greca e sta a significare, letteralmente, “vedere oltre” o “al di là dell’immagine”. Si tratta di quel fenomeno comune e automatico che può riguardare ciascuno di noi e che si realizza a livello visivo-mnemonico quando, osservano un possibile oggetto o forma, il nostro cervello, per associazioni di immagini, esperienza pregressa e fattori psicologici (Gestalt) è portato a vedere in esso qualcosa che in realtà non c’è. Gli esempi più semplici e ricorrenti possono essere quando nella forma di una nuvola vediamo una barca o un cavallo, o quando in una pozzanghera ci sembra di scorgere un volto. Questo è il significato del termine che ho voluto richiamare nella mia opera a intendere volutamente circostanze di ambiguità (all’interno c’è una citazione di Ovidio in cui parla di Tiresia) e d’indefinitezza, situazioni curiose ma enigmatiche<ref>“L’enigma è il legame tra le immagini, ciò che sta tra di loro, il loro rispecchiarsi ed infrangersi […] Le immagini non si eludono né escludono, non c’è distanza tra di loro”, in Kiki Franceschi, “Appunti per una poetica asemica”, in Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, ''Asemic Writing: dalla scrittura allo scrivere, dalla parola al segno'', autopubblicazione, 2018, p.77.    </ref> non risolvibili in maniera univoca o diretta. Un procedimento che, se vogliamo, trova nutrimento – in parte – in un sostrato di ermetismo inteso in senso ampio. La realtà non viene mai descritta per come effettivamente è ma per come potrebbe essere o rimandare ad altro, in un circuito di possibili diramazioni, ombre, atteggiamenti, incongruenze. C’è un mistero che aleggia attorno a queste visioni pareidolitiche; devo confessare anche che nutro un certo fascino per la scrittura asemica di cui lessi in quel periodo più o meno un saggio di Francesco Aprile e Cristiano Caggiula, nel quale, a proposito della “pareidolia” si può leggere: “è significativo […] osservare come l’occhio umano riesca addirittura a individuare rappresentazioni in formazioni casuali. Si guarda su. Si cerca dentro. Si parla di. Pareidolia. Quando elementi noti s’individuano laddove non c’è a monte volontà di rappresentazione alcuna”<ref>Giovanni Fontana, “Asemic?” in Francesco Aprile, Cristiano Caggiula, ''Op. Cit.,'' p.72.</ref>. Si vede altro ma si vede – spesso – anche rispecchiamenti di se stesso, ed è un percorso prevalentemente interiore ma che ha a che vedere, soprattutto nelle sezioni di chiara denuncia civile, con il mondo di fuori, ciò che perdura e accade e come viene vissuto.  


Pareidolia, pubblicato in una prima edizione dai tipi di The Writer di Marano Principato (CS) a inizio 2018 con prefazione di Michela Zanarella e una nota di approfondimento del poeta e docente emerito di letteratura prof. Nazario Pardini si compone di varie sezioni interne contraddistinte da questi comparti interni: “Affossamenti” (nel quale l’unicum diviene l’acqua quale mezzo periglioso di spostamenti e sciagure ma anche metafora di penuria e abbandono), “Ecchimosi” (racchiude momenti di urto e vendetta, lotta e ferita: sono i segni distinguibili di un passato traumatico), “Dedicatio” (raccoglie poesie e colloqui con poeti più o meno celebri da me letti, approfonditi e significativi per il mio percorso culturale: Antonia Pozzi, Alda Merini, Federico García Lorca, Amelia Rosselli,  Alfonsina Storni e i contemporanei Gian Mario Maulo, Renato Pigliacampo e Julio Monteiro Martins) e “Pareidolia” (visioni e colloqui con l’assenza, riflessioni sull’esistenza, elucubrazioni e osservazioni del mondo interiore, campo di inquietudini.  
Pareidolia, pubblicato in una prima edizione dai tipi di The Writer di Marano Principato (CS) a inizio 2018 con prefazione di [[Michela Zanarella]] e una nota di approfondimento del poeta e docente emerito di letteratura prof. Nazario Pardini si compone di varie sezioni interne contraddistinte da questi comparti interni: “Affossamenti” (nel quale l’unicum diviene l’acqua quale mezzo periglioso di spostamenti e sciagure ma anche metafora di penuria e abbandono), “Ecchimosi” (racchiude momenti di urto e vendetta, lotta e ferita: sono i segni distinguibili di un passato traumatico), “Dedicatio” (raccoglie poesie e colloqui con poeti più o meno celebri da me letti, approfonditi e significativi per il mio percorso culturale: Antonia Pozzi, Alda Merini, Federico García Lorca, Amelia Rosselli,  Alfonsina Storni e i contemporanei Gian Mario Maulo, Renato Pigliacampo e Julio Monteiro Martins) e “Pareidolia” (visioni e colloqui con l’assenza, riflessioni sull’esistenza, elucubrazioni e osservazioni del mondo interiore, campo di inquietudini.  


