Economia applicata ai premi di poesia

Pascolo nel Parco del Gran Paradiso (Valle d'Aosta).

Economia applicata ai premi di poesia[1]

di Renato Ongania (inizio stesura: dicembre 2020)

Introduzione

Questa trattazione è nata per una banale esigenza: riassumere una serie di considerazioni che capita spesso di dover condividere con operatori culturali che organizzano premi di poesia e si rivolgono a WikiPoesia per avere un pochino di visibilità in più rispetto al loro premio. A volte sono esordienti, meno spesso già navigati e consumati dallo stress della promozione del proprio premio di poesia.

Si tratta di una trattazione in divenire e perlopiù incompiuta. Viene scritta poco alla volta e forse non sarà mai ultimata, rientra in quelle nuove forme di stesura 'aperte' o dinamiche, che mutano velocemente e sfuggono al tentativo di venir fissate al foglio scritto, datate, storicizzate.

1. Di cosa stiamo parlando?

Possedere una casa, del terreno adibito a pascolo e delle pecore... Da questo passato sono nati i concetti di economia...

L'economia, intesa come scienza economica, ha delle leggi che descrivono il comportamento umano in un contesto sociale.

Come la applichiamo al mondo dei premi di poesia? È un esercizio estremamente delicato perché si presta a fraintendimenti.

La poesia in sé non ha bisogno di una propria economia, è un bene naturale immateriale illimitato, come il panorama, l'aria che respiriamo o come lo sono gli alberi, i fiori o le farfalle. Vogliamo quindi rassicurare i lettori che hanno avvertito un certo fastidio nel titolo e nel primo paragrafo dell'articolo. Non torneremo a quell'epoca strana in cui ogni parola veniva pagata qualche centesimo di dollaro (pulp statunitensi), e forse non abbiamo nulla a che fare con quegli esperimenti di Amazon che concedono libri in prestito su Kindle a zero centesimi. Siamo più vicini a un'epoca in cui ci pagano per leggere...

Ora vediamo di applicare qualche principio o legge di economia (scienza economica) alla poesia ben consapevoli che non stiamo trattando di aspetti che riguardano l'economia monitorata dal PIL (Prodotto Interno Lordo). La poesia contemporanea fatta nei premi di poesia, in questa chiave di lettura, è rigorosamente "clandestina".

Analisi microeconomica

Inquadriamo subito il contesto economico: siamo alle prese con un certo tipo di mercato con una domanda e un'offerta.

Mercato: processo attraverso il quale le decisioni delle famiglie circa il consumo di beni e servizi diversi, delle imprese circa che cosa e come produrre e vendere, e dei lavoratori circa quanto e per chi lavorare, sono rese compatibili attraverso aggiustamenti di prezzi.[2]

Ma ecco le tre domande fondamentali che stanno alla base dell'economia:

  1. Cosa produrre? Premi di poesia.
  2. Come produrre? Mediante bandi.
  3. Per chi produrre? Per i partecipanti (poeti).

I protagonisti di questo mercato sono riconducibili a due macro classificazioni:

  • a) gli operatori culturali (premi di poesia) che rappresentano l'offerta;
  • b) i poeti che partecipano ai premi di poesia, che rappresentano la domanda.

Le categorie appena espresse potrebbero non trovare tutti d'accordo, abbiamo adottato delle semplificazioni, cerchiamo quindi di definirle meglio. La possibilità di ottenere riconoscimento per delle proprie qualità di scrittura poetica, capacità, stile, e via dicendo sono elementi costitutivi della domanda, mentre l'opportunità di ricevere un premio o una menzione in un premio poetico, sono elementi che distinguono l'offerta.

Nelle relazioni sociali per le convenzioni e le maniere a cui siamo giunti, il contratto tra operatori culturali e poeti iscritti al premio di poesia non viene inquadrato nell'ambito del mercato, è convenzionalmente il risultato di un evento culturale, ed è indubbiamente così.

