Solidarietà Poetica, Dediche Settimanali: differenze tra le versioni

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===Poesie selezionate===
===Dediche Poetiche al Personale Sanitario di Lodi===




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e lasciarci accarezzare dal sole.
e lasciarci accarezzare dal sole.
<br />
=== Dediche Poetiche al Personale Sanitario di Bergamo e Brescia ===
'''ECHI LONTANI'''
''Di Simonetta Papini''
Dove la vita è un eco che si perde
e l’amore è alito di Dio
dammi la mano e accompagna la mia stanchezza
a un angolo di muro
per non ascoltare lo schianto del vento
e la pioggia violenta che batte il mio tormento.
Germogli di dolore accompagnano le ore,
il mio silenzio è ciotola di brina.
'''QUANDO SARÀ RICORDO'''
''Di Maria Grazia Calí''
Quando questa dolenzia sarà solo
un ricordo, ci scopriremo a danzare
sulle ali del vento, nel fluire scarlatto
che ci batte in petto e traspirare
come  nuvole al sole d'inverno,
lacrime d'allegrezza sulla nostra pelle
Brividi caldi e un nuovo sogno
da colorare d'indorate stille
Quando questa dolenzia sarà solo
un ricordo, ci riscopriremo affiancati
a mirare la luna, sotto un cielo
aperto, adornato di stelle
Vendemmieremo ancora
quanto  ci offre il fato, come nelle vigne
l'uva già matura, briosa...
E sarà buon vino d'annata
per brindare, mentre valichiamo
con sorrisi d'osanna, ai nuovi domani.
'''ER CORONAVIRUS'''
''Di Paola Durantini''
Tutt’Italia se stoppa e s’arabbatta
pe’ commàtte er virus che ci’abbàtte !
Da quanno che er Corona cià corpito
(e già se sa da dove ch’è partito),
so’ morte propio  un fracco de perzone
e tante artre stanno a pennolone…
Mo’ pare che puro dall’Oriente,
che pe’ primo cià avuto tanti morti,
ce schifino… e come fosse gnénte
ce chiudeno li scali e li rapporti.
Er monno intero subbito all’istante
ce  vorebbe bandì pe’ li timori…
“so’ sconsijati  li viaggi e le vacanze”…
pare che semo noi l’unichi untori…
Tutt’er ggiorno dar televisore
nun senti che de morte e de terore;
so proibbiti l’abbracci e li rapporti…
però lasciamo aperti scali e porti!
'''LA POESIA'''
''Di Michele Prenna''
Salva e guarisce poesia
parole e silenzi per il cuore
quando annega il dolore
coi fiori d'altra serena stagione.
La casa dove rinchiude il malanno
trasforma in mare e montagne
in boschi e giardini d'amore
per baci e scambievole abbraccio.
Suonano apocalittici allarmi
in un paese prostrato
da inarrestabili morti.
Sole di primavera nel cielo
promette che saranno gli ultimi
e i versi conquisteranno l'aperto.
'''HO CHIESTO'''
''Di Paola Galligani''
Ho chiesto a un albero
perchè stava aiutando
Mi ha risposto:
per ossigenare il Mondo.
Ho chiesto a un fiore
perché stava vivendo:
Mi ha risposto:
per aiutare le api a fare il miele dorato
e per regalare i colori agli occhi
e agli innamorati.
Ho chiesto a un uomo
perché stava sopravvivendo
Mi ha risposto:
per aiutare gli altri
a essere migliori
ed essere felici.
La gioia della Vita
è la gioia
di aiutare
attraverso un unico filo d'Amore.
'''UN NUOVO CASTELLO'''
''Di Lucia Lo Bianco''
Quando ripenso al mio mare
disteso blu a toccare il cielo,
rivedo il mio cammino
e i solchi sulla sabbia
e allora so che alla fine
aspetteranno i sogni limpidi
costruiti tra le onde,
aspetteranno i nostri sguardi
che si sfiorano nel vento,
aspetteranno e voleranno
le parole di un senso tutto nuovo.
Masticheremo aria pulita
tra le genti spaurite
sotto il sole caldo che guarisce,
corpo e mente rivivranno
dentro stagioni nuove
reinventate, storie e magia
racconteremo ai nostri bimbi
in un castello che vive sulla sabbia.  
'''GLI ANGELI BUONI'''
''Di Sebastiano Impalà''
Navigo senza sosta
percorrendo questo mare
di silenzi assurdi
nei giorni tristi della morte
disegnata sui volti scavati della gente.
