Giovanni Ronzoni: differenze tra le versioni

Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Riga 208: Riga 208:
*[Dalla postfazione di "Viaggi". EDIZIONI SETTEPONTI, 2022] "Genialità, talento ed un originale impianto narrativo sono le cifre vincenti di “Viaggi” di Giovanni Ronzoni, artista poliedrico, ricco d’inventiva e di una capacità tutta sua di attraversare gli scenari e i percorsi anche più tortuosi e tormentati della vita, sempre con lo sguardo rivolto ad un orizzonte di luce e di rinascita. E anche in questo testo che cattura da subito l’attenzione del lettore, Ronzoni, ritrovando una vecchia scatola bianca di scarpe dimenticata per anni in cui, tra altre carte stampate, giacevano fogli di appunti e memorie scritte in vari momenti significativi della propria esistenza, riesce a trasmettere un messaggio denso di contenuti di volta in volta diversi, ma tutti legati tra loro da un invisibile filo che è quello della passione e dell’amore per la vita.  Sono “viaggi” che l’autore ha affrontato dentro e fuori sé stesso e che si fanno leggere con particolare interesse perché racchiudono una dimensione che fonde ogni volta il reale e il trascendentale, grazie alla capacità di  Ronzoni di riuscire sempre  a cogliere nei simboli apparenti di una normale quotidianità, significati nascosti ma proprio per questo fondamentali per delineare un itinerario esistenziale.  Viaggi dell’anima, viaggi geografici, viaggi della scoperta, ma anche e soprattutto viaggi universali, perché dietro una matrice di chiaro stampo autobiografico, l’autore raffigura e racconta concetti della storia umana, senza avere mai la pretesa di voler insegnare qualcosa, ma con la capacità di cogliere, grazie al suo spiccato intuito, aspetti e tratti della psicologia umana e del senso della vita e del divenire.  Anche se ogni viaggio è diverso dall’altro, c’è però una cifra che li accomuna facendone un mosaico perfettamente omogeneo e compatto, ed è la capacità di Ronzoni di volersi sempre mettere in gioco, con l’amore per il rischio, per la sfida, a cui lui si abbandona, grazie al  libero fluire delle proprie confessioni, dei propri ricordi, degli incontri più significativi del suo cammino e della sua “storia”, riuscendo a regalare con ognuno dei O + 13 capitoli che compongono il testo, momenti di forte, coinvolgente pathos e di particolare emozione". Annella Prisco<br />
*[Dalla postfazione di "Viaggi". EDIZIONI SETTEPONTI, 2022] "Genialità, talento ed un originale impianto narrativo sono le cifre vincenti di “Viaggi” di Giovanni Ronzoni, artista poliedrico, ricco d’inventiva e di una capacità tutta sua di attraversare gli scenari e i percorsi anche più tortuosi e tormentati della vita, sempre con lo sguardo rivolto ad un orizzonte di luce e di rinascita. E anche in questo testo che cattura da subito l’attenzione del lettore, Ronzoni, ritrovando una vecchia scatola bianca di scarpe dimenticata per anni in cui, tra altre carte stampate, giacevano fogli di appunti e memorie scritte in vari momenti significativi della propria esistenza, riesce a trasmettere un messaggio denso di contenuti di volta in volta diversi, ma tutti legati tra loro da un invisibile filo che è quello della passione e dell’amore per la vita.  Sono “viaggi” che l’autore ha affrontato dentro e fuori sé stesso e che si fanno leggere con particolare interesse perché racchiudono una dimensione che fonde ogni volta il reale e il trascendentale, grazie alla capacità di  Ronzoni di riuscire sempre  a cogliere nei simboli apparenti di una normale quotidianità, significati nascosti ma proprio per questo fondamentali per delineare un itinerario esistenziale.  