Le Muse: differenze tra le versioni
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'''SUPERNA ~ La Musa delle Muse''' | |||
“Superna ~ La Musa delle Muse” è un componimento poetico di [[Edoardo Claudio Olivieri]] dedicato a Superna, la figura femminile per eccellenza che, vita dopo vita, si riafferma quale unica fonte di infinita ispirazione e ammirazione per l’autore. Il nome ''Superna'' racchiude nel suo etimo il significato di “al di sopra di ogni cosa, celestiale; spirituale e non corporale” e rappresenta metaforicamente una divinità nativa la quale si narra potesse accogliere in sé tutte le virtù delle nove Muse, rappresentando quindi una divinità ''una e tre volte trina'', vale a dire ''la perfezione moltiplicata per la perfezione stessa'', come descritta nel presente poema. | |||
nel | [[File:Un saggio sulla poesia.jpg|miniatura|“Un saggio sulla poesia” di [[Edoardo Claudio Olivieri]]]] | ||
'''PRELUDIO''' | |||
e | |||
PRELUDIO | |||
Delle Muse ben poco si sa | Delle Muse ben poco si sa | ||
se non quel che la storia ne fa sedicente verità | se non quel che la storia ne fa sedicente verità | ||
ma io che di lor tutte un giorno m'infatuai | ma io che di lor tutte un giorno m'infatuai | ||
ben posso narrarti d'elle, come non mai! | ben posso narrarti d'elle, come non mai! | ||
Figlie di Zeus e Dèe dell'Olimpo | Figlie di Zeus e Dèe dell'Olimpo | ||
Apollo n'era il protettor, e Mnemosýne le mise al mondo | Apollo n'era il protettor, e Mnemosýne le mise al mondo | ||
e per rispetto a quest'ultima, custode della Memoria | e per rispetto a quest'ultima, custode della Memoria | ||
vi rammenterò or, la loro vera storia. | vi rammenterò or, la loro vera storia. | ||
Zeus era talmente bello, grandioso e potente | Zeus era talmente bello, grandioso e potente | ||
che la mancanza di sfide lo rese insofferente | che la mancanza di sfide lo rese insofferente | ||
gli sovvenne allor l'idea di postular le Virtù | gli sovvenne allor l'idea di postular le Virtù | ||
e per farlo nove ninfe volle crear, non una di più. | e per farlo nove ninfe volle crear, non una di più. | ||
Un bel giorno, si coricò al fianco della moglie | Un bel giorno, si coricò al fianco della moglie | ||
e la passion prese loro il sopravvento, in un letto di foglie. | e la passion prese loro il sopravvento, in un letto di foglie. | ||
Tant'eran fecondi e prolifici nel generar | Tant'eran fecondi e prolifici nel generar | ||
che nel tempo d'una gravidanza, ben nove divine fanciulle fecero sbocciar. | che nel tempo d'una gravidanza, ben nove divine fanciulle fecero sbocciar. | ||
Esse ben presto aprirono gli occhi | Esse ben presto aprirono gli occhi | ||
e il cielo infinito presero a rimirar | |||
sittanto che le Sorelle Pleiadi, facendo da specchio | sittanto che le Sorelle Pleiadi, facendo da specchio | ||
ne riflessero il sempiterno brillar. | ne riflessero il sempiterno brillar. | ||
Apollo di lì passava, quasi per caso | Apollo di lì passava, quasi per caso | ||
e volse lor lo sguardo, | e volse lor lo sguardo, | ||
e loro a lui un candido effluvio, | e loro a lui un candido effluvio, | ||
che gli sbuffò nel naso. | che gli sbuffò nel naso. | ||
Ancor minute di corpo, ma grandiose di spirito | Ancor minute di corpo, ma grandiose di spirito | ||
“per sempre le proteggerò”, si disse Apollo, notandone il merito. | ''“per sempre le proteggerò”'', si disse Apollo, notandone il merito. | ||
Da quel dì, crebbero, e divennero adulte | Da quel dì, crebbero, e divennero adulte | ||
ma giammai persero le native Virtù, che in nessun altro colsero vette così alte. | ma giammai persero le native Virtù, che in nessun altro colsero vette così alte. | ||
Vediamo allora, caro lettor | Vediamo allora, caro lettor | ||
chi esse fossero, e perché m'indussero al loro | chi esse fossero, e perché m'indussero al loro amor... | ||
... | '''...MA...''' | ||
facciamo insieme attenzion | ''facciamo insieme attenzion'' | ||
a non rimirarle troppo | ''a non rimirarle troppo'' | ||
giacché le saette di Zeus ed i dardi di Apollo | ''giacché le saette di Zeus ed i dardi di Apollo'' | ||