Il mondo appare attonito
da notizie mai sentite,
da pandemie incomprensibili
e rimane fermo,
come lago ghiacciato
dove non spira vento
e le mani s’innalzano nel cielo
in cerca di salvezza.
Ma gli angeli ci osservano dall’alto
con ali forti ed occhi luccicanti,
scacciando con fermezza
quel fetido miasma che ci ammazza.
'''QUELLA PIETRA'''
''Di Paola Alessandra Magliani''
Di quella pietra solo il ricordo
E un lungo plauso nel pianto
Da lontano
Come figli della stessa madre
Che il caso ha interrotto...
Vacilla quello in cui credo
Su quella pietra tanti fiori
E il silenzio si fa canto
Per vincere la paura
Per ovviare la follia
Per ricordare la felicita'
Con quella pietra
Ti vorrei dire che staremo attenti
E il giorno più triste
Di un paese gia'deserto
Che piange i figli
E chiede aiuto...
'''INVETTIVA AL CORONAVIRUS'''
''Di Maria Mariscano''
Non venirci a prendere, fetente coronavirus,
noi vorremmo restare.
Al mattino vorremmo riaprire i nostri occhi,
in questo mondo, che un giorno dovremo lasciare,
però non ora, ma ognuno alla sua ora.
Il tempo non è nostro, ma nemmeno tuo.
Noi vogliamo andare secondo il tempo di Dio
Il tuo tempo è dannato,
brucia l'umanità,
Vai via subito da qua,
sia che tu sia nordista, sudista o mondiale,
figlio della rivolta della natura
o sbaglio chimico,
tu sei  quei
e ancora non te ne vai.
Garibaldi fece l'unità d'Italia,
tu hai fatto l'unità mondiale.
Ti insinui negli organismi
e parecchi li conduci alla morte.
Abbiamo capito la tua lezione
di non sopraffazione.
ma anche tu non sopraffare noi.
Sparisci nel nulla,
come dal nulla sei arrivato.
Rimani pure come mistero,
nei nostri studi, nelle nostre enciclopedie,
ma non farci più del male.
Hai mietuto più vittime tu
che la seconda guerra mondiale,
facci uscire dalle " trincee "
facci riabbracciare nuovamente,
è un'esigenza umana e anche animale.
La natura non sia leopardiana,
ma ci dia una mano
con il caldo o con i suoi misteri.
Vade retro, Lucifero fetente,
che il tuo coronavirus nessuno
lo gradisce.
'''LA NATURA SA'''
''Di Lolita Rinforzi''
Sono ammaliata dalle meraviglie del creato
le rispetto.
Un tripudio di colori
di profumi
di suoni
un’infinità di specie
di abitudini
di comportamenti.
La nostra vita e l’evoluzione
dipendono dall’equilibrio della flora e della fauna.
Ma nello sviluppo e nel progresso
abbiamo dimenticato ogni forma di rispetto
dando per scontato tutto ciò che ci circonda.
Imminenti saranno le vacanze sulla luna
vantiamo primati in tecnologia
gli incontri si programmano
scegliendo tra soggetti identificati con un codice
o alla peggio si consultano siti per un amore solitario.
La Natura
sa da tempo tutto questo
più volte ha cercato di darci avvertimenti
ma la nostra mente
incanalata in binari sequenziali
non hai mai dedicato tempo a certe riflessioni.
Inoltre tutto ruota intorno ad un profitto
sarebbe sprecato fermarsi o rallentare.
Adesso non è più una scelta
ma questione di sopravvivenza.
Chiusi in casa
sentiamo il bisogno di socializzare
di baci
di abbracci
di parole di conforto.
Preghiamo per uscire indenni dal diluvio
avendo compreso che non avremo un’altra opzione
e la Terra in cui viviamo è l’unica arca a disposizione.
'''RIVELAZIONI'''
''Di Maria Teresa Infante''
Arriveranno
i giorni del coraggio
ad ammorbare carsiche adunanze
già distanziate per decreti a oltranza
arriveranno
noi saremo pronti
spossati d’anse, disperati, scalzi
in dinastie di stitiche anarchie
dove i polmoni bussano alle falde
arriveranno
tra le confluenze
del già passato
dove tutto è stato
a dir che il male non fu mai per caso
saremo
il giogo che dirige i buoi
le congiunture delle stonature
arcobaleni punti di sutura
conchiglie astrali gusci di speranze.
