Grazia Deledda: differenze tra le versioni

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==Biografia==
==Biografia==
===Gioventù===
===Gioventù===
[[file:Nuoro, casa di grazia deledda 01.jpg|thumb|La casa di Grazia Deledda a Nuoro]]Nacque a [[Nuoro]], in Sardegna, il 28 settembre 1871 alle due del mattino<ref>{{Cita web|url=https://www.luniversaleditore.it/2021/09/28/150-anni-fa-nasceva-grazia-deledda/|titolo=L’almanacco de “il Caffè”: 150 anni fa nasceva Grazia Deledda}}</ref>, quarta di sette tra figli e figlie,<ref>in M. Massaiu, ''La Sardegna di Grazia Deledda'', p. 44: quattro sorelle femmine, Giovanna (6 gennaio 1874-17 gennaio 1880), Vincenza (12 dicembre 1868-27 novembre 1896), Giuseppa (19 marzo 1877-Roma 1938), Nicolina (8 maggio 1879-14 ottobre 1972); due fratelli Giovanni Santo o Santus (1864-1914) e Andrea (1866-1922). Sebbene la data riportata nell'atto presso il registro di Stato Civile di Nuoro sia il 28 settembre, va rammentato che vi era allora l'usanza di registrare i bambini diversi giorni dopo la nascita. La stessa Grazia ne specifica il giorno in diverse lettere – tuttora inedite – indirizzate all'allora fidanzato, Andrea Pirodda. Nella prima, datata 10 dicembre 1892, scrive: «Il mio compleanno cade il 27 settembre: per cui io mi chiamo anche Cosima e Damiana». Ancora lo ribadisce in un'altra lettera, dell'11 maggio 1893: «Io non sono certa se ho venti o ventun anni compiuti; neanche mia madre ne è certa, ma è più probabile che ne abbia ventuno che venti. Sono vecchia, non è vero? La nostra vecchia serva, che ho interrogato a proposito, dice che a lei sembra ne abbia venti; ciò che si ricorda bene è che son nata una sera verso le otto, il giorno di San Cosimo, cioè il 27 settembre. Questo lo sapevo già».</ref><ref>{{cita web|autore=Tribunale dello Stato Civile di Nuoro|via=FamilySearch.com|url=https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|data=1866-1915|titolo=Grazia Deledda, 28 Sep 1871|tipo=FHL microfilm|id=001962087|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161001162027/https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|}}</ref> in una famiglia benestante.<ref name="zago">{{cita|Zago|pp. 5-19}}.</ref> Il padre, Giovanni Antonio Deledda, laureato in legge, non esercitò la professione. Agiato [[imprenditore]] e possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e lui stesso componeva versi in sardo; aveva fondato una tipografia e stampava una rivista. Fu [[Sindaci di Nuoro|sindaco di Nuoro]] nel [[1863]].
[[file:Nuoro, casa di grazia deledda 01.jpg|thumb|La casa di Grazia Deledda a Nuoro]]Nacque a Nuoro, in Sardegna, il 28 settembre 1871 alle due del mattino<ref>{{Cita web|url=https://www.luniversaleditore.it/2021/09/28/150-anni-fa-nasceva-grazia-deledda/|titolo=L’almanacco de “il Caffè”: 150 anni fa nasceva Grazia Deledda}}</ref>, quarta di sette tra figli e figlie,<ref>in M. Massaiu, ''La Sardegna di Grazia Deledda'', p. 44: quattro sorelle femmine, Giovanna (6 gennaio 1874-17 gennaio 1880), Vincenza (12 dicembre 1868-27 novembre 1896), Giuseppa (19 marzo 1877-Roma 1938), Nicolina (8 maggio 1879-14 ottobre 1972); due fratelli Giovanni Santo o Santus (1864-1914) e Andrea (1866-1922). Sebbene la data riportata nell'atto presso il registro di Stato Civile di Nuoro sia il 28 settembre, va rammentato che vi era allora l'usanza di registrare i bambini diversi giorni dopo la nascita. La stessa Grazia ne specifica il giorno in diverse lettere – tuttora inedite – indirizzate all'allora fidanzato, Andrea Pirodda. Nella prima, datata 10 dicembre 1892, scrive: «Il mio compleanno cade il 27 settembre: per cui io mi chiamo anche Cosima e Damiana». Ancora lo ribadisce in un'altra lettera, dell'11 maggio 1893: «Io non sono certa se ho venti o ventun anni compiuti; neanche mia madre ne è certa, ma è più probabile che ne abbia ventuno che venti. Sono vecchia, non è vero? La nostra vecchia serva, che ho interrogato a proposito, dice che a lei sembra ne abbia venti; ciò che si ricorda bene è che son nata una sera verso le otto, il giorno di San Cosimo, cioè il 27 settembre. Questo lo sapevo già».</ref><ref>{{cita web|autore=Tribunale dello Stato Civile di Nuoro|via=FamilySearch.com|url=https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|data=1866-1915|titolo=Grazia Deledda, 28 Sep 1871|tipo=FHL microfilm|id=001962087|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161001162027/https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|}}</ref> in una famiglia benestante.<ref name="zago">{{cita|Zago|pp. 5-19}}.</ref> Il padre, Giovanni Antonio Deledda, laureato in legge, non esercitò la professione. Agiato imprenditore e possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e lui stesso componeva versi in sardo; aveva fondato una tipografia e stampava una rivista. Fu sindaco di Nuoro nel 1863.