pronti son a trafigger ch'indebitamente s'azzardasse, ad accarezzarne il collo! | ''pronti son a trafigger ch'indebitamente s'azzardasse, ad accarezzarne il collo!'' | ||
'''CLIO''' | |||
CLIO | |||
Di capelli castani sottili e cadenti | Di capelli castani sottili e cadenti | ||
lisci s'abbandonavano sulle di lei esili spalle | lisci s'abbandonavano sulle di lei esili spalle | ||
e continuavano imperterriti a cadere più in giù | e continuavano imperterriti a cadere più in giù | ||
fin dove le graziose | fin dove le graziose ànche non li rivolgevano nuovamente all'insù. | ||
Occhi marroni, ma d'una tempera chiara e lucente | Occhi marroni, ma d'una tempera chiara e lucente | ||
le labbra fini e pallide ne completavan l'aspetto nobile e sapiente. | le labbra fini e pallide ne completavan l'aspetto nobile e sapiente. | ||
Certo di lei si poteva ben dir che fosse alquanto bella | Certo di lei si poteva ben dir che fosse alquanto bella | ||
ma nessun che non fosse d'animo belluino pensò mai di possederla | ma nessun che non fosse d'animo belluino pensò mai di possederla giacché cotal bello trasmutava in sembianze immateriche | ||
giacché cotal bello trasmutava in sembianze immateriche | e dopo qualch'istante che l'ammiravi, parea sparir nel nulla dissolvendosi oltre le proprie, armoniose, curve periferiche. | ||
e dopo qualch'istante che l'ammiravi, parea sparir nel nulla | |||
dissolvendosi oltre le proprie, armoniose, curve periferiche. | |||
Tenutaria degli annali e della preziosa memoria | Tenutaria degli annali e della preziosa memoria | ||
per dote divina si trovava sempre laddove si creava la Storia | per dote divina si trovava sempre laddove si creava la Storia che con fedeltà, perizia e verosimiglianza | ||
che con fedeltà, perizia e verosimiglianza | |||
a li posteri donava, con dovizia e costanza. | a li posteri donava, con dovizia e costanza. | ||
'''EUTERPE''' | |||
Di lei posso dir ch'era dura tenere il suo passo cercavi di rincorrerla, | |||
ma stremavi a terra come dopo un salasso. | |||
Riccia di capelli e graziosa di forme saltellava a destra e a manca, e ne perdevi le orme parea danzar senza fatica alcuna | |||
Di lei posso dir ch'era dura tenere il suo passo | |||
cercavi di rincorrerla, ma stremavi a terra come dopo un salasso. | |||
Riccia di capelli e graziosa di forme | |||
saltellava a destra e a manca, e ne perdevi le orme | |||
parea danzar senza fatica alcuna | |||
tanto che quando giungeva lei, in tutti nascea una gioia repentina! | tanto che quando giungeva lei, in tutti nascea una gioia repentina! | ||
La sua arte suprema emanava però dal suo flauto | La sua arte suprema emanava però dal suo flauto | ||
che come suonava lei, non c'era paragon con nessun'altro | che come suonava lei, non c'era paragon con nessun'altro le dita alternava, e con la bocca soffiava | ||
le dita alternava, e con la bocca soffiava | |||
ed in un battibaleno tutta la platea s'incantava! | ed in un battibaleno tutta la platea s'incantava! | ||
Come facesse, nessun si capacitava fattostà che suonando, tutto il mondo rallegrava ed anche il più afflitto ed il più apatico astante parea risorger come un bramoso amante! | |||
Perciò se sei triste o se ti senti proprio giù ascolta il flauto di Euterpe, ed il tuo tono... tornerà su! | |||
'''TALIA''' | |||
TALIA | |||
Fra tutte forse la men sensuale | Fra tutte forse la men sensuale | ||
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il viso coperto da una maschera beffarda | il viso coperto da una maschera beffarda | ||
già ti dava l'idea di quanto fosse bonariamente infingarda! | già ti dava l'idea di quanto fosse bonariamente infingarda! | ||
Il suo passo era strambo, sembrava sciare anche quando il pavimento era ruvido | |||
Il suo passo era strambo, sembrava sciare | e ci potevi a malapena camminare | ||
anche quando il pavimento era ruvido e ci potevi a malapena camminare | |||
ma lei goffa s'appoggiava al suo grossolano baston | ma lei goffa s'appoggiava al suo grossolano baston | ||