'''IL VENTO SOFFIA VELOCE'''
''Di Antonella Bertoli''
Il vento soffia veloce
Furioso
Impetuoso
Misterioso
sopra le miserie di questa specie
che si è divisa in ricchi e potenti
lasciando a terra
raminghi, poveri e perdenti.
Ma il nemico che ci ha raggiunto
non guarda in faccia le persone
colpisce ovunque, peccatore o giusto.
Ma troppo spesso sono i soliti a rimetterci.
Non più nelle case i nostri nonni riposano
ma rendendo l'anima, soffocando muoiono.
Enormi serbatoi d'amore
quelle case son diventate bare senza cuore
e non possiamo nemmeno manifestar loro
il nostro dolore.
Siamo tutti a rischio,
povere anime disperse
senza più sapere dove andare
o chi pregare.
Gli unici dei sono rimasti i medici
e in loro confidiamo
perché  ci aiutino a non disperderci.
Forse l'abbiamo meritato
tutti noi che il pianeta continuiamo ad inquinare.
Che la lezione ci sia di monito:
chi si salverà
dia inizio a un nuovo modo di vivere e di amare.
'''VIRUS CORONA'''
''Di Cesare Lorefice''
Cosmo siam
Non conosciamo
Il finito danno
Sfidando l’immensità.
Ma intanto
Il virus corona
Con l’infinito
L’imminente spiazza.
L’uomo scala il fiore
…Piegando
L’uomo scala le stelle
…Alzando
L’uomo scala l’Immenso
…Inginocchiando.
Non pesta il fiore
Non stride a stelle
Ama e riposa
Sul pensiero.
Uno sguardo un silenzio
Tessitura di anime
Tessitura di cielo
Torneremo a riveder
Brillare il sole
'''CAROGNA-VIRUS'''
''Di Brunello Gentile''
Quand’ero bambino c’erra la guerra,
a me piaceva giocare sui prati,
ma mi dicevano di rimanere nel rifugio
perché all’aperto bombardavano.
Quand’ero ragazzo avrei voluto
correre su e giù per i prati,
ma mi dicevano di stare in camera
par studiare e crearmi un avvenire.
Quand’erro diventato un uomo
sognavo di perdermi per il mondo,
ma mi dicevano di stare nella fabbrica
perché tutti dovevano lavorare.
Quando mi sono sposato una bella ragazza
pensavo di potermi divertire,
ma non ho potuto muovermi
per crescere i miei figli.  
Allora ho chiesto a un erudito
quando sarebbe toccato anche a me vivere,
mi sono sentito rispondere:
da vecchio, quando sarai in pensione.
Adesso ho ottant’anni e sono in pensione,
mi piacerebbe sgranchirmi un po’,
ma mi hanno imposto di chiudermi in casa
parchè c’è il carogna-virus.
E’ arrivato dalla Cina, mi hanno detto,
da una vita si parla di pericolo giallo,
possibile che anche gente in fondo al mondo
debba condizionare il mio tempo?
Sono qui da solo e non so casa fare,
se mi muovo mi sequestrano,
se mi spavento rischio un infarto,
nemmeno un funerale se dovessi morire.
Quando arriverò in paradiso ho già capito
che San Pietro mi guarderà negli occhi
e mi imporrà di starmene in eterno
in una stanzetta di due metri e venti.
'''CORONA DI SANGUE CORONA DI SPINE'''
''Di Dionisio Schiavone''
Corona di sangue corona di spine
corona che parte da oltre confine
corona di morte corona di guerra
corona che unisce il cielo alla terra
Lo chiamano virus
una sequenza di geni
dalle misure infinitesimali
un organismo quasi vitale
che non ha in sé
le strutture per vivere
una catena di geni
raccolta in un sacco
che sta in se stessa
senza alcuna sicurezza
di poterci essere ancora.
A meno che non trovi
un ospite che l’aiuti.
Ci hai pensato tu
uomo straripante
grande e grosso
ti sei dato in pasto al virus
nella tua smodata certezza
che una bomboletta di DDT
potesse liberartene
a tuo piacimento.
Corona di sangue corona di spine
corona che parte da oltre confine
corona di morte corona di guerra
corona che unisce il cielo alla terra
'''CORSIA 2020'''
''Di Fulvio Barion''
La corsia illuminata dell’ospedale,
il sudore ti avvolge e il respiro ti manca
mentre cammini tra quei letti
dove la sofferenza ti sfianca.
