Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo. (25 maggio 2019).[1]
Biografia
I primi anni e gli studi
Salvatore Quasimodo nacque il 20 agosto 1901[2] da Gaetano Quasimodo e Clotilde Ragusa a Modica[3], dove il padre era stato assegnato come capostazione.
A 5 giorni dalla sua nascita, la madre Clotilde, insieme al piccolo Salvatore e il primogenito Vincenzo (1899), si trasferì dai nonni paterni, nella più sicura casa di Roccalumera, luogo d’origine della famiglia Quasimodo. Purtroppo, il padre Gaetano non poté abbandonare il luogo di lavoro per seguirla; dopo circa due mesi dalla nascita di Salvatore, venne trasferito.
Salvatore fu battezzato a Roccalumera, nella Chiesa della Madonna Bambina da Mons. Francesco Maria Di Francia, l'11 settembre 1901.
A Roccalumera il poeta trascorse tutta la sua infanzia e giovinezza e ci ritornò da adulto, per trovare i genitori e la famiglia (dopo il conferimento del Premio Nobel fece ritorno a Roccalumera per consegnare l’ambito premio al padre novantenne).
Nel 1908 a Gela iniziò a frequentare le scuole elementari.
Nel gennaio del 1909 il padre venne incaricato della riorganizzazione del traffico ferroviario nella stazione di Messina colpita da un disastroso terremoto e successivo maremoto, il 28 dicembre 1908. In quel periodo vissero in un carro merci parcheggiato su un binario morto della stazione.
Quegli anni restarono impressi nella memoria del poeta, che li evocò nella poesia Al Padre, inserita nella raccolta La terra impareggiabile, scritta in occasione dei 90 anni del padre e dei 50 anni dal disastroso terremoto di Messina.
Nel 1916 si iscrisse all'Istituto Tecnico Matematico-Fisico di Palermo per poi trasferirsi a Messina nel 1917 e continuare gli studi presso l'Istituto "A. M. Jaci", dove conseguì il diploma nel 1919.
Durante la permanenza in questa città conobbe il giurista Salvatore Pugliatti e il futuro sindaco di Firenze Giorgio La Pira, con i quali strinse un'amicizia destinata a durare negli anni.
Insieme ad essi fondò, nel 1917, il «Nuovo Giornale Letterario», mensile sul quale pubblicò le sue prime poesie. La tabaccheria di uno zio di La Pira, unico rivenditore della rivista, divenne luogo di ritrovo per giovani letterati.
Nel 1919 si trasferì a Roma, dove pensava di terminare gli studi di ingegneria ma, subentrate precarie condizioni economiche, dovette abbandonarli, per impiegarsi in più umili attività: disegnatore tecnico presso un'impresa edile e, in seguito, impiegato presso un grande magazzino.
Nel frattempo collaborò ad alcuni periodici e iniziò lo studio del greco e del latino con la guida di monsignor Mariano Rampolla del Tindaro, pronipote omonimo del più famoso cardinale Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato di Papa Leone XIII.
Le precarie condizioni economiche di questo periodo romano terminarono nel 1926, quando venne assunto dal Ministero dei lavori pubblici e assegnato, come geometra, al Genio Civile di Reggio Calabria.
Qui strinse amicizia con i fratelli Enzo Misefari e Bruno Misefari, entrambi esponenti (il primo comunista, il secondo anarchico) del movimento antifascista di Reggio Calabria.
Nello stesso anno sposò Bice Donetti, di 8 anni più anziana, con la quale aveva precedentemente convissuto e a cui dedicò una poesia, dopo la sua morte, avvenuta nel 1946:
Nel 1948, 2 anni dopo la morte della prima moglie, si risposò con la ballerina Maria Cumani, con cui aveva avuto il figlio Alessandro Quasimodo.
Nel periodo di Reggio Calabria nacque la nota lirica Vento a Tindari, dedicata alla storica località presso Patti.
Il padre andò in pensione nel 1927 e, dopo una breve permanenza a Firenze, si ritirò definitivamente nella sua casa di Roccalumera, dove visse con 2 sorelle non sposate.
