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Egli fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo a cavallo fra [[XVIII secolo|Settecento]] e [[XIX secolo|Ottocento]], nel quale si manifestano o cominciano ad apparire in [[Italia]] le correnti neoclassiche e [[romanticismo|romantiche]], durante l'[[età napoleonica]] e la prima [[Restaurazione]].
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Ugo Foscolo. (30 giugno 2019). ''Wikipedia, L'enciclopedia libera''. Tratto il 25 luglio 2019, 14:09 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Ugo_Foscolo&oldid=106177971.
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Costretto fin da giovane ad allontanarsi dalla sua patria (l'isola [[Grecia|greca]] di Zacinto/Zákynthos, oggi nota in italiano come [[Zante]]), allora territorio della [[Repubblica di Venezia]], si sentì esule per tutta la vita, strappato da un mondo di ideali classici in cui era nato e cresciuto, tramite la sua formazione letteraria e il legame con la terra dei suoi antenati (nonostante un fortissimo legame con l'[[Italia]] che considerò la sua madrepatria). La sua vita fu caratterizzata da viaggi e fughe, a causa di motivi politici (militò nelle forze armate degli [[repubbliche sorelle|Stati napoleonici]], ma in maniera molto critica, e fu un oppositore degli [[impero d'Austria|austriaci]], a causa del suo carattere fiero, dei suoi sentimenti italiani e delle sue convinzioni [[repubblicanesimo|repubblicane]]), ed egli, privo di fede religiosa ed incapace di trovare felicità nell'amore di una donna, avvertì sempre dentro di sé un infuriare di passioni.<ref>"E mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerrier ch'entro mi rugge" (''Alla sera'')</ref>
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'''Ugo Foscolo''' fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo a cavallo fra Settecento e Ottocento, nel quale si manifestano o cominciano ad apparire in Italia le correnti neoclassiche e romantiche, durante l'età napoleonica e la prima Restaurazione.
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Come molti intellettuali della sua epoca, si sentì però attratto dalle splendide immagini dell'[[Ellade]], simbolo di armonia e di virtù, in cui il suo [[razionalismo]] e il suo [[titanismo]] di stampo [[romanticismo|romantico]] si stemperano in immagini serene di compostezza [[Neoclassicismo|neoclassica]], secondo l'insegnamento del [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]].<ref>[http://www.parodos.it/letteraturafoscolo.htm ''Ugo Foscolo neoclassico'']</ref>
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Costretto fin da giovane ad allontanarsi dalla sua patria (l'isola greca di Zacinto/Zákynthos, oggi nota in italiano come Zante), allora territorio della Repubblica di Venezia, si sentì esule per tutta la vita, strappato da un mondo di ideali classici in cui era nato e cresciuto, tramite la sua formazione letteraria e il legame con la terra dei suoi antenati (nonostante un fortissimo legame con l'Italia che considerò la sua madrepatria). La sua vita fu caratterizzata da viaggi e fughe, a causa di motivi politici (militò nelle forze armate degli Stati napoleonici, ma in maniera molto critica, e fu un oppositore degli austriaci, a causa del suo carattere fiero, dei suoi sentimenti italiani e delle sue convinzioni repubblicane), ed egli, privo di fede religiosa ed incapace di trovare felicità nell'amore di una donna, avvertì sempre dentro di sé un infuriare di passioni.<ref>"E mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerrier ch'entro mi rugge" (''Alla sera'')</ref>
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Tornato per breve tempo a vivere stabilmente in Italia e nel [[Lombardo-Veneto]] (allora ancora parte del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia filofrancese]]) nel [[1813]], partì presto in un nuovo volontario esilio e morì povero qualche anno dopo a [[Londra]], nel sobborgo di [[Turnham Green]]. Dopo l'[[Unità d'Italia|Unità]], nel [[1871]], le sue ceneri furono riportate per decreto del governo italiano in [[patria]] e inumate nella [[Basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]], il ''Tempio dell'Itale Glorie'' da lui cantato nei ''[[Dei Sepolcri|Sepolcri]]'' ([[1807]]).
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Come molti intellettuali della sua epoca, si sentì però attratto dalle splendide immagini dell'Ellade, simbolo di armonia e di virtù, in cui il suo razionalismo e il suo titanismo di stampo romantico si stemperano in immagini serene di compostezza neoclassica, secondo l'insegnamento del Winckelmann.<ref>[http://www.parodos.it/letteraturafoscolo.htm ''Ugo Foscolo neoclassico'']</ref>
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Tornato per breve tempo a vivere stabilmente in Italia e nel Lombardo-Veneto (allora ancora parte del Regno d'Italia filofrancese) nel 1813, partì presto in un nuovo volontario esilio e morì povero qualche anno dopo a Londra, nel sobborgo di Turnham Green. Dopo l'Unità, nel 1871, le sue ceneri furono riportate per decreto del governo italiano in patria e inumate nella Basilica di Santa Croce a Firenze, il ''Tempio dell'Itale Glorie'' da lui cantato nei ''Sepolcri'' (1807).
    
[[File:FirmaFoscolo.JPG|miniatura|Firma di Ugo Foscolo]]
 
[[File:FirmaFoscolo.JPG|miniatura|Firma di Ugo Foscolo]]
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== Biografia ==
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==Biografia==
[[File:Oygosfoscolos.jpg|thumb|Lapide con epitaffio di Ugo Foscolo a [[Zante]] ([[Grecia]]).]]
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===Origini familiari===
=== Origini familiari ===
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Foscolo nacque sull'isola greca di Zante (nota anche come ''Zacinto'', cui dedicherà uno dei suoi più celebri sonetti), possesso plurisecolare della Repubblica di Venezia, il 6 febbraio del 1778, figlio di Andrea Foscolo (Corfù, 1754 - Spalato, 13 ottobre 1788), medico di vascello di origini veneziane, e della greca Diamantina Spathis (o Spathys; settembre 1747 - 28 aprile 1817), che si erano sposati a Zante il 5 maggio 1777 secondo il rito cattolico. Primogenito di quattro fratelli, lo seguivano la sorella Rubina (dal nome della nonna materna) (21 dicembre 1779 - 1867), e i due fratelli morti suicidi Gian Dionisio (detto Giovanni Dionigi o Giovanni; Zante, 27 febbraio 1781 - Venezia, 8 dicembre 1801) e Costantino Angelo (detto Giulio; Spalato, 7 dicembre 1787 - Ungheria 1838).<ref>G. Nicoletti, ''Foscolo'', Roma 2006, p. 21</ref>
{{Citazione|Salve Zacinto! all'antenoree prode, / de' santi Lari Idei ultimo albergo / e de' miei padri, darò i carmi e l'ossa, / e a te il pensier: ché piamente a queste / Dee non favella chi la patria oblia.|Ugo Foscolo, ''Le Grazie'', Inno I, vv. 108-111}}
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Foscolo nacque sull'isola [[Grecia|greca]] di [[Zante]] (nota anche come ''Zacinto'', cui dedicherà uno dei suoi più celebri sonetti), possesso plurisecolare della [[Repubblica di Venezia]], il 6 febbraio del [[1778]], figlio di Andrea Foscolo ([[Corfù (città)|Corfù]], 1754 - [[Spalato]], 13 ottobre 1788), [[Medico di bordo|medico di vascello]] di origini [[Repubblica di Venezia|veneziane]], e della [[Grecia|greca]] Diamantina Spathis (o Spathys; settembre 1747 - 28 aprile 1817), che si erano sposati a Zante il 5 maggio 1777 secondo il rito [[Chiesa cattolica|cattolico]]. Primogenito di quattro fratelli, lo seguivano la sorella Rubina (dal nome della nonna materna) (21 dicembre 1779 - 1867), e i due fratelli morti suicidi [[Giovanni Foscolo|Gian Dionisio]] (detto Giovanni Dionigi o Giovanni; Zante, 27 febbraio 1781 - Venezia, 8 dicembre 1801) e [[Giulio Foscolo|Costantino Angelo]] (detto Giulio; Spalato, 7 dicembre 1787 - [[Ungheria]] 1838).<ref name=treccani/><ref>G. Nicoletti, ''Foscolo'', Roma 2006, p. 21</ref>
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Venne chiamato Niccolò come il nonno paterno - anch'egli medico -, ma preferì lui stesso soprannominarsi Ugo sin dalla giovinezza. Pare che questo fosse il nome del leggendario capostipite della sua famiglia, membro della ''[[gens Aurelia]]'', trasferitosi da [[Roma]] nella [[Laguna Veneta]] al tempo delle [[invasioni barbariche]], per fondare [[Rialto (Venezia)|Rialto]];<ref name=treccani/> in realtà non è certo se i Foscolo discendessero, come dichiaravano, da un ramo decaduto dell'[[Foscolo (famiglia)|omonima casata]] di sangue [[patriziato veneziano|patrizio]].<ref name=treccani/><ref>{{cita|Pecchio|p. 10-12}}.</ref> Altri affermano che il nome fu un omaggio a [[Ugo di Basseville]].<ref>[http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/letteratura-italiana/lottocento_/a2_ugo_foscolo/La-vita-e-le-opere.html Foscolo: vita e opere]</ref>
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Venne chiamato Niccolò come il nonno paterno - anch'egli medico -, ma preferì lui stesso soprannominarsi Ugo sin dalla giovinezza. Pare che questo fosse il nome del leggendario capostipite della sua famiglia, membro della ''gens Aurelia'', trasferitosi da Roma nella Laguna Veneta al tempo delle invasioni barbariche, per fondare Rialto;<ref name="treccani">{{cita web
 
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Certamente la famiglia era tutt'altro che benestante: il padre era un modesto medico (peraltro portato alla prodigalità), mentre la madre, pur essendo vedova in prime nozze del nobiluomo Giovanni Aquila Serra, era figlia di un sarto zantioto. Trascorse l'infanzia in una casetta che sorgeva di fronte alla chiesa della Beata Vergine Odigitria (dal greco bizantino ''Οδηγήτρια'', "che conduce mostrando la via")<ref name=treccani>{{cita web
   
|cognome= Scotti
 
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|nome= Mario
 
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|volume = 49
 
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|anno = 1997
 
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}}</ref> e che andò distrutta a causa di un terremoto nel 1953.<ref>G. Bezzola, ''Notizie utili'', in U. Foscolo, ''Ultime lettere di Jacopo Ortis'', Milano, BUR, 2006, p. 30.</ref>
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}}</ref> in realtà non è certo se i Foscolo discendessero, come dichiaravano, da un ramo decaduto dell'omonima casata di sangue patrizio. Altri affermano che il nome fu un omaggio a Ugo di Basseville.<ref>[http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/letteratura-italiana/lottocento_/a2_ugo_foscolo/La-vita-e-le-opere.html Foscolo: vita e opere]</ref>
Foscolo ricorderà sempre la città dove era nato e più volte canterà la sua [[isola]] natale.<ref>{{cita|Pecchio|p. 14-15|Pecchio}}.</ref> Egli scriveva il 29 settembre del [[1808]] al cugino<ref>[[Marcello Pagnini]], "Il sonetto [A Zacinto]. Saggio teorico e critico sulla polivalenza funzionale dell'opera poetica", in ''Strumenti critici'', 23 (1974), pp. 41-64.</ref> [[prussia]]no Jakob Salomon Bartholdy:{{Citazione|Quantunque italiano d'educazione e d'origine, e deliberato di lasciare in qualunque evento le mie ceneri sotto le rovine d'Italia anziché all'ombra delle palme d'ogni altra terra più gloriosa e più lieta, io, finché sarò memore di me stesso, non oblierò mai che nacqui da madre greca, che fui allattato da greca nutrice e che vidi il primo raggio di sole nella ''chiara e selvosa Zacinto'', risuonante ancora de' versi con che [[Omero]] e [[Teocrito]] la celebravano.|Ugo Foscolo, ''Epistolario'', lettera del 29 settembre 1808}}
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=== Anni di formazione a Zante (1778-1792) ===
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Certamente la famiglia era tutt'altro che benestante: il padre era un modesto medico (peraltro portato alla prodigalità), mentre la madre, pur essendo vedova in prime nozze del nobiluomo Giovanni Aquila Serra, era figlia di un sarto zantioto. Trascorse l'infanzia in una casetta che sorgeva di fronte alla chiesa della Beata Vergine Odigitria (dal greco bizantino ''Οδηγήτρια'', "che conduce mostrando la via") e che andò distrutta a causa di un terremoto nel 1953.<ref>G. Bezzola, ''Notizie utili'', in U. Foscolo, ''Ultime lettere di Jacopo Ortis'', Milano, BUR, 2006, p. 30.</ref>
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Foscolo ricorderà sempre la città dove era nato e più volte canterà la sua isola natale. Egli scriveva il 29 settembre del 1808 al cugino<ref>[[Marcello Pagnini]], "Il sonetto [A Zacinto]. Saggio teorico e critico sulla polivalenza funzionale dell'opera poetica", in ''Strumenti critici'', 23 (1974), pp. 41-64.</ref> prussiano Jakob Salomon Bartholdy.
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===Anni di formazione a Zante (1778-1792)===
 
[[File:9220 - Venezia - Casa di Ugo Foscolo in Campo de le gatte - Foto Giovanni Dall'Orto, 30-Sept-2007.jpg|thumb|left|upright=0.8|La casa veneziana di Foscolo]]
 
[[File:9220 - Venezia - Casa di Ugo Foscolo in Campo de le gatte - Foto Giovanni Dall'Orto, 30-Sept-2007.jpg|thumb|left|upright=0.8|La casa veneziana di Foscolo]]
 
Trascorse parte della sua fanciullezza nella Dalmazia e nel [[1785]] si trasferì con la famiglia a [[Spalato]], dove il padre esercitava la sua professione di medico con un salario modesto, e presso il [[Seminario]] [[arcidiocesi di Zara|arcivescovile]] di quella città compì come esterno i suoi primi studi, seguito da monsignor Francesco Gianuizzi fino a quando la morte improvvisa del padre, avvenuta il 13 ottobre [[1788]], lo costrinse a ritornare a Zante, dove continuò la scuola e apprese i primi elementi del [[greco antico]]  dimostrandosi però allievo ribelle alla disciplina e non troppo propenso allo studio.<ref>{{cita|Pecchio|p. 7-30}}.</ref>  
 
Trascorse parte della sua fanciullezza nella Dalmazia e nel [[1785]] si trasferì con la famiglia a [[Spalato]], dove il padre esercitava la sua professione di medico con un salario modesto, e presso il [[Seminario]] [[arcidiocesi di Zara|arcivescovile]] di quella città compì come esterno i suoi primi studi, seguito da monsignor Francesco Gianuizzi fino a quando la morte improvvisa del padre, avvenuta il 13 ottobre [[1788]], lo costrinse a ritornare a Zante, dove continuò la scuola e apprese i primi elementi del [[greco antico]]  dimostrandosi però allievo ribelle alla disciplina e non troppo propenso allo studio.<ref>{{cita|Pecchio|p. 7-30}}.</ref>  
 
Il carattere passionale e avverso alle ingiustizie di Foscolo si ravvisava già in un episodio degli anni di Zante: la popolazione voleva un giorno dare l'assalto al [[ghetto]] [[ebrei|ebraico]] della piccola città, [[antisemitismo|ricercando negli ebrei]] un [[capro espiatorio]], come spesso accadeva. Foscolo riuscì però ad impedire l'assalto: mentre le porte stavano per cedere, il giovanissimo Ugo balzò sul muro di cinta e gridò alla folla: "Vigliacchi, indietro, vigliacchi!". La folla ne rimase impressionata e si disperse, rinunciando al proposito.<ref>[http://www.morasha.it/ebrei_italia/ebrei_italia09.html Breve storia degli ebrei d'Italia]</ref>
 
Il carattere passionale e avverso alle ingiustizie di Foscolo si ravvisava già in un episodio degli anni di Zante: la popolazione voleva un giorno dare l'assalto al [[ghetto]] [[ebrei|ebraico]] della piccola città, [[antisemitismo|ricercando negli ebrei]] un [[capro espiatorio]], come spesso accadeva. Foscolo riuscì però ad impedire l'assalto: mentre le porte stavano per cedere, il giovanissimo Ugo balzò sul muro di cinta e gridò alla folla: "Vigliacchi, indietro, vigliacchi!". La folla ne rimase impressionata e si disperse, rinunciando al proposito.<ref>[http://www.morasha.it/ebrei_italia/ebrei_italia09.html Breve storia degli ebrei d'Italia]</ref>
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=== Il trasferimento a Venezia (1789) ===
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===Il trasferimento a Venezia (1789)===
 
[[File:Bust of Ugo Foscolo. Panteon Veneto; Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.jpg|thumb|Busto di Ugo Foscolo, opera di Marco Pasato del 1861. Il busto fa parte del Panteon Veneto, conservato presso [[Palazzo Loredan (Campo Santo Stefano)|Palazzo Loredan]]]]
 
[[File:Bust of Ugo Foscolo. Panteon Veneto; Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.jpg|thumb|Busto di Ugo Foscolo, opera di Marco Pasato del 1861. Il busto fa parte del Panteon Veneto, conservato presso [[Palazzo Loredan (Campo Santo Stefano)|Palazzo Loredan]]]]
 
Nei primi mesi del [[1789]] la madre si trasferì a [[Venezia]], mentre Ugo e [[Giovanni Foscolo|Giovanni]] rimasero a Zante, Giovanni presso la nonna materna Rubina e Ugo presso una zia materna, mentre Costantino e Rubina soggiornarono assieme ad altre due zie paterne a [[Corfù]]. Nel [[1792]], accompagnato dal Provveditore dell'isola, Paolo Paruta, poté raggiungere la madre e i fratelli a Venezia e stabilirsi con loro nella piccola casa in [[Campo de le gate]], nel [[Castello (sestiere di Venezia)|sestiere Castello]].  
 
Nei primi mesi del [[1789]] la madre si trasferì a [[Venezia]], mentre Ugo e [[Giovanni Foscolo|Giovanni]] rimasero a Zante, Giovanni presso la nonna materna Rubina e Ugo presso una zia materna, mentre Costantino e Rubina soggiornarono assieme ad altre due zie paterne a [[Corfù]]. Nel [[1792]], accompagnato dal Provveditore dell'isola, Paolo Paruta, poté raggiungere la madre e i fratelli a Venezia e stabilirsi con loro nella piccola casa in [[Campo de le gate]], nel [[Castello (sestiere di Venezia)|sestiere Castello]].  
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=== I primi versi e il contatto con la società poetica (1792-1795) ===
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===I primi versi e il contatto con la società poetica (1792-1795)===
 
Tra il [[1793]] e il [[1797]] frequentò le Scuole di San Cipriano a [[Murano]] dove [[Gasparo Gozzi]] era stato provveditore ed ebbe modo di seguire le lezioni del latinista Ubaldo Bregolini, del grecista Giambattista Galliccioli e dell'abate Angelo Dalmistro che assecondarono le aspirazioni letterarie del giovane.<ref>{{cita|Pecchio|p. 30-31}}.</ref> In seguito, proseguì gli studi presso le pubbliche scuole degli ex-[[Gesuiti]].
 
