Solidarietà Poetica, Dediche Settimanali: differenze tra le versioni

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Andrà tutto bene perché tutti assieme il buio del tunnel abbiamo lasciato
Andrà tutto bene perché tutti assieme il buio del tunnel abbiamo lasciato
'''IN CORSIA ...'''
''Di Simonetta Vacca''
DISSENTO!
CON OGNI MUSCOLO DEL MIO CORPO MARTORIATO DALLA STANCHEZZA.
CON IL FEGATO INGROSSATO E I NERVI A PEZZI
CON GLI OCCHI CHE SI RIFIUTANO DI VEDERE ANCORA E ANCORA L'INFERNO QUOTIDIANO.
DISSENTO..
DA TUTTO CIÒ CHE ANNUNCIA MORTE IN MODO ATROCE.
SGUARDI PERSI DIETRO AGLI OBLÒ..
AL DI LÀ DEL QUALE SI INTRAVEDE UN MARE TEMPESTOSO
ANELLO CHE CONGIUNGE CHI: A CASA NON PUÒ TENDERE UNA MANO PER UN ULTIMO ADDIO, A CHI CON LA SPERANZA NEGLI OCCHI MI CONSEGNA UN ULTIMO SORRISO.
IL PENSIERO A VOLTE È SMARRITO
C'È UNA FORZA IN ME COME MAI PRIMA D'ORA
È LA VITA CHE PREVALE SU OGNI COSA.
ECCO!
È IL MIO RIFIUTO PER TUTTO QUESTO MALE.
È  TUTTO QUESTO CHE MI HA RESO UN IMMORTALE.
UN GRAZIE DAL PIÙ PROFONDO DEL CUORE.
'''COVID-19'''
''Di Antonino D’accorso Li Destri''
Isolamento forzato
cordone sanitario
contro un nemico invisibile;
la solitudine è compagna
della notte.
Quaresima di passione
quarantena di preghiera,
il balsamo dell’anima,
lenisce le ferite
e rimargina il distacco,
un’occasione per stare vicino
a Dio e agli uomini
con il cuore e il pensiero.
Ritroveremo la nostra Primavera
ritorneremo a sognare
ad ammirare le stelle
in questo cielo senza Sole.
Riscopriremo il valore
della libertà, dell’amicizia
e della solidarietà.
Questi momenti difficili
mettono a dura prova
le nostre granitiche abitudini.
I nostri sogni
I nostri progetti
sono andati in fumo.
Dalla cenere della devastazione,
come la Fenice, risorgeremo,
determinati e più forti di prima.
'''SPUNTANO TIMIDE GEMME'''
''Di Fabio Salvatore Pascale''
Spuntano timide gemme
Spuntano timide gemme
da un ciliegio nella
solitaria quiete.
L'aria intorno brulica
d'un cinguettio primaverile
che rimbalza sulle corde
della vita.
La selva trema al soffio
del vento,
in questo rapire
senza confine.
Penso alle anime
avvolte nel sudario,
incenerite dal terribile
silenzio.
La natura s'abbella
nel profumo della pazzia;
io aspetto questo crepuscolo
chiamato Poesia.
'''SCAMPOLI DI UN NUOVO FUTURO'''
''Di Daniela Zarriello''
E pensavamo
di essere sani in un mondo malato
invece eravamo malati.
E non ci siamo fermati
di fronte alle ferite inferte al nostro pianeta,
ai fratelli più deboli, ai popoli sfruttati.
E ora dobbiamo cercare
la cura che ci salvi dal nemico globale
raccogliendo scampoli di un nuovo futuro,
tessendo insieme una nuova esistenza.
E la vita non sarà più come prima
ma meravigliosa sboccerà fiorendo
nel crepuscolo di questa pandemia.
E passerà, passerà
questo tempo senza tempo
dopo averci insegnato
nuovi linguaggi e nuove priorità.
E passeranno i cieli insieme alle nazioni
ma l’amore no,
più forte della morte mai passerà.
'''FERMATE IL TEMPO'''
''Di Simonetta Papini''
Non seguo più l’ordine delle lancette
Oggi, non posso incrociare sguardi che cercano risposte
perché non ho maschere per i miei occhi.