Viaggi dell’anima, viaggi geografici, viaggi della scoperta, ma anche e soprattutto viaggi universali, perché dietro una matrice di chiaro stampo autobiografico, l’autore raffigura e racconta concetti della storia umana, senza avere mai la pretesa di voler insegnare qualcosa, ma con la capacità di cogliere, grazie al suo spiccato intuito, aspetti e tratti della psicologia umana e del senso della vita e del divenire.  Anche se ogni viaggio è diverso dall’altro, c’è però una cifra che li accomuna facendone un mosaico perfettamente omogeneo e compatto, ed è la capacità di Ronzoni di volersi sempre mettere in gioco, con l’amore per il rischio, per la sfida, a cui lui si abbandona, grazie al  libero fluire delle proprie confessioni, dei propri ricordi, degli incontri più significativi del suo cammino e della sua “storia”, riuscendo a regalare con ognuno dei O + 13 capitoli che compongono il testo, momenti di forte, coinvolgente pathos e di particolare emozione". Annella Prisco<br />


*[Dalla prefazione di “Poesie e un racconto S O S P E S I”. EDIZIONI SETTEPONTI, 2023] "Attraverso un continuo confronto, colto nel principale indirizzo della filosofia del linguaggio metafisico, simbolico, metaforico, analogico, estetico sempre, il poeta architetto Giovanni Ronzoni, da noi più volte apprezzato e prefato, questa volta con l’opera dal titolo “Poesie e un racconto S O S P E S I” sa indirizzare una nuova poetica, verso i lidi sconosciuti dell’“Oltre”, in quanto egli compie il viaggio verso la consistenza astratta della vita, che possiede dell’iniziatico, del misterico e dell’antropogenetico, tutto l’afrore, il sapore e il colore (bianco in primis), usando una semantica che ormai può dirsi tutta “ronzoniana”, per i suoi contenuti misteriosofici cogenti. Ma è chiaro che per il poeta del nord, il linguaggio non è la parte più intensa dell’andare poetico, bensì le difficili tematiche, esclusivamente esoteriche, quasi sacrali, per quel loro comprendere situazioni sia vaste che inclusive, costituite da episodi del quotidiano, vive, reali e tangibili, tutte esperite dallo stesso autore, che sanno elevarsi in volo verso alte vette dello spirito. L’io narrante, sotteso e presente anche al femminile, appartiene senza dubbio al poeta stesso. Tutto ciò appare evidente dalle liriche intitolate: “La casa nel cielo”; “Non volevo scriverti”, “Retiro”, “Ed il cielo era azzurro”, “Dal Tibet suona la campana”, “Nostos”, “Tu Divina”; dalle quali il nostro assunto introduttivo appare evidente. Al contempo, il titolo “S O S P E S I” appare essere il fil rouge sia come cuore pulsante di tutte le liriche della raccolta che carne viva del poeta. A tal proposito, per avvalorare il nostro assunto, citiamo i versi dell’incipit della lirica “Non so se posso scriverti”: «Sei un’immagine rarefatta/ distruggi ma con coscienza costruisci/ inizi sempre dalla fine dell’origine/ dove il senso ha un senso/ poni dei quesiti/ nella ragione dell’indiscutibile/ allucinazioni ritmiche di musiche nascoste/ nella perfetta confusione/ stanca del buio cosmico/ cerchi nuovi sentieri mai battuti/ inventando nuova luce… ». Una notazione particolare merita la poesia, dedicata a Ezio Bosso, dal titolo “Non posso … Non scriverti”, la quale mostra quanto il poeta sia sensibile nei confronti della vera amicizia e quanto ne soffra per l’assenza che si è venuta a creare. Essere sospesi è condizione esistenziale di chi si è incamminato sulle rotte difficili della ricerca, per dare un senso alla propria vita, partendo proprio dalla sua appartenenza alla terra e ai quattro elementi che la compongono. Essere sospesi, dunque, nel senso della raccolta, analogicamente al concetto dell’Albero della Vita, vuol dire partire da Malkuth, percorrendo i due sentieri di conoscenza, fino ad arrivare al concetto dell’Inconoscibile del Triangolo Superno, dove dimora Ain Soph Aur (Luce Assoluta), o accedere alla soglia del mito della Caverna di Platone, quale allegoria della