Festival Internazionale della Poesia Sociale: differenze tra le versioni
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Il '''Festival Internazionale della Poesia Sociale''' è stato fondato nel 2022 a Roma.<ref>https://www.stiletv.it/news/83272/festival-poesia-sociale-pubblicato-il-calendario-eventi-della-1-edizione</ref> | Il '''Festival Internazionale della Poesia Sociale''' è stato fondato nel 2022 a Roma dalla poetessa Milena Cicatiello.<ref>https://www.stiletv.it/news/83272/festival-poesia-sociale-pubblicato-il-calendario-eventi-della-1-edizione</ref> | ||
==Storia== | ==Storia== | ||
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''“Per quanto doloroso sia stato un confronto così diretto ed empatico, sono soddisfatta di aver notato che il libro ha centrato uno dei suoi obiettivi principali, ovvero quello di essere maieutico, inducendo l’animo del lettore a denudarsi da ogni opprimente condizionamento e denunciare le diverse forme di ingiustizia, di soprusi e di violenza subita. Sono stati attimi di sorprendente e inattesa condivisione, in cui si è annullata ogni distanza tra me, scrittrice, e chi ascoltava. La Poesia è uscita dal libro, ha contaminato e seminato e, alla fine, raccolto. Attraverso le testimonianze, i nostri circuiti emozionali sono stati proiettati in una dimensione più ampia, che attinge all’universalità dell’amore e del vissuto”.'' | ''“Per quanto doloroso sia stato un confronto così diretto ed empatico, sono soddisfatta di aver notato che il libro ha centrato uno dei suoi obiettivi principali, ovvero quello di essere maieutico, inducendo l’animo del lettore a denudarsi da ogni opprimente condizionamento e denunciare le diverse forme di ingiustizia, di soprusi e di violenza subita. Sono stati attimi di sorprendente e inattesa condivisione, in cui si è annullata ogni distanza tra me, scrittrice, e chi ascoltava. La Poesia è uscita dal libro, ha contaminato e seminato e, alla fine, raccolto. Attraverso le testimonianze, i nostri circuiti emozionali sono stati proiettati in una dimensione più ampia, che attinge all’universalità dell’amore e del vissuto”.'' | ||
'''Madrina letteraria prima edizione:''' [[Grazia Deledda]] | |||
'''Tema Prima edizione:''' Donne e localismi, violenza di genere e pari opportunità | |||
==Manifesto Ufficiale della Poesia Sociale, redatto dalla poetessa [[Milena Cicatiello]]== | ==Manifesto Ufficiale della Poesia Sociale, redatto dalla poetessa [[Milena Cicatiello]]== | ||
''“Interagire con le vite degli altri: è questo il senso dell’esserci. Lo stare al mondo richiede una continua attenzione verso tutto ciò che ci circonda, uno slancio d’amore universale funzionale al benessere del proprio Io. Quando il miglioramento delle condizioni di vita del singolo viene perseguito attraverso lo scambio della cura e della condivisione; quando, nel distogliersi dal proprio ego, ci si riscopre vivi nell’altro; allora l’altruismo può dirsi una forma d’amore per se stessi, e il termine egoismo assume un’accezione positiva. Noi, artisti o appassionati d’arte socialmente impegnati e operatori della cultura produttiva, fondatori di questo nuovo movimento culturale, malgrado le distanze generazionali e la diversità di esperienze e provenienze, siamo legati da un comune sentire che si traduce nell’affermazione di una socialità in cui ciascuno è parte integrante di un insieme, l’aggregazione umana, vitalizzata da relazioni empatiche, che si pone al centro dell’Universo, non per sostituirsi alle individualità ma per renderle parimenti protagoniste, curate, ascoltate, valorizzate e non compresse nelle nuove solitudini esistenziali, incrementate dalla socialità apparente, mediatica, tecnologica, che dev’essere colta come opportunità e non subita come un confinamento. È un Umanesimo contemporaneo, incentivato dalla funzione etica della poesia, forma d’arte che, più di tutte, ci mette in contatto diretto e immediato con le emozioni, per farne anche uno strumento di riflessione, di impegno civile e di denuncia delle nuove e vecchie forme di emarginazione e di disagio sociale.Per noi l’etica e l’estetica non sono due concetti disgiunti, sicchè il poeta ha il dovere morale di prospettarci, attraverso l’arduo e appassionato lavoro di ricerca del gusto estetico e di affinamento del verso, la visione possibilistica di una bellezza che sia socialmente utile. Coltivare uno sguardo fiducioso e umano, per riabilitare, nei versi, l’amore, quando tutto intorno è guerra e distruzione. I muri non