Le Muse

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«La poesia è un atto senza tempo nel mentre che la penna traccia il testo, esso svanisce birichino alle sue spalle lasciandola senza traccia e dimenticandone le orme»[1]

PRELUDIO

Delle Muse ben poco si sa se non quel che la storia ne fa sedicente verità ma io che di lor tutte un giorno m'infatuai ben posso narrarti d'elle, come non mai!

Figlie di Zeus e Dèe dell'Olimpo Apollo n'era il protettor, e Mnemosýne le mise al mondo e per rispetto a quest'ultima, custode della Memoria vi rammenterò or, la loro vera storia.

Zeus era talmente bello, grandioso e potente che la mancanza di sfide lo rese insofferente gli sovvenne allor l'idea di postular le Virtù e per farlo nove ninfe volle crear, non una di più.

Un bel giorno, si coricò al fianco della moglie e la passion prese loro il sopravvento, in un letto di foglie. Tant'eran fecondi e prolifici nel generar che nel tempo d'una gravidanza, ben nove divine fanciulle fecero sbocciar.

Esse ben presto aprirono gli occhi ed il cielo infinito presero a rimirar sittanto che le Sorelle Pleiadi, facendo da specchio ne riflessero il sempiterno brillar.

Apollo di lì passava, quasi per caso e volse lor lo sguardo, e loro a lui un candido effluvio, che gli sbuffò nel naso.

Ancor minute di corpo, ma grandiose di spirito “per sempre le proteggerò”, si disse Apollo, notandone il merito. Da quel dì, crebbero, e divennero adulte ma giammai persero le native Virtù, che in nessun altro colsero vette così alte.

Vediamo allora, caro lettor chi esse fossero, e perché m'indussero al loro amor…

...MA…

facciamo insieme attenzion a non rimirarle troppo giacché le saette di Zeus ed i dardi di Apollo pronti son a trafigger ch'indebitamente s'azzardasse, ad accarezzarne il collo!


CLIO

Di capelli castani sottili e cadenti lisci s'abbandonavano sulle di lei esili spalle e continuavano imperterriti a cadere più in giù fin dove le graziose anche non li rivolgevano nuovamente all'insù.

Occhi marroni, ma d'una tempera chiara e lucente le labbra fini e pallide ne completavan l'aspetto nobile e sapiente. Certo di lei si poteva ben dir che fosse alquanto bella ma nessun che non fosse d'animo belluino pensò mai di possederla giacché cotal bello trasmutava in sembianze immateriche e dopo qualch'istante che l'ammiravi, parea sparir nel nulla dissolvendosi oltre le proprie, armoniose, curve periferiche.

Tenutaria degli annali e della preziosa memoria per dote divina si trovava sempre laddove si creava la Storia che con fedeltà, perizia e verosimiglianza a li posteri donava, con dovizia e costanza.



EUTERPE


Di lei posso dir ch'era dura tenere il suo passo cercavi di rincorrerla, ma stremavi a terra come dopo un salasso.

Riccia di capelli e graziosa di forme saltellava a destra e a manca, e ne perdevi le orme parea danzar senza fatica alcuna tanto che quando giungeva lei, in tutti nascea una gioia repentina!

La sua arte suprema emanava però dal suo flauto che come suonava lei, non c'era paragon con nessun'altro le dita alternava, e con la bocca soffiava ed in un battibaleno tutta la platea s'incantava!

Come facesse, nessun si capacitava fattostà che suonando, tutto il mondo rallegrava ed anche il più afflitto ed il più apatico astante parea risorger come un bramoso amante!

Perciò se sei triste o se ti senti proprio giù ascolta il flauto di Euterpe, ed il tuo tono... tornerà su!


TALIA


Fra tutte forse la men sensuale ma di sicur non le mancava il modo di farti sognare il viso coperto da una maschera beffarda già ti dava l'idea di quanto fosse bonariamente infingarda!

Il suo passo era strambo, sembrava sciare anche quando il pavimento era ruvido e ci potevi a malapena camminare ma lei goffa s'appoggiava al suo grossolano baston e fingendosi vecchia, ti sfidava col sorriso al singolar tenzon!

Battute taglienti e frecciate penetranti mordace era la sua satira ed i suoi versi sconcertanti. Regina indiscussa della commedia teatral non v'era sua rappresentazion, che non ti facesse sbellicar.

Una ghirlanda d'edera le circondava il collo e bastava ascoltarla per sentirsi nelle risate in ammollo non era il suo seno quindi a conquistarti quanto piuttosto la sua simpatia, che giungeva ad ammaliarti.


MELPOMENE

La vita, quando il timone è mal governato e chi è al comando è di mente alquanto aberrato cinduce a volte nella nera disperazion tanto che alcuna via d'uscita, riesce più a catturarci l'attenzion.

Foschi nembi all'orizzonte atroci esiti ci ritroviamo a noi di fronte È allora il turno di Melpòmene, drammaturga che con destrezza ci dà la purga.

Narrando della sofferenza e del dolor col baston d'Ercole ci ammonisce in fin nel cuòr!

Nei lineamenti della maschera indossa scolpita la pietà e volteggiando minacciosa la spada, ci rammenta una verità: che se vuoi vivere felice e contento i veri amici non dovrai mai buttar al vento.

Ed è anche meglio che qualsiasi forma di oppression tu sappia prontamente scovar, e riporre in un canton.

Infine... si può ben dire che qualsivoglia tragedia eviterai solo se un comportamento etico... tu manterrai!


TERSICORE

Ma che bello che è danzar con Tersicore ballar mentre suona la sua lira il plettro ogni corda prende ben di mira.