conoscenza, dove la verità è celata. In tal senso, si viene a creare una condizione astratta del quotidiano, che se da una parte è inafferrabile, in essa, ossimoricamente, sono presenti le qualità dei cinque sensi. Sarà più facile allora adire al sacrale, al sublime, del tutto immateriale, spogliandosi dai vili metalli, per rinascere a nuova vita, poiché in questo percorso anche se si intravede solo una piccola luce, si potrà trovare la positività dello spirito e il giusto percorso per intraprendere il cammino verso la conoscenza del senso della vita. Tutti concetti che si acclarano, via via, che i bei versi della nuova raccolta di Giovanni Ronzoni, fluiscono, con forti segni della simbologia universale, che da sempre albergano nella sua letteratura, per il superamento del “Chao” da parte dell’“Ordo”, percorso, voluto e sofferto, ma conquistato con intelligenza ed eleganza poetica, come si evince dalla lirica intitolata “Tu Divina”, con testuali versi che recitano: «… ordini il disordine ordinato/ pensi di non pensare/ valuti l’invalutabile/ violi l’inviolabile… », nei quali è l’ossimoro a rimandare la bellezza nascosta dell’inafferrabile. A conclusione di faticosi viaggi, di difficoltà incontrate nella vita, il poeta compone per sintesi una poesia dal titolo “Nella Piazza della Libertà” che trascriviamo nella sua interezza, poiché spezzarla sarebbe come privarla di eleganza e bellezza: «Attraversi le stanze dei tuoi viaggi/ appartieni ad istanti vissuti/ fissati nell’attesa che il tempo porti altre vite/ dove tutto scorre lento negli incanti/ meditati e vissuti nelle ragioni dell’altrove/ respiri di leggera purezza/ matrice del destino al quale appartieni/ dinamica invenzione di sopravvivenza/ nella divina proporzione/ accumulata da millenni/ ritrovi fossili dell’infinito infinito/ mutante di nuovi mondi terreni/ senza echi infranti/ scrivi regesti di verità// Nei promontori/ rifugio dei tuoi viaggi/ vedrai/ tempeste di venerdì/ portali di allineati bronzi/ come armate pronte a difendere/ i portici di marmi da pizzi seminati// Mentre parli ascolti tiepide acque del MaRe/ spettacolo degli occhi e dell’anima/ sei fisica metafisica/ nell’avventura delle lettere/ nell’indifferenza dei confronti/ di confessioni peccanti verità/ interrogando gli insiemi ritrovati/ camminerai// Nella piazza della Libertà». Una raccolta, dunque, che ci ha fatto comprendere come i territori della bellezza siano sconfinati, in tal senso si sottraggono all’economia della poesia tradizionale per molti aspetti.  Nel racconto dal titolo “Initium et Reditus”, l’autore, affermando con parole efficaci la propria irrequietezza ed il desiderio di conoscere se stesso e gli altri, diviene un “Ulisse per sempre”, in cerca di rinvenire risposte nella profondità degli occhi altrui. L’initium trova il proprio principio in una località marina con un compagno di viaggio. In tal senso, si inizia in due un viaggio equoreo, dopo aver preso in concessione una barca a vela. La narrazione, partendo proprio dalle esperienze vissute e raccontate agli amici, va a sfociare in una situazione che ha del surreale, per trasposizione di personalità, ed è qui che, pur con parole e tecniche narrative di grande effetto, anche il lettore si trova, con meraviglia, a valutare l’inafferrabile, cosa che rende l’insieme affascinante e anche divertente. Con tale racconto, vera icona della narrativa ronzoniana, per il tema del viaggio, quale cambiamento di stato e valori simbolici, si chiude la preziosa raccolta. A noi della critica non rimane che inviare un augurio all’architetto-scrittore affinché egli continui ad offrirci la sua letteratura (narrativa e poesia), nella speranza che il suo messaggio sia illuminato sempre dalla Sapienza, che la Bellezza lo irradi e lo compia e che la Forza lo renda saldo. Lia Bronzi.