Tra il [[1793]] e il [[1797]] frequentò le Scuole di San Cipriano a [[Murano]] dove [[Gasparo Gozzi]] era stato provveditore ed ebbe modo di seguire le lezioni del latinista Ubaldo Bregolini, del grecista Giambattista Galliccioli e dell'abate Angelo Dalmistro che assecondarono le aspirazioni letterarie del giovane.<ref>{{cita|Pecchio|p. 30-31}}.</ref> In seguito, proseguì gli studi presso le pubbliche scuole degli ex-[[Gesuiti]].
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Introdotto dal bibliotecario Morelli nei salotti delle nobildonne veneziane, quello della dotta [[Giustina Renier Michiel]] e della sua rivale, la bella [[Isabella Teotochi Albrizzi]] (prima grande passione amorosa del poeta, di cui parla nel ''[[Sesto tomo dell'io]]''), conobbe [[Ippolito Pindemonte]] e altri poeti di successo come [[Aurelio de' Giorgi Bertola]]. Immerso nella temperie culturale veneziana dell'epoca, fervente e cosmopolita, Foscolo ebbe modo di frequentare anche altri salotti e ritrovi letterari della città, dove si dibatteva intorno alla [[Rivoluzione francese]], che oltralpe conosceva proprio allora alcune delle sue fasi culminanti.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 22.</ref>
 
Introdotto dal bibliotecario Morelli nei salotti delle nobildonne veneziane, quello della dotta [[Giustina Renier Michiel]] e della sua rivale, la bella [[Isabella Teotochi Albrizzi]] (prima grande passione amorosa del poeta, di cui parla nel ''[[Sesto tomo dell'io]]''), conobbe [[Ippolito Pindemonte]] e altri poeti di successo come [[Aurelio de' Giorgi Bertola]]. Immerso nella temperie culturale veneziana dell'epoca, fervente e cosmopolita, Foscolo ebbe modo di frequentare anche altri salotti e ritrovi letterari della città, dove si dibatteva intorno alla [[Rivoluzione francese]], che oltralpe conosceva proprio allora alcune delle sue fasi culminanti.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 22.</ref>
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=== L'esordio teatrale e il ''Piano di {{sic|Studj}}'' (1795-1797) ===
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===L'esordio teatrale e il ''Piano di {{sic|Studj}}'' (1795-1797)===
 
[[File:Isabella Teotochi Albrizzi.jpg|thumb|upright|Isabella Teotochi Albrizzi in un dipinto di Elisabeth Vigée Le Brun|alt=]]
 
[[File:Isabella Teotochi Albrizzi.jpg|thumb|upright|Isabella Teotochi Albrizzi in un dipinto di Elisabeth Vigée Le Brun|alt=]]
 
Importanti furono anche i contatti con il gruppo degli amici bresciani, aperti alle influenze francesi e rivoluzionarie, e con [[Melchiorre Cesarotti]], traduttore dei ''[[Canti di Ossian]]'', per il quale Foscolo cominciò a nutrire una notevole ammirazione, giungendo ad intessere rapporti con i letterati che vedevano in lui il loro modello e padre spirituale, e contattandolo personalmente con una missiva del 28 settembre 1795.<ref>Si può leggere in ''Epistolario'', cit., pp. 17-18; Cesarotti è definito nell'incipit «uomo di genio» e «Poeta della nazione».</ref> Il 30 ottobre del [[1795]] inviò per un parere al Cesarotti, docente presso lo [[Studio padovano]], il manoscritto della tragedia ''[[Tieste (Foscolo)|Tieste]],'' di carattere [[Vittorio Alfieri|alfieriano]] e viva di fervori [[giacobino|giacobini]] (rappresentata poi con un certo successo al [[Teatro Sant'Angelo]] di Venezia, il 4 gennaio [[1797]]).<ref>{{cita|Pecchio|p. 32-34}}.</ref>
 
Importanti furono anche i contatti con il gruppo degli amici bresciani, aperti alle influenze francesi e rivoluzionarie, e con [[Melchiorre Cesarotti]], traduttore dei ''[[Canti di Ossian]]'', per il quale Foscolo cominciò a nutrire una notevole ammirazione, giungendo ad intessere rapporti con i letterati che vedevano in lui il loro modello e padre spirituale, e contattandolo personalmente con una missiva del 28 settembre 1795.<ref>Si può leggere in ''Epistolario'', cit., pp. 17-18; Cesarotti è definito nell'incipit «uomo di genio» e «Poeta della nazione».</ref> Il 30 ottobre del [[1795]] inviò per un parere al Cesarotti, docente presso lo [[Studio padovano]], il manoscritto della tragedia ''[[Tieste (Foscolo)|Tieste]],'' di carattere [[Vittorio Alfieri|alfieriano]] e viva di fervori [[giacobino|giacobini]] (rappresentata poi con un certo successo al [[Teatro Sant'Angelo]] di Venezia, il 4 gennaio [[1797]]).<ref>{{cita|Pecchio|p. 32-34}}.</ref>
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Foscolo vide subito in [[Vittorio Alfieri]] un modello da seguire<ref>[http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/c8.html Articolo sull'influenza di Alfieri su Foscolo]</ref>; egli trasse il suo stile giovanile proprio da lui, e lo decantò in molte opere<ref>Mario Pazzaglia, ''Antologia della letteratura italiana'', in cui, tra l'altro, il critico letterario definisce l<nowiki>'</nowiki>''Ortis'' "tragedia alfieriana in prosa".</ref><ref>[http://www.thefreelibrary.com/Il+mito+di+Giuseppe+Parini+nelle+Ultime+lettere+di+Jacopo+Ortis.-a0201210003 Il mito di Parini nelle ''Ultime lettere di Jacopo Ortis]</ref>. Foscolo inviò il testo del ''Tieste'', con la dedica<ref>«Al Tragico dell'Italia oso offrire la prima tragedia di un giovane nato in Grecia ed educato fra' Dalmati. Forse l'avrei presentata più degna d'Alfieri, se la rapacità de' tipografi non l'avesse carpita e stampata, aggiungendole a' propri difetti le negligenze della lor arte. Ad ogni modo accoglietela: voi avete de' diritti su tutti coloro che scrivono agl'Italiani, benché l'Italia "vecchia, oziosa e lenta" non può né vuol forse ascoltare. Né forse ve la offrirei, se non sperassi in me stesso di emendare il mio ardire con opere più sode, più ragionate, più alte; più, insomma, italiane. Addio.» (Ugo Foscolo, ''Epistolario'', I, pp. 42-3; 22 aprile 1797).</ref>, alla residenza fiorentina del poeta astigiano. Foscolo preferì non visitare personalmente l'Alfieri, rispettando la sua estrema riservatezza degli ultimi anni, a quanto afferma nell'epistolario e nell'''Ortis''<ref>"L'unico mortale ch'io desiderava conoscere era Vittorio Alfieri; ma odo dire ch'ei non accoglie persone nuove: ne io presumo di fargli rompere questo suo proponimento che deriva forse da' tempi, da' suoi studj, e più ancora dalle sue passioni e dall'esperienza del mondo. E fosse anche una debolezza, le debolezze di si fatti mortali vanno rispettate; e chi n'e senza, scagli la prima pietra".</ref>; pare però che quest'ultimo, anche se non rispose alla lettera del Foscolo, avesse elogiato con alcuni conoscenti lo stile della tragedia, prevedendo il grande avvenire letterario dell'allora giovane ufficiale napoleonico (nonostante l'iniziale disparità di vedute su Napoleone, anche Foscolo poi converrà con Alfieri in un giudizio negativo del generale francese, chiamandolo "tiranno"<ref>Ortis, Lettera del 17 marzo 1798, scritta in realtà nel 1816</ref>) e futuro primo vero poeta-[[vate]] dell'Italia risorgimentale. In particolare, avrebbe affermato che quel giovane l'avrebbe superato in quanto a gloria letteraria.<ref>{{cita|Pecchio|p. 32}}.</ref>
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Foscolo vide subito in [[Vittorio Alfieri]] un modello da seguire<ref>[http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/c8.html Articolo sull'influenza di Alfieri su Foscolo]</ref>; egli trasse il suo stile giovanile proprio da lui, e lo decantò in molte opere<ref>Mario Pazzaglia, ''Antologia della letteratura italiana'', in cui, tra l'altro, il critico letterario definisce l'''Ortis'' "tragedia alfieriana in prosa".</ref><ref>[http://www.thefreelibrary.com/Il+mito+di+Giuseppe+Parini+nelle+Ultime+lettere+di+Jacopo+Ortis.-a0201210003 Il mito di Parini nelle ''Ultime lettere di Jacopo Ortis'']</ref>. Foscolo inviò il testo del ''Tieste'', con la dedica<ref>«Al Tragico dell'Italia oso offrire la prima tragedia di un giovane nato in Grecia ed educato fra' Dalmati. Forse l'avrei presentata più degna d'Alfieri, se la rapacità de' tipografi non l'avesse carpita e stampata, aggiungendole a' propri difetti le negligenze della lor arte. Ad ogni modo accoglietela: voi avete de' diritti su tutti coloro che scrivono agl'Italiani, benché l'Italia "vecchia, oziosa e lenta" non può né vuol forse ascoltare. Né forse ve la offrirei, se non sperassi in me stesso di emendare il mio ardire con opere più sode, più ragionate, più alte; più, insomma, italiane. Addio.» (Ugo Foscolo, ''Epistolario'', I, pp. 42-3; 22 aprile 1797).</ref>, alla residenza fiorentina del poeta astigiano. Foscolo preferì non visitare personalmente l'Alfieri, rispettando la sua estrema riservatezza degli ultimi anni, a quanto afferma nell'epistolario e nell'''Ortis''<ref>"L'unico mortale ch'io desiderava conoscere era Vittorio Alfieri; ma odo dire ch'ei non accoglie persone nuove: ne io presumo di fargli rompere questo suo proponimento che deriva forse da' tempi, da' suoi studj, e più ancora dalle sue passioni e dall'esperienza del mondo. E fosse anche una debolezza, le debolezze di si fatti mortali vanno rispettate; e chi n'e senza, scagli la prima pietra".</ref>; pare però che quest'ultimo, anche se non rispose alla lettera del Foscolo, avesse elogiato con alcuni conoscenti lo stile della tragedia, prevedendo il grande avvenire letterario dell'allora giovane ufficiale napoleonico (nonostante l'iniziale disparità di vedute su Napoleone, anche Foscolo poi converrà con Alfieri in un giudizio negativo del generale francese, chiamandolo "tiranno"<ref>Ortis, Lettera del 17 marzo 1798, scritta in realtà nel 1816</ref>) e futuro primo vero poeta-[[vate]] dell'Italia risorgimentale. In particolare, avrebbe affermato che quel giovane l'avrebbe superato in quanto a gloria letteraria.<ref>{{cita|Pecchio|p. 32}}.</ref>
 
[[File:Ritratto di Alfieri François-Xavier Fabre.jpg|thumb|left|upright|Vittorio Alfieri]]
 
[[File:Ritratto di Alfieri François-Xavier Fabre.jpg|thumb|left|upright|Vittorio Alfieri]]
 
Al medesimo periodo compositivo del ''Tieste'' - se non anche a un'epoca precedente -, la critica riconduce ormai quasi all'unanimità la stesura di un'altra tragedia, ''Edippo'', rimasta sconosciuta per un secolo e mezzo dopo la morte di Foscolo, finché [[Mario Scotti (docente)|Mario Scotti]] ne ritrovò il manoscritto nel 1978, tra le "carte Pellico" presso l'archivio romano della ''[[Civiltà Cattolica]]''. L'attribuzione al giovane Foscolo, proposta da Scotti<ref>Si veda l'articolo di M. Scotti, ''L'«Edippo tragedia di Wigberto Rivalta» (Un inedito giovanile di Ugo Foscolo?)'', in ''Atti dei convegni foscoliani'', Roma 1988, vol. I, pp. 273-305.</ref>, è stata avallata da molti dei maggiori esegeti foscoliani; Scotti e gli altri studiosi hanno riconosciuto nella tragedia l'«Edipo, recitabile ma da non istamparsi», del sotto citato ''Piano di Studj'', escludendo potesse invece trattarsi del completamento dell<nowiki>'</nowiki>''Edipo'' abbozzato in prosa molti anni più tardi a [[Firenze]].<ref>Come dimostra sinteticamente la ''Postilla'', in U. Foscolo, ''Edippo'' (a c. di M. Scotti), Milano, Rizzoli, 1983, pp. 185-195.</ref>
 
Al medesimo periodo compositivo del ''Tieste'' - se non anche a un'epoca precedente -, la critica riconduce ormai quasi all'unanimità la stesura di un'altra tragedia, ''Edippo'', rimasta sconosciuta per un secolo e mezzo dopo la morte di Foscolo, finché [[Mario Scotti (docente)|Mario Scotti]] ne ritrovò il manoscritto nel 1978, tra le "carte Pellico" presso l'archivio romano della ''[[Civiltà Cattolica]]''. L'attribuzione al giovane Foscolo, proposta da Scotti<ref>Si veda l'articolo di M. Scotti, ''L'«Edippo tragedia di Wigberto Rivalta» (Un inedito giovanile di Ugo Foscolo?)'', in ''Atti dei convegni foscoliani'', Roma 1988, vol. I, pp. 273-305.</ref>, è stata avallata da molti dei maggiori esegeti foscoliani; Scotti e gli altri studiosi hanno riconosciuto nella tragedia l'«Edipo, recitabile ma da non istamparsi», del sotto citato ''Piano di Studj'', escludendo potesse invece trattarsi del completamento dell<nowiki>'</nowiki>''Edipo'' abbozzato in prosa molti anni più tardi a [[Firenze]].<ref>Come dimostra sinteticamente la ''Postilla'', in U. Foscolo, ''Edippo'' (a c. di M. Scotti), Milano, Rizzoli, 1983, pp. 185-195.</ref>
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Risale al [[1796]] un documento della prima formazione letteraria di Foscolo, un ambizioso ''Piano di Studj'' comprendente "[[Morale]], [[Politica]], [[Metafisica]], [[Teologia]], [[Storia]], [[Poesia]], [[Romanzi]], [[Critica letteraria|Critica]], [[Arte|Arti]]" dove il giovane registrava le letture, i primi scritti, gli abbozzi delle opere da scrivere.<ref>Il primo a fare parola del testo fu il biografo veneziano [[Luigi Carrer]], che ne riportò alcuni stralci; L. Carrer, ''Prose e poesie edite inedite di Ugo Foscolo'', Venezia 1852, pp. V e ss.; il ''Piano'' si può leggere in U. Foscolo, ''Scritti letterari letterari e politici dal 1796 al 1808'' (volume VI dell'Edizione Nazionale delle Opere, a cura di G. Gambarin), Firenze, Felice Le Monnier, 1972, pp. 1-10. La prima edizione del ''Piano'', oggi perduto, risale al 1881, pubblicato a cura di Leo Benvenuti in ''Un autografo di Ugo Foscolo (Piano di studi, Indice di alcune sue opere, Facsmimile)'', Bologna, 1881. Vincenzo Di Benedetto è tornato sulla versione riportata da Giovanni Gambarin, difettosa in vari punti, correggendone alcuni errori ortografici - a cominciare da quello del titolo, perché nell'autografo figura «Piano di Studj» - e di interpretazione; V. Di Benedetto, ''Appendice II. Note al «Piano di Studj»'', in U. Foscolo, ''Il Sesto tomo dell'Io'', Torino, Einaudi, 1991, pp. 253-255.</ref> Gli autori che vi compaiono sono, tra i tanti, [[Cicerone]], [[Montesquieu]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[John Locke|Locke]], [[Tucidide]], [[Senofonte]], [[Sallustio]] e i grandi storici romani. Completa il quadro il riferimento alle [[Sacre Scritture]]. Tra gli Epici figura [[Omero]], cui tengono dietro [[Virgilio]], [[Dante]], [[Torquato Tasso|Tasso]] e [[John Milton|Milton]]. Sono menzionati anche autori contemporanei del Foscolo, tra cui gli inglesi [[Thomas Gray|Gray]] e [[Edward Young|Young]], espressione di una poesia sepolcrale che influenzò sin dall'inizio il poeta, [[Shakespeare]], lo svizzero [[Salomon Gessner|Gessner]] e gli italiani Alfieri e [[Giuseppe Parini|Parini]].<ref>M. A. Terzoli, ''Foscolo'', Roma-Bari 2010, p. 5.</ref> Nel ''Piano di Studj'' si trova l'accenno ad un romanzo, ''Laura, lettere'', che la critica ha tradizionalmente riconosciuto come prima idea del romanzo epistolare, concretizzatasi col tempo nell<nowiki>'</nowiki>''Ortis''.
 