Nessuna parola di conforto
perché non ho più voce,
chiusa dal nodo che soffoca il pianto.
Vorrei un interruttore per spegnere il tempo
e dare respiro al cuore,
mentre il buio avvolge vite
e braccia tese ricadono sconfitte.
Non c’è mano che possa sorreggere l’ultimo battito
che assordante risuona nelle orecchie
come il rintocco di un attimo
che si allontana
Fermati tempo e dammi respiro
ho bisogno di battere pugni sul cuore per rianimarlo,
per ritornare ad essere guerriera
nella terra delle possibilità
dove altre braccia tese
attendono di essere sollevate
per tornare a vivere
'''QUARANTENA'''
''Di Alvaro Proserpio''
Questa lè la storia cari i mè fiöö
De la guera növa del dì d’incöö
‘na malatia strana propi tant scura
Cativa, razenta e senza ‘na cura
L’è rivada fina chi d’an paes luntan
A ruvinach la vita cunt sto trantran
L’è rivada inscì de travers tra i rich
E l’a ma cunsciaa cumè ‘na pel de fich
Sem chi presunee dent in di cà
Senza pudè möves senza caminà
Ghem el “coprifuoco” cunt i militar
Sem tucc ai arresti dumiciliar
Ma qui che sta pesc chi sé malaa
J è tucc regundüü in di uspedaa
Urmai impiendüü in tucc i bööcc
E anca ai dutur ghe se sara i ööcc
Se sà pu cusè fà se gà pagura
Ma tegnum dur lè la nosa natura
Anca se a Derf j me ciama pancott
Sta völta ghem de reagi in quatru e quatrott
Stem chi amò in cà cunt i nos gent
‘na scapadina feu de cà dent per dent
Vedarem che pian pian paserà anca questa
E se trüvarem tucc a fa ‘na gran festa
'''COVID-19'''
''Di Evelina Lunardi''
E d'improvviso
anche la paura.
Una schiera di camici bianchi
combatte un nemico crudele,
mentre il ronzio dei respiratori
spezza il silenzio.
Il paesaggio è irreale:
affollati gli ospedali
deserte le vie, le piazze,
vuoti gli esercizi.
Un gelido soffio
avvolge
silenti simboli d'arte.
Manca
la tenerezza di un abbraccio
il calore di una stretta di mano.
Vorrei
che l'arcobaleno
segnasse
un nuovo giorno
e la paura...
un cumulo di cenere.
'''TEMPI DIFFICILI'''
''Di Aldo Marchetto''
Che momento!
Una cappa limpida,
azzurra, il cielo;
il clima,
una giornata mite,
mentre il sole
piomba
sui tetti, sulle fronde,
sulle poche anime
che si avventurano
per le strade
a far la spesa,
il rifornimento medicine,
o altre necessità;
e sulla strada
la voce
di un figlio,
da giorni
difficilmente
avvicinabile,
che davanti casa
passa a lanciare proclami:
“Non uscite di casa!”.
Si sente sulla pelle
“venti di guerra”
dove le voci care,
le voci amiche
potrebbero non avere
il tempo di scambiarsi
l'ultimo saluto.
'''AI RESPIRI CORAGGIOSI'''
''Di Giorgio Mazzieri''
Lo sventolio di bandiere colora brividi di paura
melodie musicali avvolgono sorprendenti emozioni
le parole svaniscono rinchiuse in maschere di speranza
lentamente le mani si allontanano
si uniscono in preghiera per non arrendersi al calare di una notte silenziosa.
Una fatica forestiera ci sferza come un vento gelido
gli occhi si stringono per calmare rantolii di dolore
una voce flebile cerca parole che non escono
lentamente si abbandona al freddo delle tenebre
la mente vaga alla ricerca di un appiglio.
Le sofferenze vengono accolte da mani instancabili
i monitor velocemente si accendono
le macchine diventano polmoni
nel cuore un vuoto inaspettato, sorrisi avvolti di blu lo riempiono
il tempo è prezioso per regalarlo alla stanchezza.
Occhi madidi si aprono leggermente
nella voce non c’è forza
le mani improvvisamente si alzano
leggere carezze, la tenerezza tanto attesa
il dolore si è arreso al respiro tornato a vivere.