*[Dalla prefazione di “Poesie e un racconto S O S P E S I”. EDIZIONI SETTEPONTI, 2023] "Attraverso un continuo confronto, colto nel principale indirizzo della filosofia del linguaggio metafisico, simbolico, metaforico, analogico, estetico sempre, il poeta architetto Giovanni Ronzoni, da noi più volte apprezzato e prefato, questa volta con l’opera dal titolo “Poesie e un racconto S O S P E S I” sa indirizzare una nuova poetica, verso i lidi sconosciuti dell’“Oltre”, in quanto egli compie il viaggio verso la consistenza astratta della vita, che possiede dell’iniziatico, del misterico e dell’antropogenetico, tutto l’afrore, il sapore e il colore (bianco in primis), usando una semantica che ormai può dirsi tutta “ronzoniana”, per i suoi contenuti misteriosofici cogenti. Ma è chiaro che per il poeta del nord, il linguaggio non è la parte più intensa dell’andare poetico, bensì le difficili tematiche, esclusivamente esoteriche, quasi sacrali, per quel loro comprendere situazioni sia vaste che inclusive, costituite da episodi del quotidiano, vive, reali e tangibili, tutte esperite dallo stesso autore, che sanno elevarsi in volo verso alte vette dello spirito. L’io narrante, sotteso e presente anche al femminile, appartiene senza dubbio al poeta stesso. Tutto ciò appare evidente dalle liriche intitolate: “La casa nel cielo”; “Non volevo scriverti”, “Retiro”, “Ed il cielo era azzurro”, “Dal Tibet suona la campana”, “Nostos”, “Tu Divina”; dalle quali il nostro assunto introduttivo appare evidente. Al contempo, il titolo “S O S P E S I” appare essere il fil rouge sia come cuore pulsante di tutte le liriche della raccolta che carne viva del poeta. A tal proposito, per avvalorare il nostro assunto, citiamo i versi dell’incipit della lirica “Non so se posso scriverti”: «Sei un’immagine rarefatta/ distruggi ma con coscienza costruisci/ inizi sempre dalla fine dell’origine/ dove il senso ha un senso/ poni dei quesiti/ nella ragione dell’indiscutibile/ allucinazioni ritmiche di musiche nascoste/ nella perfetta confusione/ stanca del buio cosmico/ cerchi nuovi sentieri mai battuti/ inventando nuova luce… ». Una notazione particolare merita la poesia, dedicata a Ezio Bosso, dal titolo “Non posso … Non scriverti”, la quale mostra quanto il poeta sia sensibile nei confronti della vera amicizia e quanto ne soffra per l’assenza che si è venuta a creare. Essere sospesi è condizione esistenziale di chi si è incamminato sulle rotte difficili della ricerca, per dare un senso alla propria vita, partendo proprio dalla sua appartenenza alla terra e ai quattro elementi che la compongono. Essere sospesi, dunque, nel senso della raccolta, analogicamente al concetto dell’Albero della Vita, vuol dire partire da Malkuth, percorrendo i due sentieri di conoscenza, fino ad arrivare al concetto dell’Inconoscibile del Triangolo Superno, dove dimora Ain Soph Aur (Luce Assoluta), o accedere alla soglia del mito della Caverna di Platone, quale allegoria della conoscenza, dove la verità è celata. In tal senso, si viene a creare una condizione astratta del quotidiano, che se da una parte è inafferrabile, in essa, ossimoricamente, sono presenti le qualità dei cinque sensi. Sarà più facile allora adire al sacrale, al sublime, del tutto immateriale, spogliandosi dai vili metalli, per rinascere a nuova vita, poiché in questo percorso anche se si intravede solo una piccola luce, si potrà trovare la positività dello spirito e il giusto percorso per intraprendere il cammino verso la conoscenza del senso della vita. Tutti concetti che si acclarano, via via, che i bei versi della nuova raccolta di Giovanni Ronzoni, fluiscono, con forti segni della simbologia universale, che da sempre albergano nella sua letteratura, per il superamento del “Chao” da parte dell’“Ordo”, percorso, voluto e sofferto, ma conquistato con intelligenza ed eleganza poetica, come si evince dalla lirica intitolata “Tu Divina”, con testuali versi che recitano: «… ordini il disordine ordinato/ pensi di non pensare/ valuti l’invalutabile/ violi l’inviolabile… », nei quali è l’ossimoro a rimandare la bellezza nascosta dell’inafferrabile. A conclusione di faticosi viaggi, di difficoltà incontrate nella vita, il poeta compone per sintesi una poesia dal titolo “Nella Piazza della Libertà” che trascriviamo nella sua interezza, poiché spezzarla sarebbe come privarla di eleganza e bellezza: «Attraversi le stanze dei tuoi viaggi/ appartieni ad istanti vissuti/ fissati nell’attesa che il tempo porti altre vite/ dove tutto scorre lento negli incanti/ meditati e vissuti nelle ragioni dell’altrove/ respiri di leggera purezza/ matrice del destino al quale appartieni/ dinamica invenzione di sopravvivenza/ nella divina proporzione/ accumulata da millenni/ ritrovi fossili dell’infinito infinito/ mutante di nuovi mondi terreni/ senza echi infranti/ scrivi regesti di verità// Nei promontori/ rifugio dei tuoi viaggi/ vedrai/ tempeste di venerdì/ portali di allineati bronzi/ come armate pronte a difendere/ i portici di marmi da pizzi seminati// Mentre parli ascolti tiepide acque del MaRe/ spettacolo degli occhi e dell’anima/ sei fisica metafisica/ nell’avventura delle lettere/ nell’indifferenza dei confronti/ di confessioni peccanti verità/ interrogando gli insiemi ritrovati/ camminerai// Nella piazza della Libertà». Una raccolta, dunque, che ci ha fatto comprendere come i territori della bellezza siano sconfinati, in tal senso si sottraggono all’economia della poesia tradizionale per molti aspetti.  Nel racconto dal titolo “Initium et Reditus”, l’autore, affermando con parole efficaci la propria irrequietezza ed il desiderio di conoscere se stesso e gli altri, diviene un “Ulisse per sempre”, in cerca di rinvenire risposte nella profondità degli occhi altrui. L’initium trova il proprio principio in una località marina con un compagno di viaggio. In tal senso, si inizia in due un viaggio equoreo, dopo aver preso in concessione una barca a vela. La narrazione, partendo proprio dalle esperienze vissute e raccontate agli amici, va a sfociare in una situazione che ha del surreale, per trasposizione di personalità, ed è qui che, pur con parole e tecniche narrative di grande effetto, anche il lettore si trova, con meraviglia, a valutare l’inafferrabile, cosa che rende l’insieme affascinante e anche divertente. Con tale racconto, vera icona della narrativa ronzoniana, per il tema del viaggio, quale cambiamento di stato e valori simbolici, si chiude la preziosa raccolta. A noi della critica non rimane che inviare un augurio all’architetto-scrittore affinché egli continui ad offrirci la sua letteratura (narrativa e poesia), nella speranza che il suo messaggio sia illuminato sempre dalla Sapienza, che la Bellezza lo irradi e lo compia e che la Forza lo renda saldo". Lia Bronzi.


"Media-Azione" dalla postfazione al libro d'arte SUTURE & COSMOS, Edizione Setteponti, 2023. "Era forse giunto il momento, invocato da me e seguito, con la consueta intelligenza e sensibilità, da Ronzoni, di sfatare, ancora una volta, convenzionali paradigmi e di intromettersi, di interloquire in questo creativo e imprevedibile gioco di specchi, in cui scritture e arti visive ritrovano la loro biologica complicità, offrendo al lettore spartiti fortemente compartecipativi, in cui la parola, ancora una volta, la fa da regina, ma in una forma del tutto inedita e appunto imprevista, comparando, con una libertà creativa senza limiti, spartiti poetici e pittorici, dove essa è finalmente felice di fare tutto, di disporsi, con varianti corporali e cromatiche di consapevole intimità e intensità, nei posti giusti, in quegli spazi insostituibili, in quegli interstizi del cuore e della mente, in cui riesce a connettersi e a comunicare le emozioni e le riflessioni, che le appartengono da sempre, ma che ora acquistano una nuova forza, una diversa iconicità, radice e ragione di una esperienza in qualche modo rivoluzionaria, completamente avulsa da un contesto di comunicazione tradizionale. Merita, all’interno di questo tentativo di penetrazione critica, la doverosa segnalazione del work in progress, che l’opera propone, nel momento in cui, si direbbe banalmente, dalle parole si passa ai fatti; specificando meglio, dalle nere e colorate carte volanti della prima parte, affiancate da una terminologia, che riporta al cielo, al silenzio, al vento, per fare solo rapidi esempi, ad opere d’arte complesse e compiute, che confermano le cosmiche suture che l’opera propone tra due linguaggi, che si integrano e intersecano, realizzando alla fine un emblematico unicum esistenziale ed espressivo. [[Giovanni Ronzoni]], [[Donato Di Poce]], Max Marra sono riusciti a creare un universo creativo alternativo, scandito da segni e colori, che acquistano una specifica dimensione