Cammini, Barbara, e intorno a te
riversi il tuo amore.
Vorresti fuggire
per non veder più soffrire
quella povera gente che vicina ti sente.
Il  tuo grande cuore
dona un sorriso a chi, solo,
in quella corsia sente la vita fuggire via.
Piccola  Barbara, nel reparto
di quell’ospedale, ormai tua casa,
la fatica ti piega
ma il cuore t’infonde la forza
e del tuo sacrificio ti ripaga.
Mentre passan le ore una lacrima scende,
pensi alle bimbe, all’affetto che  a casa ti attende.  
Poi un raggio di sole illumina il cielo,
e come d’incanto,
una carezza al malato cancella il tuo pianto.
'''IL GIGANTE D’ARGILLA - AI TEMPI DEL CORONAVIRUS'''
''Di Nuccia Venuto''
Non rema sogni, il gigante d’argilla.
E’ solo senza un orizzonte
senza scrutare un volo d’uccelli
a dipanare oscure profezie
in questa sospensione di tempo
che langue brividi di vento.
Teme ora il mare e teme il cielo,
rabbrividisce nel maleficio di nebbie
che dense avvolgono la mente.
Sussulta a quell’eco ostinata,
agonia della sua sacra terra
vestita a lutto dalla più subdola guerra,
tra l’aura opaca di sudore degli eroi
e il silenzio stupefatto dei vinti.
E’ brandello la memoria d’allodola
che danzava respiri d’alba
profumando sbadigli di gemme
in primavere di tenero pastello.
Affiorano e frantumano emozioni,
rifrangenze cristalline e pungenti
che non scalfiscono il mare,
quel mare ostile quando illude sete
tra assedi d’ombre malevole
che vacillano il gigante d’argilla
se l’oracolo, troppo a lungo, tace.
E’ l’ora, di gridare forte “Terra”,
di forgiare un’arma tagliente
che scintilli fiamme di preghiera
che fenda nebbia, commuova cielo,
squarci orizzonti addolcendo il mare
e stani nuovo vento, quello gentile,
che culla sogni e navigare.
Per non perdersi, spaventato e solo,
in un ultimo affanno di respiro
senza un abbraccio, un ultimo sguardo,
un rito a sigillo d’amore e di perdono.
'''IL TEMPO DEL MALE'''
''Di Rosanna Beccari''
E venne un tempo
in cui il tempo si fermò.
In un momento
sono sfiorite le rose
prima ancora di fiorire
e un’umanità attonita
ha provato la sconfitta,
piegata dalla sua tronfia
e ottusa vanità.
Combattuta e vinta
da un nemico invisibile,
nuovo e misterioso,
la stirpe dell’uomo
ha tremato e temuto
per la sua superba sorte
in un mondo divenuto
di repente estraneo
e senza un perché.
Ma tu forse uomo,
figlio dell’uomo,
conosci le ragioni,
tu sai che non ad un Dio
né ad un cieco caso
è da attribuire la colpa.
Tu ben sai e conosci
i reconditi motivi
di questa pandemia
che ti ha posto in balia
di un male tanto potente
da cambiare la tua vita:
lontani senza abbracci
per paura del contatto,
tutti abbiamo rimpianto
le monotone usanze,
prigionieri nelle nostre case
in mute città spettrali.
Ma mentre la pareggiatrice
inesorabile conta le fosse,
là fuori nuovamente
è tornata la primavera
ed è esplosa dovunque,
ignara dei nostri mali,
in una florida Natura
ancora una volta più forte
e indifferente all’uomo.
Le rose son tornate a fiorire
nel giardino della speranza
insegnando la forza della vita.
Angeli in carne ed ossa
hanno vinto il male infido.
Tutto è andato bene:
è scoppiata la vivida estate
e siam di nuovo padroni
delle nostre esistenze.
Mai abbiamo amato così
tanto il dono della vita,
il calore di un bacio,
di un tenero abbraccio,
il valore delle nullità,
l’importanza di esistere.
Atomi di una comunità,
che si è ritrovata unita,
abbiamo imparato la lezione.
'''RICORDEREMO'''
''Di Tommaso Caruso''
Certo non immaginavi una guerra senza guerra.
Città prive di macerie,
spettrali di giorno con ombre della paura,
illuminate di notte con luci della speranza.