E' certo facile scuoter le anche emulando lei, che il corpo muove... ed i capelli anche! Une vello bianco porta invòlto e sì velocemente piroetta, che non ne cogli il vólto.

Il ritmo allora ti vien da seguir ed anche tu balli, senza vergogna patìr!

Poi scendi dal palco, e sei sfinito ma mai così tanto, t'eri divertito.

Insomma ora sai che se ti senti rattrappito la panacea è con lei ballar, e poi mai vorrai che sia finito!


ERATO

Pelle liscia calda e nera l'appelleresti sogno o fors'anche chimera ti guardava, ed in un istante ti scioglieva col suo sguardo conciliante.

Non direi carina e non direi bella giacché con lei si supera ogni stella curve sensuali nel marmo scolpite eran più pericolose di un tornante, e sittanto ardite.

Capelli crespi lunghi e voluminosi emanava soavi profumi ed effluvi armoniosi. Anche lei suonava la lira ma il ballo non era certo la sua mira.

Era diretta sincera ed onesta strapparti le vesti era la sua suprema festa e quando le sue grazie assalivano il corpo tuo piacevolmente effetto, ne godevi del suo.

Mi ricordo ad esempio un giorno che mi sfidò in resistenza e dopo alcuni atti, m'arresi vinto dalla sua persistenza! Che strano dirai che questa rientri fra le virtù ma quando le feci quest'appunto, mi rispose: “zitto, prima provami anche tu...!”


POLIMNIA

C'era poi colei che inventò la retorica. L'arte del bel parlar lei dominava e con le sue parole in un batter d'occhio ti conquistava.

Decantava d'amor, politica e filosofia insomma... di tutto un po', tranne d'archeologia!

Seneca e Aristotele, da lei impararono e tanti altri ancor la emularono ma a dire il vero nessuno più a destreggiar il linguaggio, talmente eccelso fu.

Le labbra schiudeva e la bocca profferiva eccelsa proprietà di linguaggio lei dominava; solo parole faceva uscir ma a te un concerto parea d'udir!

Insomma se c'è chi del dire ne fece un vanverare Polimnia al contrario seppe farne un ricamare e grazie a lei molti impararono a ragionare laddove prima intenti èran, a sproloquiare!


URANIA

Con un bastone ritto puntato al cielo a menadito conosceva il firmamento intero stelle ed astri brillavan lassù e lei ne tracciava le mappe, fin da quaggiù!

Tra terra e cielo non v'era più mistero grazie a Urania parea un tutt'uno intièro e se volevi orientarti nel navigar lei appresso avresti fatto bene, con te a portàr!

Lune, satelliti, comete e costellazion citava e indicava come fosser una sua creazion e quand'un lunario era da compilar non v'era altri che lei, da consultar.

Non ci son binocoli o cannocchiali che possan emular la precisione astronomica d'Urania la qual per allungar la sua vista escogitò un trucco di uscir dal proprio corpo, e permear lo cielo... lasciandolo di stucco!


CALLIOPE

Narriamo ora della più illustre fra le Muse colei che cantando t'ammaliava facendo le fuse. Odi, inni e poi anche idillî dinanzi a lei gli altrui canti parean sol strilli!

Il suo diletto portava orgogliosa in petto una tavoletta di cera, su cui le poesia componéa. Poterla ascoltar divenne un privilegio e s'eri invitato, ma tardavi, facevi un sacrilegio.

Un giorno la sua voce tonò sittanto calda e forte da far crepitar di lava, un aspro monte. Con i suoi versi facea cultura giacché narrar epiche gesta, era la sua premura.

Non vi fu mai quindi alcun eroe o condottiero la cui fama non venne descritta dal di lei pensiero.


EPILOGO

Or che delle Muse più cose tu sai avrai anche capito perché non avea senso sfidarle giammai

ci fu tuttavia qualche animo sconsiderato che ci provò e il seguente ne fu il risultato:

Le sirene in prima battuta a cui le Muse estirparon le ali e ne fecer corone da muta.

Fu poi la volta delle Pieridi che le sfidarono al canto ma la voce di Calliope ebbe la meglio, avvolgendo tutti in un manto.

L'esito fu quindi che dacch'eran sirene natanti si ritrovaron ad esser... uccelli volanti!

Ma non fu quella l'unica ugola che le sfidò si narra infatti ch'anche Tamiri le affrontò.

Baldanzoso si lanciò: “se vinco, tutte vi possederò” Le Muse ci stettero ed anzi rilanciarono: “tuttavia se perdi ne soffrirai un bel po'”

ed anche stavolta le tenutarie delle Virtù ebber la meglio e lui si ritrovò cieco, afono e senza piglio.


Alle Muse, olimpiche depositarie delle eccelse qualità venne attribuita la fonte di Ippocrene, con fasti e sacralità

e a dar l'avvio alla Sorgente d'acqua, miele e latte ci pensò Pegaso, che batté gli zoccoli, danzando con le nove matte.

Volge qui al termine quest'ode dedicata alle Muse e la morale è che ora che conosci le Virtù, non hai più scuse.

Orsù se in qualche modo emularle vorrai sai ben più di prima chi esse fossero cosa fecero e anche tu potrai farlo sempre sempre…

o mai!!!


Grazie per avermi letto!!!

Pubblicazioni

  • Edoardo Claudio Olivieri-le poète des Champs-Élysées, prima edizione 15 luglio 2013, seconda edizione 18 agosto 2019.


Note

  1. (tratto da: “Un Saggio sulla Poesia”, di Edoardo Claudio Olivieri, 7 febbraio 2010)