semantica e, occorre aggiungere, strutturale, in un rapporto, intimo, intenso, con l’immagine che ne emerge, la quale rischierebbe di apparire sedotta e abbandonata a un variantismo letterario e artistico, ricco di attraversamenti, di intersezioni, di inversioni di sensi e sovrasensi se non fosse affiancata e rinforzata da opere, cariche di pregnanza cromatica e simbolica. Da questo trittico fondamentale, che si affolla e arricchisce di altri segni, di altre suture, deriva l’idea di Cosmos, che il volume intende proporre, dimostrando la consapevole complicità di un’esperienza comunitaria, che riesce realmente a creare un’armonia nell’apparente disarmonia, un ordine superiore all’aridità del presente, capace di salvare l’anima da quella dissoluzione, alla quale il presente, così avvolgente, la espone. Di qui, in fondo, la necessità di “suturare”, di congiungere ragione e follia, nella certezza che la letteratura, l’arte, sulla scia del rinascimentale Erasmo da Rotterdam, non possono fare a meno di quest’ultima per ricomporre un Cosmos, che non sia artifizio della mente, ma creazione del cuore, pensante e sognante. Francesco D’Episcopo
*["Media-Azione" dalla postfazione al libro d'arte SUTURE & COSMOS, Edizione Setteponti, 2023] "Era forse giunto il momento, invocato da me e seguito, con la consueta intelligenza e sensibilità, da Ronzoni, di sfatare, ancora una volta, convenzionali paradigmi e di intromettersi, di interloquire in questo creativo e imprevedibile gioco di specchi, in cui scritture e arti visive ritrovano la loro biologica complicità, offrendo al lettore spartiti fortemente compartecipativi, in cui la parola, ancora una volta, la fa da regina, ma in una forma del tutto inedita e appunto imprevista, comparando, con una libertà creativa senza limiti, spartiti poetici e pittorici, dove essa è finalmente felice di fare tutto, di disporsi, con varianti corporali e cromatiche di consapevole intimità e intensità, nei posti giusti, in quegli spazi insostituibili, in quegli interstizi del cuore e della mente, in cui riesce a connettersi e a comunicare le emozioni e le riflessioni, che le appartengono da sempre, ma che ora acquistano una nuova forza, una diversa iconicità, radice e ragione di una esperienza in qualche modo rivoluzionaria, completamente avulsa da un contesto di comunicazione tradizionale. Merita, all’interno di questo tentativo di penetrazione critica, la doverosa segnalazione del work in progress, che l’opera propone, nel momento in cui, si direbbe banalmente, dalle parole si passa ai fatti; specificando meglio, dalle nere e colorate carte volanti della prima parte, affiancate da una terminologia, che riporta al cielo, al silenzio, al vento, per fare solo rapidi esempi, ad opere d’arte complesse e compiute, che confermano le cosmiche suture che l’opera propone tra due linguaggi, che si integrano e intersecano, realizzando alla fine un emblematico unicum esistenziale ed espressivo. [[Giovanni Ronzoni]], [[Donato Di Poce]], Max Marra sono riusciti a creare un universo creativo alternativo, scandito da segni e colori, che acquistano una specifica dimensione semantica e, occorre aggiungere, strutturale, in un rapporto, intimo, intenso, con l’immagine che ne emerge, la quale rischierebbe di apparire sedotta e abbandonata a un variantismo letterario e artistico, ricco di attraversamenti, di intersezioni, di inversioni di sensi e sovrasensi se non fosse affiancata e rinforzata da opere, cariche di pregnanza cromatica e simbolica. Da questo trittico fondamentale, che si affolla e arricchisce di altri segni, di altre suture, deriva l’idea di Cosmos, che il volume intende proporre, dimostrando la consapevole complicità di un’esperienza comunitaria, che riesce realmente a creare un’armonia nell’apparente disarmonia, un ordine superiore all’aridità del presente, capace di salvare l’anima da quella dissoluzione, alla quale il presente, così avvolgente, la espone. Di qui, in fondo, la necessità di “suturare”, di congiungere ragione e follia, nella certezza che la letteratura, l’arte, sulla scia del rinascimentale Erasmo da Rotterdam, non possono fare a meno di quest’ultima per ricomporre un Cosmos, che non sia artifizio della mente, ma creazione del cuore, pensante e sognante". Francesco D’Episcopo


==Premi (elenco parziale, primi posti)==
==Premi (elenco parziale, primi posti)==

Menu di navigazione