fermano il vento, è questo il nostro credo, noi affermiamo l’inconsistenza e la vacuità di ogni barriera, materiale e culturale, e ciò può essere compreso solo accettando la diversità come una ricchezza, senza cedere alla tentazione di ricorrere all’unicità per giustificarne l’esistenza. Perché essere “diversi” è di gran lunga migliore che essere “unici”, significa porre le basi di una convivenza civile sana ed equilibrata, in cui ognuno viene contaminato senza perdere i suoi tratti identitari. Significa proteggere la società dal rischio della omologazione, senza escludere nessuno. I nostri versi cantano il nostro essere tutti magnificamente di-versi, nessuno solo, relegato nella sua unicità, che dev’essere preservata appena nel suo significato filosifico-universale e non diventare una prigione o una forma di esilio concettuale. E nella misura in cui non è possibile per il vivere, a maggior ragione non può esserlo per lo scrivere. Non si scrive solo per sè stessi. La vera poesia deve smuovere coscienze, cambiare la vita delle persone, muovere gli animi, interpretare la realtà che ci circonda, liberare la parola dalle maglie degli slogan del potere, che ne fanno oggetto di strumentalizzazione, e da quelle del provincialismo degli intellettuali di quartiere, che inficiano la produzione letteraria contemporanea con scritti e atteggiamenti sempre più autoreferenziali o autocelebrativi, e restituire la dignità della libera espressione artistica a una comunità di anime sensibili che avrebbero molto di più da dare e da dire, se non venissero demotivate da chi ha tradito la cultura, facendone un bene suscettibile di appropriazione in via esclusiva. Noi, poeti sociali, tra Marsia e Apollo inneggiamo al satiro. Al suo essere fallibile, sensibile, terreno. La sua siringa risveglia le primavere e sulle sue note le ninfe e le oreadi danzano vorticosamente, fondendosi alla natura. E una volta punito per aver osato, scarnificato, le sue membra diventano humus per altri canti che saranno spinti, ancora più forti, da zefiri e maestrali. Perché la bellezza utile della poesia sociale non sopisce mai e innamora l’eterno”.'' | ''“Interagire con le vite degli altri: è questo il senso dell’esserci. Lo stare al mondo richiede una continua attenzione verso tutto ciò che ci circonda, uno slancio d’amore universale funzionale al benessere del proprio Io. Quando il miglioramento delle condizioni di vita del singolo viene perseguito attraverso lo scambio della cura e della condivisione; quando, nel distogliersi dal proprio ego, ci si riscopre vivi nell’altro; allora l’altruismo può dirsi una forma d’amore per se stessi, e il termine egoismo assume un’accezione positiva. Noi, artisti o appassionati d’arte socialmente impegnati e operatori della cultura produttiva, fondatori di questo nuovo movimento culturale, malgrado le distanze generazionali e la diversità di esperienze e provenienze, siamo legati da un comune sentire che si traduce nell’affermazione di una socialità in cui ciascuno è parte integrante di un insieme, l’aggregazione umana, vitalizzata da relazioni empatiche, che si pone al centro dell’Universo, non per sostituirsi alle individualità ma per renderle parimenti protagoniste, curate, ascoltate, valorizzate e non compresse nelle nuove solitudini esistenziali, incrementate dalla socialità apparente, mediatica, tecnologica, che dev’essere colta come opportunità e non subita come un confinamento. È un Umanesimo contemporaneo, incentivato dalla funzione etica della poesia, forma d’arte che, più di tutte, ci mette in contatto diretto e immediato con le emozioni, per farne anche uno strumento di riflessione, di impegno civile e di denuncia delle nuove e vecchie forme di emarginazione e di disagio sociale.Per noi l’etica e l’estetica non sono due concetti disgiunti, sicchè il poeta ha il dovere morale di prospettarci, attraverso l’arduo e appassionato lavoro di ricerca del gusto estetico e di affinamento del verso, la visione possibilistica di una bellezza che sia socialmente utile. Coltivare uno sguardo fiducioso e umano, per riabilitare, nei versi, l’amore, quando tutto intorno è guerra e distruzione. I muri non fermano il vento, è questo il nostro credo, noi affermiamo l’inconsistenza e la vacuità di ogni barriera, materiale e culturale, e ciò può essere compreso solo accettando la diversità come una ricchezza, senza cedere alla tentazione di ricorrere all’unicità per giustificarne l’esistenza. Perché essere “diversi” è di gran lunga