Risale al [[1796]] un documento della prima formazione letteraria di Foscolo, un ambizioso ''Piano di Studj'' comprendente "[[Morale]], [[Politica]], [[Metafisica]], [[Teologia]], [[Storia]], [[Poesia]], [[Romanzi]], [[Critica letteraria|Critica]], [[Arte|Arti]]" dove il giovane registrava le letture, i primi scritti, gli abbozzi delle opere da scrivere.<ref>Il primo a fare parola del testo fu il biografo veneziano [[Luigi Carrer]], che ne riportò alcuni stralci; L. Carrer, ''Prose e poesie edite inedite di Ugo Foscolo'', Venezia 1852, pp. V e ss.; il ''Piano'' si può leggere in U. Foscolo, ''Scritti letterari letterari e politici dal 1796 al 1808'' (volume VI dell'Edizione Nazionale delle Opere, a cura di G. Gambarin), Firenze, Felice Le Monnier, 1972, pp. 1-10. La prima edizione del ''Piano'', oggi perduto, risale al 1881, pubblicato a cura di Leo Benvenuti in ''Un autografo di Ugo Foscolo (Piano di studi, Indice di alcune sue opere, Facsmimile)'', Bologna, 1881. Vincenzo Di Benedetto è tornato sulla versione riportata da Giovanni Gambarin, difettosa in vari punti, correggendone alcuni errori ortografici - a cominciare da quello del titolo, perché nell'autografo figura «Piano di Studj» - e di interpretazione; V. Di Benedetto, ''Appendice II. Note al «Piano di Studj»'', in U. Foscolo, ''Il Sesto tomo dell'Io'', Torino, Einaudi, 1991, pp. 253-255.</ref> Gli autori che vi compaiono sono, tra i tanti, [[Cicerone]], [[Montesquieu]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[John Locke|Locke]], [[Tucidide]], [[Senofonte]], [[Sallustio]] e i grandi storici romani. Completa il quadro il riferimento alle [[Sacre Scritture]]. Tra gli Epici figura [[Omero]], cui tengono dietro [[Virgilio]], [[Dante]], [[Torquato Tasso|Tasso]] e [[John Milton|Milton]]. Sono menzionati anche autori contemporanei del Foscolo, tra cui gli inglesi [[Thomas Gray|Gray]] e [[Edward Young|Young]], espressione di una poesia sepolcrale che influenzò sin dall'inizio il poeta, [[Shakespeare]], lo svizzero [[Salomon Gessner|Gessner]] e gli italiani Alfieri e [[Giuseppe Parini|Parini]].<ref>M. A. Terzoli, ''Foscolo'', Roma-Bari 2010, p. 5.</ref> Nel ''Piano di Studj'' si trova l'accenno ad un romanzo, ''Laura, lettere'', che la critica ha tradizionalmente riconosciuto come prima idea del romanzo epistolare, concretizzatasi col tempo nell<nowiki>'</nowiki>''Ortis''.
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Il ''Piano'' indica inoltre l'intenzione di raccogliere «in un solo libretto col motto ''Vitam impenděre vero'' [...] dodici Odi del conio dell'autore».<ref>U. Foscolo, ''Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808'' (a c. di G. Gambarin, 1972), in ''Edizione Nazionale delle Opere'', Firenze, Le Monnier 1933-1994, vol. VI, p. 9.</ref> Il motto latino, da tradursi «sacrificare la vita per la verità», era un chiaro omaggio agli ideali rivoluzionari, dato che riprendeva le parole usate in esergo da [[Jean-Paul Marat|Marat]] nel celebre giornale ''[[L'ami du peuple]]''. L'ammissione del poeta, secondo cui i testi necessitavano ancora di un lungo ''labor limae''<ref>Come affermato nel medesimo passo del ''Piano'', nel sesto volume dell<nowiki>'</nowiki>''Edizione Nazionale delle Opere'', loc. cit.</ref>, e la severità della censura veneziana ne impedirono la pubblicazione, ma alcune odi ci sono state tramandate, rivelando il carattere di un'opera in cui si attinge largamente alle Sacre Scritture per comporre una denuncia etico-politica condizionata dagli eventi francesi e influenzata dal modello pariniano.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 46; nel 1795 uscivano oltretutto a Milano le ''Odi'' di Parini.</ref>
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Il ''Piano'' indica inoltre l'intenzione di raccogliere «in un solo libretto col motto ''Vitam impenděre vero'' [...] dodici Odi del conio dell'autore».<ref>U. Foscolo, ''Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808'' (a c. di G. Gambarin, 1972), in ''Edizione Nazionale delle Opere'', Firenze, Le Monnier 1933-1994, vol. VI, p. 9.</ref> Il motto latino, da tradursi «sacrificare la vita per la verità», era un chiaro omaggio agli ideali rivoluzionari, dato che riprendeva le parole usate in esergo da [[Jean-Paul Marat|Marat]] nel celebre giornale ''[[L'ami du peuple]]''. L'ammissione del poeta, secondo cui i testi necessitavano ancora di un lungo ''labor limae''<ref>Come affermato nel medesimo passo del ''Piano'', nel sesto volume dell'''Edizione Nazionale delle Opere'', loc. cit.</ref>, e la severità della censura veneziana ne impedirono la pubblicazione, ma alcune odi ci sono state tramandate, rivelando il carattere di un'opera in cui si attinge largamente alle Sacre Scritture per comporre una denuncia etico-politica condizionata dagli eventi francesi e influenzata dal modello pariniano.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 46; nel 1795 uscivano oltretutto a Milano le ''Odi'' di Parini.</ref>
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=== Il soggiorno a Padova e l'esilio sui colli Euganei (1796-1797) ===
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===Il soggiorno a Padova e l'esilio sui colli Euganei (1796-1797)===
 
[[File:Melchiorre Cesarotti.jpg|thumb|upright=0.7|Melchiorre Cesarotti]]
 
[[File:Melchiorre Cesarotti.jpg|thumb|upright=0.7|Melchiorre Cesarotti]]
 
Intanto, il giovane poeta mostrava segni di insofferenza verso la società veneziana e i suoi salotti, votati all'esteriorità e alle convenzioni, e lontani quindi dal suo spirito libero. Decise pertanto di effettuare un soggiorno a [[Padova]], stimolato dai fermenti culturali della città come dal desiderio di conoscere Cesarotti e i suoi seguaci. Nel luglio del 1796 giunse quindi a Padova, dove incontrò il traduttore dell<nowiki>'</nowiki>''Ossian''.<ref>C. Chiancone, ''La scuola di Cesarotti e gli esordi del giovane Foscolo'', Pisa, 2012, pp. 243-250.</ref>
 
Intanto, il giovane poeta mostrava segni di insofferenza verso la società veneziana e i suoi salotti, votati all'esteriorità e alle convenzioni, e lontani quindi dal suo spirito libero. Decise pertanto di effettuare un soggiorno a [[Padova]], stimolato dai fermenti culturali della città come dal desiderio di conoscere Cesarotti e i suoi seguaci. Nel luglio del 1796 giunse quindi a Padova, dove incontrò il traduttore dell<nowiki>'</nowiki>''Ossian''.<ref>C. Chiancone, ''La scuola di Cesarotti e gli esordi del giovane Foscolo'', Pisa, 2012, pp. 243-250.</ref>
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Durante l'anno Foscolo scrisse alcuni articoli sul ''Mercurio d'Italia'' che destarono i sospetti del governo veneto; ai primi di settembre partì per un soggiorno sui [[colli Euganei]]. La tradizione critica ha pensato che tale spostamento fosse dovuto a una persecuzione politica nei suoi confronti<ref>Il primo a sostenerlo fu F. G. De Winckels in ''Vita di Ugo Foscolo'', Verona 1885, vol. I, pp. 29-31.</ref>, o ancora ad una necessità di riprendersi dopo una delusione amorosa<ref>Così B. Rosada, ''La giovinezza di Niccolò Ugo Foscolo'', Padova 1992, pp. 164-165.</ref>; tuttavia, sappiamo anche che in quei giorni Padova era funestata da un'epidemia di [[vaiolo]], e le truppe militari francesi cominciavano inoltre a entrare in città. In mancanza di documenti storici e epistolari che dimostrino con certezza perché il Foscolo scegliesse il trasferimento in campagna, sono due elementi da tenere ugualmente in considerazione.<ref>C. Chiancone, cit., pp. 254-256.</ref>
 
Durante l'anno Foscolo scrisse alcuni articoli sul ''Mercurio d'Italia'' che destarono i sospetti del governo veneto; ai primi di settembre partì per un soggiorno sui [[colli Euganei]]. La tradizione critica ha pensato che tale spostamento fosse dovuto a una persecuzione politica nei suoi confronti<ref>Il primo a sostenerlo fu F. G. De Winckels in ''Vita di Ugo Foscolo'', Verona 1885, vol. I, pp. 29-31.</ref>, o ancora ad una necessità di riprendersi dopo una delusione amorosa<ref>Così B. Rosada, ''La giovinezza di Niccolò Ugo Foscolo'', Padova 1992, pp. 164-165.</ref>; tuttavia, sappiamo anche che in quei giorni Padova era funestata da un'epidemia di [[vaiolo]], e le truppe militari francesi cominciavano inoltre a entrare in città. In mancanza di documenti storici e epistolari che dimostrino con certezza perché il Foscolo scegliesse il trasferimento in campagna, sono due elementi da tenere ugualmente in considerazione.<ref>C. Chiancone, cit., pp. 254-256.</ref>
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=== I rapporti con il mondo rivoluzionario veneziano (1797) ===
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===I rapporti con il mondo rivoluzionario veneziano (1797)===
 
Dopo il successo del ''Tieste'', Foscolo fece con ogni probabilità un secondo soggiorno a [[Padova]] in marzo; frequentò verosimilmente le lezioni di Cesarotti all'università ma il rapporto con il padre spirituale andò progressivamente raffreddandosi, tanto che con il mese di marzo cessano i contatti epistolari tra i due, e l'uno si astiene addirittura dal nominare l'altro nelle proprie lettere per un periodo di quasi sei anni.<ref>C. Chiancone, cit., pp. 273-275.</ref> Tra le altre cose, Foscolo aderiva con fervore crescente agli entusiasmi repubblicani, mentre Cesarotti assisteva con disillusione agli sconvolgimenti politici, e sappiamo che in aprile viveva di fatto confinato in campagna.<ref>Giuseppe Greatti sostiene nella missiva del 25 aprile a Lavinia Florio Draconi che «Cesarotti è sempre in campagna. Egli sembra di non essere legato più in società che cogli esseri, che pacificamente vegetano»; citato in C. Chiancone, cit., p. 275.</ref>
 
Dopo il successo del ''Tieste'', Foscolo fece con ogni probabilità un secondo soggiorno a [[Padova]] in marzo; frequentò verosimilmente le lezioni di Cesarotti all'università ma il rapporto con il padre spirituale andò progressivamente raffreddandosi, tanto che con il mese di marzo cessano i contatti epistolari tra i due, e l'uno si astiene addirittura dal nominare l'altro nelle proprie lettere per un periodo di quasi sei anni.<ref>C. Chiancone, cit., pp. 273-275.</ref> Tra le altre cose, Foscolo aderiva con fervore crescente agli entusiasmi repubblicani, mentre Cesarotti assisteva con disillusione agli sconvolgimenti politici, e sappiamo che in aprile viveva di fatto confinato in campagna.<ref>Giuseppe Greatti sostiene nella missiva del 25 aprile a Lavinia Florio Draconi che «Cesarotti è sempre in campagna. Egli sembra di non essere legato più in società che cogli esseri, che pacificamente vegetano»; citato in C. Chiancone, cit., p. 275.</ref>
    
In seguito, Foscolo fu prima a Venezia e poi a [[Bologna]], dove prestò brevemente servizio come volontario tra i Cacciatori a cavallo della [[Repubblica Cispadana]]. Chiese quasi subito con successo di esserne dispensato a causa della salute precaria e di una ferita.<ref>M. Cerruti, ''Introduzione a Foscolo'', Bari 1990, p. 42.</ref> Durante il breve periodo felsineo diede alle stampe l'ode ''[[A Bonaparte liberatore]]'', molte copie della quale furono inviate dalla Giunta di Difesa bolognese alla Municipalità di [[Reggio Emilia]], città cui il Foscolo aveva dedicato la poesia, in quanto era stata la prima a innalzare il tricolore.<ref>M. Cerruti, cit., p. 35.</ref>  
 
In seguito, Foscolo fu prima a Venezia e poi a [[Bologna]], dove prestò brevemente servizio come volontario tra i Cacciatori a cavallo della [[Repubblica Cispadana]]. Chiese quasi subito con successo di esserne dispensato a causa della salute precaria e di una ferita.<ref>M. Cerruti, ''Introduzione a Foscolo'', Bari 1990, p. 42.</ref> Durante il breve periodo felsineo diede alle stampe l'ode ''[[A Bonaparte liberatore]]'', molte copie della quale furono inviate dalla Giunta di Difesa bolognese alla Municipalità di [[Reggio Emilia]], città cui il Foscolo aveva dedicato la poesia, in quanto era stata la prima a innalzare il tricolore.<ref>M. Cerruti, cit., p. 35.</ref>  
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Foscolo tornò in laguna quando seppe che il 12 maggio a Venezia l'oligarchia dogale aveva ceduto alle pretese napoleoniche di costituire un «Provvisorio Rappresentativo Governo».<ref>Questa la definizione che il doge Ludovico Manin diede della Municipalità democratica.</ref> Fu una lettera del patriota Almorò Fedrigo a informarlo; Foscolo la fece pubblicare il 16 maggio sul ''Monitore bolognese'' e nei medesimi giorni lasciò Bologna.<ref>La missiva di Fedrigo, del 13 maggio, si legge nell<nowiki>'</nowiki>''Epistolario'' dell<nowiki>'</nowiki>''Edizione Nazionale delle Opere di Ugo Foscolo'', vol. I (il XIV dell<nowiki>'</nowiki>''Edizione Nazionale'', perché l<nowiki>'</nowiki>''Epistolario'' copre i volumi XIV-XXII), Firenze, Felice Le Monnier, 1970, alle pp. 46-49; lo si citerà d'ora innanzi come ''Epistolario I''; per la pubblicazione sul ''Monitore'' e il ritorno a Venezia vedere rispettivamente M. Zorič, ''L'educazione del Foscolo a Spalato'', in ''Atti dei convegni foscoliani'', cit., vol. I,  p. 98, e G. Gambarin, cit., p. XXIX.</ref>
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Foscolo tornò in laguna quando seppe che il 12 maggio a Venezia l'oligarchia dogale aveva ceduto alle pretese napoleoniche di costituire un «Provvisorio Rappresentativo Governo».<ref>Questa la definizione che il doge Ludovico Manin diede della Municipalità democratica.</ref> Fu una lettera del patriota Almorò Fedrigo a informarlo; Foscolo la fece pubblicare il 16 maggio sul ''Monitore bolognese'' e nei medesimi giorni lasciò Bologna.<ref>La missiva di Fedrigo, del 13 maggio, si legge nell'<nowiki/>''Epistolario'' dell'<nowiki/>''Edizione Nazionale delle Opere di Ugo Foscolo'', vol. I (il XIV dell'<nowiki/>''Edizione Nazionale'', perché l'''Epistolario'' copre i volumi XIV-XXII), Firenze, Felice Le Monnier, 1970, alle pp. 46-49; lo si citerà d'ora innanzi come ''Epistolario I''; per la pubblicazione sul ''Monitore'' e il ritorno a Venezia vedere rispettivamente M. Zorič, ''L'educazione del Foscolo a Spalato'', in ''Atti dei convegni foscoliani'', cit., vol. I,  p. 98, e G. Gambarin, cit., p. XXIX.</ref>
    
Il 16 maggio offriva con una lettera alla Municipalità di Reggio Emilia l'ode ''A Bonaparte liberatore'', dicendo di correre verso Venezia «a spargere le prime lagrime libere». Annunciava inoltre di voler portare a compimento una «tragedia repubblicana», il ''Timocrate'', e «una cantica lirica intitolata la ''Libertà italica''», di cui l'ode «non ''era'' che un prodromo».<ref>''Epistolario I'', pp. 49-50.</ref> In realtà né della tragedia né della ''Libertà italica'' è rimasta traccia; il ''Timocrate'' viene ancora nominato un'unica volta il 14 agosto 1798 quando Foscolo, rivolgendosi alla Società del Teatro patriottico di Milano, sostiene di lavorarci da mesi e promette, dopo averlo finito, di «assoggettarlo» alla Commissione della Società.<ref>''Epistolario I'', cit., p. 70.</ref> Appena ritornato in laguna, il 23 maggio ricevette da Bologna la nomina a tenente onorario aggregato alla [[Legione Cispadana]].<ref>M. Cerruti, cit., pp. 42-43; tre giorni prima il Foscolo aveva chiesto alla Giunta di Difesa generale di Bologna «un'uniforme qualunque di Uffiziale di onore della Cispadana»; ''Epistolario I'', cit., p. 51.</ref>
 
Il 16 maggio offriva con una lettera alla Municipalità di Reggio Emilia l'ode ''A Bonaparte liberatore'', dicendo di correre verso Venezia «a spargere le prime lagrime libere». Annunciava inoltre di voler portare a compimento una «tragedia repubblicana», il ''Timocrate'', e «una cantica lirica intitolata la ''Libertà italica''», di cui l'ode «non ''era'' che un prodromo».<ref>''Epistolario I'', pp. 49-50.</ref> In realtà né della tragedia né della ''Libertà italica'' è rimasta traccia; il ''Timocrate'' viene ancora nominato un'unica volta il 14 agosto 1798 quando Foscolo, rivolgendosi alla Società del Teatro patriottico di Milano, sostiene di lavorarci da mesi e promette, dopo averlo finito, di «assoggettarlo» alla Commissione della Società.<ref>''Epistolario I'', cit., p. 70.</ref> Appena ritornato in laguna, il 23 maggio ricevette da Bologna la nomina a tenente onorario aggregato alla [[Legione Cispadana]].<ref>M. Cerruti, cit., pp. 42-43; tre giorni prima il Foscolo aveva chiesto alla Giunta di Difesa generale di Bologna «un'uniforme qualunque di Uffiziale di onore della Cispadana»; ''Epistolario I'', cit., p. 51.</ref>
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Non è dato sapere se Foscolo abbia aderito al sistema creato dal Lauberg, ma è accertato che il poeta di Zacinto fosse legato all'«ala più radicale dei patrioti veneziani», tra i quali figurava [[Vincenzo Dandolo]], intimo amico cui il Foscolo dovette la nomina a Segretario redattore della Municipalità. Nonostante l'incarico non avesse una particolare rilevanza politica, Foscolo fu chiamato varie volte a leggere i verbali dalla Tribuna, e poté assistere alle riunioni della Municipalità e del suo Comitato segreto.<ref>C. Del Vento, cit., p. 33</ref>
 
Non è dato sapere se Foscolo abbia aderito al sistema creato dal Lauberg, ma è accertato che il poeta di Zacinto fosse legato all'«ala più radicale dei patrioti veneziani», tra i quali figurava [[Vincenzo Dandolo]], intimo amico cui il Foscolo dovette la nomina a Segretario redattore della Municipalità. Nonostante l'incarico non avesse una particolare rilevanza politica, Foscolo fu chiamato varie volte a leggere i verbali dalla Tribuna, e poté assistere alle riunioni della Municipalità e del suo Comitato segreto.<ref>C. Del Vento, cit., p. 33</ref>
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=== La delusione e la partenza per Milano (1797-1798) ===
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===La delusione e la partenza per Milano (1797-1798)===
 
Tuttavia, il 17 ottobre di quel 1797 così esaltante per i [[patriottismo|patrioti]] [[democrazia|democratici]], fu firmato il [[Trattato di Campoformio]] con il quale Bonaparte cedeva Venezia (fino a quel momento libera repubblica, anche se ormai controllata ''de facto'' dai francesi), all'[[Sacro Romano Impero|Austria asburgica]]. Il giovane Ugo, pieno di sdegno, si dimise dagli incarichi pubblici e partì in volontario [[esilio]] recandosi prima a [[Firenze]], poi a [[Milano]].<ref>{{cita|Pecchio|p. 40}}.</ref> Lo sdegno per la ratifica del Trattato emerge da una testimonianza coeva del politico austriaco Carl von Humburg, il quale scrive che nel corso di una pubblica seduta veneziana (è quella dell'8 novembre alla Municipalità provvisoria, pochi giorni prima che il poeta lasciasse la città) Foscolo salì alla tribuna «per vomitare tutte le imprecazioni possibili contro il generale Bonaparte. Armato di un pugnale, facendo esclamazioni e contorsioni orribili, lo ha immerso con furore nel parapetto della tribuna, giurando di immergerlo allo stesso modo nel cuore del perfido Bonaparte».<ref>''Carteggio dell'incaricato austriaco Von Humburg'', in ''Verbali delle sedute della Municipalità provvisoria di Venezia, 1797'' (a c. di A. Alberti e R. Cessi), Bologna, Zanichelli, 1928, vol. III, p. 63; il testo originale è in francese.</ref>
 