e fingendosi vecchia, ti sfidava col sorriso al singolar tenzon! | e fingendosi vecchia, ti sfidava col sorriso al singolar tenzon! | ||
Battute taglienti e frecciate penetranti | Battute taglienti e frecciate penetranti | ||
mordace era la sua satira ed i suoi versi sconcertanti. | mordace era la sua satira ed i suoi versi sconcertanti. Regina indiscussa della commedia teatral | ||
Regina indiscussa della commedia teatral | |||
non v'era sua rappresentazion, che non ti facesse sbellicar. | non v'era sua rappresentazion, che non ti facesse sbellicar. | ||
Una ghirlanda d'edera le circondava il collo | Una ghirlanda d'edera le circondava il collo | ||
e bastava ascoltarla per sentirsi nelle risate in ammollo | e bastava ascoltarla per sentirsi nelle risate in ammollo non era il suo seno quindi a conquistarti | ||
non era il suo seno quindi a conquistarti | |||
quanto piuttosto la sua simpatia, che giungeva ad ammaliarti. | quanto piuttosto la sua simpatia, che giungeva ad ammaliarti. | ||
'''MELPOMENE''' | |||
MELPOMENE | |||
La vita, | La vita, | ||
quando il timone è mal governato | quando il timone è mal governato | ||
e chi è al comando è di mente alquanto aberrato | e chi è al comando è di mente alquanto aberrato c'induce a volte nella nera disperazion | ||
c | |||
tanto che alcuna via d'uscita, riesce più a catturarci l'attenzion. | tanto che alcuna via d'uscita, riesce più a catturarci l'attenzion. | ||
Foschi nembi all'orizzonte | Foschi nembi all'orizzonte | ||
atroci esiti ci ritroviamo a noi di fronte | atroci esiti ci ritroviamo a noi di fronte | ||
È allora il turno di Melpòmene, drammaturga | È allora il turno di Melpòmene, drammaturga che con destrezza ci dà la purga. | ||
che con destrezza ci dà la purga. | |||
Narrando della sofferenza e del dolor | Narrando della sofferenza e del dolor | ||
col baston d'Ercole ci ammonisce in fin nel cuòr! | col baston d'Ercole ci ammonisce in fin nel cuòr! | ||
Nei lineamenti della maschera indossa scolpita la pietà | Nei lineamenti della maschera indossa scolpita la pietà | ||
e volteggiando minacciosa la spada, ci rammenta una verità: | e volteggiando minacciosa la spada, ci rammenta una verità: che se vuoi vivere felice e contento | ||
che se vuoi vivere felice e contento | |||
i veri amici non dovrai mai buttar al vento. | i veri amici non dovrai mai buttar al vento. | ||
Ed è anche meglio che qualsiasi forma di oppression tu sappia prontamente scovar, e riporre in un canton. | |||
Infine... si può ben dire che qualsivoglia tragedia eviterai solo se un comportamento etico... tu | |||
'''TERSICORE''' | |||
TERSICORE | |||
Ma che bello che è danzar | Ma che bello che è danzar | ||
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mentre suona la sua lira | mentre suona la sua lira | ||
il plettro ogni corda prende ben di mira. | il plettro ogni corda prende ben di mira. | ||
E' certo facile scuoter le anche | E' certo facile scuoter le anche | ||
emulando lei, che il corpo muove... ed i capelli anche! | emulando lei, che il corpo muove... ed i capelli anche! Une vello bianco porta invòlto | ||
Une vello bianco porta invòlto | |||
e sì velocemente piroetta, che non ne cogli il vólto. | e sì velocemente piroetta, che non ne cogli il vólto. | ||
Il ritmo allora ti vien da seguir | Il ritmo allora ti vien da seguir | ||
ed anche tu balli, senza vergogna patìr! | ed anche tu balli, senza vergogna patìr! | ||
Poi scendi dal palco, e sei sfinito ma mai così tanto, t'eri divertito. | |||
Insomma ora sai che se ti senti rattrappito la panacea è con lei ballar, | |||
e poi mai vorrai che sia finito! | |||
'''ERATO''' | |||
ERATO | |||
Pelle liscia calda e nera | Pelle liscia calda e nera l'appelleresti sogno o fors'anche chimera ti guardava, ed in un istante | ||
l'appelleresti sogno o fors'anche chimera | |||
ti guardava, ed in un istante | |||
ti scioglieva col suo sguardo conciliante. | ti scioglieva col suo sguardo conciliante. | ||
Non direi carina e non direi bella | Non direi carina e non direi bella | ||
giacché con lei si supera ogni stella | giacché con lei si supera ogni stella | ||
