Domodossola: differenze tra le versioni
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'''Domodossola''' (''Dòm'' in [[dialetto ossolano]], ''Döm'' in [[Lingua walser|walser]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:18119}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia del Verbano-Cusio-Ossola]] nella regione [[Piemonte]]. | '''Domodossola''' (''Dòm'' in [[dialetto ossolano]], ''Döm'' in [[Lingua walser|walser]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:18119}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia del Verbano-Cusio-Ossola]] nella regione [[Piemonte]]. | ||
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=== Onorificenze === | === Onorificenze === | ||
Domodossola è tra le [[Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione]] perché è stata insignita della [[Medaglia d'Oro al Valor Militare]] il 21 settembre [[1945]] per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=18427 Info su www.quirinale.it]</ref> | Domodossola è tra le [[Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione]] perché è stata insignita della [[Medaglia d'Oro al Valor Militare]] il 21 settembre [[1945]] per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=18427 Info su www.quirinale.it]</ref> | ||
== Monumenti e luoghi d'interesse == | == Monumenti e luoghi d'interesse == | ||
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La stazione fu edificata quando Domodossola entrò in collegamento ferroviario con Novara nel [[1888]]. Il maggior ampliamento, su progetto dell'architetto [[Luigi Boffi (architetto)|Luigi Boffi]] di [[Milano]], avvenne nel [[1906]], con l'apertura del [[traforo del Sempione]]. La [[cornice marcapiano]] in [[granito]] di [[Baveno]] e le tre [[cimasa|cimase]] sormontate da pennoni danno notevole risalto all'imponente struttura. | La stazione fu edificata quando Domodossola entrò in collegamento ferroviario con Novara nel [[1888]]. Il maggior ampliamento, su progetto dell'architetto [[Luigi Boffi (architetto)|Luigi Boffi]] di [[Milano]], avvenne nel [[1906]], con l'apertura del [[traforo del Sempione]]. La [[cornice marcapiano]] in [[granito]] di [[Baveno]] e le tre [[cimasa|cimase]] sormontate da pennoni danno notevole risalto all'imponente struttura. | ||
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“Domodossola” è spesso il nome più comune utilizzato per indicare il nome di una città italiana iniziante per la lettera “D” nel popolare gioco “Nomi, cose e città”, nonostante le sue limitate dimensioni ed il suo numero molto contenuto di abitanti (non è raro infatti che i giocatori utilizzino frequentemente il nome di questo Comune, tuttavia senza conoscerlo). | “Domodossola” è spesso il nome più comune utilizzato per indicare il nome di una città italiana iniziante per la lettera “D” nel popolare gioco “Nomi, cose e città”, nonostante le sue limitate dimensioni ed il suo numero molto contenuto di abitanti (non è raro infatti che i giocatori utilizzino frequentemente il nome di questo Comune, tuttavia senza conoscerlo). | ||
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Domodossola (Dòm in dialetto ossolano, Döm in walser) è un comune italiano di 18 119 abitanti[1] della provincia del Verbano-Cusio-Ossola nella regione Piemonte.
La città è il centro principale della val d'Ossola e si trova nella piana del fiume Toce, alla confluenza di val Bognanco, val Divedro, valle Antigorio-Formazza, valle Isorno e val Vigezzo. La città è anche famosa per la "D di Domodossola".
Geografia fisica
Territorio
La città si adagia sul conoide di deiezione del torrente Bogna, che si allarga tra la frazione Mocogna e il Sacro Monte Calvario, occupando la porzione media del bacino del fiume Toce. Il territorio comunale si estende tra i 238 m s.l.m. e i 2.635 m s.l.m., per un totale di 59,9 km².
Clima
Il clima è alpino con inverni freddi ed estati miti.
Origini del nome
Il geografo greco Claudio Tolomeo (II secolo d.C.) è il primo a citare la città quale probabile capitale dei Leponzi, chiamandola Oksela Lepontiorum[2] Joannes Georgius Graevius, nel Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae: Ligurum et Insubrum, seu Genuensium et Mediolanensium pubblicato nel 1704, identifica Domodossola come Ocella. Nel VII secolo l'Anonimo Ravennate la definisce come civitas e la chiama Oxilla[2]. Intorno all'XI secolo la città assume il nome di Domus Oxile, in riferimento alla presenza della chiesa collegiata. Nel XII secolo compaiono Burgus Domi e Burgus Domi Ossule: la dicitura borgo deriva dalla presenza oltre che della chiesa collegiata, anche del castello e del mercato. Il nome successivamente si trasforma in Domiossola, Duomo d'Ossola (Giovanni Capis), Domo d'Ossola nell'Ottocento e infine l'attuale Domodossola[3][4].