Molti anni dopo il poeta emigrato si raffigurò con questi versi:
Nel 1939 divenne il titolare del settimanale Omnibus.
Periodo dell'ermetismo (1930 - 1942)
Risolti i problemi economici, poté dedicarsi più assiduamente all'opera letteraria. Fu invitato a Firenze, dallo scrittore Elio Vittorini che, nel 1927, aveva sposato la sorella Rosa; egli lo introdusse nei locali ambienti letterari, permettendogli di conoscere Eugenio Montale, Arturo Loria, Gianna Manzini e Alessandro Bonsanti. Bonsanti in quel tempo dirigeva la rivista Solaria; pubblicò, nel 1930, 3 poesie di Quasimodo (Albero, Prima volta, Angeli), che maturò e affinò il gusto per lo stile ermetico, cominciando a dare consistenza alla sua prima raccolta Acque e terre che, lo stesso anno, pubblicò per le edizioni Solaria.
Nel 1931 venne trasferito presso il Genio Civile di Imperia, in seguito presso quello di Genova. In questa città conobbe Camillo Sbarbaro e le personalità di spicco che gravitavano intorno alla rivista Circoli, con la quale il poeta iniziò una proficua collaborazione pubblicando, nel 1932, per le edizioni della stessa, la sua seconda raccolta Oboe sommerso nella quale sono raccolte tutte le poesie scritte tra il 1931 e il 1932 e dove comincia a delinearsi con maggior chiarezza la sua adesione all'ermetismo.
Dal marzo 1933 alla fine del 1934 lavorò come funzionario all'Ufficio del Genio Civile di Cagliari.
Ottenuto il trasferimento a Milano, venne però destinato alla sede di Sondrio.
Nel 1938 lasciò il Genio Civile per dedicarsi alla letteratura, iniziò a lavorare per Cesare Zavattini in un'impresa di editoria e, soprattutto, si dedicò alla collaborazione con Letteratura, una rivista vicina all'ermetismo.
Nel 1938 pubblicò, a Milano, una raccolta antologica intitolata Poesie; nel 1939 iniziò la traduzione dei lirici greci.
Nel 1941 venne nominato professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica "Giuseppe Verdi" di Milano, incarico che mantenne fino alla fine del 1968.
Seconda guerra mondiale
Nel 1942 entrò nella collana Lo specchio, della Arnoldo Mondadori Editore, l'opera Ed è subito sera, che inglobava anche le Nuove poesie scritte tra il 1936 e il 1942.
Rapporti con il fascismo
Nel 1940, a guerra iniziata, collaborò con la rivista Primato. Lettere e arti d'Italia dove il ministro Giuseppe Bottai[4] raccolse intellettuali di varia estrazione e orientamento, anche lontani dal regime.
Gli venne rimproverato, in anni più recenti, di aver sostenuto l'uso del voi, con un intervento su un numero monografico del 1939 della rivista Antieuropa[5], e di aver inoltrato una supplica a Mussolini, affinché gli venisse assegnato un contributo, per potere proseguire l'attività di scrittore.
Pur professando chiare idee antifasciste, non partecipò attivamente alla Resistenza; in quegli anni si diede alla traduzione del Vangelo secondo Giovanni, di alcuni Canti di Catullo e di episodi dell'Odissea (pubblicati solo dopo la Liberazione).
Periodo della poesia impegnata (1945 - 1966)
Nel 1945 si iscrisse al PCI; l'anno seguente pubblicò la nuova raccolta dal titolo Con il piede straniero sopra il cuore, ristampata nel 1947, con il nuovo titolo Giorno dopo giorno, testimonianza dell'impegno morale e sociale dell'autore che continuò, in modo sempre più profondo, nelle successive raccolte, composte fra il 1949 e il 1958, come La vita non è sogno, Il falso e il vero verde e La terra impareggiabile, che si posero, con il loro tono epico, come esempio di limpida poesia civile.
Durante questi anni il poeta continuò a dedicarsi, con passione, all'opera di traduttore sia di autori classici che moderni, e svolse una continua attività giornalistica per periodici e quotidiani, dando il suo contributo soprattutto con articoli di critica teatrale.