Pianti di gioia alimentano occhi coraggiosi
i respiri si mescolano alle lacrime
gli abbracci scaldano anime affaticate
stelle e luna sono tornate a brillare nella notte
l’oscurità ha lasciato spazio alla luminosità della felicità, grazie.
'''CAMPANE DI PASQUA'''
''Di Daniela Moreschini''
Suonano a festa
le campane di Pasqua
per ricordar al mondo
che Cristo è risorto
Ma il silenzio della notte
mi ha portato con la voce del vento,
il suono di altre campane.
Battevano a morte
insieme al pianto di madri accorate,
figlie distrutte, mariti sfiniti,
isolati da tutti.
Intubati, sofferenti e malati
in quei letti immacolati
da tutti lontani
dove soldati senza corazze,
lottano contro la morte,
sperando che Cristo
non sia morto per sempre.
Per loro è ancora...
Via Crucis!
'''A GOLA SPIEGATA'''
''Di Elisabetta Sancino''
Non abbiamo bisogno di simboli
vogliamo tastare il crudo dei guard rail
nei mattini di tutti i lunedì
vedere la pianura popolarsi di cose mortali
in punta di piedi  camminavamo
a bocca chiusa
ora con la gola spiegata
ora con la clorofilla che sgorga
dalle mani illese degli alberi
a migliaia ce ne sono e nemmeno  lo sapevamo
- ''a migliaia se ne sono andati''
''lasciando le bocciofile vuote''  -
non cerchiamo un senso
''- giocavano a carte e le loro mani''
''non tremavano ancora''
''a migliaia con le trecce raccolte''
''e una bambola tra le braccia -''
ora a gola spiegata
con la clorofilla che sgorga
come sangue come un canto
che nessuno ferma
'''LA FINESTRA SUL GIARDINO'''
''Di Claudio Pavarin''
S'infiammano
Grappoli di glicine
E danzano un dondolío :
Altalena
Che forte spingevo                      
a graffiare il cielo
Brivido disabitato
Come aquilone
Dal filo interrotto
Ad inseguire comete
E rimango chiuso
Nello scrigno di questi giorni
Ruggìni di pensieri...
Galleggianti
Nell'immenso dell'anima
'''PADRE NOSTRO TU STAI NEL CIELO'''
''Di Antonella Bertoli''
Padre nostro tu stai nel cielo
e qui si muore senza alcun pietoso velo.
Nessun fiore per i defunti
solo le cure di chi spera che qualcuno la spunti.
Nessun conforto dai parenti
tenuti lontano con preghiere pur ferventi.
Isolati e tremanti
speriamo che il virus ci risparmi
mentre guardiamo i numeri alla tivù
sperando che diminuiscano ogni giorno di più.
Ma dietro il numero c'è una persona
che ahimè muore sempre sola.
Padre nostro dice il Papa,
da solo per le strade,
se preghiamo tutti insieme
non si potrà che fare del bene.
Ma il tempo passa
e i camion con le salme formano catene.
Catene di morti,
catene di salme,
catene pesanti
e i numeri sono sempre più importanti.
È vero che al mondo siamo in tanti
ma di sicuro non credevamo
che la Nera Signora calasse la sua falce scura
senza guardare in faccia la nostra paura.
Padre Nostro perchè stai su nel cielo?
Scendi a vedere ciò che sta succedendo,
l'umanità che dicono hai creato
ad ogni respiro sta cedendo.
Sarà forse giusto
guerre, armi, soldi, fame, stragi, sete, poveri, raminghi, perdenti,
poco solidali
con chi muore
da sempre abbandonato
senza che i potenti
lo sguardo abbiano mai voltato.
Questo è ciò che abbiamo saputo fare.
E neanche tu potrai perdonare.
'''ERO UN UOMO'''
''Di Dionisio Schiavone''
Ero un uomo
che mangiava la frutta
raccolta dai rami
degli alberi amici,
che chinava la bocca
sul ruscello fluente
per prendere l’acqua
fresca e sicura,
che impastava il suo corpo
con il fango
nella terra fiorita
e lasciava un bacio
su ogni farfalla.