Storia
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/82/Shepherd_Map_of_Ancient_Italy%2C_Northern_Part.jpg/300px-Shepherd_Map_of_Ancient_Italy%2C_Northern_Part.jpg)
(EL)
«Ἑν ταῖς Κοττίαις Ἅλπεσιν Ληποντίων Ὄσκελ(λ)α» |
(IT)
«Nelle Alpi Cozie è situata l'Oscel(l)a dei Leponzi» |
(Tolomeo, Geografia, 100 d.C. circa) |
Dalla Preistoria al Novecento
Il masso coppellonato nei giardini dei Padri Rosminiani presso il Sacro Monte Calvario, insieme ad altri reperti rinvenuti nell'intera Val d'Ossola fa presumere la presenza di abitanti nella vallata fin dall'epoca preistorica. Da Oscella passava la strada romana che collegava Milano al Verbano: da qui si poteva valicare le Alpi raggiungendo il passo del Sempione, il passo dell'Arbola oppure il passo di San Giacomo[5].
La città sorgeva all'incrocio tra la Via Mediolanum-Verbannus, con la Via Antronesca che nel tratto Domodossola - Locarno prendeva pure il nome di Via del Mercato. È probabilmente durante il regno di Teodorico, re degli Ostrogoti, che si formano le prime opere di difesa sul colle di Mattarella[6]. Il dominio longobardo è durissimo, caratterizzato da violenze e saccheggi; a questi succedono i Franchi. Carlo Magno, generoso verso ecclesiastici e laici, rivitalizza il feudalesimo: molti territori sono in possesso del vescovo-conte di Novara, che costruisce a Oscella il suo castello (castrum novum, ricordato nel 1001). Nel 1014 il vescovo Pietro III il Prudente con solenne diploma ottiene il dominio feudale dell'Ossola.
Le periodiche incursioni dei Vallesani e le lotte accanite tra guelfi, in maggioranza nel borgo, e ghibellini costringono gli Ossolani a chiedere protezione a Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano: il 19 marzo 1381 viene firmato nell'attuale Palazzo San Francesco l'atto di dedizione. Il contratto con i Visconti prevedeva protezione e privilegi agli Ossolani, in cambio di un compenso di 750 fiorini annui[7]. Ai Visconti succedono gli Sforza (1450 - 1535).
Il 9 maggio 1517 la pace e trattato di Ponte Tresa sancisce che Stabio ed altre terre del Mendrisiotto appartengano ai dodici Cantoni Elvetici in cambio di Domodossola[8]. Alla caduta di Ludovico il Moro, Domodossola subisce la dominazione spagnola che dura per due secoli, contrassegnati da lotte intestine tra le fazioni, dagli straripamenti del torrente Bogna e dalle epidemie di peste[9]. Nel 1656 sorge il Sacro Monte Calvario per opera di Andrea da Rho e Gioachino da Cassano, due frati cappuccini del convento di Domodossola. Dopo una breve dominazione austriaca, nel 1743 con il trattato di Worms l'Ossola passa interamente ai Savoia.
Con Vittorio Emanuele I nel 1818 Domodossola diventa capoluogo della provincia di Ossola, nella divisione di Novara, con un capo-guardia di prima classe a Domodossola e un capo-guardia di seconda classe a Masera[10]. Nel 1859, con l'emanazione del decreto Rattazzi, viene soppressa la provincia di Ossola e istituito il circondario di Ossola (in seguito circondario di Domodossola), come suddivisione della provincia di Novara, comprendente i mandamenti di Crodo, S. Maria Maggiore, Bannio e Domodossola[11].