curve sensuali nel marmo scolpite | curve sensuali nel marmo scolpite | ||
eran più pericolose di un tornante, e sittanto ardite. | eran più pericolose di un tornante, e sittanto ardite. | ||
Capelli crespi lunghi e voluminosi emanava soavi profumi ed effluvi armoniosi. Anche lei suonava la lira | |||
Capelli crespi lunghi e voluminosi | |||
emanava soavi profumi ed effluvi armoniosi. | |||
Anche lei suonava la lira | |||
ma il ballo non era certo la sua mira. | ma il ballo non era certo la sua mira. | ||
Era diretta sincera ed onesta strapparti le vesti era la sua suprema festa e quando le sue grazie assalivano il corpo tuo piacevolmente effetto, ne godevi del suo. | |||
Era diretta sincera ed onesta | Mi ricordo ad esempio un giorno che mi sfidò in resistenza e dopo alcuni atti, m'arresi vinto dalla sua persistenza! Che strano dirai che questa rientri fra le virtù | ||
strapparti le vesti era la sua suprema festa | |||
e quando le sue grazie assalivano il corpo tuo | |||
piacevolmente effetto, ne godevi del suo. | |||
Mi ricordo ad esempio un giorno che mi sfidò in resistenza | |||
e dopo alcuni atti, m'arresi vinto dalla sua persistenza! | |||
Che strano dirai che questa rientri fra le virtù | |||
ma quando le feci quest'appunto, mi rispose: | ma quando le feci quest'appunto, mi rispose: | ||
“zitto, prima provami anche tu...!” | “zitto, prima provami anche tu...!” | ||
'''POLIMNIA''' | |||
POLIMNIA | |||
C'era poi colei che inventò la retorica. | C'era poi colei che inventò la retorica. | ||
L'arte del bel parlar lei dominava | L'arte del bel parlar lei dominava | ||
e con le sue parole in un batter d'occhio ti conquistava. | e con le sue parole in un batter d'occhio ti conquistava. | ||
Decantava d'amor, politica e filosofia insomma... di tutto un po', tranne d'archeologia! | |||
Decantava d'amor, politica e filosofia | |||
insomma... di tutto un po', tranne d'archeologia! | |||
Seneca e Aristotele, da lei impararono | Seneca e Aristotele, da lei impararono | ||
e tanti altri ancor la emularono | e tanti altri ancor la emularono | ||
ma a dire il vero nessuno più | ma a dire il vero nessuno più | ||
a destreggiar il linguaggio, talmente eccelso fu. | a destreggiar il linguaggio, talmente eccelso fu. | ||
Le labbra schiudeva e la bocca profferiva eccelsa proprietà di linguaggio lei dominava; solo parole faceva uscir | |||
Le labbra schiudeva e la bocca profferiva | |||
eccelsa proprietà di linguaggio lei dominava; | |||
solo parole faceva uscir | |||
ma a te un concerto parea d'udir! | ma a te un concerto parea d'udir! | ||
Insomma se c'è chi del dire ne fece un vanverare Polimnia al contrario seppe farne un ricamare e grazie a lei molti impararono a ragionare laddove prima intenti èran, a sproloquiare! | |||
'''URANIA''' | |||
URANIA | |||
Con un bastone ritto puntato al cielo | Con un bastone ritto puntato al cielo | ||
a menadito conosceva il firmamento intero | a menadito conosceva il firmamento intero stelle ed astri brillavan lassù | ||
stelle ed astri brillavan lassù | |||
e lei ne tracciava le mappe, fin da quaggiù! | e lei ne tracciava le mappe, fin da quaggiù! | ||
Tra terra e cielo non v'era più mistero grazie a Urania parea un tutt'uno intièro | |||
Tra terra e cielo non v'era più mistero | |||
grazie a Urania parea un tutt'uno intièro | |||
e se volevi orientarti nel navigar | e se volevi orientarti nel navigar | ||
lei appresso avresti fatto bene, con te a portàr! | lei appresso avresti fatto bene, con te a portàr! | ||
Lune, satelliti, comete e costellazion citava e indicava come fosser una sua creazion e quand'un lunario era da compilar | |||
Lune, satelliti, comete e costellazion | |||
citava e indicava come fosser una sua creazion | |||
e quand'un lunario era da compilar | |||
non v'era altri che lei, da consultar. | non v'era altri che lei, da consultar. | ||
Non ci son binocoli o cannocchiali che possan emular | Non ci son binocoli o cannocchiali che possan emular | ||
la precisione astronomica d'Urania la qual | la precisione astronomica d'Urania la qual | ||
