Anna Laura Cittadino: differenze tra le versioni

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Accreditata come convegnista presso “Instituto IASE” di  Valencia-Spagna con relazione sulla letteratura terapeutica.
Accreditata come convegnista presso “Instituto IASE” di  Valencia-Spagna con relazione sulla letteratura terapeutica.
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Nel 2020 diviene Co-Fondatrice di WikiPoesia.<br />


==Pubblicazioni==
==Pubblicazioni==
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==Premi (elenco parziale, primi posti)==
==Premi (elenco parziale, primi posti)==
2014 [[Premio Letterario Internazionale Europa]], promosso dalla Università della Pace della Svizzera Italiana di Lugano.  
2014 [[Premio Letterario Internazionale Europa]], promosso dalla Università della Pace della Svizzera Italiana di Lugano.  
== Intervista di WikiPoesia ==
A cura di Maria Luisa Dezi (ottobre 2020)
'''Sei scrittrice e poetessa, pluripremiata in più di 300 concorsi Nazionali e Internazionali, sia in Italia che all’estero, classificandoti per lo più ai primi posti. Ma te la ricordi l'emozione di quando hai vinto il tuo primo premio? Quando è stato?'''
''Ho iniziato a partecipare ai concorsi letterari più di quindici anni fa, eppure il ricordo del primo conferimento resta indelebile dentro di me nonostante il tempo che passa. Avevo partecipato al Premio “ Sempre caro- Città di Recanati” organizzato da Novella Torregiani, poetessa di grande caratura, venuta a mancare alcuni anni fa e, non potrei mai dimenticare l’emozione forte quando mi arrivò la comunicazione che mi era stato conferito il Premio Speciale “Sempre caro”. Stentavo a crederci, venivo premiata nella città di Giacomo Leopardi in un concorso che portava il nome di una sua celeberrima poesia.''
'''Nel 2014, invece,ti viene conferita la Nomination Donna dell’Anno per la Letteratura.'''
''Altra bella emozione che custodisco dentro di me! Vedi, quando si partecipa ai concorsi c’è sempre l’attesa dei risultati e pur non avendo grandi ambizioni, si nutre la speranza che si possa venire premiati o almeno di essere nei finalisti. Invece, la Nomination Donna dell’Anno è giunta inattesa e inaspettata, perché non avevo partecipato a nessun concorso. Mi hanno segnalato, ancora oggi non so chi sia stato/a quest’anima pia che ha pensato a me, per cui doppia emozione unitamente ad una immensa gratificazione.''
'''Tra le tante cose che fai per favorire l'arte, sei anche componente di giuria in vari premi. Penso che sia un lavoro imponente e di grande responsabilità, ma che cosa vuoi dire a chi partecipa ma non vince nulla?'''
Ci sarebbe tantissimo da dire e voglio iniziare da questa citazione di Clive James “Viviamo in un’epoca in cui quasi tutti siamo dei poeti, ma solo qualcuno sa scrivere poesie. Ho sempre pensato che scrivere poesia e condividerla con altri sia la massima espressione del proprio sentire che si fa dono per gli altri, è stupendo, è meraviglioso però, se si scrive e si partecipa ai concorsi bisogna avere la consapevolezza che ciò che scriviamo viene giudicato e messo a confronto con altri scritti. Ci occorre per capire se ciò vale qualcosa, se riusciamo a trasmettere emozioni, se portiamo a riflettere, se facciamo da specchio ad altri. Il confronto con una buona dose di umiltà ci rende migliori, ci fa crescere, ci fa ragionare, ci fa impegnare, ci dovrebbe insegnare ad essere dei mecenati della poesia e a saper riconoscere chi la poesia la sente dentro e ha la grande capacità di imprimerla su un foglio bianco con la stessa forza che l’ha generata in modo da raggiungere altri cuori, altre anime. Oggi, purtroppo non è così, si partecipa a tantissimi concorsi senza badare ai componenti di Giuria, senza porsi la domanda: Chi mi valuta? Verrò letto? Poco importa, si partecipa per portare a casa una targa e collezionarne un’infinità, per esaltare l’ego ed esultare sui social, per ottenere più like, molti partecipano anche e sempre con la stessa poesia, ma a cosa serve? Io personalmente ho sempre cercato il confronto e laddove non mi classificavo, andavo a rileggere ciò che avevo scritto e mandato, ed ho sempre fatto di tutto per migliorarmi. Ho puntato sempre in alto, in concorsi irraggiungibili perché conoscevo la severità e la professionalità dei giurati e degli organizzatori, ho sempre escluso i concorsi degli amici perché ho sempre voluto far premiare la mia poesia e non la mia persona. Ho sempre voluto comprendere fino in fondo se ciò che scrivo, vale. Da giurata, valuto con molta attenzione le liriche, le leggo e le rileggo più volte, metto il voto con molta coerenza e onestà, mi congratulo e gioisco quando leggo delle belle e vere poesie, e mi lascio prendere dallo sconforto quando ciò che valuto “racconta” tanto ma è privo di poesia. Ai Poeti dico: “Scrivete ciò che vi nasce spontaneamente da dentro, ma non cercate di costruirla vestendola di inutili orpelli e se in un concorso non vi viene conferito nessun encomio, non scoraggiatevi, se avete del talento prima o poi vi verrà riconosciuto. Le giurie non sono depositarie di certezze assolute e sbagliare è umano.