Il Novecento
Il 19 maggio 1906 il re Vittorio Emanuele III inaugura il traforo del Sempione: con quest'opera Domodossola e l'intera Ossola diventano una delle più importanti vie del traffico internazionale europeo. Il 23 settembre 1910 la città è teatro del tragico atterraggio di Jorge Chávez Dartnell, conosciuto come Geo Chávez, primo trasvolatore delle Alpi. L'aviatore peruviano, partito da Briga, sorvola il passo del Sempione, ma l'aereo, in fase di atterraggio a Domodossola, cede e precipita. Gravemente ferito, il pilota muore all'ospedale San Biagio pochi giorni dopo[12].
Gradualmente la prosperità nella vallata cresce e aumentano le industrie e le centrali idroelettriche che offrono lavoro e richiamano progressivamente migranti in particolare da Veneto, Romagna e Calabria[13]. La prima guerra mondiale richiede tuttavia sacrificio di vite umane, che costa caro anche all'Ossola.
Nel 1926[14] il circondario di Domodossola viene soppresso e il territorio assegnato al circondario di Novara[15]. Nel 1927, con la soppressione di tutti i circondari italiani, il territorio rimane in Provincia di Novara.
Durante la seconda guerra mondiale la valle non resta indifferente alla dittatura fascista. I movimenti di liberazione fanno sì che dal 10 settembre al 23 ottobre 1944 Domodossola diventi capitale della Repubblica partigiana dell'Ossola, proclamatasi indipendente dal dominio dittatoriale nel corso della Resistenza. Durante i 43 giorni, il territorio liberato viene gestito democraticamente dalla Giunta provvisoria di Governo, che si riunisce presso il Palazzo di Città. La giunta è presieduta da Ettore Tibaldi e annovera, tra gli altri, anche la milanese Gisella Floreanini, nelle vesti di Commissario all'Assistenza. La Floreanini è così la prima donna a ricoprire incarichi governativi in Italia[16].
Negli anni 1950 - 1960 la città è segnata da un costante flusso migratorio. I migranti, provenienti in gran parte dalla Calabria, si stanziano in un quartiere, denominato con il toponimo di Abissinia. Il quartiere poi, con l'arrivo dei frati Cappuccini, in particolare di padre Michelangelo Falcioni, padre spirituale del rione, si trasforma in Cappuccina.
Nel 1992 la Val d'Ossola, il Cusio e il Verbano si scorporano dalla provincia di Novara. Domodossola entra così a far parte della provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
Onorificenze
Domodossola è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare il 21 settembre 1945 per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[17]
Monumenti e luoghi d'interesse
Piazza Mercato e il centro storico
(EN)
«The square market-place of Domo d'Ossola is quite picturesque with its arcade supported by columns, its jutting balconies and overhanging roofs, its pillared galleries, and its pavilions surmounted by weather vanes» |
(IT)
«Disposta in forma di trapezio, la piazza del Mercato di Domodossola è piuttosto pittoresca, con le sue arcate sostenute da colonne, i suoi balconi protesi in avanti, i suoi tetti sporgenti, i suoi colonnati e i suoi padiglioni ornati di banderuole» |
(Théophile Gautier, Journeys in Italy, 1902) |
Simbolo della città, piazza Mercato è caratteristica per i portici quattrocenteschi a sostegno delle case padronali a balconate e loggette del XV e XVI secolo. I capitelli delle colonne, che sostengono archi romanici e gotici scompagnati, sono finemente scolpiti e nelle testate recano stemmi delle casate ossolane, tra le quali figurano i De Rodis, i Silva, i Da Ponte e i Ferrari. Nel centro della piazza si ergeva l'antico palazzo trecentesco del Comune, demolito nel 1805 per aprire la strada napoleonica del Sempione[18]. Sul lato settentrionale era localizzato anche il palazzo del vescovo-conte con la relativa torre, mentre a sud si impone ancor oggi il Teatro Galletti. La concessione del mercato settimanale al borgo di Domodossola, secondo la targa posta nel 1891 in piazza, sarebbe stata fatta da Berengario I il 19 dicembre 917. In realtà il diploma originale è stato alterato: certo è che tuttavia il mercato sia assai antico, probabilmente presente già all'epoca dei Leponzi[19].
