Discussione:Repubblica dei Poeti: differenze tra le versioni

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*Q. '''Dal punto di vista giuridico come si pone la Repubblica dei Poeti?'''
*Q. '''Dal punto di vista giuridico come si pone la Repubblica dei Poeti?'''
*A. Questa è la domanda più difficile. Nel diritto internazionale non esiste la fattispecie delle utopie, e nemmeno quella degli stati immaginari o delle "idee creative" e tanto meno quella dei "progetti culturali". Non è necessariamente una mancanza che si vuole criticare o di cui si sente la necessità, è un'osservazione che ci permette di introdurre come si pone la Repubblica dei Poeti. Secondo la Convenzione di Montevideo, il nostro progetto non è uno Stato perché mancano i requisiti di Sovranità esclusiva e di un atto di emancipazione, cioè un territorio rivendicato. Il discorso potrebbe chiudersi qui, ma c'è qualcosa di più interessante e sofisticato in atto che per certi versi trascende la definizione di Stato e sfida le categorie previste per essere ritenuti un "Soggetto di diritto internazionale". La Sovranità che andiamo esercitando è nell'ambito delle idee, non del governo delle persone e delle cose: abbiamo una nostra missione che è la valorizzazione dei Poeti e della Poesia, della creatività umana; ma ancora corre l'obbligo di precisare che non è una Sovranità esclusiva: i cittadini della Repubblica dei Poeti restano cittadini dello Stato dove risiedono. Per quanto concerne il territorio, semplicemente non ne abbiamo bisogno, o più precisamente il nostro territorio è il cyberspazio, la rete Internet, è all'interno di Server, si misura in Byte; la fisicità del nostro territorio è rappresentata dispositivi di memorizzazione per quanto concerne i dati presenti nei domini www.repubblicadeipoeti.org e www.wikipoesia.it. Dal punto di vista giuridico il progetto culturale al momento non ha bisogno di una soggettività giuridica quindi non ne reclama alcuna, cionondimeno il progetto può essere interpretato come un soggetto di diritto internazionale a-specifico, di futura categorizzazione.
*A. Questa è la domanda più difficile. Nel diritto internazionale non esiste la fattispecie delle utopie, e nemmeno quella degli stati immaginari o delle "idee creative" e tanto meno quella dei "progetti culturali". Non è necessariamente una mancanza che si vuole criticare o di cui si sente la necessità, è un'osservazione che ci permette di introdurre come si pone la Repubblica dei Poeti. Secondo la Convenzione di Montevideo, il nostro progetto non è uno Stato perché mancano i requisiti di Sovranità esclusiva e di un atto di emancipazione, cioè un territorio rivendicato. In effetti siamo alieni a contese territoriali e ambizioni di dominio. Il discorso potrebbe chiudersi qui, ma c'è qualcosa di più interessante e sofisticato in atto che per certi versi trascende la definizione di Stato e sfida le categorie previste per essere ritenuti un "Soggetto di diritto internazionale". La Sovranità che andiamo esercitando è nell'ambito delle idee, non del governo delle persone e delle cose: abbiamo una nostra missione che è la valorizzazione dei Poeti e della Poesia, della creatività umana; ma ancora corre l'obbligo di precisare che non è una Sovranità esclusiva: i cittadini della Repubblica dei Poeti restano cittadini dello Stato dove risiedono. Per quanto concerne il territorio, semplicemente non ne abbiamo bisogno, o più precisamente il nostro territorio è il cyberspazio, la rete Internet, è all'interno di Server, si misura in Byte; la fisicità del nostro territorio è rappresentata dispositivi di memorizzazione per quanto concerne i dati presenti nei domini www.repubblicadeipoeti.org e www.wikipoesia.it. Dal punto di vista giuridico il progetto culturale al momento non ha bisogno di una soggettività giuridica quindi non ne reclama alcuna, cionondimeno il progetto può essere interpretato come un soggetto di diritto internazionale a-specifico, di futura categorizzazione.
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*Q. '''La Repubblica dei Poeti è un'Associazione?'''
*Q. '''La Repubblica dei Poeti è un'Associazione?'''
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*Q. '''Qualcuno potrebbe pensare che volete ingabbiare la poesia?'''
*Q. '''Qualcuno potrebbe pensare che volete ingabbiare la poesia?'''
