Riccardo Mainardi

Da WikiPoesia.
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Riccardo Mainardi è nato nel 1957, risiede da molti anni a Rapallo, la sua città natale.

Laurea in Scienze Politiche alla Statale di Milano. Ha diretto diverse filiali di un primario istituto di credito prima di ritirarsi a vita privata e potersi finalmente dedicare alle sue più grandi passioni: la filosofia e la letteratura.

Ama scrivere romanzi, poesie, aforismi e brevi saggi.

Esordisce come narratore nel 2011 con la silloge Le ultime lezioni dell’anno, edizioni Gammarò, classificandosi secondo al Premio Letterario Internazionale Per un mondo migliore.

Ha vinto numerosi concorsi letterari e di filosofia nelle sezioni narrativa, poesia, saggistica e aforismi.

Libri

  • Le ultime lezioni dell'anno - Edizioni Gammarò 2011
  • Polvere nella nebbia - Liberodiscrivere Edizioni 2015
  • Il sogno di Amos - Giovane Holden Edizioni 2018[1][2]
  • Mistress - 2019 inedito

Premi di Filosofia e Narrativa (elenco parziale)

2014

Si è aggiudicato il primo premio al Concorso Letterario Scriviamo Insieme di Roma nella sezione narrativa inedita con il romanzo Polvere nella nebbia, successivamente pubblicato da Liberodiscrivere Edizioni. Quest’ultimo romanzo figura altresì fra i dieci finalisti del Premio Carver 2015 e ha ricevuto altri 4 riconoscimenti.

2015

Primo classificato Premio Nazionale di Filosofia "Le figure del pensiero" sezione Paradossi

2016

Fra questi, si è classificato primo al Premio Nazionale di Filosofia Alla ricerca dell’anima organizzato dagli Amici di Ron, con un saggio sul tema “Anatomia del rispetto” a Modena.[3][4]

2017

Primo classificato Premio Nazionale di Filosofia "Le figure del pensiero" sezione Paradossi

2018

Ha ottenuto la vittoria al Premio Nazionale di Filosofia Le figure del pensiero, sezione Articolo filosofico (Certaldo 2018).

2019

Gli Amici di Ron pubblicano l'antologia "Dove abita il bello?” con un suo saggio filosofico

Primo classificato Concorso Books for Peace sezione Fantasy

Premi di Poesia (elenco parziale)

2012 Premio Letterario Internazionale "Per un mondo migliore" sezione Poesia singola

2019 Premio Letterario internazionale "Città di Latina" - sezione Poesia inedita in lingua italiana con la poesia Anime

Intervista di WikiPoesia

A cura di Maria Luisa Dezi (Novembre 2019)


Le tue più grandi passioni sono la filosofia e la letteratura. Sei scrittore di saggi e aforista: una vita scandita dalle parole, dai pensieri, dalle riflessioni, insomma. La poesia come si inserisce in questo?

Mentre la filosofia è frutto di analisi, di studi profondi ed elucubrazioni teoriche che sono alla base dell’agire umano, e la narrativa un mix di fantasia e realtà da cui trapelano emozioni, sensazioni, stati d’animo dei personaggi e dell’autore, la poesia si differenzia dalle prime due perché – citando una felice definizione del Palazzeschi – è  una lente posta davanti al cuore del poeta che mostra e rivela agli altri la profondità della sua anima.

Proprio per questo, a mio giudizio, si pone a un livello più alto, quale sintesi di una bellezza che attraverso il limite delle parole riesce a mostrare l’invisibile e l’illimitato.

Se la filosofia ha dato un senso alla mia esistenza rifondandola su alcune regole di vita che sono divenute gli imperativi categorici della mia condotta, la poesia è stata la mia prima modalità espressiva tramite la parola scritta. Inizialmente in forma introspettiva, poi sempre più rivolta al mondo della marginalità e ai drammi della nostra tormentata società.

Scrivere è una sfida? O ti risulta facile?

Per me scrivere non è una sfida. E’ piuttosto  la realizzazione di un sogno, un forte bisogno di comunicare agli altri i miei pensieri, le mie idee, i miei desideri.

Ho passato molti anni della mia vita a leggere e un bel giorno mi è venuto spontaneo cominciare a scrivere. Il mio primo libro, una silloge di racconti, risale al 2011, ma già  da adolescente componevo qualche poesia.