La madre era Francesca Cambosu, donna di severi costumi; dedita alla casa, educherà lei Grazia.<ref name="Turchi">{{cita|Turchi|pp. 9-20}}.</ref> Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia venne seguita privatamente dal professore Pietro Ganga, un docente di lettere italiane, latine, greche, che parlava francese, tedesco, portoghese, spagnolo. Ganga le impartì lezioni di base di [[Lingua italiana|italiano]], [[Lingua latina|latino]] e [[Lingua francese|francese]]<ref>I costumi dell'epoca non consentivano alle ragazze un'istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari.</ref>. Proseguì la sua formazione totalmente da autodidatta.<ref name="zago" />
La madre era Francesca Cambosu, donna di severi costumi; dedita alla casa, educherà lei Grazia.<ref name="Turchi">{{cita|Turchi|pp. 9-20}}.</ref> Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia venne seguita privatamente dal professore Pietro Ganga, un docente di lettere italiane, latine, greche, che parlava francese, tedesco, portoghese, spagnolo. Ganga le impartì lezioni di base di italiano, latino e francese<ref>I costumi dell'epoca non consentivano alle ragazze un'istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari.</ref>. Proseguì la sua formazione totalmente da autodidatta.<ref name="zago" />


Dovette affrontare un lungo corpo-a-corpo per dare forma alle aspirazioni profonde, per rispondere alla voce interiore che la chiamava irresistibilmente alla scrittura, soprattutto contro la piccola e chiusa società di Nuoro in cui il destino della donna non poteva oltrepassare il limite di «figli e casa, casa e figli». Grazia reagì, rivelando così da protagonista il travaglio della crisi epocale del mondo patriarcale (contadino e pastorale), incapace ormai di contenere e di promuovere le istanze affioranti nelle nuove generazioni. Il bisogno di realizzarsi in spazi sociali aperti e vasti, la progressiva coscienza delle proprie capacità e il confronto con modelli comportamentali diversi da quelli imposti la poteva indurre ad assumere altre identità. Ma questo rischio era lontano dai suoi intendimenti. Se l’identità da un lato non può pensarsi stagnante, immobile e senza relazioni nutritive, dall’altro assumere l’identità di un altro significa perdere la propria, dare l’identità a un altro significa sottrargli la sua. Grazia ha seguito una strada esemplare: ha fatto esplodere le contraddizioni di una società ormai in declino, ma senza tradirne la radice identitaria profonda che la distingue da tutte le altre. La sua ribellione è stata interpretata come un «tradimento». Invece, tutta la sua opera testimonia l’opposto.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Ugo Collu|autore2=|autore3=|titolo=Grazia Deledda, Nobel tragico & meritato|rivista=Studi Cattollici|numero=710}}</ref><ref>Cfr. anche [[Sandra Petrignani]], ''[[La scrittrice abita qui]]'', cap. I, dedicato a Grazia Deledda.</ref>
Dovette affrontare un lungo corpo-a-corpo per dare forma alle aspirazioni profonde, per rispondere alla voce interiore che la chiamava irresistibilmente alla scrittura, soprattutto contro la piccola e chiusa società di Nuoro in cui il destino della donna non poteva oltrepassare il limite di «figli e casa, casa e figli». Grazia reagì, rivelando così da protagonista il travaglio della crisi epocale del mondo patriarcale (contadino e pastorale), incapace ormai di contenere e di promuovere le istanze affioranti nelle nuove generazioni. Il bisogno di realizzarsi in spazi sociali aperti e vasti, la progressiva coscienza delle proprie capacità e il confronto con modelli comportamentali diversi da quelli imposti la poteva indurre ad assumere altre identità. Ma questo rischio era lontano dai suoi intendimenti. Se l’identità da un lato non può pensarsi stagnante, immobile e senza relazioni nutritive, dall’altro assumere l’identità di un altro significa perdere la propria, dare l’identità a un altro significa sottrargli la sua. Grazia ha seguito una strada esemplare: ha fatto esplodere le contraddizioni di una società ormai in declino, ma senza tradirne la radice identitaria profonda che la distingue da tutte le altre. La sua ribellione è stata interpretata come un «tradimento». Invece, tutta la sua opera testimonia l’opposto.