*A. Sin dalle prime mosse abbiamo registrato la presenza in rete di bulli, haters intenti a criticare il progetto, anche con una certa dose di "apparenti buone ragioni". Le critiche più feroci ci hanno accusato "di voler ingabbiare la poesia" e hanno fatto perno sulla criticità insita in ogni raccolta fondi, vista con pregiudizio. Non sono mancate accuse di "volete farvi ricchi con la poesia", o altre facili superficialità che andrebbero categorizzate come bias cognitivi o più semplicemente pregiudizi strumentali e utili a portare avanti il proprio malessere verso al società. Gli intenti del progetto culturale sono ovviamente di liberare la poesia, valorizzarla mediante i poeti, attraverso WikiPoesia, cioè un progetto wiki gratuito che nella sua essenza è un infomediario dei premi di poesia. Coloro che hanno criticato le prime mosse della Repubblica dei Poeti hanno dovuto subire il successo del progetto, qualcuno si è ricreduto, altri si sono crogiolati nel proprio rancore, vittimismo, o finto eroismo. Qualche hater della prima ora si è addirittura proclamato martire della libertà "per la Poesia". In sostanza è vero che qualcuno può pensare che noi si voglia ingabbiare la poesia. Quasi ogni progetto di sopravvivenza ha dei "nemici", degli oppositori. In realtà vogliamo liberare la Poesia da quegli operatori culturali improvvisati che non sono abituati alle buone maniere, a relazionarsi in maniera civile con il Prossimo, e finiscono per riversare i propri fallimenti personali negli altri facendo credere di possedere la Verità. A costoro rispondiamo che prima di essere Poeti (o promotori culturali) occorre essere persone ordinate alla fratellanza.
*A. Sin dalle prime mosse abbiamo registrato la presenza in rete di bulli, ''haters'' intenti a criticare il progetto, anche con una certa dose di "apparenti buone ragioni" o "premesse irrefutabili" come "la poesia deve restare libera". E chi l'ha mai voluta ingabbiare? Le critiche più feroci ci hanno accusato "di voler ingabbiare la poesia" e hanno fatto perno sulla criticità insita in ogni raccolta fondi. Pregiudizi, accuse velate, e molti altri comportamenti che accompagnano persone votate alla critica. Qui occorre precisare che gran parte dei premi di poesia organizzati in Italia richiede una "tassa di lettura" da versare ad un'associazione o all'intestatario di una Carta. Ma in Italia non c'è obbligo di corredare l'organizzazione del premio di una precisa accountability. Fatto questo inciso, non casuale, non sono mancate accuse di "volete farvi ricchi con la poesia", o altre facili superficialità che andrebbero derubricate come ''bias'' cognitivi. Più marcatamente si è trattato di pregiudizi strumentali e utili a portare avanti il proprio malessere verso la società. Gli intenti del progetto culturale sono ovviamente di liberare la poesia, valorizzarla mediante i poeti, attraverso WikiPoesia, cioè un progetto wiki gratuito che nella sua essenza istitutiva è sempre stato un infomediario dei premi di poesia autonomo, autofinanziato. Coloro che hanno criticato le prime mosse della Repubblica dei Poeti hanno dovuto subire il successo crescente (organico) del progetto, qualcuno si è ricreduto, altri si sono crogiolati nel proprio rancore, vittimismo, o finto eroismo. Già, qualche hater della prima ora si è addirittura proclamato martire della libertà "per la Poesia". Quasi ogni progetto di sopravvivenza fondato su degli idealismi e sui valori alti e nobili dell'Umanità, ha dei "nemici", degli oppositori. In realtà con il progetto "Repubblica dei Poeti" vogliamo liberare la Poesia da quegli operatori culturali improvvisati che non sono abituati alle buone maniere, non educati a relazionarsi in maniera civile con il Prossimo, litigiosi. Costoro finiscono per riversare i propri fallimenti personali negli altri facendo credere di possedere la Verità e attribuendo agli altri la responsabilità dei propri fallimenti. A costoro rispondiamo che prima di potersi auto-definire "Poeti" o "promotori culturali" occorre essere, ''in primis'', persone ordinate alla fratellanza, al dialogo costruttivo e alla comunicazione dai toni civili.