Nel 1950 ottenne il Premio San Babila; nel 1953 condivise il Premio Etna-Taormina con il poeta gallese Dylan Thomas[6]; nel 1958 ebbe il premio Viareggio; nel 1959 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura «per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi»[7] che gli fece raggiungere una definitiva fama. A esso seguirono le lauree honoris causa dalla Università di Messina nel 1960 e da quella di Oxford nel 1967.
Il poeta trascorse gli ultimi anni di vita compiendo numerosi viaggi in Europa e in America, per tenere conferenze e letture pubbliche delle sue liriche che, nel frattempo, erano state tradotte in diverse lingue.
Nel 1965 curò la pubblicazione di Calignarmata, opera di poesia dell'autore Luigi Berti, uscita un anno dopo la morte di quest'ultimo (1964).
Del 1966 è la pubblicazione di Dare e avere, sua ultima opera.
Il 14 giugno del 1968, mentre il poeta si trovava ad Amalfi, dove doveva presiedere un premio di poesia, venne colpito da un ictus (aveva avuto già un infarto mentre visitava l'Unione Sovietica), che lo condusse alla morte poche ore dopo: il cuore del poeta smise di battere sull'auto che lo stava trasportando all'ospedale di Napoli.
Il suo corpo fu trasportato a Milano e tumulato nel Famedio del Cimitero Monumentale, luogo che già ospitava le spoglie di Alessandro Manzoni.
Quasimodo fu membro della Massoneria[8].
Il poeta e lo scrittore
La prima raccolta di Quasimodo, Acque e terre (1930), è incentrata sul tema della sua terra natale, la Sicilia, che l'autore lasciò già nel 1919: l'isola diviene l'emblema di una felicità perduta cui si contrappone l'asprezza della condizione presente, dell'esilio in cui il poeta è costretto a vivere (così in una delle liriche più celebri del libro, Vento a Tindari). Dalla rievocazione del tempo passato emerge, spesso, un'angoscia esistenziale che, nella forzata lontananza, si fa sentire in tutta la sua pena. Questa condizione di dolore insopprimibile assume particolare rilievo quando il ricordo è legato ad una figura femminile, come nella poesia Antico inverno, oppure a ritmi e motivi più antichi, di origine anche popolare.
In questa prima raccolta Quasimodo appare legato a modelli abbastanza riconoscibili (soprattutto D'Annunzio, del quale viene ripresa la tendenza all'identificazione con la natura); in Oboe sommerso (1932) ed Erato e Apollion (1936) il poeta raggiunge la piena e personale maturità espressiva. La ricerca della pace interiore è affidata a un rapporto con il divino che è, e resterà, tormentato; la Sicilia si configura come terra del mito, terra depositaria della cultura greca: non a caso Quasimodo pubblicò, nel 1940, una notissima traduzione dei Lirici greci. In particolare, nel libro del 1936 vengono celebrati Apollo - il dio del sole e anche il dio cui sono legate le Muse, quindi la stessa creazione poetica che è resa dolorosa dalla distanza fisica dell'isola - ed Ulisse, l'esule per eccellenza.
È in queste raccolte che si può cogliere appieno la suggestione dell'ermetismo, di un linguaggio che ricorre spesso all'analogia e tende ad abolire i nessi logici tra le parole: importante è, in questo senso, l'uso frequente dell'articolo indeterminativo e degli spazi bianchi, che, all'interno della lirica, sembrano rimandare, continuamente, a una serie di significati nascosti, che non possono trovare una piena espressione.
Nelle Nuove poesie (pubblicate insieme alle raccolte precedenti nel volume Ed è subito sera del 1942 e scritte a partire dal 1936), il ritmo diventa più disteso, grazie anche all'uso più frequente dell'endecasillabo o di altri versi lunghi (anche doppi[9]): il ricordo della Sicilia è ancora vivissimo ma si avverte, nel poeta, un'inquietudine nuova, la voglia di uscire dalla sua solitudine e confrontarsi con i luoghi e le persone della sua vita attuale.
In alcune liriche compare, infatti, il paesaggio lombardo, esemplificato dalla «dolce collina d'Ardenno» che porta all'orecchio del poeta «un fremere di passi umani» (La dolce collina).