La scienza economica, tuttavia, benché possa non apparire adeguata a descrivere il mondo della poesia contemporanea, ci permette di usare strumenti di analisi così precisi da fare invidia a qualsiasi altra scienza o metodo d'analisi. Come ben sappiamo tutta la scienza economica si fonda sul concetto di scarsità delle risorse. Applicando il concetto di "risorse scarse", vediamo che la risorsa scarsa è "un primo posto" ad un premio di poesia: ce ne sono probabilmente meno di mille ogni anno in Italia.

A fronte di questa limitatezza di risorsa, vi è una domanda nell'ordine di qualche migliaio di persone che ambiscono ad avere quei 1000 (o 500 che siano ) primi posti.

Il sistema economico inizia a configurarsi in un vero e proprio mercato quando introduciamo un prezzo per partecipare al premio di poesia.

Troviamo premi di poesia con "tasse di lettura", equiparabili per il nostro approfondimento ai prezzi, pari a 5, 10, 15, 20 euro.

Si osserva che se non vi fosse una limitatezza delle risorse (primi posti) e fossimo in presenza di una domanda che non si trova in difetto, il prezzo sarebbe per tutti i premi di poesia pari a zero, anzi si potrebbero ipotizzare poeti pagati per partecipare ad un premio di poesia. Purtroppo tale logica si prefigura solo nel campo degli scrittori professionisti (ed è durissima anche per loro).

A quanto ci si riferisce in termini di mercato?

Su per giù, considerando una media di 100 paganti per ogni premio, e considerando un minimo di 250 premi a pagamento all'anno, si arriva a stimare un movimento di denaro minimo nell'ordine dei 125.000 euro (100 poeti paganti X 250 premi X 5 euro) e un massimo pari a 500.000 euro (100 poeti X 500 premi X 10 euro).

La stima non può essere più accurata per via della mancanza di dati disponibili.

Premi ad accesso gratuito

Quindi torniamo per un istante al mercato dei premi di poesia e analizziamo quei premi di poesia che non hanno una tassa di lettura e sono ad accesso gratuito. Ci si potrebbe chiedere come mai non facciano pagare nulla e come facciano a rimanere sul mercato. Una analisi più approfondita rivelerà che dietro ai premi di poesia gratuiti vi sono degli investitori: persone o imprese interessate a valorizzare il premio di poesia o interessate a comunicare con determinati stakeholder. Quei premi sono delle azioni promozionali di qualche tipo, non necessariamente meno dignitose rispetto ai premi che fanno pagare una tassa di lettura.

I premi di poesia ad accesso gratuito recensiti da WikiPoesia risultano solo 40 su un totale di 477 premi recensiti, costituendo il 8.39% del campione. Rappresentano quindi una minoranza rispetto al grande numero di premi che richiedono una tassa di lettura.

Le spese di un premio di poesia

Tra le voci di costo più significative, solitamente, vi è l'affitto della location, che può arrivare anche a cifre importanti, a seguire i premi stessi, solitamente ripartiti nelle prime posizioni di ogni sezione. Poi si osservano voci di costo relative ai rimborsi spese dei giurati e a volte anche dei premiati. Spese per l'intrattenimento artistico. Alcuni premi predispongono addirittura un buffet e regalano ai loro ospiti libri e gadget. Tra le spese vi sono anche le tasse SIAE, la stampa delle antologie e ovviamente tutto ciò che attiene alle spese in promozione, quelle per far conoscere il bando e attirare i partecipanti. Alcuni premi hanno un maestro di cerimonie con un proprio cachet e/o rimborso spese e la produzione audiovisiva.

Il volontariato, la risorse principale

Il volontariato nei premi di poesia nostrani è la risorsa principale. Supera di gran lunga qualsiasi altra risorsa disponibile. Non c'è paragone. Senza la passione dei volontari sopravviverebbero solo quei premi di poesia che hanno dietro un editore con lo scopo (assolutamente legittimo) di generare profitto, e sono veramente pochi. Pur essendo la risorsa principale, il volontario è invisibile, e la risorsa non è considerata nella sua pienezza, spesso è fraintesa.