Strade deserte,
dove i tuoi occhi si perdono,
accompagnati dalla cieca solitudine del calpestio,
dove la tua voce si disperde,
abbandonata dall’eco afona nell’infinito.
Silenzio assordante,
che fa più rumore del baccano,
per disorientare identità sempre più sgomente,
che fa più male della confusione
per ingarbugliare parole sempre più disperate.
Sai che comunque tutto questo passerà
ed allora noi vedremo.
Vedremo nuovamente le speranze per le nostre vite,
come rami che rispuntano nei giorni di primavera.
Vedremo ancora le gioie per le nostre anime,
come gemme che riappaiono nei forzieri del cuore.
Vedremo di nuovo le felicità per le nostre emozioni,
come delfini che riemergono nel mare dei sentimenti.
E ricorderemo … …. …  
'''UN FILO DI FUMO'''
''Di Claudio Carbone''
Un filo di fumo
si alza
dalle nostre abitudini
come lascito di brace
nei paesi.
Stupore per i gatti
che non hanno padrone
è questo incedere .
Siamo incredibilmente
“specie “ nello sgomento
ombre corte
in un crepuscolo di fame.
'''ANCORA UNA VOLTA'''
''Di Arjan Kallço''
L' amara primavera
ha versato tutta la sua rabbia
su di te, come se non bastassero
gli scontri senza patti nei giorni scorsi.
La firma posata tempi fa
conserva ancora fresca l'inchiostro,
e tu senza timore la rimetti
dopo ogni battaglia per ora vinta.
Eppure sta sempre là mentre attende,
in minuscole lettere,
una pausa che tu mai l' avresti chiesto
in elemosina.
La vita t'ha inginocchiata,
come per ricordarci la temporaneità nostra in questo mondo, ma tu
nuovamente ti sei rialzata vincitrice,
una vera aquila,
fra i tuoi amici nel Paese delle Aquile.
I duelli si sono fermati
davanti al nostro dolore, in attesa
del momento per noi fortunato,
quando l' equilibrio riprenderà ad averne senso, anche se per poco.
La morte, insensibile e spudorata,
non può accettare il cambio dei suoi programmi fatali,
neanche una piccola revisione,
qualsiasi prezzo essi abbiano.
'''FINESTRE DI VITA'''
''Di Valentina Rizzo''
Carneficina d’addii,
ospedali di speranze
a licenziar il dolore
da un notiziario d’angosce.
Amata Italia ferita,
dipingeremo finestre di vita
sul lutto acerbo del terrore,
avanzi di cielo
guariranno fiori di ghiaccio,
partiture d’un pianto stanco,
furti di una vita ancora sconosciuta.
E ci stringeremo nello stesso battito,
rincaseremo in un futuro d’aurore,
l’anima morderà commossa
lo specchio del passato
ed il tempo tremerà per sempre
dinanzi a questa pagina
che il mondo non arrende.
'''NOSTALGIA'''
''Di Giorgio Mattei''
Il tuo ricordo mi fa compagnia
mi culla in questa nera notte insonne come le onde del Mediterraneo:
gli scogli e il mare, i fari diroccati
l’ulivo quando brucia sembra incenso. Così ti penso, sento il tuo respiro
ed è la stessa emozione di un tempo quando temevo di poterti perdere avvolto nella nebbia dei pensieri
dal crudele silenzio e dall’assenza specchio del vuoto che mi porto dentro. Lo sciabordare del Mediterraneo
lungo la costa di Otranto, scura
e poi ancora il pensiero ritorna
a placare il dolore, la distanza
che ci separa ma non ci allontana: nostalgia è questa vicinanza
affinità di mente, corpo e cuore nell’eterno rincorrersi del tempo;
e nella lontananza della notte
ora lo so che sei parte di me.
'''TUTTO FERMO'''
''Di Antonino Impellizzeri''
Enormi vuoti profondi di calme mattine dove albergano respiri soli d’immobili tronchi e di salme sull’asfalto disarmati sospiri
muti e miti ferme tra mura l’alme sopite indugiando incerti idrargiri con speme di non divenire colme di piressia e di catarro inspiri
con palpiti immersi dietro maschere un metro dall’altro umano distanti
e al bianco aggrappati con le viscere
Volte laccate da dita innocenti inermi si affacciano per spandere i loro forti versi resistenti
Tricolori non spenti
andrà tutto bene oltre questa stanza tutto è fermo tranne la speranza.