Tuttavia, il 17 ottobre di quel 1797 così esaltante per i [[patriottismo|patrioti]] [[democrazia|democratici]], fu firmato il [[Trattato di Campoformio]] con il quale Bonaparte cedeva Venezia (fino a quel momento libera repubblica, anche se ormai controllata ''de facto'' dai francesi), all'[[Sacro Romano Impero|Austria asburgica]]. Il giovane Ugo, pieno di sdegno, si dimise dagli incarichi pubblici e partì in volontario [[esilio]] recandosi prima a [[Firenze]], poi a [[Milano]].<ref>{{cita|Pecchio|p. 40}}.</ref> Lo sdegno per la ratifica del Trattato emerge da una testimonianza coeva del politico austriaco Carl von Humburg, il quale scrive che nel corso di una pubblica seduta veneziana (è quella dell'8 novembre alla Municipalità provvisoria, pochi giorni prima che il poeta lasciasse la città) Foscolo salì alla tribuna «per vomitare tutte le imprecazioni possibili contro il generale Bonaparte. Armato di un pugnale, facendo esclamazioni e contorsioni orribili, lo ha immerso con furore nel parapetto della tribuna, giurando di immergerlo allo stesso modo nel cuore del perfido Bonaparte».<ref>''Carteggio dell'incaricato austriaco Von Humburg'', in ''Verbali delle sedute della Municipalità provvisoria di Venezia, 1797'' (a c. di A. Alberti e R. Cessi), Bologna, Zanichelli, 1928, vol. III, p. 63; il testo originale è in francese.</ref>
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Nel mese di maggio del 1798 il Gioia pubblicava un ''Quadro politico di Milano'', in cui si denunciava la corruzione dei governanti. Seguì un botta e risposta con [[Giuseppe Lattanzi]]<ref>Si veda G. Gambarin, in EN VI, cit., pp. XL-XLI.</ref> (membro del corpo legislativo del Direttorio Cisalpino), finché il Foscolo intervenne il 25 luglio in difesa di Gioia sul [[Modena|modenese]] ''Giornale Repubblicano di Pubblica Istruzione'',<ref>Sul n.82, ora in EN VI, cit., pp. 105-106, con il titolo ''Difesa del «Quadro politico» di M. Gioia''.</ref> dove cinque giorni prima si era invocata per il piacentino la condanna a morte, sulla base della legge sugli allarmisti del 18 febbraio.<ref>La legge vietava ogni tipo di «macchinazione» interna od esterna nei confronti del governo.</ref> Foscolo, rispondendo all'articolo anonimo del 20 luglio, sosteneva la necessità di sorvegliare le autorità affinché rispettassero sempre la legge, sicché Gioia si era comportato come un «figlio, che avvisa il padre d'una imminente malattia».<ref>''Difesa del «Quadro politico» di M. Gioia'', cit., p. 106.</ref> L'estensore dell'articolo del 20 luglio, ora palesandosi per il cappuccino Antonio Grandi, replicò con veemenza il 9 agosto, ma il foglio modenese si schierò infine dalla parte di Foscolo (24 agosto), il cui scritto era intanto apparso il 18 agosto sul ''Giornale senza titolo'' di Milano.<ref>G. Gambarin, in EN VI, cit., pp. XLI-XLII.</ref>
 
Nel mese di maggio del 1798 il Gioia pubblicava un ''Quadro politico di Milano'', in cui si denunciava la corruzione dei governanti. Seguì un botta e risposta con [[Giuseppe Lattanzi]]<ref>Si veda G. Gambarin, in EN VI, cit., pp. XL-XLI.</ref> (membro del corpo legislativo del Direttorio Cisalpino), finché il Foscolo intervenne il 25 luglio in difesa di Gioia sul [[Modena|modenese]] ''Giornale Repubblicano di Pubblica Istruzione'',<ref>Sul n.82, ora in EN VI, cit., pp. 105-106, con il titolo ''Difesa del «Quadro politico» di M. Gioia''.</ref> dove cinque giorni prima si era invocata per il piacentino la condanna a morte, sulla base della legge sugli allarmisti del 18 febbraio.<ref>La legge vietava ogni tipo di «macchinazione» interna od esterna nei confronti del governo.</ref> Foscolo, rispondendo all'articolo anonimo del 20 luglio, sosteneva la necessità di sorvegliare le autorità affinché rispettassero sempre la legge, sicché Gioia si era comportato come un «figlio, che avvisa il padre d'una imminente malattia».<ref>''Difesa del «Quadro politico» di M. Gioia'', cit., p. 106.</ref> L'estensore dell'articolo del 20 luglio, ora palesandosi per il cappuccino Antonio Grandi, replicò con veemenza il 9 agosto, ma il foglio modenese si schierò infine dalla parte di Foscolo (24 agosto), il cui scritto era intanto apparso il 18 agosto sul ''Giornale senza titolo'' di Milano.<ref>G. Gambarin, in EN VI, cit., pp. XLI-XLII.</ref>
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L'infuocato clima meneghino valse più volte, nel 1798, accuse esplicite nei confronti di Vincenzo Monti. Questi, da poco giunto in città e considerato "troppo moderato", veniva preso di mira dai patrioti più accesi, in particolare dal Lattanzi e da [[Francesco Gianni]], celebre poeta improvvisatore che andava abbozzando un monumentale poema epico su Napoleone.<ref>Continuava a pesare sul Monti la ''Bassvilliana'', poema antirivoluzionario, nonostante il futuro traduttore dell<nowiki>'</nowiki>''Iliade'' ne avesse preso pubblicamente le distanze, sancendo la sua vicinanza alla causa patriottica</ref> Se due articoli foscoliani apparsi il 15 e 19 marzo sul ''Monitore'', proponendo una recensione sostanzialmente positiva del ''Bonaparte in Italia'' del Gianni e del suo autore, parrebbero alimentare la polemica nei confronti del Monti, un terzo articolo, del 23 marzo, ribalta il giudizio nei confronti del poema. In agosto, quando il poeta della ''Bassvilliana'' si trovava nuovamente sotto attacco, Foscolo pubblicò presso gli stampatori milanesi Pirotta e Maspero un ''Esame su le accuse contro Vincenzo Monti'', prendendo le sue difese, lodando il suo amore per la libertà e condividendo la sua condanna del Terrore rivoluzionario, presto «presentato alla esecrazione dei secoli» dagli stessi scrittori francesi.<ref>G. Gambarin, cit., pp. XLV-LI</ref>
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L'infuocato clima meneghino valse più volte, nel 1798, accuse esplicite nei confronti di Vincenzo Monti. Questi, da poco giunto in città e considerato "troppo moderato", veniva preso di mira dai patrioti più accesi, in particolare dal Lattanzi e da [[Francesco Gianni]], celebre poeta improvvisatore che andava abbozzando un monumentale poema epico su Napoleone.<ref>Continuava a pesare sul Monti la ''Bassvilliana'', poema antirivoluzionario, nonostante il futuro traduttore dell'''Iliade'' ne avesse preso pubblicamente le distanze, sancendo la sua vicinanza alla causa patriottica</ref> Se due articoli foscoliani apparsi il 15 e 19 marzo sul ''Monitore'', proponendo una recensione sostanzialmente positiva del ''Bonaparte in Italia'' del Gianni e del suo autore, parrebbero alimentare la polemica nei confronti del Monti, un terzo articolo, del 23 marzo, ribalta il giudizio nei confronti del poema. In agosto, quando il poeta della ''Bassvilliana'' si trovava nuovamente sotto attacco, Foscolo pubblicò presso gli stampatori milanesi Pirotta e Maspero un ''Esame su le accuse contro Vincenzo Monti'', prendendo le sue difese, lodando il suo amore per la libertà e condividendo la sua condanna del Terrore rivoluzionario, presto «presentato alla esecrazione dei secoli» dagli stessi scrittori francesi.<ref>G. Gambarin, cit., pp. XLV-LI</ref>
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=== Il trasferimento a Bologna (1798-1799) ===
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===Il trasferimento a Bologna (1798-1799)===
 
Senza lavoro e infelice per il travagliato amore per Teresa Pikler Monti, nel settembre del 1798 il poeta si trasferì a [[Bologna]] dove iniziò la sua collaborazione a ''Il Genio democratico'', fondato assieme al fratello [[Giovanni Foscolo|Giovanni]] e poi riassorbito dal ''Monitore bolognese''. Fu per un breve periodo aiutante del cancelliere per le lettere del Tribunale.
 
Senza lavoro e infelice per il travagliato amore per Teresa Pikler Monti, nel settembre del 1798 il poeta si trasferì a [[Bologna]] dove iniziò la sua collaborazione a ''Il Genio democratico'', fondato assieme al fratello [[Giovanni Foscolo|Giovanni]] e poi riassorbito dal ''Monitore bolognese''. Fu per un breve periodo aiutante del cancelliere per le lettere del Tribunale.
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Come il protagonista Jacopo Ortis (il nome deriva dalla fusione di [[Jean-Jacques Rousseau]] e di [[Girolamo Ortis]], un giovane studente friulano suicidatosi a Padova nel 1796), che si toglie la vita con un colpo di pugnale (come farà Giovanni Foscolo), anche Ugo tenta il suicidio in questo periodo - ingerendo dell'[[oppio]] - a causa della passione infelice per la Pikler, secondo quanto narrato da lei stessa.<ref>G. Chiarini, ''Gli amori di Ugo Foscolo'', Bologna, 1892, vol. I, p. 50.</ref>
 
Come il protagonista Jacopo Ortis (il nome deriva dalla fusione di [[Jean-Jacques Rousseau]] e di [[Girolamo Ortis]], un giovane studente friulano suicidatosi a Padova nel 1796), che si toglie la vita con un colpo di pugnale (come farà Giovanni Foscolo), anche Ugo tenta il suicidio in questo periodo - ingerendo dell'[[oppio]] - a causa della passione infelice per la Pikler, secondo quanto narrato da lei stessa.<ref>G. Chiarini, ''Gli amori di Ugo Foscolo'', Bologna, 1892, vol. I, p. 50.</ref>
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=== L'arruolamento nella Guardia Nazionale (1799-1801) ===
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===L'arruolamento nella Guardia Nazionale (1799-1801)===
 
Foscolo nel frattempo si arruolò nella [[Esercito del Regno d'Italia (1805-1814)|Guardia Nazionale]] della [[Repubblica Cisalpina]] e combatté con le [[esercito francese|truppe francesi]] (quelle che si sarebbero poi chiamate [[Grande Armata]]) fino alla [[battaglia di Marengo]]. Ferito nella [[battaglia di Cento]] a una gamba, venne arrestato dagli austriaci durante la fuga e liberato a [[Modena]] dalle truppe di [[Etienne Jacques Joseph Alexandre MacDonald|MacDonald]] partecipando in seguito alla [[battaglia della Trebbia (1799)|battaglia della Trebbia]] e ad altri scontri.<ref>[http://www.homolaicus.com/letteratura/foscolo.htm Foscolo su Homolaicus]</ref>
 
Foscolo nel frattempo si arruolò nella [[Esercito del Regno d'Italia (1805-1814)|Guardia Nazionale]] della [[Repubblica Cisalpina]] e combatté con le [[esercito francese|truppe francesi]] (quelle che si sarebbero poi chiamate [[Grande Armata]]) fino alla [[battaglia di Marengo]]. Ferito nella [[battaglia di Cento]] a una gamba, venne arrestato dagli austriaci durante la fuga e liberato a [[Modena]] dalle truppe di [[Etienne Jacques Joseph Alexandre MacDonald|MacDonald]] partecipando in seguito alla [[battaglia della Trebbia (1799)|battaglia della Trebbia]] e ad altri scontri.<ref>[http://www.homolaicus.com/letteratura/foscolo.htm Foscolo su Homolaicus]</ref>
 
Partecipò alla difesa di [[Genova]] [[Repubblica Ligure#Assedio di Genova|assediata]] (pur non vedendo di buon occhio la guerra) dove venne ferito nei pressi di [[Forte Diamante]].  
 
Partecipò alla difesa di [[Genova]] [[Repubblica Ligure#Assedio di Genova|assediata]] (pur non vedendo di buon occhio la guerra) dove venne ferito nei pressi di [[Forte Diamante]].  
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Dopo Marengo (la battaglia è del 14 giugno 1800) Foscolo continuò a impegnarsi in operazioni militari; appena tornato a Milano rientrò volontariamente nello Stato maggiore, dove fu nominato capitano aggiunto. Agli ordini del generale [[Domenico Pino|Pino]], combatté contro gli insorgenti romagnoli, aiutati dal generale austriaco [[Annibale Sommariva|Sommariva]], contribuendo alla rioccupazione francese. Le popolazioni furono sottoposte a pesanti contribuzioni e requisizioni, e il giornale milanese ''Notizie politiche'' ne ritenne responsabile Pino. Foscolo allora intervenne in sua difesa sul ''Monitore bolognese'', che il 7 ottobre pubblicò un suo rapporto, mutilandolo dell'ultimo capoverso - in cui si auspica la nascita di un esercito nazionale -, aggiunto in un supplemento al medesimo numero dopo le proteste dell'autore.<ref>Si veda G. Gambarin, cit., pp. LVIII-LIX; il numero del ''Monitore'' è il 30. Inizialmente Foscolo aveva approntato una risposta provvisoria, che però non fu pubblicata.</ref>
 
Dopo Marengo (la battaglia è del 14 giugno 1800) Foscolo continuò a impegnarsi in operazioni militari; appena tornato a Milano rientrò volontariamente nello Stato maggiore, dove fu nominato capitano aggiunto. Agli ordini del generale [[Domenico Pino|Pino]], combatté contro gli insorgenti romagnoli, aiutati dal generale austriaco [[Annibale Sommariva|Sommariva]], contribuendo alla rioccupazione francese. Le popolazioni furono sottoposte a pesanti contribuzioni e requisizioni, e il giornale milanese ''Notizie politiche'' ne ritenne responsabile Pino. Foscolo allora intervenne in sua difesa sul ''Monitore bolognese'', che il 7 ottobre pubblicò un suo rapporto, mutilandolo dell'ultimo capoverso - in cui si auspica la nascita di un esercito nazionale -, aggiunto in un supplemento al medesimo numero dopo le proteste dell'autore.<ref>Si veda G. Gambarin, cit., pp. LVIII-LIX; il numero del ''Monitore'' è il 30. Inizialmente Foscolo aveva approntato una risposta provvisoria, che però non fu pubblicata.</ref>
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Tra l'estate e l'autunno del [[1800]] compose l'ode ''[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]'', dedicata ad una nobildonna genovese rimasta ferita al volto dopo una caduta da cavallo sulla scogliera di [[Sestri Ponente]]. Dopo la vittoria napoleonica gli vennero dati numerosi incarichi militari, che lo condussero in varie città italiane, tra le quali [[Firenze]] dove s'innamorò di Isabella Roncioni, già promessa sposa, che contribuirà ad ispirargli, con Teresa Pikler, il personaggio di Teresa nell'''Ortis''.<ref name="ReferenceA"/>
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Tra l'estate e l'autunno del [[1800]] compose l'ode ''[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]'', dedicata ad una nobildonna genovese rimasta ferita al volto dopo una caduta da cavallo sulla scogliera di [[Sestri Ponente]]. Dopo la vittoria napoleonica gli vennero dati numerosi incarichi militari, che lo condussero in varie città italiane, tra le quali [[Firenze]] dove s'innamorò di Isabella Roncioni, già promessa sposa, che contribuirà ad ispirargli, con Teresa Pikler, il personaggio di Teresa nell'''Ortis''.<ref name="ReferenceA" />
 
Nel [[1801]] il Foscolo si recò nuovamente a Milano dove accolse, nel mese di giugno, il fratello più giovane, Giulio, che gli era stato affidato dalla madre e lo avviò alla carriera militare (Giulio finirà suicida in [[Ungheria]] nel [[1838]]). Il 23 luglio, dopo essersi più volte lamentato perché non riceveva regolarmente la paga militare, inviò al Ministro una lettera nella quale presentava le dimissioni, che però non furono accolte. In compenso ottenne la paga di capitano aggiunto, passando in tal modo nel [[1802]] al servizio della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]], e dal [[1805]], dopo la [[Primo Impero Francese|proclamazione di Napoleone a imperatore]] nel [[1804]], del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], con l'incarico di compilare una parte del Codice militare.<ref>{{cita|Pecchio|p. 68-70}}.</ref>
 
Nel [[1801]] il Foscolo si recò nuovamente a Milano dove accolse, nel mese di giugno, il fratello più giovane, Giulio, che gli era stato affidato dalla madre e lo avviò alla carriera militare (Giulio finirà suicida in [[Ungheria]] nel [[1838]]). Il 23 luglio, dopo essersi più volte lamentato perché non riceveva regolarmente la paga militare, inviò al Ministro una lettera nella quale presentava le dimissioni, che però non furono accolte. In compenso ottenne la paga di capitano aggiunto, passando in tal modo nel [[1802]] al servizio della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]], e dal [[1805]], dopo la [[Primo Impero Francese|proclamazione di Napoleone a imperatore]] nel [[1804]], del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]], con l'incarico di compilare una parte del Codice militare.<ref>{{cita|Pecchio|p. 68-70}}.</ref>
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=== L'intensa attività letteraria (1801-1804) ===
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===L'intensa attività letteraria (1801-1804)===
 
{{citazione|[...] a noi prescrisse<br />il fato illacrimata sepoltura|Ugo Foscolo, ''A Zacinto'', vv. 13-14}}
 
{{citazione|[...] a noi prescrisse<br />il fato illacrimata sepoltura|Ugo Foscolo, ''A Zacinto'', vv. 13-14}}
 
Gli anni tra il 1801 e il [[1804]] furono anni di intensa attività letteraria ma anche di grande dolore per la morte del fratello [[Giovanni Foscolo|Giovanni]], che si era ucciso a Venezia l'8 dicembre del 1801 con un colpo di pugnale (sotto gli occhi della madre, come fu detto in seguito, ma senza prove) per sottrarsi al disonore di non poter pagare una grossa somma persa al gioco e che un sottoispettore aveva sottratto per lui alla cassa di guerra.<ref>{{cita|Pecchio|p. 60-68}}.</ref>
 
Gli anni tra il 1801 e il [[1804]] furono anni di intensa attività letteraria ma anche di grande dolore per la morte del fratello [[Giovanni Foscolo|Giovanni]], che si era ucciso a Venezia l'8 dicembre del 1801 con un colpo di pugnale (sotto gli occhi della madre, come fu detto in seguito, ma senza prove) per sottrarsi al disonore di non poter pagare una grossa somma persa al gioco e che un sottoispettore aveva sottratto per lui alla cassa di guerra.<ref>{{cita|Pecchio|p. 60-68}}.</ref>
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Risale allo stesso anno la traduzione - in endecasillabi sciolti - e la pubblicazione della ''Chioma di Berenice'' di [[Catullo]] (a sua volta traduzione latina da [[Callimaco]]) con l'aggiunta di un [[inno]] [[Le Grazie (Foscolo)|alle Grazie]], prima nucleo del poemetto futuro, che attribuisce al poeta [[alessandrinismo|alessandrino]] [[Fanocle]], accompagnata da quattordici ''Considerazioni'' e quattro ''Discorsi'' che racchiudono i lineamenti principali della sua poetica [[neoclassicismo|neoclassica]], ispirata alle idee del [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]].<ref>{{cita|Pecchio|p. 110-128}}.</ref> L'opera uscì nel mese di novembre a Milano con l'editore Genio Tipografico, e fu dedicata al Niccolini.
 