Scrivere romanzi per me è un’avventura. Sebbene prima di cominciare tracci solitamente le linee di una trama, nel corso della narrazione mi ritrovo spesso su strade assai lontane da quelle che avevo ipotizzato. Come se i personaggi si rifiutassero di seguire la mia guida e mi conducessero su sentieri diversi da quelli che avevo immaginato. Questo mistero è la cosa più bella che ho riscontrato nello scrivere. Una continua scoperta di strade inusitate, un’avventura magica nel mondo della fantasia in cui sono i personaggi a guidarmi verso l’epilogo che loro hanno voluto.

Il sogno di Amos è dedicato a tutti i ragazzi del nostro millennio ed è scritto con passione ed amore. Attraverso la voce di un fanciullo cerchi di scuotere le coscienze affinché ciò che è successo non succeda mai più. Perché affidare ad un bambino il riscatto dell'umanità?

Il sogno di Amos è senza dubbio il romanzo che ho scritto con più passione e amore e al quale ho dedicato più tempo. E’ una densa metafora sul percorso dell’umanità che non vuole fermarsi alla constatazione di un fallimento generale. Al contrario è una metafora sulla speranza e sulla possibilità di riscatto sempre latenti nella condizione umana. Amos non è un fanciullo come gli altri. E’ immortale. La forza che lo ha reso immortale promana dalle anime dei bambini che nel corso dei secoli sono stati uccisi da guerre, torture, sete di sopraffazione e di dominio,  cecità, indifferenza, follia. Queste anime hanno deciso di dire basta al dolore e di far sì che attraverso  le azioni di un fanciullo vengano scosse le nostre coscienze e quelle delle generazioni future.

Ho scelto un fanciullo come protagonista perché rappresenta un primo moto verso il mondo e un dire sì a tutto ciò che si apre al nuovo. Perché un fanciullo, anzi ogni fanciullo, è una metafora di speranza, è la scommessa in un mondo completamente diverso da quello che conosciamo.

In quel bambino hai messo il tuo desiderio di un mondo migliore?

Sì, in quel bambino ho messo tutte le mie speranze che, credo, siano anche le speranze di gran parte dell’ umanità. Talvolta ho portato Il sogno di Amos nelle scuole, soprattutto licei classici e scientifici. E sono rimasto straordinariamente colpito dal livello di partecipazione e di sensibilizzazione degli studenti su temi così importanti e profondi.

Spesso la cronaca riporta episodi di bullismo, di droga, di mancato rispetto dell’altro e  del diverso. Problemi tristemente reali che vedono coinvolti i ragazzi e le ragazze delle nostre scuole. Nel corso dei miei incontri in alcuni  licei della Liguria e della Lombardia (sarò stato particolarmente fortunato) ho riscontrato invece soltanto consapevolezza, rispetto per le altre etnie e per le altre religioni e un grande desiderio di cambiamento.

Ho incontrato giovani, talvolta molto lontani dai loro paesi d’origine, che hanno rafforzato le mie speranze. Sono uscito da quelle aule arricchito e felice di immaginare un futuro riposto in persone come loro.

Il mio romanzo resta comunque un sogno...

Ma, qualche volta, anche i sogni impossibili possono realizzarsi.

Chi è il bimbo sulla copertina del libro?

Quel bambino, magistralmente immortalato dal fotografo Bess-Hamiti, riflette nel suo sguardo espressivo tutta la consapevolezza dei drammi dell’umanità. Quando la Giovane Holden Edizioni mi  comunicò che avrebbe voluto scegliere  quella foto per la copertina del mio libro ero entusiasta: quel bimbo incarnava alla perfezione l’Amos che io avevo immaginato! Quel fanciullo immortale che in ogni tempo e luogo in cui avrebbe vissuto sarebbe riuscito a salvare molte vite dalla sete di sopraffazione e di dominio di cui l’uomo, nel corso dei secoli, si è reso protagonista. Quel fanciullo che non è né un dio né un eroe e che, nel suo lungo cammino, non farà miracoli, ma compirà azioni che potenzialmente ciascuno di noi potrebbe compiere se uscisse da ciò che nel libro definisco “il profondo sonno dell’inconsapevolezza”.

Anche in "Anime", la poesia che ha vinto la 5^ edizione del Premio Letterario Internazionale Citta' di Latina, c'è l'idea di scuotere le coscienze  affinché gli orrori del passato non si ripetano più.

Credi davvero che l'umanità possa non ripetere gli stessi errori e che possa salvarsi?

Sì, Anime esprime in poesia il sogno di Amos e, quindi,  il mio sogno. Spero ardentemente che quell’immenso stormo di anime senza requie, vittime dell’umana follia, distenda finalmente le sue ali sopra i cieli per spargere il seme di una nuova genesi e perseveri a bussare ogni notte alle porte della nostra coscienza.

Finché vivrò, questo resterà il mio più grande desiderio.

