Economia applicata ai premi di poesia

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Economia applicata ai premi di poesia

di Renato Ongania (dicembre 2020)


Scrivo questo articolo per riassumere una serie di considerazioni che mi capita spesso di dover condividere con operatori culturali che organizzano premi di poesia, a volte esordienti, meno spesso già navigati. L'economia, intesa come scienza economica, ha delle leggi che descrivono il comportamento umano in un contesto sociale. E come la applichiamo al mondo dei premi di poesia? È un esercizio estremamente delicato perché si presta a fraintendimenti.

La poesia in sé non ha bisogno di una propria economia, è un bene naturale immateriale illimitato, come il panorama, l'aria che respiriamo o come lo sono gli alberi, i fiori o le farfalle.

Voglio quindi rassicurare i lettori che hanno avvertito un certo fastidio nel titolo e nel primo paragrafo dell'articolo.

Non torneremo a quell'epoca strana in cui ogni parola veniva pagata qualche centesimo di dollaro (pulp statunitensi), e forse non abbiamo nulla a che fare con quegli esperimenti di Amazon che concedono libri in prestito su Kindle a zero centesimi. Siamo più vicini a un'epoca in cui ci pagano per leggere...

Ora vediamo di applicare qualche principio o legge di economia (scienza economica) alla poesia.

Inquadriamo subito il contesto economico: siamo alle prese con un certo tipo di mercato con una domanda e un'offerta.