Risale allo stesso anno la traduzione - in endecasillabi sciolti - e la pubblicazione della ''Chioma di Berenice'' di [[Catullo]] (a sua volta traduzione latina da [[Callimaco]]) con l'aggiunta di un [[inno]] [[Le Grazie (Foscolo)|alle Grazie]], prima nucleo del poemetto futuro, che attribuisce al poeta [[alessandrinismo|alessandrino]] [[Fanocle]], accompagnata da quattordici ''Considerazioni'' e quattro ''Discorsi'' che racchiudono i lineamenti principali della sua poetica [[neoclassicismo|neoclassica]], ispirata alle idee del [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]].<ref>{{cita|Pecchio|p. 110-128}}.</ref> L'opera uscì nel mese di novembre a Milano con l'editore Genio Tipografico, e fu dedicata al Niccolini.
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=== Gli anni in Francia (1804-1806) ===
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===Gli anni in Francia (1804-1806)===
 
Pubblicato il lavoro callimacheo, Foscolo scrisse il 25 novembre 1803 a [[Francesco Melzi d'Eril]], presidente della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]]: «È tempo che un giovine di venticinque anni abbandoni l'ozio letterario», e chiese di rientrare nell'esercito napoleonico in qualità di «capo-battaglione soprannumerario del Battaglione della Guardia che s'avvia per la Francia».<ref>''Epistolario'' I, p. 191.</ref> Si trattava di unirsi alla programmata invasione dell'Inghilterra, che [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] non avrebbe poi messo in atto.<ref>M. A. Terzoli, ''Foscolo'', cit., p. 52.</ref> La divisione italiana, pronta a partire per la [[Francia]], era comandata dal generale [[Domenico Pino]], presso il quale Foscolo aveva già servito, difendendolo inoltre pubblicamente sul ''Monitore Italiano'' dopo la [[battaglia di Marengo]]. Foscolo non era tuttavia benvoluto da [[Gioacchino Murat]], vistosi preso di mira nell<nowiki>'</nowiki>''Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione'' (1802), sicché fu arruolato solo nel giugno successivo e solo come capitano di fanteria aggiunto, assegnato al Comando dei depositi di [[Valenciennes]], dove i francesi erano di stanza.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 151.</ref>  
 
Pubblicato il lavoro callimacheo, Foscolo scrisse il 25 novembre 1803 a [[Francesco Melzi d'Eril]], presidente della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]]: «È tempo che un giovine di venticinque anni abbandoni l'ozio letterario», e chiese di rientrare nell'esercito napoleonico in qualità di «capo-battaglione soprannumerario del Battaglione della Guardia che s'avvia per la Francia».<ref>''Epistolario'' I, p. 191.</ref> Si trattava di unirsi alla programmata invasione dell'Inghilterra, che [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] non avrebbe poi messo in atto.<ref>M. A. Terzoli, ''Foscolo'', cit., p. 52.</ref> La divisione italiana, pronta a partire per la [[Francia]], era comandata dal generale [[Domenico Pino]], presso il quale Foscolo aveva già servito, difendendolo inoltre pubblicamente sul ''Monitore Italiano'' dopo la [[battaglia di Marengo]]. Foscolo non era tuttavia benvoluto da [[Gioacchino Murat]], vistosi preso di mira nell<nowiki>'</nowiki>''Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione'' (1802), sicché fu arruolato solo nel giugno successivo e solo come capitano di fanteria aggiunto, assegnato al Comando dei depositi di [[Valenciennes]], dove i francesi erano di stanza.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 151.</ref>  
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Il 15 gennaio 1806 chiedeva da Boulogne-sur-Mer al «Generale di Divisione Teulié» (cioè [[Pietro Teulié]]), «un permesso con intero trattamento per quattro mesi», per poter rivedere dopo un decennio la famiglia e per «interessi personali».<ref>''Epistolario (Luglio 1804-Dicembre 1808)'', vol. II, a c. di P. Carli, Firenze, Le Monnier, 1952, pp. 94-95.</ref> Gli fu accordato, e Foscolo lasciò la Francia all'inizio della primavera dopo un nuovo passaggio per Parigi. In questa circostanza incontrò [[Alessandro Manzoni]], che allora abitava nella capitale francese assieme alla madre [[Giulia Beccaria]].<ref>A. Granese, cit., pp. 127-128.</ref> Pur essendo di soli sette anni più giovane, Manzoni aveva iniziato da poco l'attività letteraria ispirandosi, tra gli altri, proprio a Foscolo (oltre che ad [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], [[Giuseppe Parini|Parini]], [[Vincenzo Monti|Monti]] e altri autori, italiani e stranieri), ed aveva appena composto il carme ''[[Opere di Alessandro Manzoni#In morte di Carlo Imbonati (1805-1806)|In morte di Carlo Imbonati]]''. Il futuro romanziere si mostrò freddo nei suoi confronti.<ref name="Granese128">A. Granese, cit., p. 128.</ref>
 
Il 15 gennaio 1806 chiedeva da Boulogne-sur-Mer al «Generale di Divisione Teulié» (cioè [[Pietro Teulié]]), «un permesso con intero trattamento per quattro mesi», per poter rivedere dopo un decennio la famiglia e per «interessi personali».<ref>''Epistolario (Luglio 1804-Dicembre 1808)'', vol. II, a c. di P. Carli, Firenze, Le Monnier, 1952, pp. 94-95.</ref> Gli fu accordato, e Foscolo lasciò la Francia all'inizio della primavera dopo un nuovo passaggio per Parigi. In questa circostanza incontrò [[Alessandro Manzoni]], che allora abitava nella capitale francese assieme alla madre [[Giulia Beccaria]].<ref>A. Granese, cit., pp. 127-128.</ref> Pur essendo di soli sette anni più giovane, Manzoni aveva iniziato da poco l'attività letteraria ispirandosi, tra gli altri, proprio a Foscolo (oltre che ad [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], [[Giuseppe Parini|Parini]], [[Vincenzo Monti|Monti]] e altri autori, italiani e stranieri), ed aveva appena composto il carme ''[[Opere di Alessandro Manzoni#In morte di Carlo Imbonati (1805-1806)|In morte di Carlo Imbonati]]''. Il futuro romanziere si mostrò freddo nei suoi confronti.<ref name="Granese128">A. Granese, cit., p. 128.</ref>
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=== Venezia, Brescia e l'Università di Pavia (1806-1808) ===
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===Venezia, Brescia e l'Università di Pavia (1806-1808)===
 
[[File:Foscolo - Dei sepolcri, 1809 - 6059669 TO0E070314 00003.jpg|thumb|upright=0.8|Frontespizio dei ''Sepolcri'']]
 
[[File:Foscolo - Dei sepolcri, 1809 - 6059669 TO0E070314 00003.jpg|thumb|upright=0.8|Frontespizio dei ''Sepolcri'']]
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Tra aprile e maggio del 1806 fu a [[Venezia]], dove rivide i familiari dopo il lungo esilio, e poi, in giugno, ritrovò [[Isabella Teotochi Albrizzi]], da cui fu ospitato nella sua villa, nella campagna attorno a [[Treviso]].<ref name="Granese128"/> Sempre in giugno incontrò a [[Padova]] [[Melchiorre Cesarotti|Cesarotti]] e a [[Verona]] [[Ippolito Pindemonte]], dai colloqui con il quale nacque l'idea iniziale del [[carme (poesia)|carme]] ''[[Dei sepolcri]]''. L'epistolario foscoliano testimonia che il poeta trascorse l'estate impegnato in missioni militari: fu a questo scopo in [[Valtellina]], a [[Mantova]] e Verona, ancora in Valtellina e nel Bergamasco.<ref name="Granese128"/> Fu in varie occasioni anche a Milano, da dove il 6 settembre così scriveva all'amica Teotochi: «Quando Franceschinis mi consegnava la vostra lettera io partiva per le montagne ed i laghi; ritornato, stava sulle mosse per il ''Terraglio'' [dove la Teotochi aveva la casa di Gardigiano]; io aveva già una ''Epistola sui sepolcri'' da stamparsi lindamente – non bella forse; non elegante, ma ch'io vi avrei certamente recitata con tutto l'ardore dell'anima mia, e che voi, donna gentile, avreste ascoltata forse lagrimando».<ref>''Epistolario'' II, pp. 142-143.</ref>  
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Tra aprile e maggio del 1806 fu a [[Venezia]], dove rivide i familiari dopo il lungo esilio, e poi, in giugno, ritrovò [[Isabella Teotochi Albrizzi]], da cui fu ospitato nella sua villa, nella campagna attorno a [[Treviso]].<ref name="Granese128" /> Sempre in giugno incontrò a [[Padova]] [[Melchiorre Cesarotti|Cesarotti]] e a [[Verona]] [[Ippolito Pindemonte]], dai colloqui con il quale nacque l'idea iniziale del [[carme (poesia)|carme]] ''[[Dei sepolcri]]''. L'epistolario foscoliano testimonia che il poeta trascorse l'estate impegnato in missioni militari: fu a questo scopo in [[Valtellina]], a [[Mantova]] e Verona, ancora in Valtellina e nel Bergamasco.<ref name="Granese128" /> Fu in varie occasioni anche a Milano, da dove il 6 settembre così scriveva all'amica Teotochi: «Quando Franceschinis mi consegnava la vostra lettera io partiva per le montagne ed i laghi; ritornato, stava sulle mosse per il ''Terraglio'' [dove la Teotochi aveva la casa di Gardigiano]; io aveva già una ''Epistola sui sepolcri'' da stamparsi lindamente – non bella forse; non elegante, ma ch'io vi avrei certamente recitata con tutto l'ardore dell'anima mia, e che voi, donna gentile, avreste ascoltata forse lagrimando».<ref>''Epistolario'' II, pp. 142-143.</ref>  
    
Il carme ''Dei sepolcri'' fu scritto tra l'agosto del 1806 e l'aprile del [[1807]] e pubblicato in quell'anno a [[Brescia]], presso l'editore [[Niccolò Bettoni]]. Nel periodo in cui Foscolo si accingeva a dare alle stampe l'opera era ospite della contessa [[Marzia Provaglio|Marzia Martinengo]], sua amante, presso [[Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino]] nel centro della città.<ref>{{cita|Pecchio|p. 131-135}}.</ref>
 
Il carme ''Dei sepolcri'' fu scritto tra l'agosto del 1806 e l'aprile del [[1807]] e pubblicato in quell'anno a [[Brescia]], presso l'editore [[Niccolò Bettoni]]. Nel periodo in cui Foscolo si accingeva a dare alle stampe l'opera era ospite della contessa [[Marzia Provaglio|Marzia Martinengo]], sua amante, presso [[Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino]] nel centro della città.<ref>{{cita|Pecchio|p. 131-135}}.</ref>
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Contestualmente ai ''Sepolcri'', Foscolo intraprese la traduzione del primo libro dell<nowiki>'</nowiki>''Iliade'', accordandosi con Monti affinché fosse pubblicata assieme alla sua versione del primo libro. Nell'aprile del 1807 uscì così a Brescia presso Bettoni l<nowiki>'</nowiki>''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero''; alla dedica a Monti seguivano un ''Intendimento del traduttore'', il testo foscoliano (con quello cesarottiano in prosa - già pubblicato nel 1786 - a fronte), quello montiano e tre considerazioni, ciascuna di uno dei tre traduttori; la foscoliana si intitolava ''Su la traduzione del cenno di Giove'', e si mostrava critica nei confronti delle maggiori versioni iliadiche precedenti, analizzando come avessero riportato i vv. 528-530 del libro primo e suggerendo in che modo avrebbero potuto essere più vicini all'originale, secondo quell'esigenza di assoluta fedeltà espressa nell<nowiki>'</nowiki>''Intendimento''.<ref>F. Longoni, ''Scheda introduttiva'' a ''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero'', in U. Foscolo, ''Opere. Poesie e tragedie'', vol. I., Torino, Einaudi-Gallimard, 1994, pp. 545-547; M. A. Terzoli, ''Foscolo'', cit., pp. 74-77; il Cesarotti non ebbe alcun ruolo nella vicenda editoriale dell<nowiki>'</nowiki>''Esperimento''. Nell'edizione citata l<nowiki>'</nowiki>''Intendimento'' e ''Su la traduzione del cenno di Giove'' si leggono rispettivamente alle pp. 57-59 e 103-111.</ref>
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Contestualmente ai ''Sepolcri'', Foscolo intraprese la traduzione del primo libro dell<nowiki>'</nowiki>''Iliade'', accordandosi con Monti affinché fosse pubblicata assieme alla sua versione del primo libro. Nell'aprile del 1807 uscì così a Brescia presso Bettoni l<nowiki>'</nowiki>''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero''; alla dedica a Monti seguivano un ''Intendimento del traduttore'', il testo foscoliano (con quello cesarottiano in prosa - già pubblicato nel 1786 - a fronte), quello montiano e tre considerazioni, ciascuna di uno dei tre traduttori; la foscoliana si intitolava ''Su la traduzione del cenno di Giove'', e si mostrava critica nei confronti delle maggiori versioni iliadiche precedenti, analizzando come avessero riportato i vv. 528-530 del libro primo e suggerendo in che modo avrebbero potuto essere più vicini all'originale, secondo quell'esigenza di assoluta fedeltà espressa nell<nowiki>'</nowiki>''Intendimento''.<ref>F. Longoni, ''Scheda introduttiva'' a ''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero'', in U. Foscolo, ''Opere. Poesie e tragedie'', vol. I., Torino, Einaudi-Gallimard, 1994, pp. 545-547; M. A. Terzoli, ''Foscolo'', cit., pp. 74-77; il Cesarotti non ebbe alcun ruolo nella vicenda editoriale dell'<nowiki/>''Esperimento''. Nell'edizione citata l'''Intendimento'' e ''Su la traduzione del cenno di Giove'' si leggono rispettivamente alle pp. 57-59 e 103-111.</ref>
    
Con una ricerca ossessiva della corrispondenza semantica e formale tra testo greco e riduzione italiana - fino a dove la diversità delle lingue e delle culture la permettesse -, Foscolo continuò a tradurre il poema omerico; portò a compimento i primi sette libri, lasciò ampiamente incompleto il lavoro sui libri ottavo, nono, decimo e ventesimo, ma pubblicò soltanto il terzo sull'[[Antologia (rivista)|Antologia]] di [[Giovan Pietro Vieusseux]] (ottobre 1821).<ref>M. A. Terzoli, ''Foscolo'', cit., pp. 76-78.</ref>
 
Con una ricerca ossessiva della corrispondenza semantica e formale tra testo greco e riduzione italiana - fino a dove la diversità delle lingue e delle culture la permettesse -, Foscolo continuò a tradurre il poema omerico; portò a compimento i primi sette libri, lasciò ampiamente incompleto il lavoro sui libri ottavo, nono, decimo e ventesimo, ma pubblicò soltanto il terzo sull'[[Antologia (rivista)|Antologia]] di [[Giovan Pietro Vieusseux]] (ottobre 1821).<ref>M. A. Terzoli, ''Foscolo'', cit., pp. 76-78.</ref>
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Sollevato dagli incarichi militari su interessamento del Caffarelli, Foscolo si candidò alla cattedra di [[eloquenza]] dell'[[Università di Pavia]], che si era resa vacante (la cattedra era stata tenuta in precedenza da Vincenzo Monti e da [[Luigi Cerretti]]) e la ottenne il 18 marzo [[1808]]. Qui pronunciò la sua celebre orazione inaugurale, ''Dell'origine e dell'ufficio della letteratura'', e tenne poche lezioni, poiché l'incarico venne a breve soppresso da Napoleone, divenuto sospettoso di ogni libero pensiero.<ref>{{cita|Pecchio|p. 150-153}}.</ref> A [[Pavia]] Foscolo abitò a [[Palazzo Cornazzani]], dove, curiosamente, poi abitarono anche [[Ada Negri]] e [[Albert Einstein]]<ref>{{Cita web|url=http://www.visitpavia.com/it/poi/95|titolo=Casa di Ugo Foscolo}}</ref>.  
 
Sollevato dagli incarichi militari su interessamento del Caffarelli, Foscolo si candidò alla cattedra di [[eloquenza]] dell'[[Università di Pavia]], che si era resa vacante (la cattedra era stata tenuta in precedenza da Vincenzo Monti e da [[Luigi Cerretti]]) e la ottenne il 18 marzo [[1808]]. Qui pronunciò la sua celebre orazione inaugurale, ''Dell'origine e dell'ufficio della letteratura'', e tenne poche lezioni, poiché l'incarico venne a breve soppresso da Napoleone, divenuto sospettoso di ogni libero pensiero.<ref>{{cita|Pecchio|p. 150-153}}.</ref> A [[Pavia]] Foscolo abitò a [[Palazzo Cornazzani]], dove, curiosamente, poi abitarono anche [[Ada Negri]] e [[Albert Einstein]]<ref>{{Cita web|url=http://www.visitpavia.com/it/poi/95|titolo=Casa di Ugo Foscolo}}</ref>.  
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=== Il ritorno a Milano e le difficoltà (1808-1812) ===
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===Il ritorno a Milano e le difficoltà (1808-1812)===
 
Tornato a Milano per la terza volta, ebbe inizio per Foscolo un periodo di difficoltà economiche, reso più amaro dai contrasti con i letterati di regime, che non gli risparmiarono polemiche e malevole insinuazioni. Alla rottura con Monti ([[1810]]) si aggiunse l'insuccesso della [[tragedia]] ''[[Ajace]]'', rappresentata alla [[Teatro alla Scala di Milano|Scala]] il 9 dicembre [[1811]], che non ebbe successo e venne, inoltre, vietata dalla censura per le allusioni antifrancesi contenute.<ref>{{cita|Pecchio|p. 153-161}}.</ref>
 
Tornato a Milano per la terza volta, ebbe inizio per Foscolo un periodo di difficoltà economiche, reso più amaro dai contrasti con i letterati di regime, che non gli risparmiarono polemiche e malevole insinuazioni. Alla rottura con Monti ([[1810]]) si aggiunse l'insuccesso della [[tragedia]] ''[[Ajace]]'', rappresentata alla [[Teatro alla Scala di Milano|Scala]] il 9 dicembre [[1811]], che non ebbe successo e venne, inoltre, vietata dalla censura per le allusioni antifrancesi contenute.<ref>{{cita|Pecchio|p. 153-161}}.</ref>
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=== Il soggiorno sereno e produttivo a Bellosguardo (1812-1813) ===
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===Il soggiorno sereno e produttivo a Bellosguardo (1812-1813)===
 
{{citazione|Nella convalle fra gli aerei poggi / Di Bellosguardo, ov'io cinta d'un fonte / Limpido fra le quete ombre di mille / giovinetti cipressi alle tre Dive / l'ara innalzo...|''Le Grazie'', Inno I, vv.11-14}}
 
{{citazione|Nella convalle fra gli aerei poggi / Di Bellosguardo, ov'io cinta d'un fonte / Limpido fra le quete ombre di mille / giovinetti cipressi alle tre Dive / l'ara innalzo...|''Le Grazie'', Inno I, vv.11-14}}
 
[[File:Andrea Appiani Ritratto di Ugo Foscolo Pinacoteca di Brera 1801-1802.jpg|thumb|[[Andrea Appiani]], ''Ugo Foscolo'' (1801-1802)|alt=]]
 
[[File:Andrea Appiani Ritratto di Ugo Foscolo Pinacoteca di Brera 1801-1802.jpg|thumb|[[Andrea Appiani]], ''Ugo Foscolo'' (1801-1802)|alt=]]
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Egli infatti ottenne l'amore della senese [[Quirina Mocenni Magiotti]], frequentò il salotto della [[contessa d'Albany]], l'amica di [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], lavorò, come detto, al carme di argomento mitologico, scrisse la tragedia ''[[Ricciarda (Foscolo)|Ricciarda]],'' rappresentata in città nel 1813, riprese la traduzione del ''Viaggio sentimentale,'' pubblicato lo stesso anno e corredato della ''Notizia intorno a Didimo Chierico'', oltre a tradurre altri canti dell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]''.<ref>{{cita|Pecchio|p. 170 e segg.}}</ref>
 