'''Beh! Hai appena dato un consiglio veramente costruttivo e, a proposito di premi, tu ne hai fondato uno  dedicato a tuo padre, morto per malasanità. La poesia per non dimenticare?'''
''Ho fondato nel 2011 un’associazione culturale, la GueCi, che è l’acronimo di mio padre Guerino Cittadino e subito dopo ho indetto un premio di poesia in sua memoria. Un premio che è sempre in crescendo per numero di partecipanti e anche perché siamo stati patrocinati dalle più alte cariche dello Stato, che hanno ritenuto il nostro concorso di grande rilievo culturale. Ci siamo avvalsi del Patrocinio del Ministero degli Interni e ci è stata concessa la Medaglia del Presidente della Repubblica, dell’allora Giorgio Napolitano ma anche della Medaglia del Senato e della Camera dei Deputati. Mio padre è morto nel 2003 per mano medica e il premio è stato un modo per tenere alta l’attenzione su un problema sociale come la malasanità e le morti per malasanità che non possono restare in sordina, obliate nell’indifferenza generale. La dignità umana va difesa e occorre scuotere le coscienze di tutti. La poesia per non dimenticare e per “eternare” chi non è più in questa vita.''
'''E' molto commovente questo. Ma tu che infanzia hai avuto?'''
Sono la secondogenita di quattro figli. Ho un fratello più grande di me di un anno e poi una sorella minore di me di cinque anni e un altro fratello minore di sette anni. Ho avuto un’infanzia serena, amata dai miei genitori e coccolata da mio padre. Ho sempre sentito su di me la responsabilità della figlia maggiore ed ho sempre cercato di proteggere i miei fratelli e mia sorella. Con tutti loro ho avuto un rapporto meraviglioso che continua anche oggi, pur vivendo ognuno la propria vita con mogli, mariti e figli. Mia sorella è la mia migliore amica da sempre e credo per sempre. Siamo cresciuti in una famiglia umile ma non c’è mancato mai nulla, sarà che i nostri genitori ci hanno insegnato il valore delle piccole cose. Mio padre diceva sempre: “ Abbiate cura delle piccole cose e custoditile in grandi contenitori”. Io credo che questa frase racchiuda lo straordinario di ognuno di noi che risiede nel saper guardare le meraviglia della vita, come un’alba, un tramonto e che ci fa ringraziare il Signore ogni volta che al mattino apriamo gli occhi sul mondo.
'''Vivi ancora a Rende?'''
Non potrei mai vivere altrove! Rende è la mia radice e se venissi sradicata da questa città meravigliosa, proprio come una pianta, smetterei di “ramificare”. Forse sono troppo campanilista e non posso farci nulla. Rende è la custode dei miei antenati, dei miei sogni, del mio passato, del mio presente. A volte sono severa con lei, proprio come succede tra madri e figli. Vorremmo di più, li vorremmo diversi, ma li amiamo in un modo smisurato e incondizionato anche se può sembrare un paradosso.Se si ama senza aspettarsi nulla in cambio, perché volere di più? Perché è nella natura umana non essere mai completamente soddisfatti.
La verità è che sento troppo il distacco da questa terra, appena mi allontano un po’ la nostalgia è struggente e devo tornare, perché sento forte il richiamo della mia gente solare e accogliente, e di questo luogo dove ho sempre vissuto e dove  ci conosciamo un po’ tutti anche se, oggi, Rende non è più un paesello ma una quasi metropoli con al suo interno anche una città universitaria.  
'''Per tornare alla poesia: che cosa è l'Haiku?'''
L’haiku è poesia giapponese strutturata in tre versi: il primo di cinque, poi di sette e il terzo di cinque. Nei componimenti deve essere presente un kigo, ossia un riferimento ad una stagione o ad un preciso momento della giornata. Questa è la struttura classica di un haiku giapponese, anche se sto notando che molti poeti scrivono degli haiku non tenendo conto di queste caratteristiche e neanche del fatto che la poesia giapponese punta all’immediatezza, esprimendo rapidamente un pensiero che ritragga la natura cogliendone peculiarità e valore nell’attimo presente.
Per me l’haiku è lo straordinario dono della sintesi e ne sono affascinata.
'''Come sei arrivata all'haiku?'''