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di uscir dal proprio corpo, e permear lo cielo... lasciandolo di stucco! | di uscir dal proprio corpo, e permear lo cielo... lasciandolo di stucco! | ||
'''CALLIOPE''' | |||
Narriamo ora della più illustre fra le Muse colei che cantando t'ammaliava facendo le fuse. Odi, inni e poi anche idillî | |||
Narriamo ora della più illustre fra le Muse | |||
colei che cantando t'ammaliava facendo le fuse. | |||
Odi, inni e poi anche idillî | |||
dinanzi a lei gli altrui canti parean sol strilli! | dinanzi a lei gli altrui canti parean sol strilli! | ||
Il suo diletto portava orgogliosa in petto una tavoletta di cera, su cui le poesia componéa. Poterla ascoltar divenne un privilegio | |||
Il suo diletto portava orgogliosa in petto | |||
una tavoletta di cera, su cui le poesia componéa. | |||
Poterla ascoltar divenne un privilegio | |||
e s'eri invitato, ma tardavi, facevi un sacrilegio. | e s'eri invitato, ma tardavi, facevi un sacrilegio. | ||
Un giorno la sua voce tonò sittanto calda e forte da far crepitar di lava, un aspro monte. Con i suoi versi facea cultura | |||
Un giorno la sua voce tonò sittanto calda e forte | |||
da far crepitar di lava, un aspro monte. | |||
Con i suoi versi facea cultura | |||
giacché narrar epiche gesta, era la sua premura. | giacché narrar epiche gesta, era la sua premura. | ||
Non vi fu mai quindi alcun eroe o condottiero | |||
la cui fama non venne descritta dal di lei pensiero. | |||
'''EPILOGO''' | |||
EPILOGO | |||
Or che delle Muse più cose tu sai | Or che delle Muse più cose tu sai | ||
avrai anche capito perché non avea senso sfidarle giammai | avrai anche capito perché non avea senso sfidarle giammai | ||
ci fu tuttavia qualche animo sconsiderato che ci provò e il seguente ne fu il risultato: | |||
ci fu tuttavia qualche animo sconsiderato che ci provò | |||
e il seguente ne fu il risultato: | |||
Le sirene in prima battuta | Le sirene in prima battuta | ||
a cui le Muse estirparon le ali e ne fecer corone da muta. | a cui le Muse estirparon le ali e ne fecer corone da muta. | ||
Fu poi la volta delle Pieridi | |||
Fu poi la volta delle Pieridi | |||
che le sfidarono al canto | che le sfidarono al canto | ||
ma la voce di Calliope ebbe la meglio, | ma la voce di Calliope ebbe la meglio, avvolgendo tutti in un manto. | ||
avvolgendo tutti in un manto. | L'esito fu quindi che dacch'eran sirene natanti si ritrovaron ad esser... uccelli volanti! | ||
Ma non fu quella l'unica ugola che le sfidò si narra infatti ch'anche Tamiri le affrontò. | |||
L'esito fu quindi che dacch'eran sirene natanti | Baldanzoso si lanciò: “se vinco, tutte vi possederò” Le Muse ci stettero ed anzi rilanciarono: “tuttavia se perdi ne soffrirai un bel po'” | ||
si ritrovaron ad esser... uccelli volanti! | ed anche stavolta le tenutarie delle Virtù ebber la meglio e lui si ritrovò cieco, afono e senza piglio. | ||
Ma non fu quella l'unica ugola che le sfidò | |||
si narra infatti ch'anche Tamiri le affrontò. | |||
Baldanzoso si lanciò: “se vinco, tutte vi possederò” | |||
Le Muse ci stettero ed anzi rilanciarono: “tuttavia se perdi ne soffrirai un bel po'” | |||
ed anche stavolta le tenutarie delle Virtù ebber la meglio | |||
e lui si ritrovò cieco, afono e senza piglio. | |||
Alle Muse, olimpiche depositarie delle eccelse qualità venne attribuita la fonte di Ippocrene, con fasti e sacralità | |||
e a dar l'avvio alla Sorgente d'acqua, miele e latte | e a dar l'avvio alla Sorgente d'acqua, miele e latte | ||
ci pensò Pegaso, che batté gli zoccoli, danzando con le nove matte. | ci pensò Pegaso, che batté gli zoccoli, danzando con le nove matte. | ||
Volge qui al termine quest'ode dedicata alle Muse | Volge qui al termine quest'ode dedicata alle Muse | ||
e la morale è che ora che conosci le Virtù, non hai più scuse. | e la morale è che ora che conosci le Virtù, non hai più scuse. | ||
Certo che a questo punto sarebbe lecito chiedersi: | |||
“potrà mai esistere un’unica, eccelsa Musa | |||
al cui cospetto la storia non rimarrebbe delusa? | |||
Vale a dire un unico, inestimabile e puro diamante capace di brillare maestoso nel firmamento, ammaliante? | |||