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Ugo Collu|autore2=|autore3=|titolo=Grazia Deledda, Nobel tragico & meritato|rivista=Studi Cattollici|numero=710}}</ref><ref>Cfr. anche Sandra Petrignani, ''La scrittrice abita qui'', cap. I, dedicato a Grazia Deledda.</ref>


Importante per la formazione [[Letteratura|letteraria]] di Grazia, nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l'amicizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante [[Sassari|sassarese]] [[Enrico Costa (scrittore)|Enrico Costa]], che per primo ne comprese il talento. Per un lungo periodo scambiò delle lettere con lo scrittore calabrese Giovanni De Nava, che si complimentava del talento della giovane scrittrice. Queste missive poi si trasformarono in lettere d'amore in cui si scambiavano dolci poesie. Poi, per l'assenza di risposte da parte di Giovanni per un lungo periodo, smisero di scriversi. La famiglia venne colpita da una serie di disgrazie: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi e divenne alcolizzato; il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardiaca il 5 novembre 1892 e la famiglia dovette affrontare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.<ref name="Turchi" />
Importante per la formazione letteraria di Grazia, nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l'amicizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante sassarese Enrico Costa, che per primo ne comprese il talento. Per un lungo periodo scambiò delle lettere con lo scrittore calabrese Giovanni De Nava, che si complimentava del talento della giovane scrittrice. Queste missive poi si trasformarono in lettere d'amore in cui si scambiavano dolci poesie. Poi, per l'assenza di risposte da parte di Giovanni per un lungo periodo, smisero di scriversi. La famiglia venne colpita da una serie di disgrazie: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi e divenne alcolizzato; il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardiaca il 5 novembre 1892 e la famiglia dovette affrontare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.<ref name="Turchi" />
===Attività letteraria giovanile===
===Attività letteraria giovanile===
[[File:Portrait of Grazia Deledda by Plinio Nomellini, 1914.jpg|miniatura|Ritratto di Grazia Deledda, di [[Plinio Nomellini]], 1914]]Nel 1888 inviò a Roma alcuni racconti (''Sangue sardo'' e ''Remigia Helder''), pubblicati dall'editore [[Edoardo Perino]] sulla [[rivista]] "L'ultima moda", diretta da Epaminonda Provaglio. Sulla stessa rivista venne pubblicato a puntate il romanzo ''Memorie di Fernanda''. Nel 1890 uscì a puntate sul quotidiano di Cagliari ''L'avvenire della Sardegna'', con lo pseudonimo '''Ilia de Saint Ismail''', il romanzo ''Stella d'Oriente'', e a Milano, presso l'editore Trevisini, ''Nell'azzurro'', un libro di novelle per l'infanzia.
[[File:Portrait of Grazia Deledda by Plinio Nomellini, 1914.jpg|miniatura|Ritratto di Grazia Deledda, di Plinio Nomellini, 1914]]Nel 1888 inviò a Roma alcuni racconti (''Sangue sardo'' e ''Remigia Helder''), pubblicati dall'editore Edoardo Perino sulla rivista "L'ultima moda", diretta da Epaminonda Provaglio. Sulla stessa rivista venne pubblicato a puntate il romanzo ''Memorie di Fernanda''. Nel 1890 uscì a puntate sul quotidiano di Cagliari ''L'avvenire della Sardegna'', con lo pseudonimo '''Ilia de Saint Ismail''', il romanzo ''Stella d'Oriente'', e a Milano, presso l'editore Trevisini, ''Nell'azzurro'', un libro di novelle per l'infanzia.


