Senza orto né porto
Senza orto né porto
Senza orto né porto te ne vai dribblando
sassaiole esanimi di manicomi incompiuti
l'abito logoro sulla pancia sacca molle
per scarsa attività non programmata.
La stanza che ti contiene il corpo stanco
loculo gonfio di umido e di muffa
carrucole cigolanti sul cavedio il vuoto
il lamento (o il canto?) di chi stende salme
sulle corde bagnate di quest'immane freddo
(non si scendeva di così tanto da anni
sotto lo zero assoluto la voragine feroce)
fame lenita a stento da una grossa latta di conserva
piena di poesia a scadenza illimitata
da aprire prontamente in caso di scoraggio
e spalmarla senza alcuna parsimonia
su fette di pane fatto d'aria fritta.
Perché, vedi, il tempo è un'interminabile biscia
una moneta stronza che urla “croce”
quando avresti spergiurato “testa”
allora, dovrai rimboccarti in fretta
perché senza orto né porto
ne farai ben poca di strada.
Premi
- “Concorso Letterario Bel-Ami 2013” - Napoli