Credo che il mondo potrà iniziare un nuovo corso non per scelta, purtroppo, ma  solo per necessità. Per salvare ciò che resta dell’umanità. E ciò potrà accadere soltanto dopo aver superato un punto di non ritorno come quello che ho descritto nel mio romanzo.

Tu, che infanzia hai avuto?

Da piccolo ero un bambino sano e robusto ma piuttosto introverso. Non socializzavo con i miei coetanei e con i compagni di classe. Non riuscivo a comprendere, ad esempio, che gusto provassero nel deridere Andrea, il più mingherlino della scuola, o a prendersi gioco del bidello quando, vessato da una seria malformazione alle gambe, si trascinava sulle stampelle muovendo a scatti il bacino, ora a sinistra ora a destra: per uno strano scherzo del destino pareva che danzasse. 

L’idea del rispetto è forse già presente nel DNA?

“Studente intelligente ma con difficoltà di relazioni. E’ auspicabile che venga coadiuvato dalla famiglia al fine di migliorare il comportamento socializzante”. Così terminava il giudizio espresso dalla scuola alla fine della quinta elementare.

Amavo molto starmene per ore a pensare o a fantasticare, gli occhi rivolti verso il mare aperto, verso quell’orizzonte la cui linea a volte si confonde con i paesaggi creati dal caso con le nuvole. Mi chiedevo quanta vita ci fosse sotto quel manto azzurro o quali tesori si celassero sui suoi fondali nascosti e godevo appieno la beatitudine di quei momenti unici.

Ho sempre amato il mare e tuttora mi immergo spesso nelle acque del Tigullio che considero ormai lo specchio della mia anima. Amo la sua profondità, i suoi tesori, i suoi misteri.

Il mare, sin da fanciullo, mi ha ricondotto a una dimensione metafisica che interrompe lo scorrere del tempo e fa abbandonare la mia coscienza oltre i limiti dell’Io. Ogni volta che posso scrivo seduto in riva al mare che da sempre è stato fonte di ispirazione per i miei romanzi e per le mie poesie.

Sei padre? Che padre sei?

No, non sono padre. Molte volte però mi sono chiesto come sarebbe stata la mia vita da padre. Ho pensato che, da un lato, deve essere un’esperienza tranquillizzante: avrei potuto aggiungere un anello alla “catena del mondo”, finalmente avrei avuto il passaporto per l’immortalità e, da padre, dopo la morte dei miei genitori, sarebbe stato meno difficile accettare l’idea di non essere più figlio. Dall’altro avrei avuto paura di commettere anch’io l’errore più comune: quello di desiderare che una parte di me potesse continuare a esistere in lui (o in lei) e di voler dare corpo ai miei sogni suo tramite. Forse non è lecito desiderare un figlio se prima non si è riusciti a dominare noi stessi, le nostre paure, i nostri sensi di colpa e anche le nostre virtù.

Sicuramente avrei commesso l’errore di cercare di inculcargli i miei valori e la mia morale ritenendola la migliore, senza capire che un figlio avrebbe invece bisogno di valori e di una  morale universali.

E allora gli avrei suggerito di dire sempre sì alla vita, di rispettare gli altri al pari di se stesso e di non fidarsi mai delle “verità rivelate”. Gli avrei suggerito di amare sempre il mare e di sondarne i fondali perché ciò mi ha aiutato a scoprire la profondità della mia anima; di avere sempre tanti sogni nel cassetto perché, quando ogni tanto lo aprirà, alcuni saranno svaniti ma gli altri ci saranno ancora e sarà molto bello ritrovarli. Gli avrei suggerito di diffidare del potere, delle maggioranze, della nostra morale, dei giudici che giudicano e dei preti che perdonano, e di rispettare la diversità, lo svantaggio sociale e persino la mancanza di talento.

Sì, sarei stato anch’io un padre egoista perché gli avrei suggerito di cercare di essere un altro me stesso.

Note

  1. Romanzo storico-fantasy si classifica primo al Premio Books for Peace di Roma(sezione Fantasy), si aggiudica un trofeo speciale della giuria al Premio Città di Sarzana 2019 e risulta finalista ai Premi Bukowski e Toscana in Poesia (sezione narrativa).
  2. https://www.mediterraneaonline.eu/lissone-un-evento-per-interessare-i-giovani-alla-lettura-e-premiare-la-responsabilita-sociale-dimpresa
  3. http://www.levantenews.it/index.php/2016/11/22/rapallo-riccardo-mainardi-vince-premio-filosofia/
  4. https://www.modenatoday.it/dalla-rete/vincitore-premio-nazionale-filosofia-ron-hubbard-riccardo-mainardi-2016.html