Deledda incontrò l'approvazione di letterati, quali [[Angelo De Gubernatis|Angelo de Gubernatis]] e [[Ruggiero Bonghi]], che nel 1895 accompagnò con una sua prefazione l'uscita del romanzo ''Anime oneste''.<ref name="sapegno">{{cita|Sapegno|pp. I-XXVIII}}.</ref> Collaborò inoltre con riviste sarde e continentali, quali ''La Sardegna'', ''Piccola rivista'' e ''[[Nuova Antologia]]''.
Deledda incontrò l'approvazione di letterati, quali Angelo de Gubernatis e Ruggiero Bonghi, che nel 1895 accompagnò con una sua prefazione l'uscita del romanzo ''Anime oneste''.<ref name="sapegno">{{cita|Sapegno|pp. I-XXVIII}}.</ref> Collaborò inoltre con riviste sarde e continentali, quali ''La Sardegna'', ''Piccola rivista'' e ''Nuova Antologia''.


Fra il 1891 e il 1896 sulla ''Rivista delle tradizioni popolari italiane'', diretta da Angelo de Gubernatis, venne pubblicato a puntate il [[saggio]] ''Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna'', introdotto da una citazione di [[Lev Tolstoj|Tolstoi]], prima espressione documentata dell'interesse della scrittrice per la letteratura russa. Seguirono romanzi e racconti di argomento isolano. Nel 1896 il romanzo ''[[La via del male (Deledda)|La via del male]]'' fu recensito in modo favorevole da [[Luigi Capuana]].<ref name="sapegno" /> Nel 1897 uscì una raccolta di poesie, ''Paesaggi sardi'', edita da Speirani.
Fra il 1891 e il 1896 sulla ''Rivista delle tradizioni popolari italiane'', diretta da Angelo de Gubernatis, venne pubblicato a puntate il saggio ''Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna'', introdotto da una citazione di Lev Tolstoi, prima espressione documentata dell'interesse della scrittrice per la letteratura russa. Seguirono romanzi e racconti di argomento isolano. Nel 1896 il romanzo ''La via del male'' fu recensito in modo favorevole da Luigi Capuana.<ref name="sapegno" /> Nel 1897 uscì una raccolta di poesie, ''Paesaggi sardi'', edita da Speirani.
===Maturità===
===Maturità===
[[File:Grazia Deledda.jpg|thumb|Grazia Deledda ritratta con il marito e il figlio]]Il 22 ottobre 1899 si trasferì a [[Cagliari]]<ref>{{Cita libro|autore=Maria Elvira Ciusa|titolo=Grazia Deledda. Una vita per il Nobel|annooriginale=2016|editore=Carlo Delfino|p=43}}</ref>, dove conobbe Palmiro Madesani, un funzionario del [[Ministero dell'economia e delle finanze|Ministero delle finanze]]<ref>{{Cita news|url=http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|titolo=L'eros tenuto segreto di Grazia Deledda - La Donna Sarda|accesso=17 ottobre 2016|urlmorto=sì|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161019011726/http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|dataarchivio=19 ottobre 2016}}</ref>, che sposò a Nuoro l'11 gennaio [[1900]]<ref>{{Cita web|url=https://www.familysearch.org/search/collection/results?count=20&query=%2Bgivenname%3AGrazia~%20%2Bsurname%3ADeledda~%20%2Bmarriage_place%3ANuoro~%20%2Bmarriage_year%3A1900-1900~&collection_id=1946873|titolo="Italia, Nuoro, Nuoro, Stato Civile (Tribunale), 1866-1915," database with images, FamilySearch (https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2YC-Z7LZ : 13 February 2017), Palmerino Madesani and Grazia Deledda, 11 Jan 1900; citing Marriage, Nuoro, Nuoro, Sardinia, Italy, Tribunale di Nuoro (Court Nuoro); FHL microfilm 1,962,088.}}</ref>. Madesani era originario di Cicognara di [[Viadana]], in [[provincia di Mantova]], dove anche Grazia Deledda visse per un periodo. Dopo il matrimonio, Madesani lasciò il lavoro di funzionario statale per dedicarsi all'attività di agente letterario della moglie. La coppia si trasferì a Roma nel 1900, dove condusse una vita appartata. Ebbero due figli, Franz e Sardus.<ref name="zago" />