migliore che essere “unici”, significa porre le basi di una convivenza civile sana ed equilibrata, in cui ognuno viene contaminato senza perdere i suoi tratti identitari. Significa proteggere la società dal rischio della omologazione, senza escludere nessuno. I nostri versi cantano il nostro essere tutti magnificamente di-versi, nessuno solo, relegato nella sua unicità, che dev’essere preservata appena nel suo significato filosifico-universale e non diventare una prigione o una forma di esilio concettuale. E nella misura in cui non è possibile per il vivere, a maggior ragione non può esserlo per lo scrivere. Non si scrive solo per sè stessi. La vera poesia deve smuovere coscienze, cambiare la vita delle persone, muovere gli animi, interpretare la realtà che ci circonda, liberare la parola dalle maglie degli slogan del potere, che ne fanno oggetto di strumentalizzazione, e da quelle del provincialismo degli intellettuali di quartiere, che inficiano la produzione letteraria contemporanea con scritti e atteggiamenti sempre più autoreferenziali o autocelebrativi, e restituire la dignità della libera espressione artistica a una comunità di anime sensibili che avrebbero molto di più da dare e da dire, se non venissero demotivate da chi ha tradito la cultura, facendone un bene suscettibile di appropriazione in via esclusiva. Noi, poeti sociali, tra Marsia e Apollo inneggiamo al satiro. Al suo essere fallibile, sensibile, terreno. La sua siringa risveglia le primavere e sulle sue note le ninfe e le oreadi danzano vorticosamente, fondendosi alla natura. E una volta punito per aver osato, scarnificato, le sue membra diventano humus per altri canti che saranno spinti, ancora più forti, da zefiri e maestrali. Perché la bellezza utile della poesia sociale non sopisce mai e innamora l’eterno”.'' | ||
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Versione delle 14:36, 7 lug 2022
Il Festival Internazionale della Poesia Sociale è stato fondato nel 2022 a Roma dalla poetessa Milena Cicatiello.[1]
Storia
CAPACCIO PAESTUM. Il 4 giugno è stata inaugurata a Roma, presso il Teatro del Pepe, nonché sede nazionale di Fare Ambiente, la prima edizione del “Festival Internazionale della Poesia Sociale”. La serata si è svolta alla presenza di un pubblico particolarmente attento e partecipe, sin dalla prima parte dell’evento, dedicata alla presentazione del Festival, che si terrà a Paestum con appuntamenti in programma tra luglio e dicembre 2022. Per l’occasione, la poetessa Milena Cicatiello, ideatrice e curatrice dell’iniziativa, ha dato lettura del Manifesto della Poesia Sociale, che ha raccolto apprezzamenti e ispirato interessanti riflessioni tra i presenti sulle dinamiche sociali e sul ruolo della cultura nella realtà contemporanea: “Il pubblico ha accolto e colto pienamente l’essenza, gli intenti e le motivazioni del Manifesto, restituendomi emozioni dense e incoraggiandomi a proseguire il percorso intrapreso, definendolo una “missione” nella quale anch’essi si sono immedesimati, facendosene testimonial, in quanto il documento è stato capace di smuovere le loro coscienze, esprimendo valori di solidarietà e di convivenza civile, esaltati da una poetica che non sia solo bella ma anche socialmente utile”.
Nella seconda parte della serata, è stata presentata la raccolta di poesie “Le vite che non ho scelto”, seconda pubblicazione di Milena Cicatiello (edizioni Piavani, 2022). La profondità del tema, riguardante la violenza di genere, la carica espressiva e il linguaggio innovativo delle liriche hanno commosso e stimolato una serie di interventi, dai quali sono emerse svariate dichiarazioni di persone che, riconoscendosi nella protagonista e nella sua storia, hanno raccontato la propria esperienza di violenza e di non amore.
“Per quanto doloroso sia stato un confronto così diretto ed empatico, sono soddisfatta di aver notato che il libro ha centrato uno dei suoi obiettivi principali, ovvero quello di essere maieutico, inducendo l’animo del lettore a denudarsi da ogni opprimente condizionamento e denunciare le diverse forme di ingiustizia, di soprusi e di violenza subita. Sono stati attimi di sorprendente e inattesa condivisione, in cui si è annullata ogni distanza tra me, scrittrice, e chi ascoltava. La Poesia è uscita dal libro, ha contaminato e seminato e, alla fine, raccolto. Attraverso le testimonianze, i nostri circuiti emozionali sono stati proiettati in una dimensione più ampia, che attinge all’universalità dell’amore e del vissuto”.