Di particolare interesse anche la via Briona, sovrastata dalla torre trecentesca del palazzo vescovile, che, partendo dalla piazza Mercato, fungeva da via d'accesso per i principali passi transalpini. Racchiusa fra case con tetti in piode e apprezzata per i balconcini sostenuti da cariatidi, era la strada dei mercanti, ove vi transitava anche la diligenza svizzera del Sempione[20].
Restano ormai poche tracce delle antiche mura pentagonali, che già dai primi del 1300 cingevano il borgo di Domodossola. Nucleo principale della cinta muraria era il castello (sito nei pressi dell'attuale piazza Tibaldi), il Castrum novum già citato in pergamene del 1001 e il 1007, che venne abbattuto nel 1804 per aprire la strada napoleonica del Sempione[21]. Oggi sono ancora visibili i resti di una torre angolare unita alle mura su via Facchinetti e la Torretta, bell'esempio di torre in beola locale, cui fu aggiunto il portico e il tetto a metà Ottocento.
Tra i quartieri più antichi del borgo è La Motta (ossia: monticello, cumulo), probabilmente così chiamata per i depositi di detriti dovuti alle inondazioni del torrente Bogna[22]. In via Carina è possibile ammirare abitazioni con balconate in larice, testimonianza dell'influenza walser, mentre fulcro del quartiere è la Piazza Fontana, con al centro la fontana ottagonale e un piccolo obelisco. Obelisco di dimensioni maggiori, proveniente da un antico cimitero, occupa la posizione centrale in Piazza Chiossi. Infine è caratteristico l'arco a sesto acuto a strisce bianche e scure di Vicolo Andromia.
Architettura religiosa
Chiesa Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio
Monumento nazionale, è stata ricostruita tra il 1792 e il 1798 su disegno dell'architetto regio Matteo Zucchi, a partire da una chiesa preesistente risalente al XV secolo[23].
Santuario della Madonna della Neve
Il Santuario risale al XVII secolo e nell'atrio si presenta con un affresco, dipinto da Carlo Mellerio nel 1674, dedicato proprio al miracolo della nevicata estiva sul colle Esquilino di Roma. La Chiesa, in passato più volte danneggiata dal torrente Bogna, conserva al suo interno numerosi affreschi di pregio. Tra questi il dipinto Matrimonio della Vergine attribuito al pittore fiorentino Luigi Reali e l'ancona di legno dorato e dipinto (che racchiude l'affresco trecentesco della Madonna e del Bambino), opera di Francesco de Tatti.
Architettura civile
(LA)
«Humilitas alta petit» |
(IT)
«L'umiltà aspira a cose eccelse» |
(Motto della famiglia Silva, XVI sec.) |
Palazzo Silva
Monumento nazionale, Palazzo Silva fu ristrutturato, a partire da una dimora gentilizia trecentesca preesistente, intorno al 1519 dal condottiero Paolo della Silva, nobile al servizio di Francesco I di Francia[24]. È uno dei migliori esempi di casa patrizia rinascimentale della regione subalpina. Nell'anno 1882 l'edificio venne acquistato dalla Fondazione Galletti e successivamente ceduto al Comune. È ora sede del Museo di Palazzo Silva: in grandi sale gentilizie arredate ospita opere scultoree lignee, stemmi in marmo, reperti etruschi e romani, incisioni, frammenti di mummie egiziane, quadri dal Cinquecento al Settecento, costumi ossolani e armature.
Palazzo Mellerio
Deve il suo nome al conte Giacomo Mellerio (1777-1847), Gran Cancelliere del Regno Lombardo-Veneto . Il conte, grande benefattore, affidò nel 1816 la costruzione del palazzo al cognato, l'architetto Gian Luca della Somaglia, con l'intento di renderlo un complesso di scuole superiori. Inaugurato il 5 novembre 1818, in questo palazzo Mellerio fondò il primo ginnasio dell'Ossola[18]. Nel 1837 il conte cedette il palazzo e la direzione del ginnasio all'abate Antonio Rosmini, che vi aggiunse un convitto. Nel 1874, quando scuole e convitto passarono nel nuovo collegio Mellerio-Rosmini, di fronte al Santuario della Madonna della Neve, il palazzo fu ceduto al comune. Sulla facciata si trovano ancora il medaglione del Mellerio e un bassorilievo di Rosmini. Il palazzo, che ospitò anche la Pretura, è ora sede della Polizia Municipale e di uffici comunali.