[[File:Grazia Deledda.jpg|thumb|Grazia Deledda ritratta con il marito e il figlio]]Il 22 ottobre 1899 si trasferì a Cagliari<ref>{{Cita libro|autore=Maria Elvira Ciusa|titolo=Grazia Deledda. Una vita per il Nobel|annooriginale=2016|editore=Carlo Delfino|p=43}}</ref>, dove conobbe Palmiro Madesani, un funzionario del Ministero dell'economia e delle finanze<ref>{{Cita news|url=http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|titolo=L'eros tenuto segreto di Grazia Deledda - La Donna Sarda|accesso=17 ottobre 2016|urlmorto=sì|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161019011726/http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|dataarchivio=19 ottobre 2016}}</ref>, che sposò a Nuoro l'11 gennaio 1900<ref>{{Cita web|url=https://www.familysearch.org/search/collection/results?count=20&query=%2Bgivenname%3AGrazia~%20%2Bsurname%3ADeledda~%20%2Bmarriage_place%3ANuoro~%20%2Bmarriage_year%3A1900-1900~&collection_id=1946873|titolo="Italia, Nuoro, Nuoro, Stato Civile (Tribunale), 1866-1915," database with images, FamilySearch (https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2YC-Z7LZ : 13 February 2017), Palmerino Madesani and Grazia Deledda, 11 Jan 1900; citing Marriage, Nuoro, Nuoro, Sardinia, Italy, Tribunale di Nuoro (Court Nuoro); FHL microfilm 1,962,088.}}</ref>. Madesani era originario di Cicognara di Viadana, in provincia di Mantova, dove anche Grazia Deledda visse per un periodo. Dopo il matrimonio, Madesani lasciò il lavoro di funzionario statale per dedicarsi all'attività di agente letterario della moglie. La coppia si trasferì a Roma nel 1900, dove condusse una vita appartata. Ebbero due figli, Franz e Sardus.<ref name="zago" />


Nel [[1903]] la pubblicazione di ''[[Elias Portolu]]'' la confermò come scrittrice e l'avviò a una fortunata serie di [[romanzo|romanzi]] e [[Opera teatrale|opere teatrali]]: ''Cenere'' ([[1904]]), ''[[L'edera (romanzo)|L'edera]]'' ([[1908]]), ''Sino al confine'' ([[1910]]), ''Colombi e sparvieri'' ([[1912]]), ''[[Canne al vento]]'' ([[1913]]), ''L'incendio nell'oliveto'' ([[1918]]), ''Il Dio dei venti'' ([[1922]]). Da ''Cenere'' fu tratto un [[film]] interpretato da [[Eleonora Duse]].
Nel 1903 la pubblicazione di ''Elias Portolu'' la confermò come scrittrice e l'avviò a una fortunata serie di romanzi e opere teatrali: ''Cenere'' (1904), ''L'edera'' (1908), ''Sino al confine'' (1910), ''Colombi e sparvieri'' ([[1912]]), ''[[Canne al vento]]'' ([[1913]]), ''L'incendio nell'oliveto'' ([[1918]]), ''Il Dio dei venti'' ([[1922]]). Da ''Cenere'' fu tratto un [[film]] interpretato da [[Eleonora Duse]].


La sua opera fu apprezzata da [[Giovanni Verga]], oltre che da scrittori più giovani come [[Enrico Thovez]], [[Emilio Cecchi]], [[Pietro Pancrazi]], [[Antonio Baldini]].<ref>Mario Miccinesi, ''Notizie biografiche'', in ''Grazia Deledda'', Edizioni Il Castoro, 1975, p. 118.</ref> Fu riconosciuta e stimata anche all'estero: David Herbert Lawrence scrisse la prefazione della traduzione in inglese de ''La madre''. La Deledda fu anche traduttrice: è sua infatti una versione in lingua italiana di [[Eugenia Grandet (romanzo)|''Eugénie Grandet'']] di [[Honoré de Balzac]].
La sua opera fu apprezzata da [[Giovanni Verga]], oltre che da scrittori più giovani come [[Enrico Thovez]], [[Emilio Cecchi]], [[Pietro Pancrazi]], [[Antonio Baldini]].<ref>Mario Miccinesi, ''Notizie biografiche'', in ''Grazia Deledda'', Edizioni Il Castoro, 1975, p. 118.</ref> Fu riconosciuta e stimata anche all'estero: David Herbert Lawrence scrisse la prefazione della traduzione in inglese de ''La madre''. La Deledda fu anche traduttrice: è sua infatti una versione in lingua italiana di [[Eugenia Grandet (romanzo)|''Eugénie Grandet'']] di [[Honoré de Balzac]].