Questa volontà di dialogo si fa evidente nelle raccolte successive, segnate da un forte impegno civile e politico, sollecitato dalla tragedia della guerra; la poesia rarefatta degli anni giovanili lascia il posto a un linguaggio più comprensibile, dai ritmi più ampi e distesi. Così avviene in Giorno dopo giorno (1947) dove le vicende belliche costituiscono il tema dominante. La voce del poeta, annichilita di fronte alla barbarie («anche le nostre cetre erano appese», afferma in Alle fronde dei salici), non può che contemplare la miseria della città bombardata, o soffermarsi sul dolore dei soldati impegnati al fronte, mentre affiorano alla memoria delicate figure femminili, simboli di un'armonia ormai perduta (S'ode ancora il mare). L'unica speranza di riscatto è allora costituita dalla pietà umana (Forse il cuore).
In La vita non è sogno (1949) il Sud è cantato come luogo di ingiustizia e di sofferenza, dove il sangue continua a macchiare le strade (Lamento per il Sud); il rapporto con Dio si configura come un dialogo serrato sul tema del dolore e della solitudine umana.
Il poeta sente l'esigenza di confrontarsi con i propri affetti, con la madre che ha lasciato quand'era ancora un ragazzo (e che continua a vivere la sua vita semplice, ignara dell'angoscia del figlio, ormai adulto), o con il ricordo della prima moglie Bice Donetti.
Nella raccolta Il falso e vero verde (1956) dove lo stesso titolo è indicativo di un'estrema incertezza esistenziale, un'intera sezione è dedicata alla Sicilia, ma nel volume trova posto anche una sofferta meditazione sui campi di concentramento che esprime «un no alla morte, morta ad Auschwitz» (Auschwitz).
La terra impareggiabile (1958) mostra un linguaggio più vicino alla cronaca, legato alla rappresentazione della Milano simbolo di quella «civiltà dell'atomo» che porta a una condizione di devastante solitudine e conferma, nel poeta, la voglia di dialogare con gli altri uomini, fratelli di dolore. L'isola natìa è luogo mitizzato, «terra impareggiabile» appunto, ma è anche memoria di eventi tragici come il terremoto di Messina del 1908 (Al padre).
L'ultima raccolta di Quasimodo, Dare e avere, risale al 1966 e costituisce una sorta di bilancio della propria esperienza poetica e umana: accanto a impressioni di viaggio e riflessioni esistenziali molti testi affrontano, in modo più o meno esplicito, il tema della morte, con accenti di notevole intensità lirica.
Opere
Raccolte di poesie
- Acque e terre, Firenze, sulla rivista Solaria, 1930.
- Oboe sommerso, Genova, sulla rivista Circoli, 1932.
- Odore di eucalyptus ed altri versi, Firenze, Antico Fattore, 1933.
- Erato e Apòllìon, Milano, Scheiwiller, 1936.
- Nuove Poesie, Milano, Primi Piani, 1938.
- Ed è subito sera, 1942.
- La vita non è sogno, Milano, A. Mondadori, 1949.
- Il falso e vero verde (1949-1955), Milano, Schwarz, 1956.
- La terra impareggiabile, Milano, A. Mondadori, 1958.
- Dare e avere. 1959-1965, Milano, A. Mondadori, 1966.
Traduzioni
- Lirici greci, Milano, Edizioni di Corrente, 1940; maggio 1944, Mondadori.
- Omero, Dall'Odissea, Milano, Rosa e Ballo, 1945.
- Sofocle, Edipo re, Milano, Bompiani, 1946.
Curatele
- Lirica d'amore italiana, dalle origini ai nostri giorni, 1957.
- Poesia italiana del dopoguerra, 1958.
Altri scritti
- Petrarca e il sentimento della solitudine, Milano, Garotto, 1945.
- Scritti sul teatro, 1961.
- L'amore di Galatea libretto per musica, 1964
- Il poeta e il politico e altri saggi, Milano, Schwarz, 1967.
- Leonida di Taranto, Milano, Guido Le Noci ed., 1968; Manduria, Lacaita, 1969.