Palazzo San Francesco
Costruito sulla pianta di una chiesa antecedente (risalente alla fine del XIII secolo), fu acquistato nel 1884 dalla Fondazione Galletti, che vi raccolse le proprie collezioni. Nacque così la prima parte di quello che sarebbe diventato il Museo di Palazzo San Francesco. Successivamente ceduto al Comune, sono in via di completamento i lavori di restauro. È ora visitabile solamente il piano terreno con una raccolta di quadri di pittori vigezzini.
Collegio Mellerio-Rosmini
Dedicato al beato Antonio Rosmini, sorge di fronte al Santuario della Madonna della Neve. Il collegio, progettato dall'architetto ticinese Ghezzi, venne inaugurato il 29 settembre 1874. Contiene una ricchissima biblioteca (circa 60.000 volumi) ed è sede del Museo di Scienze Naturali, visitabile su richiesta. È annesso al collegio l'Osservatorio geofisico eretto nel 1876[25].
Palazzo di Città
Progettato dall'architetto Giovanni Leoni di Torino e recentemente restaurato, è stato edificato nel 1847. Nel 1944 fu sede della Giunta Provvisoria di Governo della Repubblica partigiana dell'Ossola: ai nostri giorni il consiglio comunale si riunisce proprio nella Sala Storica della Resistenza. Nel cortiletto interno del palazzo è presente una lapide, che ricorda il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, conferita alla Val d'Ossola nel settembre 1945, per i fatti resistenziali culminanti nel significativo episodio della zona liberata. Antistante il palazzo nel 1899 venne posto il monumento, opera di Francesco Ricci (scultore vigezzino) dedicato a Gian Giacomo Galletti, benefattore cittadino, il cui lascito diede vita alla Fondazione Galletti.
Stazione Internazionale
La stazione fu edificata quando Domodossola entrò in collegamento ferroviario con Novara nel 1888. Il maggior ampliamento, su progetto dell'architetto Luigi Boffi di Milano, avvenne nel 1906, con l'apertura del traforo del Sempione. La cornice marcapiano in granito di Baveno e le tre cimase sormontate da pennoni danno notevole risalto all'imponente struttura.
Il Sacro Monte Calvario
Il Sacro Monte di Domodossola venne edificato nel 1657 per volontà dei frati Cappuccini Gioacchino da Cassano e Andrea da Rho. Nel 2003 questo straordinario complesso monumentale è stato inserito dall'UNESCO nella Lista del Patrimonio dell'Umanità insieme ad altri sei Sacri Monti piemontesi. Il Sacro Monte di Domodossola è curato dai padri Rosminiani.
Sacro Monte di Domodossola
Percorso devozionale con le Stazioni 9 e 11Sacro Monte di Domodossola
Cappella contenente la Stazione IX della Via CrucisSacro Monte di Domodossola
Dionigi Bussola, Gesù muore sulla croce
Società
Evoluzione demografica
Template:Demografia/Domodossola
Cultura
Musei
- Il Museo di Palazzo Silva raccoglie opere lignee, reperti etruschi e romani, frammenti di mummie egiziane, incisioni, costumi ossolani e armi.
- Il Museo di Palazzo San Francesco, ospita dipinti di pittori locali e una sezione dedicata a mostre temporanee.
- Il Museo sempioniano contiene una ricostruzione di parte del tunnel del traforo del Sempione, fotografie d'epoca e numerosi altri reperti.
- Il Museo di scienze naturali del Collegio Mellerio Rosmini raccoglie animali, insetti, piante e minerali.
- La sala storica della Resistenza, situata nell'aula consiliare del Municipio, raccoglie fotografie d'epoca e documenti riguardanti gli episodi più emblematici della Resistenza ossolana.
- Il Museo degli alpini ossolani "Don Carlo Righini" raccoglie cimeli e testimonianze della storia degli alpini ed in particolare di quelli ossolani.
Biblioteca
- Biblioteca Civica "G. Contini"
Cinema
Il film-tv della RAI "Quaranta giorni di libertà", regia di Leandro Castellani, narra la storia della breve Repubblica partigiana dell'Ossola. Inoltre nel 2005 a Domodossola è stato girato il film "Buss till Italien" del regista svedese Daniel Lind Lagerlöf.