Egli infatti ottenne l'amore della senese [[Quirina Mocenni Magiotti]], frequentò il salotto della [[contessa d'Albany]], l'amica di [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], lavorò, come detto, al carme di argomento mitologico, scrisse la tragedia ''[[Ricciarda (Foscolo)|Ricciarda]],'' rappresentata in città nel 1813, riprese la traduzione del ''Viaggio sentimentale,'' pubblicato lo stesso anno e corredato della ''Notizia intorno a Didimo Chierico'', oltre a tradurre altri canti dell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]''.<ref>{{cita|Pecchio|p. 170 e segg.}}</ref>
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=== L'esilio definitivo dall'Italia (1813-1827) ===
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===L'esilio definitivo dall'Italia (1813-1827)===
==== Partenza da Milano e l'esilio in Svizzera (1813-1816) ====
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====Partenza da Milano e l'esilio in Svizzera (1813-1816)====
 
Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte a [[Battaglia di Lipsia|Lipsia]], nell'ottobre del 1813, e l'abdicazione del [[1814]], Foscolo ritornò per la quarta volta a vivere a Milano, riprendendo il proprio grado nell'esercito e compiendo un disperato tentativo di raccogliere uomini disposti a sacrificarsi per la città, ma l'arrivo in città degli [[austriaci]] abbatté la sua fiducia in una futura Italia indipendente.<ref>Foscolo, ''Lettera apologetica''</ref> Nonostante la sua fedeltà al [[viceré]] [[Eugenio di Beauharnais]] (l'anno successivo ci sarà l'ultimo tentativo dei filo-napoleonici col [[proclama di Rimini]] del [[re di Napoli]] [[Gioacchino Murat]]), ultima speranza del cosiddetto [[Caduta del Regno d'Italia#Il "partito francese"|"partito francese"]], alla fine decise di non opporsi con le armi ai vincitori.<ref>[https://www.gutenberg.org/files/36212/36212-h/36212-h.htm L. Armaroli, C. Verri, ''La rivoluzione di Milano del 1814'']</ref>
 
Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte a [[Battaglia di Lipsia|Lipsia]], nell'ottobre del 1813, e l'abdicazione del [[1814]], Foscolo ritornò per la quarta volta a vivere a Milano, riprendendo il proprio grado nell'esercito e compiendo un disperato tentativo di raccogliere uomini disposti a sacrificarsi per la città, ma l'arrivo in città degli [[austriaci]] abbatté la sua fiducia in una futura Italia indipendente.<ref>Foscolo, ''Lettera apologetica''</ref> Nonostante la sua fedeltà al [[viceré]] [[Eugenio di Beauharnais]] (l'anno successivo ci sarà l'ultimo tentativo dei filo-napoleonici col [[proclama di Rimini]] del [[re di Napoli]] [[Gioacchino Murat]]), ultima speranza del cosiddetto [[Caduta del Regno d'Italia#Il "partito francese"|"partito francese"]], alla fine decise di non opporsi con le armi ai vincitori.<ref>[https://www.gutenberg.org/files/36212/36212-h/36212-h.htm L. Armaroli, C. Verri, ''La rivoluzione di Milano del 1814'']</ref>
 
Ebbe un momento di esitazione, quando il governatore austriaco feldmaresciallo [[Heinrich Johann Bellegarde|Bellegarde]] gli offrì di collaborare con il nuovo governo, dirigendo una [[rivista]] [[letteratura|letteraria]], la futura "Biblioteca italiana". Foscolo accettò e stese il programma della rivista, ma intervenne l'obbligo di giuramento al nuovo regime, cosicché la notte prima di giurare (31 marzo del 1815) lasciò l'Italia per un volontario esilio definitivo, mentre Napoleone tentava in [[Francia]] l'ultima impresa, i "[[cento giorni]]".  
 
Ebbe un momento di esitazione, quando il governatore austriaco feldmaresciallo [[Heinrich Johann Bellegarde|Bellegarde]] gli offrì di collaborare con il nuovo governo, dirigendo una [[rivista]] [[letteratura|letteraria]], la futura "Biblioteca italiana". Foscolo accettò e stese il programma della rivista, ma intervenne l'obbligo di giuramento al nuovo regime, cosicché la notte prima di giurare (31 marzo del 1815) lasciò l'Italia per un volontario esilio definitivo, mentre Napoleone tentava in [[Francia]] l'ultima impresa, i "[[cento giorni]]".  
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Malgrado le varie peregrinazioni in terra svizzera, per sfuggire ai controlli della polizia austriaca, egli riuscì a stampare a [[Zurigo]], nel [[1816]], le ''Vestigia della storia del sonetto italiano'', il libretto satirico contro i letterati milanesi ''Didimi clerici prophetae minimi Hypercalypseos liber singularis'' (l<nowiki>'</nowiki>''Ipercalisse''), la terza edizione dell<nowiki>'</nowiki>''Ortis'' e a scrivere gli appassionati ''Discorsi sulla servitù d'Italia, ''pubblicati postumi.<ref>{{cita|Pecchio|p. 189-200}}.</ref>
 
Malgrado le varie peregrinazioni in terra svizzera, per sfuggire ai controlli della polizia austriaca, egli riuscì a stampare a [[Zurigo]], nel [[1816]], le ''Vestigia della storia del sonetto italiano'', il libretto satirico contro i letterati milanesi ''Didimi clerici prophetae minimi Hypercalypseos liber singularis'' (l<nowiki>'</nowiki>''Ipercalisse''), la terza edizione dell<nowiki>'</nowiki>''Ortis'' e a scrivere gli appassionati ''Discorsi sulla servitù d'Italia, ''pubblicati postumi.<ref>{{cita|Pecchio|p. 189-200}}.</ref>
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==== Gli ultimi anni di vita a Londra (1816-1827) ====
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====Gli ultimi anni di vita a Londra (1816-1827)====
 
[[File:Tomba Ugo Foscolo.jpg|miniatura|Monumento funebre realizzato da [[Antonio Berti]] in Santa Croce a Firenze (1939)]]
 
[[File:Tomba Ugo Foscolo.jpg|miniatura|Monumento funebre realizzato da [[Antonio Berti]] in Santa Croce a Firenze (1939)]]
 
{{citazione|Di vizi ricco e di virtù, do lode / Alla ragion, ma corro ove al cor piace: / Morte sol mi darà fama e riposo.|''Solcata ho fronte, occhi incavati intenti'', 1803}}
 
{{citazione|Di vizi ricco e di virtù, do lode / Alla ragion, ma corro ove al cor piace: / Morte sol mi darà fama e riposo.|''Solcata ho fronte, occhi incavati intenti'', 1803}}
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Durante il periodo londinese Foscolo si dedicò prevalentemente all'attività editoriale e giornalistica e si impegnò nello studio storico-critico di alcuni momenti, testi e personaggi della [[Storia della letteratura italiana|letteratura italiana]], soprattutto [[Dante]], [[Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]].<ref>{{cita|Pecchio|p. 202-205}}.</ref>
 
Durante il periodo londinese Foscolo si dedicò prevalentemente all'attività editoriale e giornalistica e si impegnò nello studio storico-critico di alcuni momenti, testi e personaggi della [[Storia della letteratura italiana|letteratura italiana]], soprattutto [[Dante]], [[Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]].<ref>{{cita|Pecchio|p. 202-205}}.</ref>
Risalgono a questi anni, oltre al quarto ''Ortis'', nuovi saggi sulle traduzioni omeriche, l'elaborazione delle ''[[Le Grazie (Foscolo)|Grazie]]'' e le incompiute ''Lettere scritte d'Inghilterra'' ('16-'18), di cui una parte edita postuma con il titolo il ''Gazzettino del bel mondo'', l'incompleta ''Lettera apologetica'', ritrovata da [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]] e da lui stesso pubblicata dopo la morte di Foscolo,<ref>M. Palumbo, ''Foscolo'', Bologna 2010, p. 10.</ref> i celebri ''Essays on Petrarch'' (1821, II ed. 1823), il ''Discorso storico sul testo del Decamerone'' (1825) e il ''Discorso sul testo della Commedia di Dante'' (1826). Inoltre una trentina di saggi critici, scritti per essere tradotti in inglese e pubblicati sulle riviste periodiche britanniche<ref>[http://air.unimi.it/bitstream/2434/46730/1/Paolo_Borsa_-_Per_l%27edizione_del_Foscolo_inglese.pdf Paolo Borsa, ''Per l'edizione del Foscolo "inglese"''], in ''Prassi ecdotiche. Esperienze editoriali su testi manoscritti e testi a stampa'', a c. di A. Cadioli e P. Chiesa, Milano, Cisalpino, 2008, pp. 299-335.</ref>, tra cui si segnalano la serie delle ''Epoche della lingua italiana''<ref>Cfr. [http://air.unimi.it/bitstream/2434/224900/2/Borsa_-_Appunti_edizione_Epoche_lingua_italiana_Foscolo.pdf P. Borsa, ''Appunti per l'edizione delle 'Epoche della lingua italiana' di Ugo Foscolo''], in "Studi italiani", 47-48, 1-2 (2013), pp. 123-149 [ISSN 1121-0621 - ISSN 1724-1596].</ref> e l'articolo noto con il titolo italiano di ''Antiquarj e Critici'' (1826)<ref>Cfr. [http://air.unimi.it/bitstream/2434/214149/6/Ugo_Foscolo_-_Antiquarj_Antiquarians_-_ed_critica_Paolo_Borsa_rev.pdf Ugo Foscolo, ''Antiquarj e Critici. On the Antiquarians and Critics'', edizione critica bilingue a cura di Paolo Borsa], prima ristampa riveduta e corretta, Milano, Ledizioni, 2012 (La ragione critica, 1) - ISBN 978-88-95994-13-0</ref>. Foscolo venne accolto nei circoli [[Whig (Regno Unito)|liberali]], e all'inizio guadagnò bene con le proprie attività.<ref name=Corriere>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/27/Che_latin_lover_quello_Jacopo_co_0_030827077.shtml Che latin lover quello Jacopo Ortis]</ref>
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Risalgono a questi anni, oltre al quarto ''Ortis'', nuovi saggi sulle traduzioni omeriche, l'elaborazione delle ''[[Le Grazie (Foscolo)|Grazie]]'' e le incompiute ''Lettere scritte d'Inghilterra'' ('16-'18), di cui una parte edita postuma con il titolo il ''Gazzettino del bel mondo'', l'incompleta ''Lettera apologetica'', ritrovata da [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]] e da lui stesso pubblicata dopo la morte di Foscolo,<ref>M. Palumbo, ''Foscolo'', Bologna 2010, p. 10.</ref> i celebri ''Essays on Petrarch'' (1821, II ed. 1823), il ''Discorso storico sul testo del Decamerone'' (1825) e il ''Discorso sul testo della Commedia di Dante'' (1826). Inoltre una trentina di saggi critici, scritti per essere tradotti in inglese e pubblicati sulle riviste periodiche britanniche<ref>[http://air.unimi.it/bitstream/2434/46730/1/Paolo_Borsa_-_Per_l%27edizione_del_Foscolo_inglese.pdf Paolo Borsa, ''Per l'edizione del Foscolo "inglese"''], in ''Prassi ecdotiche. Esperienze editoriali su testi manoscritti e testi a stampa'', a c. di A. Cadioli e P. Chiesa, Milano, Cisalpino, 2008, pp. 299-335.</ref>, tra cui si segnalano la serie delle ''Epoche della lingua italiana''<ref>Cfr. [http://air.unimi.it/bitstream/2434/224900/2/Borsa_-_Appunti_edizione_Epoche_lingua_italiana_Foscolo.pdf P. Borsa, ''Appunti per l'edizione delle 'Epoche della lingua italiana' di Ugo Foscolo''], in "Studi italiani", 47-48, 1-2 (2013), pp. 123-149 [ISSN 1121-0621 - ISSN 1724-1596].</ref> e l'articolo noto con il titolo italiano di ''Antiquarj e Critici'' (1826)<ref>Cfr. [http://air.unimi.it/bitstream/2434/214149/6/Ugo_Foscolo_-_Antiquarj_Antiquarians_-_ed_critica_Paolo_Borsa_rev.pdf Ugo Foscolo, ''Antiquarj e Critici. On the Antiquarians and Critics'', edizione critica bilingue a cura di Paolo Borsa], prima ristampa riveduta e corretta, Milano, Ledizioni, 2012 (La ragione critica, 1) - ISBN 978-88-95994-13-0</ref>. Foscolo venne accolto nei circoli [[Whig (Regno Unito)|liberali]], e all'inizio guadagnò bene con le proprie attività.<ref name="Corriere">[http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/27/Che_latin_lover_quello_Jacopo_co_0_030827077.shtml Che latin lover quello Jacopo Ortis]</ref>
 
[[File:Ugo Foscolo Memorial St Nicholas Churchyard Chiswick from end.JPG|thumb|left|Memoriale di Foscolo a Londra, tomba del poeta dal 1827 al 1871]]
 
[[File:Ugo Foscolo Memorial St Nicholas Churchyard Chiswick from end.JPG|thumb|left|Memoriale di Foscolo a Londra, tomba del poeta dal 1827 al 1871]]
Ben presto, la vita troppo signorile, un carattere difficile, che gli alienò molte simpatie, e alcune speculazioni avventate in affari (come la costruzione di una grande villa dove vivere, che gli sarà sequestrata), ridussero però il poeta al dissesto economico, tanto da essere per breve tempo incarcerato causa debiti nel [[1824]]. Uscito dal carcere fu costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi spesso sotto falso nome (Lord Emerytt, dal nome della figlia) per sfuggire ai creditori.<ref>{{cita|Pecchio|p. 201-220; 232}}.</ref> Aveva intanto ritrovato la figlia (o forse figlia adottiva) [[Floriana Foscolo|Floriana]], che lo assistette con devozione durante i suoi ultimi anni, e della quale era stato nominato tutore legale dalla nonna Lady Walker. A Londra, Foscolo fece anche una proposta di matrimonio alla diciannovenne Caroline Russell, figlia di un importante magistrato, da questa rifiutata dopo molte insistenze dello scrittore, che anni prima aveva spesso fuggito il matrimonio, frequentando in genere nobili già sposate.<ref>[http://www.diras.unige.it/Adi%202010/De%20Liso%20Daniela.pdf Foscolo tra lettere d'amore e l'Ortis] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140201235914/http://www.diras.unige.it/Adi%202010/De%20Liso%20Daniela.pdf |data=1º febbraio 2014 }} pag. 7</ref> A causa della vita dispendiosa, consumò anche l'eredità di 3000 sterline lasciate dalla Walker alla nipote, cosicché entrambi dovettero trasferirsi in quartieri poveri e malsani, dove il poeta contrasse una malattia respiratoria, probabilmente la [[tubercolosi]].<ref name=Corriere/><ref>{{Cita web |url=http://www.nuok.it/lannon/old-chiwsick-cemetry-dove-foscolo-trovo-sepoltura/ |titolo=Old Chiswick Cemetery; dove Foscolo trovò sepoltura |accesso=26 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140203021944/http://www.nuok.it/lannon/old-chiwsick-cemetry-dove-foscolo-trovo-sepoltura/ |dataarchivio=3 febbraio 2014 |urlmorto=sì }}</ref> Nel [[1825]] diventò insegnante di [[lingua italiana|italiano]] in un istituto femminile e l'anno successivo fece domanda per ottenere la cattedra di italiano all'[[Università di Londra]], da poco istituita.<ref name=Londra/>
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Ben presto, la vita troppo signorile, un carattere difficile, che gli alienò molte simpatie, e alcune speculazioni avventate in affari (come la costruzione di una grande villa dove vivere, che gli sarà sequestrata), ridussero però il poeta al dissesto economico, tanto da essere per breve tempo incarcerato causa debiti nel [[1824]]. Uscito dal carcere fu costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi spesso sotto falso nome (Lord Emerytt, dal nome della figlia) per sfuggire ai creditori.<ref>{{cita|Pecchio|p. 201-220; 232}}.</ref> Aveva intanto ritrovato la figlia (o forse figlia adottiva) [[Floriana Foscolo|Floriana]], che lo assistette con devozione durante i suoi ultimi anni, e della quale era stato nominato tutore legale dalla nonna Lady Walker. A Londra, Foscolo fece anche una proposta di matrimonio alla diciannovenne Caroline Russell, figlia di un importante magistrato, da questa rifiutata dopo molte insistenze dello scrittore, che anni prima aveva spesso fuggito il matrimonio, frequentando in genere nobili già sposate.<ref>[http://www.diras.unige.it/Adi%202010/De%20Liso%20Daniela.pdf Foscolo tra lettere d'amore e l'Ortis] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140201235914/http://www.diras.unige.it/Adi%202010/De%20Liso%20Daniela.pdf |data=1º febbraio 2014 }} pag. 7</ref> A causa della vita dispendiosa, consumò anche l'eredità di 3000 sterline lasciate dalla Walker alla nipote, cosicché entrambi dovettero trasferirsi in quartieri poveri e malsani, dove il poeta contrasse una malattia respiratoria, probabilmente la [[tubercolosi]].<ref name="Corriere" /><ref>{{Cita web |url=http://www.nuok.it/lannon/old-chiwsick-cemetry-dove-foscolo-trovo-sepoltura/ |titolo=Old Chiswick Cemetery; dove Foscolo trovò sepoltura |accesso=26 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140203021944/http://www.nuok.it/lannon/old-chiwsick-cemetry-dove-foscolo-trovo-sepoltura/ |dataarchivio=3 febbraio 2014 |urlmorto=sì }}</ref> Nel [[1825]] diventò insegnante di [[lingua italiana|italiano]] in un istituto femminile e l'anno successivo fece domanda per ottenere la cattedra di italiano all'[[Università di Londra]], da poco istituita.<ref name="Londra" />
    
====Morte e posterità====
 
====Morte e posterità====
Povero e debole, gli venne diagnosticata una malattia al [[fegato]], esito probabile di [[tubercolosi miliare]]<ref name=Londra/>, che fece peggiorare ulteriormente le sue condizioni di vita; decise dunque di trasferirsi nel piccolo sobborgo londinese di [[Turnham Green]], dove si ammalò di [[edema polmonare acuto|idropisia polmonare]], stadio finale della malattia, e venne inutilmente operato per due volte dal medico italiano che lo assisteva.<ref>[http://www.classicitaliani.it/bios/bio010.htm Eugenio Donadoni, ''Vita di Ugo Foscolo]</ref> Ugo Foscolo morì infine il 10 settembre del [[1827]] a quarantanove anni; la figlia, che lo accudì fino all'ultimo, morì circa due anni dopo a soli 24 anni.<ref name=Corriere/>
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Povero e debole, gli venne diagnosticata una malattia al [[fegato]], esito probabile di [[tubercolosi miliare]]<ref name="Londra" />, che fece peggiorare ulteriormente le sue condizioni di vita; decise dunque di trasferirsi nel piccolo sobborgo londinese di [[Turnham Green]], dove si ammalò di [[edema polmonare acuto|idropisia polmonare]], stadio finale della malattia, e venne inutilmente operato per due volte dal medico italiano che lo assisteva.<ref>[http://www.classicitaliani.it/bios/bio010.htm Eugenio Donadoni, ''Vita di Ugo Foscolo'']</ref> Ugo Foscolo morì infine il 10 settembre del [[1827]] a quarantanove anni; la figlia, che lo accudì fino all'ultimo, morì circa due anni dopo a soli 24 anni.<ref name="Corriere" />
    