Sì, un’unico, divino essere virtuoso | |||
che impersonifichi tutte le nove muse, maestoso? | |||
[[File:L’ineguagliabile Superna.jpg|miniatura|L’ineguagliabile Superna]] | |||
''Clio'' | |||
''Euterpe'' | |||
''Talia'' | |||
''Melpemone'' | |||
''Tersicore'' | |||
''Erato'' | |||
''Polimnia'' | |||
''Urania'' | |||
''Calliope'' | |||
Quindi quest’oggi celebriam nove natalizi in uno giacché al tuo pari non esiste nessuno | |||
Divinità suprema maestosa ed eterna Tu sei l’ineguagliabile... | |||
'''Superna'''!!! | |||
==Pubblicazioni== | |||
Edoardo Claudio Olivieri - “Superna, la Musa delle Muse” | |||
© 2013, 2019, 2023 Edoardo Claudio Olivieri – le poète des Champs-Élysées, All Right Reserved. Any unauthorized copyng, translation, duplication, importation or distribution, in part or in whole by any means, including electronic,copyng, storage ortrasmission, is a violation of applicable low | |||
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Versione attuale delle 19:01, 24 giu 2024
SUPERNA ~ La Musa delle Muse
“Superna ~ La Musa delle Muse” è un componimento poetico di Edoardo Claudio Olivieri dedicato a Superna, la figura femminile per eccellenza che, vita dopo vita, si riafferma quale unica fonte di infinita ispirazione e ammirazione per l’autore. Il nome Superna racchiude nel suo etimo il significato di “al di sopra di ogni cosa, celestiale; spirituale e non corporale” e rappresenta metaforicamente una divinità nativa la quale si narra potesse accogliere in sé tutte le virtù delle nove Muse, rappresentando quindi una divinità una e tre volte trina, vale a dire la perfezione moltiplicata per la perfezione stessa, come descritta nel presente poema.
PRELUDIO
Delle Muse ben poco si sa se non quel che la storia ne fa sedicente verità ma io che di lor tutte un giorno m'infatuai ben posso narrarti d'elle, come non mai!
Figlie di Zeus e Dèe dell'Olimpo Apollo n'era il protettor, e Mnemosýne le mise al mondo e per rispetto a quest'ultima, custode della Memoria vi rammenterò or, la loro vera storia.
Zeus era talmente bello, grandioso e potente che la mancanza di sfide lo rese insofferente gli sovvenne allor l'idea di postular le Virtù e per farlo nove ninfe volle crear, non una di più.
Un bel giorno, si coricò al fianco della moglie e la passion prese loro il sopravvento, in un letto di foglie. Tant'eran fecondi e prolifici nel generar che nel tempo d'una gravidanza, ben nove divine fanciulle fecero sbocciar.
Esse ben presto aprirono gli occhi e il cielo infinito presero a rimirar sittanto che le Sorelle Pleiadi, facendo da specchio ne riflessero il sempiterno brillar.
Apollo di lì passava, quasi per caso e volse lor lo sguardo, e loro a lui un candido effluvio, che gli sbuffò nel naso.
Ancor minute di corpo, ma grandiose di spirito “per sempre le proteggerò”, si disse Apollo, notandone il merito. Da quel dì, crebbero, e divennero adulte ma giammai persero le native Virtù, che in nessun altro colsero vette così alte.
Vediamo allora, caro lettor chi esse fossero, e perché m'indussero al loro amor...
...MA...
facciamo insieme attenzion a non rimirarle troppo giacché le saette di Zeus ed i dardi di Apollo pronti son a trafigger ch'indebitamente s'azzardasse, ad accarezzarne il collo!
CLIO
Di capelli castani sottili e cadenti lisci s'abbandonavano sulle di lei esili spalle e continuavano imperterriti a cadere più in giù fin dove le graziose ànche non li rivolgevano nuovamente all'insù. Occhi marroni, ma d'una tempera chiara e lucente le labbra fini e pallide ne completavan l'aspetto nobile e sapiente. Certo di lei si poteva ben dir che fosse alquanto bella ma nessun che non fosse d'animo belluino pensò mai di possederla giacché cotal bello trasmutava in sembianze immateriche e dopo qualch'istante che l'ammiravi, parea sparir nel nulla dissolvendosi oltre le proprie, armoniose, curve periferiche. Tenutaria degli annali e della preziosa memoria per dote divina si trovava sempre laddove si creava la Storia che con fedeltà, perizia e verosimiglianza a li posteri donava, con dovizia e costanza.