Musica
- Il Civico Corpo Musicale, istituito nel 1868, svolge la sua attività musicale guidato dal maestro Giorgio Coppi e dal presidente Arcangelo Menna.
- La Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario, svolge attività musicale, sia liturgica sia concertistica, nel santuario del SS. Crocifisso al S. Monte e nella Parrocchia di Calice. Istituita nel 1995 riunisce l'attività della Schola Gregoriana del S. Monte Calvario (1995), della Corale di Calice (1974), della Camerata Strumentale di S. Quirico (1989), del Convivio Rinascimentale (1997) e dell'Orchestra da camera della Cappella Musicale del S. Monte Calvario di Domodossola (2003).
Nella cultura di massa
“Domodossola” è spesso il nome più comune utilizzato per indicare il nome di una città italiana iniziante per la lettera “D” nel popolare gioco “Nomi, cose e città”, nonostante le sue limitate dimensioni ed il suo numero molto contenuto di abitanti (non è raro infatti che i giocatori utilizzino frequentemente il nome di questo Comune, tuttavia senza conoscerlo).
Note
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- ↑ Capis, 3.
- ↑ Ferrari, 6.
- ↑ Miedico 2014, p. 17.
- ↑ Lions Club, 19 Dalla Preistoria al traforo del Sempione, Tullio Bertamini
- ↑ Lions Club, 27 Dalla Preistoria al traforo del Sempione, Tullio Bertamini
- ↑ Motta, 42.
- ↑ Ferrari, 7.
- ↑ Orlandini, 41.
- ↑ De Gaudenzi, 54.
- ↑ Carlo Grande, Geo Chávez, dove osò la libellula [collegamento interrotto], in La Stampa, 19 luglio 2010. URL consultato il 6 agosto 2011.
- ↑ Lions Club, 56 Dalla Preistoria al traforo del Sempione, Tullio Bertamini
- ↑ Regio Decreto 21 ottobre 1926, n. 1890, art. 1
- ↑ Regio Decreto 21 ottobre 1926, n. 1890, art. 2
- ↑ Lions Club, 67 La "repubblica" dell'Ossola, Paolo Bologna
- ↑ Info su www.quirinale.it
- ↑ 18,0 18,1 De Maurizi, 62.
- ↑ Ferrari, 19.
- ↑ Ferrari, 21.
- ↑ De Maurizi, 64.
- ↑ Veschambre, 89.
- ↑ De Maurizi, 66.
- ↑ Veschambre, 88.
- ↑ Ferrari.
Bibliografia
- Cristina Miedico, Di città in città – Insediamenti, strade e vie d'acqua da Milano alla Svizzera lungo la Mediolanum-Verbannus, a cura di Grazia Facchinetti e Cristina Miedico, Soprintendenza Archeologia della Lombardia, 2014, pp. 13-28. URL consultato il 16 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2017).
- Emilio Motta, Effemeridi ticinesi, Giubiasco, Edizioni Metà Luna, 1991.
- Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi; Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Brescia, Editrice La Scuola, 2003.
- Anni Veschambre, L'Ossola e le sue meraviglie, Varese, Macchione Editore, 2003.
- Giovanni De Maurizi, L'Ossola e le sue valli, Verbania, Edizioni Grossi, 1977.
- Edgardo Ferrari, Le guide: Domodossola, Domodossola, Edizioni Grossi, 1998.
- Paolo Bossi, Teresio Valsesia, Scoprire l'Ossola e le sue valli, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1988.
- Giovanni Capis, Memorie della corte di Mattarella o sia del Borgo di Duomo d'Ossola, Domodossola, Edizioni Grossi, 2002.
- Lions Club Domodossola, Terra d'Ossola, Domodossola, Edizioni Grossi, 2005.
- Vincenzo De-Vit, La Provincia Romana dell'Ossola, Domodossola, Libreria Rizzardi, 1979.
- Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole corredata di un atlante di mappe geografiche e topografiche, Volume 4, Firenze, Presso Gli Editori, 1838.
Collegamenti esterni
- Associazione Musei d'Ossola, su amossola.it. URL consultato il 30 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2011).