Poi vi ho seguiti
nelle case pulite
odorose di volatili aromi
libere della polvere fine
addobbate con fiori dipinti.
Ora un virus
mi chiude in quella casa
e gli aromi diventano veleni
e la polvere diventa virale
e i fiori schiacciati sbiadiscono
e come topo brancolo
tra un letto e un divano
a ricordare che
ero un uomo.
'''SOLIDARIETÀ'''
''Di Gianna Patrese''
Misera è la vita
se la tua scelta
in sterili silenzi di egoismo
desidera
ogni giorno il rifugio.
Con i tuoi demoni
in solitudine
dovrai lottare,
e nell’amaro calice dell’oblio
meschina sorte
affogherà.
Non esitare d’uscir dal guscio
e le tue mani e la tua voce
in Solidarietà
con altre sconosciute unisci
e da triste monodia
in gioiosa polifonia di coro
la tua voce vibrerà.
Le piume di remoti demoni
in gran falò vedrai bruciare
e di Trionfo
sarà il soffio
che la cenere
dissolverà.            
'''LA NOSTRA TERZA GUERRA MONDIALE'''
''Di Stefania Schiesaro''
Ciao, sono COVID-19, per gli amici Corona.
Forse non te ne sei accorto,
ma sono la tua terza guerra mondiale.
Solo che questa volta non vanno al fronte i giovani ragazzi,
questa volta ho costretto tutti a partecipare.
Questa volta gli eroi sono diversi.
Sono sopratutto i medici, in prima linea sul fronte
e con loro infermieri, OSS e tutto il personale addetto alla pulizia
ed alla manutenzione degli ospedali.
Ed è proprio qui, negli ospedali, che la guerra si vede cruda e dura.
Qui si contano i morti ed i contagiati.
Qui si festeggia per i guariti.
Ma, in questa terza guerra, ho chiamato con me anche altri eroi.
Ho voluto cassieri e addetti dei supermercati,
autotrasportatori e farmacisti.
Ho voluto farvi capire quali sono le cose che vi sono indispensabili
e le cose alle quali potete rinunciare.
Alla fine di questa guerra, spero avrete capito che la prima cosa,
la più importante, è la salute
(spero non trascurerete più questo dono).
La seconda sono gli affetti più cari, assieme ai veri amici
ed alla solidarietà tra le persone
(nel dopoguerra vi auguro di non ricadere nell'egoismo).
La terza è la nostra casa, la sua cura, le sue comodità,
il cibo genuino e casalingo, i giochi da tavolo, le letture di qualità,
l'ascolto della musica (vi auguro di saper vivere le vostre case
senza voler fuggire da esse, vi auguro di trovare serenità in voi stessi,
per poi saper apprezzare anche il mondo esterno).
La quarta è il lavoro (vi auguro di saper apprezzare di più il vostro lavoro
e di essere riconoscenti per quello degli altri, qualsiasi esso sia).
L'ultima è che rinunciare a certe cose si può
(possiamo rinunciare un po' di più alle auto,
possiamo rinunciare a lussi e oggetti all'ultima moda,
possiamo anche rinunciare agli abbracci ed alle strette di mano).
Ma alla fine, ciò di cui non possiamo davvero fare a meno
sono la speranza e l'amore, la solidarietà e la riconoscenza
… in tutte le loro forme.
'''PAESE DI NESSUNO'''
''Di Mihai Merticaru''
L'ho scoperto con stupore
in me – paese di nessuno - vive
ancora un altro,
uno straniero strano e accigliato,
generoso e malvagio, schietto e perverso,
naturale e miracoloso, ordinario e insolito,
gentile e retrattile.
io gioco con lui il nascondino,
ma non lo prendo mai.
cambia sempre il loro aspetto.
quando penso di non possa sfuggire,
poi mi chiama da un’altro angolo,
con un'altra maschera sul viso.
porta con sé incredibili segreti
strappati dall'eco di milioni di anni
e nessuno lo supera in furbizia e immaginazione.
mi accompagna ovunque, anche nel sonno,
intralciando e strappando i miei sogni.
rimango con la certezza di non essere mai
da solo.
dove sei tu, bellezza della solitudine?
<br />
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