EUTERPE
Di lei posso dir ch'era dura tenere il suo passo cercavi di rincorrerla, ma stremavi a terra come dopo un salasso. Riccia di capelli e graziosa di forme saltellava a destra e a manca, e ne perdevi le orme parea danzar senza fatica alcuna tanto che quando giungeva lei, in tutti nascea una gioia repentina! La sua arte suprema emanava però dal suo flauto che come suonava lei, non c'era paragon con nessun'altro le dita alternava, e con la bocca soffiava ed in un battibaleno tutta la platea s'incantava! Come facesse, nessun si capacitava fattostà che suonando, tutto il mondo rallegrava ed anche il più afflitto ed il più apatico astante parea risorger come un bramoso amante! Perciò se sei triste o se ti senti proprio giù ascolta il flauto di Euterpe, ed il tuo tono... tornerà su!
TALIA
Fra tutte forse la men sensuale ma di sicur non le mancava il modo di farti sognare il viso coperto da una maschera beffarda già ti dava l'idea di quanto fosse bonariamente infingarda! Il suo passo era strambo, sembrava sciare anche quando il pavimento era ruvido e ci potevi a malapena camminare ma lei goffa s'appoggiava al suo grossolano baston e fingendosi vecchia, ti sfidava col sorriso al singolar tenzon! Battute taglienti e frecciate penetranti mordace era la sua satira ed i suoi versi sconcertanti. Regina indiscussa della commedia teatral non v'era sua rappresentazion, che non ti facesse sbellicar. Una ghirlanda d'edera le circondava il collo e bastava ascoltarla per sentirsi nelle risate in ammollo non era il suo seno quindi a conquistarti quanto piuttosto la sua simpatia, che giungeva ad ammaliarti.
MELPOMENE
La vita, quando il timone è mal governato e chi è al comando è di mente alquanto aberrato c'induce a volte nella nera disperazion tanto che alcuna via d'uscita, riesce più a catturarci l'attenzion. Foschi nembi all'orizzonte atroci esiti ci ritroviamo a noi di fronte È allora il turno di Melpòmene, drammaturga che con destrezza ci dà la purga. Narrando della sofferenza e del dolor col baston d'Ercole ci ammonisce in fin nel cuòr! Nei lineamenti della maschera indossa scolpita la pietà e volteggiando minacciosa la spada, ci rammenta una verità: che se vuoi vivere felice e contento i veri amici non dovrai mai buttar al vento. Ed è anche meglio che qualsiasi forma di oppression tu sappia prontamente scovar, e riporre in un canton. Infine... si può ben dire che qualsivoglia tragedia eviterai solo se un comportamento etico... tu
TERSICORE
Ma che bello che è danzar con Tersicore ballar mentre suona la sua lira il plettro ogni corda prende ben di mira. E' certo facile scuoter le anche emulando lei, che il corpo muove... ed i capelli anche! Une vello bianco porta invòlto e sì velocemente piroetta, che non ne cogli il vólto. Il ritmo allora ti vien da seguir ed anche tu balli, senza vergogna patìr! Poi scendi dal palco, e sei sfinito ma mai così tanto, t'eri divertito. Insomma ora sai che se ti senti rattrappito la panacea è con lei ballar, e poi mai vorrai che sia finito!
ERATO
Pelle liscia calda e nera l'appelleresti sogno o fors'anche chimera ti guardava, ed in un istante ti scioglieva col suo sguardo conciliante. Non direi carina e non direi bella giacché con lei si supera ogni stella curve sensuali nel marmo scolpite eran più pericolose di un tornante, e sittanto ardite. Capelli crespi lunghi e voluminosi emanava soavi profumi ed effluvi armoniosi. Anche lei suonava la lira ma il ballo non era certo la sua mira. Era diretta sincera ed onesta strapparti le vesti era la sua suprema festa e quando le sue grazie assalivano il corpo tuo piacevolmente effetto, ne godevi del suo. Mi ricordo ad esempio un giorno che mi sfidò in resistenza e dopo alcuni atti, m'arresi vinto dalla sua persistenza! Che strano dirai che questa rientri fra le virtù ma quando le feci quest'appunto, mi rispose: “zitto, prima provami anche tu...!”
