Paolo Menon: differenze tra le versioni

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«Paolo Menon è artista poliedrico che investe i suoi molti talenti dando forma e segno alla sua creatività nei diversi ambiti dell’espressione artistica. La scultura con la lavorazione delle argille, della porcellana e del legno, soprattutto del bronzo prediletto; il mestiere editoriale reinventato a suo modo dentro importanti redazioni e poi abbandonato per fedeltà a se stesso e bisogno di libertà, l’amore per la scrittura da giornalista e nella pratica della poesia. Un legame profondo con le sue radici (…) lo sradicamento doloroso a 17 anni e in valigia l’eredità incancellabile della campagna nel tempo della vendemmia: “quando con i parenti e gli amici del nonno pigiavamo l’uva con i piedi era una festa di colori e profumi! Ricordo che i miei piedi rossi e scuri profumavano d’uva”. Si comprende che un uomo di questa fatta e origini, profumo di mosto e con “qualche goccia di vino nel sangue” (dice di sé), sia stato anche cantore della grande cultura del vino, ebbrezza e sogno, bevanda che Dioniso, figlio di Zeus e Semèle, diede agli uomini, di cui s’inebria la poesia dei lirici greci, farmaco contro le sventure e gli affanni, (…) Nell’opera di Menon tutto è segno, tratto e figura o parola poetica, tracciata sui «fogli bianchi come neve tratteggiata dalle viti della mia campagna».<ref>Testo di Leonarda Tola, tratto da “Scuola & Formazione”, periodico della Cisl, agosto 2018.</ref>
«Paolo Menon è artista poliedrico che investe i suoi molti talenti dando forma e segno alla sua creatività nei diversi ambiti dell’espressione artistica. La scultura con la lavorazione delle argille, della porcellana e del legno, soprattutto del bronzo prediletto; il mestiere editoriale reinventato a suo modo dentro importanti redazioni e poi abbandonato per fedeltà a se stesso e bisogno di libertà, l’amore per la scrittura da giornalista e nella pratica della poesia. Un legame profondo con le sue radici (…) lo sradicamento doloroso a 17 anni e in valigia l’eredità incancellabile della campagna nel tempo della vendemmia: “quando con i parenti e gli amici del nonno pigiavamo l’uva con i piedi era una festa di colori e profumi! Ricordo che i miei piedi rossi e scuri profumavano d’uva”. Si comprende che un uomo di questa fatta e origini, profumo di mosto e con “qualche goccia di vino nel sangue” (dice di sé), sia stato anche cantore della grande cultura del vino, ebbrezza e sogno, bevanda che Dioniso, figlio di Zeus e Semèle, diede agli uomini, di cui s’inebria la poesia dei lirici greci, farmaco contro le sventure e gli affanni, (…) Nell’opera di Menon tutto è segno, tratto e figura o parola poetica, tracciata sui «fogli bianchi come neve tratteggiata dalle viti della mia campagna».<ref>Testo di Leonarda Tola, tratto da “Scuola & Formazione”, periodico della Cisl, agosto 2018.</ref>
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