Come dicevo prima, mi affascina il potere e il dono della sintesi: riuscire a racchiudere significati profondi in solo tre versi e allo stesso tempo trasmettere emozioni che portano a riflettere. Molti anni fa mi capitò di leggere questo haiku di Kobayashi Issa: Mondo di sofferenza/ eppure i ciliegi/ sono in fiore. Vede più si legge e si rilegge, più sono tante le emozioni che trasmette e il significato è straordinario: la natura continua la sua ciclica, incurante delle sofferenze del mondo e i ciliegi in primavera, che per me è la stagione della rinascita del cuore, tornano a fiorire.
Sono partita da qui ed ho iniziato a studiare la poesia giapponese. Mi cimentai a comporre alcuni haiku e ne è nata una raccolta inedita che non credo darò mai alla stampa. Diciamo che è stato un esperimento che poi ho accantonato perché mi sono resa conto che ciò che mi veniva spontaneo di scrivere dovevo poi “limarlo” e anche ingabbiarlo in una struttura di sette, cinque e sette.
'''Certo che ci vuole una grande padronanza della lingua per iscrivere un simile componimento poetico. A me piace tantissimo questo tuo:'''
'''Spighe di grano'''
'''albergano al sole'''
'''sazio il mondo.'''
'''Ed è vero, come dici, più lo si legge più emozioni evoca.'''
Questo che hai scelto fa parte della silloge inedita o meglio del mio sperimentare la poesia giapponese. Nasce spontaneo come tutto ciò che scrivo. Io sono una che scrive di getto e su fogli di carta e su qualsiasi cosa mi capiti davanti. Scrivo sulle buste delle bollette, sul pacchetto delle sigarette, sulla carta del pane e su qualsiasi cosa mi trovo davanti quando ho un pensiero, una frase, una riflessione che voglio imprimere in quell’istante sulla carta, cosa che invece non riuscirò mai a fare sulla tastiera del pc o del telefono! Poi ovviamente ciò che scrivo di getto, lo leggo e lo “levigo”.
'''Sei anche scrittrice. Chi è Annarella, la protagonista del tuo omonimo racconto? Sei tu la nipote che si doveva sposare?'''
Annarella appartiene ai miei primi racconti nel blog! E’ mia nonna ma, rappresenta la tenacia e la forza delle donne che hanno vissuto il periodo più brutto della storia: la seconda guerra mondiale. Con i mariti al fronte e loro a casa con un bagaglio carico di stenti e miseria, di lotte ogni giorno per poter sfamare i figli. Purtroppo, mia nonna  non ha visto nessuna delle nipoti in abito bianco, è andata via troppo presto, in una notte di inizio autunno si addormentò senza mai più svegliarsi. Era il 10 ottobre del 1980, cinque giorni dopo io “festeggiavo” i miei 14 anni.
'''Poi c'è Ninetta, altra protagonista di un tuo racconto, a cui leggevi le lettere della figlia sposatasi e poi emigrata in Argentina. Nel racconto lei muore senza rivedere mai più la figlia. In seguito la figlia è poi tornata in Italia e tu l'hai conosciuta?'''
Annarella e Ninetta, due protagoniste dei miei racconti alle quali ho dato vita e voce attraverso il mio blog e da qui deduco che ti sei fatta un giro nel mio “deja vù”.
Ninetta ha dato l’ispirazione ad un mio romanzo “ La colpa di scrivere” che ho presentato nel 2010 a Roma in Campidoglio. Un romanzo che ha avuto grandi consensi di pubblico e di critica, dove tratta la grande piaga dell’analfabetismo nel sud nel periodo post bellico. La protagonista del libro è Nina che, al contrario di Ninetta, lotta per studiare ribellandosi alla sua condizione di analfabeta, ma questa è un’altra storia…
La figlia di Ninetta non l’ho mai conosciuta e credo che non sia mai più tornata in Italia. Sai che proprio pochi giorni fa in un gruppo su Fb, creato da alcuni miei amici d’infanzia, ho appreso da loro che anche la figlia di Ninetta non è più in questa vita da un paio di anni.
'''Che cosa è l'arte per te?'''
L’arte è la straordinaria bellezza che risiede nell’essere umano.  Alcuni la tirano fuori e ne fanno Arte,  in altri diviene Opera D’Arte.
'''C'è una domanda che non ti ho fatto e che vorresti che ti facessi?'''
Chiedimi qual è la pagina più bella che ho scritto e io ti rispondo che le pagine più belle le scrivo ogni giorno nel mio quotidiano, attraverso le gioie e i sorrisi dei miei nipotini: Leonardo e Elena.
Loro sono poesia senza parole.


==Onorificenze==
==Onorificenze==
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[[Categoria:Poeta]]
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[[Categoria:Accademico dell'Accademia Cosentina]]
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