Madrina letteraria prima edizione: Grazia Deledda
Tema Prima edizione: Donne e localismi, violenza di genere e pari opportunità
Manifesto Ufficiale della Poesia Sociale, redatto dalla poetessa Milena Cicatiello
“Interagire con le vite degli altri: è questo il senso dell’esserci. Lo stare al mondo richiede una continua attenzione verso tutto ciò che ci circonda, uno slancio d’amore universale funzionale al benessere del proprio Io. Quando il miglioramento delle condizioni di vita del singolo viene perseguito attraverso lo scambio della cura e della condivisione; quando, nel distogliersi dal proprio ego, ci si riscopre vivi nell’altro; allora l’altruismo può dirsi una forma d’amore per se stessi, e il termine egoismo assume un’accezione positiva. Noi, artisti o appassionati d’arte socialmente impegnati e operatori della cultura produttiva, fondatori di questo nuovo movimento culturale, malgrado le distanze generazionali e la diversità di esperienze e provenienze, siamo legati da un comune sentire che si traduce nell’affermazione di una socialità in cui ciascuno è parte integrante di un insieme, l’aggregazione umana, vitalizzata da relazioni empatiche, che si pone al centro dell’Universo, non per sostituirsi alle individualità ma per renderle parimenti protagoniste, curate, ascoltate, valorizzate e non compresse nelle nuove solitudini esistenziali, incrementate dalla socialità apparente, mediatica, tecnologica, che dev’essere colta come opportunità e non subita come un confinamento. È un Umanesimo contemporaneo, incentivato dalla funzione etica della poesia, forma d’arte che, più di tutte, ci mette in contatto diretto e immediato con le emozioni, per farne anche uno strumento di riflessione, di impegno civile e di denuncia delle nuove e vecchie forme di emarginazione e di disagio sociale.Per noi l’etica e l’estetica non sono due concetti disgiunti, sicchè il poeta ha il dovere morale di prospettarci, attraverso l’arduo e appassionato lavoro di ricerca del gusto estetico e di affinamento del verso, la visione possibilistica di una bellezza che sia socialmente utile. Coltivare uno sguardo fiducioso e umano, per riabilitare, nei versi, l’amore, quando tutto intorno è guerra e distruzione. I muri non fermano il vento, è questo il nostro credo, noi affermiamo l’inconsistenza e la vacuità di ogni barriera, materiale e culturale, e ciò può essere compreso solo accettando la diversità come una ricchezza, senza cedere alla tentazione di ricorrere all’unicità per giustificarne l’esistenza. Perché essere “diversi” è di gran lunga migliore che essere “unici”, significa porre le basi di una convivenza civile sana ed equilibrata, in cui ognuno viene contaminato senza perdere i suoi tratti identitari. Significa proteggere la società dal rischio della omologazione, senza escludere nessuno. I nostri versi cantano il nostro essere tutti magnificamente di-versi, nessuno solo, relegato nella sua unicità, che dev’essere preservata appena nel suo significato filosifico-universale e non diventare una prigione o una forma di esilio concettuale. E nella misura in cui non è possibile per il vivere, a maggior ragione non può esserlo per lo scrivere. Non si scrive solo per sè stessi. La vera poesia deve smuovere coscienze, cambiare la vita delle persone, muovere gli animi, interpretare la realtà che ci circonda, liberare la parola dalle maglie degli slogan del potere, che ne fanno oggetto di strumentalizzazione, e da quelle del provincialismo degli intellettuali di quartiere, che inficiano la produzione letteraria contemporanea con scritti e atteggiamenti sempre più autoreferenziali o autocelebrativi, e restituire la dignità della libera espressione artistica a una comunità di anime sensibili che avrebbero molto di più da dare e da dire, se non venissero demotivate da chi ha tradito la cultura, facendone un bene suscettibile di appropriazione in via esclusiva. Noi, poeti sociali, tra Marsia e Apollo inneggiamo al satiro. Al suo essere fallibile, sensibile, terreno. La sua siringa risveglia le primavere e sulle sue note le ninfe e le oreadi danzano vorticosamente, fondendosi alla natura. E una volta punito per aver osato, scarnificato, le sue membra diventano humus per altri canti che saranno spinti, ancora più forti, da zefiri e maestrali. Perché la bellezza utile della poesia sociale non sopisce mai e innamora l’eterno”.