Fu sepolto nel cimitero di [[Chiswick]], a spese del [[banchiere]] [[quacchero]] Gurney, suo amico<ref>{{cita|Pecchio|p. 240}}.</ref>. Nella tomba gli furono messe due monete di rame sugli occhi, secondo un rituale greco antico.<ref>Pellegrino Artusi, ''Vita di Ugo Foscolo'', p. 270</ref> La tomba, recentemente restaurata, porta incisa erroneamente l'età di 50 anni. Le sue [[cremazione|ceneri]]<ref>Venne cremato probabilmente dopo la riesumazione o forse furono le ossa stesse ad essere traslate in Santa Croce; cfr. Pellegrino Artusi, p. 271-274</ref>, nel [[1871]], furono traslate nella [[Basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]], tempio di quelle ''itale glorie'' che lui stesso aveva celebrato nel [[Carme (poesia)|carme]] ''[[Dei sepolcri|Dei Sepolcri]],'' con i versi ''«Ma più beata ché in un tempio accolte / Serbi l'itale glorie, uniche forse / Da che le mal vietate Alpi e l'alterna / Onnipotenza delle umane sorti / Armi e sostanze t'invadeano ed are / E patria e, tranne la memoria, tutto».<ref>Sepolcri, vv. 180-185</ref>. ''
 
Fu sepolto nel cimitero di [[Chiswick]], a spese del [[banchiere]] [[quacchero]] Gurney, suo amico<ref>{{cita|Pecchio|p. 240}}.</ref>. Nella tomba gli furono messe due monete di rame sugli occhi, secondo un rituale greco antico.<ref>Pellegrino Artusi, ''Vita di Ugo Foscolo'', p. 270</ref> La tomba, recentemente restaurata, porta incisa erroneamente l'età di 50 anni. Le sue [[cremazione|ceneri]]<ref>Venne cremato probabilmente dopo la riesumazione o forse furono le ossa stesse ad essere traslate in Santa Croce; cfr. Pellegrino Artusi, p. 271-274</ref>, nel [[1871]], furono traslate nella [[Basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]], tempio di quelle ''itale glorie'' che lui stesso aveva celebrato nel [[Carme (poesia)|carme]] ''[[Dei sepolcri|Dei Sepolcri]],'' con i versi ''«Ma più beata ché in un tempio accolte / Serbi l'itale glorie, uniche forse / Da che le mal vietate Alpi e l'alterna / Onnipotenza delle umane sorti / Armi e sostanze t'invadeano ed are / E patria e, tranne la memoria, tutto».<ref>Sepolcri, vv. 180-185</ref>. ''
 
I resti del Foscolo tornarono così alla sua patria, come egli aveva desiderato<ref>''straniere genti, almen l'ossa rendete / allora al petto della madre mesta'', da ''In morte del fratello Giovanni'', vv. 13-14</ref>, con una grande celebrazione voluta dal nuovo [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].<ref>[http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/archivio/trentinocorrierealpi/2010/12/07/AT6PO_AT604.html L'arduo viaggio delle ceneri di Foscolo]</ref><ref>Artusi, p. 264</ref>
 
I resti del Foscolo tornarono così alla sua patria, come egli aveva desiderato<ref>''straniere genti, almen l'ossa rendete / allora al petto della madre mesta'', da ''In morte del fratello Giovanni'', vv. 13-14</ref>, con una grande celebrazione voluta dal nuovo [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].<ref>[http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/archivio/trentinocorrierealpi/2010/12/07/AT6PO_AT604.html L'arduo viaggio delle ceneri di Foscolo]</ref><ref>Artusi, p. 264</ref>
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Ferma restando la grandezza del poeta, secondo la studiosa irlandese [[Lucy Riall]]<ref name=riall>Lucy Riall, ''Garibaldi: invention of a hero'', Yale University Press, 2007, p.4</ref> la grande glorificazione di Foscolo a opera del [[Regno d'Italia (1861-1946)|nuovo governo italiano]] era parte della creazione di un ''pantheon'' di eroi laici (a cui poi seguiranno le celebrazioni di figure come quella di [[Garibaldi]]) come auspicato dal poeta stesso nei ''Sepolcri'', per la [[religione civile]] della nuova Italia in contrasto con la Chiesa per la [[questione romana]].<ref name=riall/>
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Ferma restando la grandezza del poeta, secondo la studiosa irlandese [[Lucy Riall]]<ref name="riall">Lucy Riall, ''Garibaldi: invention of a hero'', Yale University Press, 2007, p.4</ref> la grande glorificazione di Foscolo a opera del [[Regno d'Italia (1861-1946)|nuovo governo italiano]] era parte della creazione di un ''pantheon'' di eroi laici (a cui poi seguiranno le celebrazioni di figure come quella di [[Garibaldi]]) come auspicato dal poeta stesso nei ''Sepolcri'', per la [[religione civile]] della nuova Italia in contrasto con la Chiesa per la [[questione romana]].<ref name="riall" />
    
Del Foscolo ci resta anche un ricchissimo ''Epistolario'', documento molto importante della sua vita tumultuosa, anticipatrice (come quella di altri contemporanei) della figura dell'''[[George Gordon Byron#Eroe byroniano|eroe romantico]]'' alla [[George Gordon Byron|Byron]] e alla [[Percy Bysshe Shelley|Shelley]] (morti comunque prima di lui, nonostante appartenessero alla generazione successiva); la figura di Foscolo fu spesso identificata con quella del suo personaggio, Jacopo Ortis, dai tratti certo autobiografici nel carattere.<ref>Introduzione a Ugo Foscolo, ''Le grandi opere'', a cura di Giuseppe Leonelli, Newton Compton, 2013, [https://books.google.it/books?id=yVkiAgAAQBAJ&pg=PT15&dq=foscolo+e+ortis+alter+ego&hl=it&sa=X&ved=0CCUQ6AEwAWoVChMIlPSC_snExwIVAS4UCh0ZCw2M#v=onepage&q=foscolo%20e%20ortis%20alter%20ego&f=false estratto]</ref> Anche per questo, come già l'[[Vittorio Alfieri|Alfieri]] e [[Dante]], Foscolo venne nel [[Risorgimento]] considerato come una sorta di "[[profeta|vate]]" della [[Patria]] italiana e della sua [[libertà]], specialmente grazie all'ammirazione per le sue idee politiche nutrita da [[Giuseppe Mazzini]].<ref>Mario Pazzaglia, ''Antologia della letteratura italiana'', Ugo Foscolo</ref><ref>''L'uomo nuovo'' in: [[Indro Montanelli]], ''L'Italia giacobina e carbonara'', Rizzoli, Milano 1972</ref> Il Foscolo letterato ispirerà invece molti scrittori e poeti, come [[Giacomo Leopardi]], [[Alessandro Manzoni]], [[Mario Rapisardi]] e [[Giosuè Carducci]].
 
Del Foscolo ci resta anche un ricchissimo ''Epistolario'', documento molto importante della sua vita tumultuosa, anticipatrice (come quella di altri contemporanei) della figura dell'''[[George Gordon Byron#Eroe byroniano|eroe romantico]]'' alla [[George Gordon Byron|Byron]] e alla [[Percy Bysshe Shelley|Shelley]] (morti comunque prima di lui, nonostante appartenessero alla generazione successiva); la figura di Foscolo fu spesso identificata con quella del suo personaggio, Jacopo Ortis, dai tratti certo autobiografici nel carattere.<ref>Introduzione a Ugo Foscolo, ''Le grandi opere'', a cura di Giuseppe Leonelli, Newton Compton, 2013, [https://books.google.it/books?id=yVkiAgAAQBAJ&pg=PT15&dq=foscolo+e+ortis+alter+ego&hl=it&sa=X&ved=0CCUQ6AEwAWoVChMIlPSC_snExwIVAS4UCh0ZCw2M#v=onepage&q=foscolo%20e%20ortis%20alter%20ego&f=false estratto]</ref> Anche per questo, come già l'[[Vittorio Alfieri|Alfieri]] e [[Dante]], Foscolo venne nel [[Risorgimento]] considerato come una sorta di "[[profeta|vate]]" della [[Patria]] italiana e della sua [[libertà]], specialmente grazie all'ammirazione per le sue idee politiche nutrita da [[Giuseppe Mazzini]].<ref>Mario Pazzaglia, ''Antologia della letteratura italiana'', Ugo Foscolo</ref><ref>''L'uomo nuovo'' in: [[Indro Montanelli]], ''L'Italia giacobina e carbonara'', Rizzoli, Milano 1972</ref> Il Foscolo letterato ispirerà invece molti scrittori e poeti, come [[Giacomo Leopardi]], [[Alessandro Manzoni]], [[Mario Rapisardi]] e [[Giosuè Carducci]].
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== Pensiero e poetica ==
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==Pensiero e poetica==
 
{{citazione|L'armonia / vince di mille secoli il silenzio|Ugo Foscolo, ''Dei Sepolcri'', vv. 233-234}}
 
{{citazione|L'armonia / vince di mille secoli il silenzio|Ugo Foscolo, ''Dei Sepolcri'', vv. 233-234}}
 
Foscolo aderì con convinzione alle teorie [[illuminismo|illuministiche]] di stampo [[materialismo|materialistico]] e [[meccanicismo|meccanicistico]] (in particolare il materialismo di [[Thomas Hobbes]], [[Paul Henri Thiry d'Holbach]], [[Diderot]] ed [[Helvétius]], e il [[sensismo]] di [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]]). Tali teorie, da una parte, contenevano elementi rasserenanti in quanto allontanavano le [[superstizione|superstizioni]], ma dall'altra determinarono in lui l'angoscia davanti al "nulla eterno"<ref>"Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme che vanno al nulla eterno" (''Alla sera'', v.8-9)</ref>, all'oblio che avvolge l'uomo dopo la morte.<ref>''Dei sepolcri'', v. 18</ref> Foscolo, infatti, si può definire [[ateo]] e [[razionalista]], ma non [[noncredenza|areligioso]]. In lui il [[pessimismo]] e l'ansia di eternità si agitano dando un tono drammatico a poesia e a prosa.<ref>Sambugar, Salà, Letteratura modulare vol.1, Ritratto d'autore: Ugo Foscolo</ref> Altre grandi ispirazioni, modelli di vita e di letteratura, furono per lui [[Giuseppe Parini]] e [[Vittorio Alfieri]].<ref>[http://auguleo.altervista.org/pagine/FOSCOLO.pdf Foscolo] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140201194530/http://auguleo.altervista.org/pagine/FOSCOLO.pdf |data=1º febbraio 2014 }}</ref>
 
Foscolo aderì con convinzione alle teorie [[illuminismo|illuministiche]] di stampo [[materialismo|materialistico]] e [[meccanicismo|meccanicistico]] (in particolare il materialismo di [[Thomas Hobbes]], [[Paul Henri Thiry d'Holbach]], [[Diderot]] ed [[Helvétius]], e il [[sensismo]] di [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]]). Tali teorie, da una parte, contenevano elementi rasserenanti in quanto allontanavano le [[superstizione|superstizioni]], ma dall'altra determinarono in lui l'angoscia davanti al "nulla eterno"<ref>"Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme che vanno al nulla eterno" (''Alla sera'', v.8-9)</ref>, all'oblio che avvolge l'uomo dopo la morte.<ref>''Dei sepolcri'', v. 18</ref> Foscolo, infatti, si può definire [[ateo]] e [[razionalista]], ma non [[noncredenza|areligioso]]. In lui il [[pessimismo]] e l'ansia di eternità si agitano dando un tono drammatico a poesia e a prosa.<ref>Sambugar, Salà, Letteratura modulare vol.1, Ritratto d'autore: Ugo Foscolo</ref> Altre grandi ispirazioni, modelli di vita e di letteratura, furono per lui [[Giuseppe Parini]] e [[Vittorio Alfieri]].<ref>[http://auguleo.altervista.org/pagine/FOSCOLO.pdf Foscolo] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140201194530/http://auguleo.altervista.org/pagine/FOSCOLO.pdf |data=1º febbraio 2014 }}</ref>
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Come molti intellettuali dell'epoca, Foscolo fu anche [[Massoneria|massone]], iniziato nella "Loggia Reale Amalia Augusta" di [[Brescia]].<ref>[http://www.freemasons-freemasonry.com/goethe-massoneria-01.html Goethe massone e poeta]</ref>
 
Come molti intellettuali dell'epoca, Foscolo fu anche [[Massoneria|massone]], iniziato nella "Loggia Reale Amalia Augusta" di [[Brescia]].<ref>[http://www.freemasons-freemasonry.com/goethe-massoneria-01.html Goethe massone e poeta]</ref>
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== Opere ==
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==Opere==
 
{{Vedi anche|Opere di Ugo Foscolo}}
 
{{Vedi anche|Opere di Ugo Foscolo}}
 
Fuggendo in Svizzera nel maggio del 1815, Foscolo affidò i suoi libri e gran parte dei manoscritti a [[Silvio Pellico]] il quale li vendette, qualche anno prima del suo arresto, all'amica del poeta [[Quirina Mocenni Magiotti]] e inviò il ricavato al Foscolo, nascondendosi, per delicatezza, nell'anonimato. Dalla Magiotti il fondo finì per pervenire alla Biblioteca Nazionale di Firenze, dove è tuttora conservato.<ref>[https://www.jstor.org/discover/10.2307/20860791?uid=3738296&uid=2129&uid=2&uid=70&uid=4&sid=21103398626153 Eraldo Bellini, ''Pellico, Foscolo e la «donna gentile''»].</ref>
 
Fuggendo in Svizzera nel maggio del 1815, Foscolo affidò i suoi libri e gran parte dei manoscritti a [[Silvio Pellico]] il quale li vendette, qualche anno prima del suo arresto, all'amica del poeta [[Quirina Mocenni Magiotti]] e inviò il ricavato al Foscolo, nascondendosi, per delicatezza, nell'anonimato. Dalla Magiotti il fondo finì per pervenire alla Biblioteca Nazionale di Firenze, dove è tuttora conservato.<ref>[https://www.jstor.org/discover/10.2307/20860791?uid=3738296&uid=2129&uid=2&uid=70&uid=4&sid=21103398626153 Eraldo Bellini, ''Pellico, Foscolo e la «donna gentile''»].</ref>
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L'altro gruppo di manoscritti, formatosi soprattutto durante l'esilio, passò in eredità alla figlia Floriana e poi al canonico spagnolo, esule in Inghilterra, [[Miguel de Riego]], che li vendette a un gruppo di estimatori del Foscolo - tra i quali [[Gino Capponi]] - e da questi alla [[Biblioteca Labronica]] di Livorno.<ref name=Londra>[http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/a23.html Gli ultimi anni di Foscolo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130422034609/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/a23.html# |date=22 aprile 2013 }}.</ref>
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L'altro gruppo di manoscritti, formatosi soprattutto durante l'esilio, passò in eredità alla figlia Floriana e poi al canonico spagnolo, esule in Inghilterra, [[Miguel de Riego]], che li vendette a un gruppo di estimatori del Foscolo - tra i quali [[Gino Capponi]] - e da questi alla [[Biblioteca Labronica]] di Livorno.<ref name="Londra">[http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/a23.html Gli ultimi anni di Foscolo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130422034609/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/a23.html# |date=22 aprile 2013 }}.</ref>
    
Altri autografi sono conservati alla [[Biblioteca Braidense]] di [[Milano]], alla [[Università di Pavia|Universitaria di Pavia]], alla [[Biblioteca di storia moderna e contemporanea|Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma]]. Variamente sparse sono le lettere del Foscolo, mentre gli autografi dei ''Sepolcri'', delle ''Odi'', dei ''Sonetti'' e dell'''Ortis'' furono a suo tempo distrutti dallo stesso poeta. Dei sonetti esistevano già molte copie stampate, spesso con divergenze minime nei testi, non potendo consultare l'originale.<ref>cfr. i versi finali di ''In morte del fratello Giovanni'', ad esempio; talune antologie riportano "almen l'ossa rendete" ed altre "l'ossa mia rendete", senza tuttavia che la metrica ne sia alterata.</ref>
 
Altri autografi sono conservati alla [[Biblioteca Braidense]] di [[Milano]], alla [[Università di Pavia|Universitaria di Pavia]], alla [[Biblioteca di storia moderna e contemporanea|Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma]]. Variamente sparse sono le lettere del Foscolo, mentre gli autografi dei ''Sepolcri'', delle ''Odi'', dei ''Sonetti'' e dell'''Ortis'' furono a suo tempo distrutti dallo stesso poeta. Dei sonetti esistevano già molte copie stampate, spesso con divergenze minime nei testi, non potendo consultare l'originale.<ref>cfr. i versi finali di ''In morte del fratello Giovanni'', ad esempio; talune antologie riportano "almen l'ossa rendete" ed altre "l'ossa mia rendete", senza tuttavia che la metrica ne sia alterata.</ref>
 
   
 