''6. Le acque depresse, invece, di che cosa tratta?''
''6. Le acque depresse, invece, di che cosa tratta?''
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''7. Sei, poi, il fondatore ed il presidente del Premio Nazionale di Poesia "L'arte in versi" giunto alla sua VIII edizione. Perché nasce questo premio?''
''7. Sei, poi, il fondatore ed il presidente del Premio Nazionale di Poesia "L'arte in versi" giunto alla sua VIII edizione. Perché nasce questo premio?''


Questo premio di poesia è nato nel 2011 quando al tempo collaboravo con alcuni poeti fiorentini; infatti le prime edizioni hanno visto quale scenario di premiazione proprio il capoluogo toscano. Si tratta di un premio che è nato dal basso e con pochi mezzi ma che nel giro di alcuni anni ha saputo evolversi e occupare un giusto spazio tra le competizioni più affermate e riconosciute nel panorama nazionale. Ricordo che la prima edizione non ebbe neppure una vera e propria premiazione ma in quella circostanza raccogliemmo i testi che la giuria aveva considerato di alta qualità in un’antologia che presentammo poi alla Biblioteca di Villa Bandini di Firenze e qualche mese più tardi nel Complesso dello Steri, all’Università degli Studi di Palermo. Pian piano il premio è cresciuto e ha visto nel corso delle varie edizioni l’inserimento di vari membri di giuria, tra poeti, critici e giornalisti, appartenenti a ciascuna regione italiana. È stato poi accolto, quale progetto letterario, in seno alle iniziative dell’Associazione Culturale PoetiKanten (ora estintasi) di Sesto Fiorentino (FI) che – ufficialmente – lo ha bandito per tre edizioni (anni 2013-2015). Volendo dare un ulteriore segno che ne permettesse la crescita decisi, dopo la terza edizione, di trasferirlo (quale sede di premiazione) nella città di Jesi (AN) dove vivo. Dal 2016, anno di fondazione dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi di cui sono presidente, esso ha trovato la sua collocazione più giusta all’interno della vasta famiglia di iniziative di questa Associazione che annualmente lo bandisce, con il patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Ancona e del Comune di Jesi (quest’anno, la ottava edizione, si sono aggiunti anche i patrocini dei limitrofi Comuni di Ancona e Senigallia), lo organizza e ne segue ogni fase sino alla cerimonia di premiazione che ha sede nella Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni di Jesi nel mese di novembre. Nel corso delle edizioni ha visto un continuo crescere di partecipazioni da ogni parte d’Italia e anche dall’estero al punto tale che si è deciso di inserire anche altre sezioni di riferimento, oltre alle canoniche presenti dall’inizio relative alla poesia in italiano e alla poesia in dialetto, ovvero la poesia in lingua straniera, lo haiku, la video-poesia, il libro edito di poesia e la sezione che spesso non trova accoglimento nei concorsi ma che reputiamo importante, ovvero quella della critica letteraria su testi poetici. Questo premio chiama a raccolta annualmente un gran numero di intellettuali del Belpaese che, durante la cerimonia di premiazione alla presenza di una qualificata Giuria presieduta dalla poetessa Michela Zanarella (dall’anno 2018)<ref>Precedenti Presidenti di Giuria del Premio sono stati la poetessa fiorentina Marzia Carocci negli anni 2012-2014 e a seguire la scrittrice e recensionista Susanna Polimanti negli anni 2015-2017.    </ref>, attribuisce anche Premi Speciali fuori concorso a esponenti di spicco del panorama nazionale e non solo. “Alla Carriera” sono stati premiati, tra gli altri, i poeti Dante Maffia, Donatella Bisutti e Anna Santoliquido mentre premi “Alla Memoria” sono stati attribuiti alla messinese Maria Costa, ai marchigiani Gian Mario Maulo e Novella Torregiani, alla calabrese Giusi Verbaro Cipollina, al molisano Amerigo Iannacone, al milanese Alessandro Miano e altri ancora. Premi che intendono sottolineare l’importanza – non solo nei loro contesti regionali – di poeti e intellettuali che molto hanno dato in termini d’impegno culturale e di produzione letteraria e critica alla nostra nazione. Per l’edizione di quest’anno attualmente la Giuria è in fase di lettura e valutazione delle tante opere giunte. Il verbale di Giuria con la graduatoria finale e l’indicazione dei Premi Speciali attribuiti verrà reso noto nel mese di settembre.