POLIMNIA
C'era poi colei che inventò la retorica. L'arte del bel parlar lei dominava e con le sue parole in un batter d'occhio ti conquistava. Decantava d'amor, politica e filosofia insomma... di tutto un po', tranne d'archeologia! Seneca e Aristotele, da lei impararono e tanti altri ancor la emularono ma a dire il vero nessuno più a destreggiar il linguaggio, talmente eccelso fu. Le labbra schiudeva e la bocca profferiva eccelsa proprietà di linguaggio lei dominava; solo parole faceva uscir ma a te un concerto parea d'udir! Insomma se c'è chi del dire ne fece un vanverare Polimnia al contrario seppe farne un ricamare e grazie a lei molti impararono a ragionare laddove prima intenti èran, a sproloquiare!
URANIA
Con un bastone ritto puntato al cielo a menadito conosceva il firmamento intero stelle ed astri brillavan lassù e lei ne tracciava le mappe, fin da quaggiù! Tra terra e cielo non v'era più mistero grazie a Urania parea un tutt'uno intièro e se volevi orientarti nel navigar lei appresso avresti fatto bene, con te a portàr! Lune, satelliti, comete e costellazion citava e indicava come fosser una sua creazion e quand'un lunario era da compilar non v'era altri che lei, da consultar. Non ci son binocoli o cannocchiali che possan emular la precisione astronomica d'Urania la qual per allungar la sua vista escogitò un trucco di uscir dal proprio corpo, e permear lo cielo... lasciandolo di stucco!
CALLIOPE
Narriamo ora della più illustre fra le Muse colei che cantando t'ammaliava facendo le fuse. Odi, inni e poi anche idillî dinanzi a lei gli altrui canti parean sol strilli! Il suo diletto portava orgogliosa in petto una tavoletta di cera, su cui le poesia componéa. Poterla ascoltar divenne un privilegio e s'eri invitato, ma tardavi, facevi un sacrilegio. Un giorno la sua voce tonò sittanto calda e forte da far crepitar di lava, un aspro monte. Con i suoi versi facea cultura giacché narrar epiche gesta, era la sua premura. Non vi fu mai quindi alcun eroe o condottiero la cui fama non venne descritta dal di lei pensiero.
EPILOGO
Or che delle Muse più cose tu sai avrai anche capito perché non avea senso sfidarle giammai ci fu tuttavia qualche animo sconsiderato che ci provò e il seguente ne fu il risultato: Le sirene in prima battuta a cui le Muse estirparon le ali e ne fecer corone da muta. Fu poi la volta delle Pieridi che le sfidarono al canto ma la voce di Calliope ebbe la meglio, avvolgendo tutti in un manto. L'esito fu quindi che dacch'eran sirene natanti si ritrovaron ad esser... uccelli volanti! Ma non fu quella l'unica ugola che le sfidò si narra infatti ch'anche Tamiri le affrontò. Baldanzoso si lanciò: “se vinco, tutte vi possederò” Le Muse ci stettero ed anzi rilanciarono: “tuttavia se perdi ne soffrirai un bel po'” ed anche stavolta le tenutarie delle Virtù ebber la meglio e lui si ritrovò cieco, afono e senza piglio.
Alle Muse, olimpiche depositarie delle eccelse qualità venne attribuita la fonte di Ippocrene, con fasti e sacralità e a dar l'avvio alla Sorgente d'acqua, miele e latte ci pensò Pegaso, che batté gli zoccoli, danzando con le nove matte. Volge qui al termine quest'ode dedicata alle Muse e la morale è che ora che conosci le Virtù, non hai più scuse. Certo che a questo punto sarebbe lecito chiedersi: “potrà mai esistere un’unica, eccelsa Musa al cui cospetto la storia non rimarrebbe delusa? Vale a dire un unico, inestimabile e puro diamante capace di brillare maestoso nel firmamento, ammaliante? Sì, un’unico, divino essere virtuoso che impersonifichi tutte le nove muse, maestoso?
Clio Euterpe Talia Melpemone Tersicore Erato Polimnia Urania Calliope
Quindi quest’oggi celebriam nove natalizi in uno giacché al tuo pari non esiste nessuno Divinità suprema maestosa ed eterna Tu sei l’ineguagliabile... Superna!!!
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Edoardo Claudio Olivieri - “Superna, la Musa delle Muse” © 2013, 2019, 2023 Edoardo Claudio Olivieri – le poète des Champs-Élysées, All Right Reserved. Any unauthorized copyng, translation, duplication, importation or distribution, in part or in whole by any means, including electronic,copyng, storage ortrasmission, is a violation of applicable low