- Lettere d'amore di Quasimodo, post., 1969
- Poesie e discorsi sulla poesia, post., 1971.
- Marzabotto parla. Con scritti di Salvatore Quasimodo, Giuseppe Dozza, post., 1976
- A colpo omicida e altri scritti, post., 1977.
Curiosità
- Appare in un piccolo cameo nel film La notte (1961) di Michelangelo Antonioni.
- Quasimodo, lui stesso traduttore di classici dell'antichità, ha avuto traduzioni delle sue opere in diverse decine di lingue. Anche in sardo è stata tradotta da ultimo tutta la sua opera poetica: Salvatore Quasimodo, Edd est subitu sero. Tottu sas poesias, tradotte da Gian Gavino Irde, Cagliari, Aipsa, 2007, con introduzione di Alessandro Quasimodo e prefazione di Giulio Angioni, ISBN 8887636958, 9788887636956.
- Il 21 gennaio 1949, grazie a Pietro Baglieri, impiegato presso l'ufficio dello Stato Civile di Modica, lo storico modicano Giovanni Modica Scala venne a sapere che Quasimodo era nato a Modica e il 6 febbraio dello stesso anno pubblicò la notizia sul giornale “La Voce di Modica”. Ancora nelle edizioni del 1977 di "Tutte le opere di Salvatore Quasimodo", il premio Nobel per la poesia veniva indicato come "nato a Siracusa, da genitori isolani".
- Ha partecipato al soggetto del mondo movie Questo mondo proibito (1963, regia di Fabrizio Gabella).
- Il gruppo Progressive death metal Novembre ha inserito il testo di Ed è subito sera, tradotto in inglese, nella terza traccia dell'album Wish I Could Dream It Again....
- Nel 2015 è stato venduto dal figlio il premio Nobel per la letteratura del poeta (prima volta nella storia del premio) durante un'asta della Bolaffi per 100.000€.
- Gli è stato dedicato un asteroide, 17438 Quasimodo.
Note
- ↑ Wikipedia, L'enciclopedia libera. Tratto il 31 maggio 2019, 12:48 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Salvatore_Quasimodo&oldid=105103384 - licenza CC-BY-SA 3.0
- ↑ Giusto estratto di nascita redatto in pari data, alle ore 10.40, presso l'ufficio anagrafico del Comune di Modica, dove il padre, e due testimoni (Giuseppe e Francesca) dichiarano che alle 4.10 antimeridiane, in una casa sita in via Posterla, è venuto alla luce un bambino, di sesso maschile, cui è stato imposto il nome di Quasimodo Salvatore Giuseppe Virgilio Francesca (dove Giuseppe e Francesca sono aggiunti in onore ai testimoni e futuri padrino e madrina). Una copia di tale estratto, insieme ad un atto di nascita redatto in tempi successivi, sono affissi ad una parete della casa natale
- ↑ Sebbene oggi faccia parte della Provincia di Ragusa, Modica fino al 1926 faceva parte della Provincia di Siracusa (cfr. Storia di Modica). Per questo motivo, spesso, in molte biografie, si cita Siracusa come città di nascita.
- ↑ Storia Illustrata, gennaio 1980
- ↑ Il cacodemone neoilluminista, pag. 200
- ↑ La settimana Incom 28 febbraio 1953 n°01036 - Archivio Istituto Luce
- ↑ https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1959/
- ↑ Scrittori, poeti e letterati massoni sul sito della Gran Loggia d'Italia degli Alam.
- ↑ J.-Charles Vegliante, Quasimodo (et Cielo d'Alcamo), hypothèse andalouse, in SMI XVI, 2016 (pp. 297-323).
Bibliografia
- Jean-Charles Vegliante, Reprises, refontes, texte (S. Quasimodo), "Chroniques Italiennes", Web 24, Paris 2012.
- Carmelo Ciccia, Salvatore Quasimodo in Profili di letterati siciliani dei secoli XVIII-XX, Centro di Ricerca Economica e Scientifica, Catania, 2002.
- Roberto Mosena, Quasimodo, RCS MediaGroup, Corriere della Sera, Milano 2018.