Questo premio di poesia è nato nel 2011 quando al tempo collaboravo con alcuni poeti fiorentini; infatti le prime edizioni hanno visto quale scenario di premiazione proprio il capoluogo toscano. Si tratta di un premio che è nato dal basso e con pochi mezzi ma che nel giro di alcuni anni ha saputo evolversi e occupare un giusto spazio tra le competizioni più affermate e riconosciute nel panorama nazionale. Ricordo che la prima edizione non ebbe neppure una vera e propria premiazione ma in quella circostanza raccogliemmo i testi che la giuria aveva considerato di alta qualità in un’antologia che presentammo poi alla Biblioteca di Villa Bandini di Firenze e qualche mese più tardi nel Complesso dello Steri, all’Università degli Studi di Palermo. Pian piano il premio è cresciuto e ha visto nel corso delle varie edizioni l’inserimento di vari membri di giuria, tra poeti, critici e giornalisti, appartenenti a ciascuna regione italiana. È stato poi accolto, quale progetto letterario, in seno alle iniziative dell’Associazione Culturale PoetiKanten (ora estintasi) di Sesto Fiorentino (FI) che – ufficialmente – lo ha bandito per tre edizioni (anni 2013-2015). Volendo dare un ulteriore segno che ne permettesse la crescita decisi, dopo la terza edizione, di trasferirlo (quale sede di premiazione) nella città di Jesi (AN) dove vivo. Dal 2016, anno di fondazione dell’Associazione Culturale Euterpe di Jesi di cui sono presidente, esso ha trovato la sua collocazione più giusta all’interno della vasta famiglia di iniziative di questa Associazione che annualmente lo bandisce, con il patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Ancona e del Comune di Jesi (quest’anno, la ottava edizione, si sono aggiunti anche i patrocini dei limitrofi Comuni di Ancona e Senigallia), lo organizza e ne segue ogni fase sino alla cerimonia di premiazione che ha sede nella Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni di Jesi nel mese di novembre. Nel corso delle edizioni ha visto un continuo crescere di partecipazioni da ogni parte d’Italia e anche dall’estero al punto tale che si è deciso di inserire anche altre sezioni di riferimento, oltre alle canoniche presenti dall’inizio relative alla poesia in italiano e alla poesia in dialetto, ovvero la poesia in lingua straniera, lo haiku, la video-poesia, il libro edito di poesia e la sezione che spesso non trova accoglimento nei concorsi ma che reputiamo importante, ovvero quella della critica letteraria su testi poetici. Questo premio chiama a raccolta annualmente un gran numero di intellettuali del Belpaese che, durante la cerimonia di premiazione alla presenza di una qualificata Giuria presieduta dalla poetessa [[Michela Zanarella]] (dall’anno 2018)<ref>Precedenti Presidenti di Giuria del Premio sono stati la poetessa fiorentina Marzia Carocci negli anni 2012-2014 e a seguire la scrittrice e recensionista Susanna Polimanti negli anni 2015-2017.    </ref>, attribuisce anche Premi Speciali fuori concorso a esponenti di spicco del panorama nazionale e non solo. “Alla Carriera” sono stati premiati, tra gli altri, i poeti Dante Maffia, Donatella Bisutti e Anna Santoliquido mentre premi “Alla Memoria” sono stati attribuiti alla messinese Maria Costa, ai marchigiani Gian Mario Maulo e Novella Torregiani, alla calabrese Giusi Verbaro Cipollina, al molisano Amerigo Iannacone, al milanese Alessandro Miano e altri ancora. Premi che intendono sottolineare l’importanza – non solo nei loro contesti regionali – di poeti e intellettuali che molto hanno dato in termini d’impegno culturale e di produzione letteraria e critica alla nostra nazione. Per l’edizione di quest’anno attualmente la Giuria è in fase di lettura e valutazione delle tante opere giunte. Il verbale di Giuria con la graduatoria finale e l’indicazione dei Premi Speciali attribuiti verrà reso noto nel mese di settembre.


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