   
=== Componimenti poetici ===
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===Componimenti poetici===
* ''[[A Bonaparte liberatore]]'', ode ([[1797]])
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* ''[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]'', ode ([[1800]])
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*''[[A Bonaparte liberatore]]'', ode ([[1797]])
* ''[[All'amica risanata]]'', ode ([[1802]])
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*''[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]'', ode ([[1800]])
* ''[[Non son chi fui, perì di noi gran parte]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[All'amica risanata]]'', ode ([[1802]])
* ''[[Che stai?]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[Non son chi fui, perì di noi gran parte]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[Te nudrice alle Muse]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[Che stai?]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[E tu ne' carmi avrai perenne vita]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[Te nudrice alle Muse]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[Perché taccia il rumor di mia catena]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[E tu ne' carmi avrai perenne vita]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[Così gl'interi giorni in lungo incerto]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[Perché taccia il rumor di mia catena]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[Meritamente, però ch'io potei]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[Così gl'interi giorni in lungo incerto]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[Solcata ho fronte]]'', sonetto ([[1802]])
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*''[[Meritamente, però ch'io potei]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[Alla sera]]'', sonetto ([[1803]])
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*''[[Solcata ho fronte]]'', sonetto ([[1802]])
* ''[[A Zacinto]]'', sonetto ([[1803]])
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*''[[Alla sera]]'', sonetto ([[1803]])
* ''[[Alla Musa]]'', sonetto ([[1803]])
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*''[[A Zacinto]]'', sonetto ([[1803]])
* ''[[In morte del fratello Giovanni]]'', sonetto ([[1803]])
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*''[[Alla Musa]]'', sonetto ([[1803]])
* ''[[Dei sepolcri]]'', carme ([[1807]])
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*''[[In morte del fratello Giovanni]]'', sonetto ([[1803]])
* ''[[Le Grazie (Foscolo)|Le Grazie]]'', poemetto incompiuto ([[1803]]-[[1827]])
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*''[[Dei sepolcri]]'', carme ([[1807]])
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*''[[Le Grazie (Foscolo)|Le Grazie]]'', poemetto incompiuto ([[1803]]-[[1827]])
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===Romanzi e scritti in prosa===
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*''[[Sesto tomo dell'io]]'', romanzo autobiografico ([[1799]]-[[1801]])
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*''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'', romanzo epistolare ([[1802]]-[[1803]])
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=== Romanzi e scritti in prosa ===
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===Opere teatrali===
* ''[[Sesto tomo dell'io]]'', romanzo autobiografico ([[1799]]-[[1801]])
  −
* ''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'', romanzo epistolare ([[1802]]-[[1803]])
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=== Opere teatrali ===
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*''[[Tieste (Foscolo)|Tieste]]'', tragedia ([[1795]])
* ''[[Tieste (Foscolo)|Tieste]]'', tragedia ([[1795]])
+
*''Edippo'', tragedia (1795-[[1796]]?) - attribuita
* ''Edippo'', tragedia (1795-[[1796]]?) - attribuita
+
*''[[Ajace]]'', tragedia ([[1810]]-[[1811]])
* ''[[Ajace]]'', tragedia ([[1810]]-[[1811]])
+
*''[[Ricciarda (Foscolo)|Ricciarda]]'', tragedia ([[1813]])
* ''[[Ricciarda (Foscolo)|Ricciarda]]'', tragedia ([[1813]])
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=== Altri scritti ===
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===Altri scritti===
* ''Epistolario'' (1794-1827)
  −
* ''Esame su le accuse contro Vincenzo Monti'' ([[1798]])
  −
* ''Discorso su la Italia'' ([[1799]])
  −
* ''[[Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione]]'' ([[1802]])
  −
* ''[[Chioma di Berenice (Callimaco)|Chioma di Berenice]]'', traduzione della versione [[Catullo|catulliana]] del carme di [[Callimaco]] ([[1803]])
  −
* ''Della poesia, dei tempi e della religione di Lucrezio'' (1803) - frammenti
  −
* ''[[Viaggio sentimentale]]'', traduzione del romanzo di [[Laurence Sterne]], iniziata nel ([[1805]]), pubblicata nel ([[1813]]) dall'editore Molini, assieme alla ''[[Notizia intorno a Didimo Chierico]]''
  −
* ''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero'', comprendente la traduzione del primo libro del poema [[Omero|omerico]] ([[1807]])
  −
* ''[[Dell'origine e dell'ufficio della letteratura]]'' ([[1809]])
  −
* ''Ipercalisse'' ([[1810]]), sotto lo pseudonimo di [[Didimo Chierico]]
  −
* ''Ragguaglio d'un'adunanza dell'Accademia de' Pitagorici'' ([[1810]]), sotto lo pseudonimo di Didimo Chierico
  −
* ''[[Discorso sul testo della Divina Commedia]]'' ([[1818]])
  −
* ''Saggio sulla letteratura contemporanea in Italia'' (1818)
  −
* ''[[Essays on Petrarch]]''
  −
* ''[[Discorso storico sul testo del Decamerone]]''
  −
* ''[[Della nuova scuola drammatica in Italia]]'', incompiuto
  −
* ''Lettera apologetica'' ([[1825]]).
     −
== Note ==
+
*''Epistolario'' (1794-1827)
<references/>
+
*''Esame su le accuse contro Vincenzo Monti'' ([[1798]])
 +
*''Discorso su la Italia'' ([[1799]])
 +
*''[[Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione]]'' ([[1802]])
 +
*''[[Chioma di Berenice (Callimaco)|Chioma di Berenice]]'', traduzione della versione [[Catullo|catulliana]] del carme di [[Callimaco]] ([[1803]])
 +
*''Della poesia, dei tempi e della religione di Lucrezio'' (1803) - frammenti
 +
*''[[Viaggio sentimentale]]'', traduzione del romanzo di [[Laurence Sterne]], iniziata nel ([[1805]]), pubblicata nel ([[1813]]) dall'editore Molini, assieme alla ''[[Notizia intorno a Didimo Chierico]]''
 +
*''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero'', comprendente la traduzione del primo libro del poema [[Omero|omerico]] ([[1807]])
 +
*''[[Dell'origine e dell'ufficio della letteratura]]'' ([[1809]])
 +
*''Ipercalisse'' ([[1810]]), sotto lo pseudonimo di [[Didimo Chierico]]
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*''Ragguaglio d'un'adunanza dell'Accademia de' Pitagorici'' ([[1810]]), sotto lo pseudonimo di Didimo Chierico
 +
*''[[Discorso sul testo della Divina Commedia]]'' ([[1818]])
 +
*''Saggio sulla letteratura contemporanea in Italia'' (1818)
 +
*''[[Essays on Petrarch]]''
 +
*''[[Discorso storico sul testo del Decamerone]]''
 +
*''[[Della nuova scuola drammatica in Italia]]'', incompiuto
 +
*''Lettera apologetica'' ([[1825]]).
 +
 
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==Note==
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<references />
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==Bibliografia==
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== Bibliografia ==
   
*''Atti dei convegni foscoliani'', Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 3 voll., 1988.
 
*''Atti dei convegni foscoliani'', Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 3 voll., 1988.
* [[Pellegrino Artusi]], ''Vita di Ugo Foscolo. Note al Carme dei Sepolti'', [[Casa Editrice Barbèra]], Firenze 1878.
+
*[[Pellegrino Artusi]], ''Vita di Ugo Foscolo. Note al Carme dei Sepolti'', [[Casa Editrice Barbèra]], Firenze 1878.
* [[Walter Binni]], ''Ugo Foscolo: storia e poesia'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], Torino 1982 (Piccola biblioteca Einaudi; 428).
+
*[[Walter Binni]], ''Ugo Foscolo: storia e poesia'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], Torino 1982 (Piccola biblioteca Einaudi; 428).
* [[Luigi Carrer]], ''Prose edite e inedite di Ugo Foscolo'', Venezia, Co' tipi del Gondoliere, 1852.
+
*[[Luigi Carrer]], ''Prose edite e inedite di Ugo Foscolo'', Venezia, Co' tipi del Gondoliere, 1852.
* [[Lanfranco Caretti]], ''Foscolo: persuasione e retorica'', Nistri-Lischi, Pisa 1996 (Saggi di varia umanità; 32).
+
*[[Lanfranco Caretti]], ''Foscolo: persuasione e retorica'', Nistri-Lischi, Pisa 1996 (Saggi di varia umanità; 32).
* Marco Cerruti, ''Introduzione a Foscolo'', Bari, Laterza, 1990.
+
*Marco Cerruti, ''Introduzione a Foscolo'', Bari, Laterza, 1990.
* Claudio Chiancone, ''La scuola di Cesarotti e gli esordi del giovane Foscolo'', Pisa, Edizioni ETS, 2012.
+
*Claudio Chiancone, ''La scuola di Cesarotti e gli esordi del giovane Foscolo'', Pisa, Edizioni ETS, 2012.
* Federigo Gilbert de Winckels, ''Vita di Ugo Foscolo'', Verona, Münster, 1885-1898, 3 voll..
+
*Federigo Gilbert de Winckels, ''Vita di Ugo Foscolo'', Verona, Münster, 1885-1898, 3 voll..
* Christian Del Vento, ''Un allievo della rivoluzione. Ugo Foscolo dal «noviziato poetico» al «nuovo classicismo» (1795-1806)'', Bologna, CLUEB, 2003.
+
*Christian Del Vento, ''Un allievo della rivoluzione. Ugo Foscolo dal «noviziato poetico» al «nuovo classicismo» (1795-1806)'', Bologna, CLUEB, 2003.
 
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1809|titolo=Dei sepolcri|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6059669&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL11&pds_handle= |città=Piacenza |editore=dai torchj del Majno }}
 
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1809|titolo=Dei sepolcri|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6059669&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL11&pds_handle= |città=Piacenza |editore=dai torchj del Majno }}
 
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1912|titolo=Opere. Prosa|volume=1| url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1822978&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle= |città=Bari |editore=G. Laterza }}
 
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1912|titolo=Opere. Prosa|volume=1| url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1822978&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle= |città=Bari |editore=G. Laterza }}
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*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1837|titolo=Opere (antologie)| url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3136289&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL9&pds_handle= |città=Parigi  |editore=Baudry, Libreria Europea }}
 
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1837|titolo=Opere (antologie)| url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3136289&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL9&pds_handle= |città=Parigi  |editore=Baudry, Libreria Europea }}
 
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1802|titolo= Ultime lettere di Jacopo Ortis| url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6043160&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL10&pds_handle= |città=[Milano] |editore=[Stamperia e fonderia del Genio Tipografico] }}
 
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1802|titolo= Ultime lettere di Jacopo Ortis| url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6043160&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL10&pds_handle= |città=[Milano] |editore=[Stamperia e fonderia del Genio Tipografico] }}
* [[Mario Fubini]], ''Ortis e Didimo. Ricerche e interpretazioni foscoliane'', [[Feltrinelli]], Milano 1963.
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*[[Mario Fubini]], ''Ortis e Didimo. Ricerche e interpretazioni foscoliane'', [[Feltrinelli]], Milano 1963.
* Mario Fubini, ''Ugo Foscolo'', Firenze, La Nuova Italia, 1967.
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*Mario Fubini, ''Ugo Foscolo'', Firenze, La Nuova Italia, 1967.
* [[Carlo Emilio Gadda]], ''Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo'', 1958.
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*[[Carlo Emilio Gadda]], ''Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo'', 1958.
* Alberto Granese, ''Ugo Foscolo. Tra le folgori e la notte'', Salerno, Edisud, 2004.
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*Alberto Granese, ''Ugo Foscolo. Tra le folgori e la notte'', Salerno, Edisud, 2004.
* [[Oreste Macrì]], ''Semantica e metrica dei Sepolcri del Foscolo'' 2ª ed. corr. e aumentata, [[Bulzoni editore]], Roma 1995 (L'analisi letteraria; 19) (1ª ed. 1978).
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*[[Oreste Macrì]], ''Semantica e metrica dei Sepolcri del Foscolo'' 2ª ed. corr. e aumentata, [[Bulzoni editore]], Roma 1995 (L'analisi letteraria; 19) (1ª ed. 1978).
* [[Mario Martelli]], ''Ugo Foscolo. Introduzione e guida allo studio dell'opera foscoliana. Storia e antologia della critica'', Firenze, Le Monnier, 1969.
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*[[Mario Martelli]], ''Ugo Foscolo. Introduzione e guida allo studio dell'opera foscoliana. Storia e antologia della critica'', Firenze, Le Monnier, 1969.
* Maria Antonietta Terzoli, ''Foscolo'', Laterza, Roma-Bari, 2000, ISBN 88-420-6173-5.
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*Maria Antonietta Terzoli, ''Foscolo'', Laterza, Roma-Bari, 2000, ISBN 88-420-6173-5.
* Giuseppe Nicoletti, ''Foscolo'', [[Salerno Editrice]], Roma 2006, ISBN 978-88-8402-522-7.
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*Giuseppe Nicoletti, ''Foscolo'', [[Salerno Editrice]], Roma 2006, ISBN 978-88-8402-522-7.
* Matteo Palumbo, ''Foscolo'', il Mulino, Bologna, 2010, ISBN 978-88-15-13212-3.
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*Matteo Palumbo, ''Foscolo'', il Mulino, Bologna, 2010, ISBN 978-88-15-13212-3.
* {{cita libro|autore=[[Giuseppe Pecchio]]|titolo= Vita di Ugo Foscolo scritta da Giuseppe Pecchio|anno= 1830|editore= G. Ruggia|città=Lugano|sbn=IT\ICCU\LO1E\003078|cid=Pecchio}}
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*{{cita libro|autore=[[Giuseppe Pecchio]]|titolo= Vita di Ugo Foscolo scritta da Giuseppe Pecchio|anno= 1830|editore= G. Ruggia|città=Lugano|sbn=IT\ICCU\LO1E\003078|cid=Pecchio}}
* [[Bruno Rosada]], ''La giovinezza di Niccolò Ugo Foscolo'', Padova, Antenore, 1992.
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*[[Bruno Rosada]], ''La giovinezza di Niccolò Ugo Foscolo'', Padova, Antenore, 1992.
* [[Michele Saponaro]], ''Foscolo'', Milano, Garzanti, 1943.
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*[[Michele Saponaro]], ''Foscolo'', Milano, Garzanti, 1943.
* Eric Reginald Vincent, ''Ugo Foscolo esule fra gli inglesi'', a c. di U. Limentani, Firenze, Le Monnier, 1954.
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*Eric Reginald Vincent, ''Ugo Foscolo esule fra gli inglesi'', a c. di U. Limentani, Firenze, Le Monnier, 1954.
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== Voci correlate ==
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==Voci correlate==
* [[Opere di Ugo Foscolo]]
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* [[Preromanticismo]]
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* [[Basilica di Santa Croce]]
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* [[Alla sera]]
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* [[A Zacinto]]
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* [[In morte del fratello Giovanni]]
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* [[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]
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* [[All'amica risanata]]
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* [[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]
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* [[Sesto tomo dell'io]]
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* [[Tieste (Foscolo)]]
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* [[Aiace (Foscolo)]]
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* [[Ricciarda (Foscolo)]]
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* [[Dei Sepolcri]]
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== Altri progetti ==
+
*[[Opere di Ugo Foscolo]]
 +
*[[Preromanticismo]]
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*[[Basilica di Santa Croce]]
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*[[Alla sera]]
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*[[A Zacinto]]
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*[[In morte del fratello Giovanni]]
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*[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]
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*[[All'amica risanata]]
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*[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]
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*[[Sesto tomo dell'io]]
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*[[Tieste (Foscolo)]]
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*[[Aiace (Foscolo)]]
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*[[Ricciarda (Foscolo)]]
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*[[Dei Sepolcri]]
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==Altri progetti==
 
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== Collegamenti esterni ==
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==Collegamenti esterni==
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=iBJKAAAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|titolo=G. Pecchio, ''Vita di Ugo Foscolo'', 1830}}
+
 
* Ireneo Sanesi, [http://www.treccani.it/enciclopedia/ugo-foscolo_(Enciclopedia-Italiana)/ «FOSCOLO, Ugo», In ''Enciclopedia Italiana'']
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*{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=iBJKAAAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|titolo=G. Pecchio, ''Vita di Ugo Foscolo'', 1830}}
* [[Mario Scotti (docente)|Mario Scotti]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/ugo-foscolo_(Dizionario_Biografico)/ «Foscolo, Ugo», in ''Dizionario Biografico degli Italiani'']
+
*Ireneo Sanesi, [http://www.treccani.it/enciclopedia/ugo-foscolo_(Enciclopedia-Italiana)/ «FOSCOLO, Ugo», In ''Enciclopedia Italiana'']
* {{cita web|http://foscolo.letteraturaoperaomnia.org/index.html|Testi di Ugo Foscolo e cronologia}}
+
*[[Mario Scotti (docente)|Mario Scotti]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/ugo-foscolo_(Dizionario_Biografico)/ «Foscolo, Ugo», in ''Dizionario Biografico degli Italiani'']
* {{cita web|http://www.italialibri.net/autori/foscolou.html|Approfondimento 1}}
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*{{cita web|http://foscolo.letteraturaoperaomnia.org/index.html|Testi di Ugo Foscolo e cronologia}}
* {{cita web |1=http://www.crs4.it/Letteratura/Sonetti/Sonetti.html |2=Approfondimento ai sonetti con testo integrale |accesso=25 novembre 2006 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061008092929/http://www.crs4.it/Letteratura/Sonetti/Sonetti.html# |dataarchivio=8 ottobre 2006 |urlmorto=sì }}
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*{{cita web|http://www.italialibri.net/autori/foscolou.html|Approfondimento 1}}
* [https://web.archive.org/web/20070506113604/http://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia/catalogo/browse/autore-autore.xq?autore=Foscolo,%20Ugo ''Prose''] ([[1912]], [[1913]] e [[1920]]), testi integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]
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*{{cita web |1=http://www.crs4.it/Letteratura/Sonetti/Sonetti.html |2=Approfondimento ai sonetti con testo integrale |accesso=25 novembre 2006 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061008092929/http://www.crs4.it/Letteratura/Sonetti/Sonetti.html# |dataarchivio=8 ottobre 2006 |urlmorto=sì }}
* [http://www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT561.HTM Opere di Ugo Foscolo], testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza
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*[https://web.archive.org/web/20070506113604/http://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia/catalogo/browse/autore-autore.xq?autore=Foscolo,%20Ugo ''Prose''] ([[1912]], [[1913]] e [[1920]]), testi integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]
* {{cita web|url=https://www.google.com/books?id=lkICAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=foscolo&as_brr=1&hl=it|titolo=Dell'origine e dell'ufficio della letteratura, orazione}}
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*[http://www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT561.HTM Opere di Ugo Foscolo], testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza
* {{cita web|http://www.cesareangelini.it/studi_foscolo_pavia.html|Cesare Angelini, "I giorni del Foscolo a Pavia"}}
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*{{cita web|url=https://www.google.com/books?id=lkICAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=foscolo&as_brr=1&hl=it|titolo=Dell'origine e dell'ufficio della letteratura, orazione}}
* {{cita web|http://air.unimi.it/bitstream/2434/46730/1/Paolo_Borsa_-_Per_l%27edizione_del_Foscolo_inglese.pdf|Paolo Borsa, ''Per l'edizione del Foscolo "inglese"''}}
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*{{cita web|http://www.cesareangelini.it/studi_foscolo_pavia.html|Cesare Angelini, "I giorni del Foscolo a Pavia"}}
* {{cita web |1=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/index.html |2=Sito dedicato a Foscolo |accesso=26 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151113085618/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/index.html# |dataarchivio=13 novembre 2015 |urlmorto=sì }}
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*{{cita web|http://air.unimi.it/bitstream/2434/46730/1/Paolo_Borsa_-_Per_l%27edizione_del_Foscolo_inglese.pdf|Paolo Borsa, ''Per l'edizione del Foscolo "inglese"''}}
* {{cita web|http://air.unimi.it/bitstream/2434/214149/6/Ugo_Foscolo_-_Antiquarj_Antiquarians_-_ed_critica_Paolo_Borsa_rev.pdf|Ugo Foscolo, ''Antiquarj e Critici. On the Antiquarians and Critics'', edizione critica bilingue a cura di Paolo Borsa}}
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*{{cita web |1=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/index.html |2=Sito dedicato a Foscolo |accesso=26 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151113085618/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/index.html# |dataarchivio=13 novembre 2015 |urlmorto=sì }}
* {{cita web|http://www.poesiedautore.it/niccolo-ugo-foscolo|poesie di Niccolò Ugo Foscolo}}
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*{{cita web|http://air.unimi.it/bitstream/2434/214149/6/Ugo_Foscolo_-_Antiquarj_Antiquarians_-_ed_critica_Paolo_Borsa_rev.pdf|Ugo Foscolo, ''Antiquarj e Critici. On the Antiquarians and Critics'', edizione critica bilingue a cura di Paolo Borsa}}
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*{{cita web|http://www.poesiedautore.it/niccolo-ugo-foscolo|poesie di Niccolò Ugo Foscolo}}

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