'''CHE TI SIA PACE IL DONO DELLA VITA'''
''Di Carlo Onnis''
Chi misura la sua ombra col sole
sopporta anche la luce delle stelle
chi sale i gradini del vento
può stare in piedi sul cielo
chi accende un fuoco ai desideri
brucia in petto il suo amore
chi corteggia la solitudine
va compagno della sua ventura
chi ha visto l'erba crescere nella strada non deve confonderla mai col grano:
prati strade giardini nascono
e crescono di luce e ombra
nei campi maestra la natura
depone una brezza sapiente,
sulle radici dolcezza, sempre... così,dunque,puoi essere mortale,
uomo,lo sei stato e lo sarai
nella grazia dei domani
che coglierai sorridendo.Pertanto
sazio entrando in quella sorte
ne verrai fuori con lo sguardo
e riconoscerai i tuoi passi
nel pieno e nel vuoto diffusi
di gioia e dolore ,e tu,
sorprenderai occhi di meraviglia
in tutto quello che hanno
potuto offrirti e quindi
ti lascerai andare tranquillo
nel mistero del silenzio
e un tetto si affermerà nel cuore
mentre la tua anima generosa
a voci darà coro ed eco
nel trasferirti da terra a cielo
coniugando il seme della tua sostanza
per che, dopo, dovrà nascere
nella carità del tuo operato
dentro quests vita
che lascerai più leggero così
della sua bellezza e che
dovrai al mondo restituire, comunque,
inizio e fine del dono ricevuto
non appena maglie più azzurre
Imbriglieranno il tuo essere stato
e tu, maturo ormai come grano a giugno,
mietuto sarai dall’onda grata del sole!
'''IL SANGUE E LA LACRIMA'''
''Di Mihai Merticaru''
Da quando conosci te stesso, hai aspettato all'ombra del desiderio,
aspetti una meraviglia, un momento astrale, un suono
misterioso
che aprirebbe alcune porte a un mondo
inquietante di sogno,
in un regno mai visto, marmoreo,
immerso in una luce invisibile.
aspetti invano.
di giorno in giorno, vedi sempre meglio
come si scatena la bufera di neve agli occhi degli uomini,
come appaiono i volti delle figure con gli aspetti
anguiformi,
come si allarga la giungla di zeri verso
lo sconfinato,
come i mondi si intersecano, rimanendo impigliati, le luci
parallele
e ogni (non)persona parla in una lingua
sconosciuta ad altri,
vedi il sangue e le lacrime del mondo
sono pronte a inondare l'Universo,
che il sole sta diventando più pallido,
sfarfallando sul labbro dell’abisso,
le stelle sono basse
e la paura rimane sempre sveglia ...
'''TIENIMI QUANDO PARTI'''
''Di Nunzio Buono''
Tienimi
nel socchiuso degli occhi, in quel luogo
dove un segreto di baci parla ancora.
Tienimi, tra le pagine del tempo,
tra le pieghe della notte, dalle fessure: dove il giorno
mi sorprende, in un piccolo raggio di luce assomigliare a te.
''- tienimi quando parti.''
la neve sarà solo una nota bianca
dove potrai scrivere parole, quelle buone
quelle mai dette, quelle
che abbiamo guardato cadere insieme.
Un tempo, dove la neve.
Si raccoglieranno profumi e le rose
saranno le mie stagioni che si donano a te.
Tienimi quando parti
io sarò il tuo viaggio.
'''I SEGNI DEGLI ANGELI'''
''Di Laura Barone''
Un mutante ha invaso le ore,
è uno strano "anticorpo" che attacca
organismi che alterano il sistema.
Un grido d'allarme
è andato a vuoto.
Non ci restano che gli angeli in maschera
con ali che non si arrendono
e occhi spossati.
Lividi sul viso,
sono la nuova Resistenza.
Inspira,
espira,
inspira,
espira
inspira.
Vivi.
Con armature di carta,
si possono  curare mille anime...
ma anche agli angeli
servono preghiere.
'''ANGELO VERDE'''
''Di Fiorenza Castaldi''
Il peccato è mortale, tanto è feroce
contro l’innocente
indifeso, aggredito.
Nero,  il colore dei sorci
livido sangue affiorante
é ancora sangue pulsante.
Respira,  respira all’infinito
angelo!
Verde, il colore delle foreste
bianco, incamiciato, il salvatore.