2. Come è fatto il mercato dei premi di poesia?

Struttura: l'insieme dei caratteri della domanda e dell'offerta del mercato, caratteri che influenzano il comportamento dei consumatori e le performance dei venditori.[3]

Pur non essendo presente una anagrafe dei premi di poesia o un catalogo aggiornato da almeno 20 anni, possiamo stimare che l'offerta sia composta da un numero di operatori culturali tra i 500 e i 1.000, quindi una offerta molto spezzettata, non certo un monopolio. Peraltro i fruitori sono diverse migliaia di persone (poeti). Il modello di mercato che meglio approssima la struttura di cui sopra è quello del mercato di concorrenza perfetta.

Mercato di concorrenza perfetta: è caratterizzato da assoluta libertà di entrata e di uscita, frammentazione della domanda e dell'offerta tra molti piccoli acquirenti e venditori, omogeneità (assenza di differenziazione) del bene o servizio scambiato e perfetta trasparenza.[3]

Per libertà di entrata e di uscita s'intende che possono entrare liberamente nuovi venditori nel mercato e anche uscire liberamente.

È facile osservare che pur considerando 'venditori' gli operatori culturali, ci si discosta da questo modello per alcune caratteristiche. La prima è la presenza nei premi di poesia che si tengono in Italia di una non omogeneità dell'offerta e la seconda è la imperfetta trasparenza, che detto in altre parole è un difetto di comunicazione dei premi di poesia in generale e del sistema poesia contemporanea nel suo complesso.

Analogamente al mercato dei beni e servizi di consumo su larga scala, gli operatori culturali non competono mediante il prezzo (tassa di lettura), ma 'competono' tra loro attraverso la quantità, così ha più successo quel premio che ha un maggior numero di iscritti. La tassa di lettura, banalmente, viene calibrata su quanto solitamente viene chiesto come 'tassa di lettura' ed è spesso parametrizzata al valore dei premi che si ricevono.

Si osserva tuttavia una specificità del mercato: ogni premio di poesia rappresenta un piccolo monopolio, per vincere il premio X devo iscrivermi al premio X; per vincere il premio Y devo iscrivermi al premio Y. Quanto sia sostituibile il premio X al premio Y è certamente un problema di valutazione che ha ricadute anche nel soggettivo. Senza volerci addentrare oltre, quanto è sostituibile il premio Nobel con altri premi? Esiste una gerarchia tra premi? Vi sono più gerarchie?

Alla luce di queste considerazioni, il modello preso a riferimento (concorrenza perfetta), è più di ogni altra cosa, una strada che intendiamo seguire per sviluppare un ragionamento sui premi di poesia, non è l'unica strada percorribile.

Come corollario e conclusione di questa introduzione alla trattazione 'Come è fatto il mercato dei premi di poesia?' - si formula il seguente suggerimento agli operatori culturali:

1. fate sì che il vostro premio non sia sostituibile con altri premi, sia nella sua specificità unico. Con tale accorgimento avrete tra le mani un piccolo monopolio facile da difendere, e amare, sempre più vostro.

Tra i premi di poesia che rientrano in una categoria di monopolio abbiamo già citato il Nobel (ma internazionale e quindi non strettamente italiano). Possiamo estendere la lista guardando a quelli che (spesso meritoriamente) sono presenti su Wikipedia:

2.1. Il finanziamento del premio di poesia

La natura degli operatori culturali che organizzano premi di poesia in Italia suggerisce una sola via per individuare chi sono i proprietari del capitale finanziario e umano alla base del premio di poesia: i soci dell'Associazione. Attraverso le loro quote sociali avviano un processo di capitalizzazione dell'organizzazione. Quelle stesse quote sociali sono alla base di tutta l'organizzazione e sono l'elemento centrale che determina l'impresa.

Un esempio elementare: una associazione crea ex-novo un premio di poesia e vi impiega 5,000 euro di cui 4,000 euro recuperati mediante sponsorizzazioni e 1,000 euro attraverso le quote sociali. Quale capitale deve essere maggiormente tutelato? Quello dei Soci perché se fosse quello delle sponsorizzazioni, l'ente non perseguirebbe l'interesse istituzionale, ma quello rappresentato dai 4,000 euro di capitale.

Dall'esempio, che ha qualche aspetto di realtà, arriviamo a distinguere più propriamente risorse interne e risorse esterne.

Le quote associative sono interne, mentre le sponsorizzazioni potrebbero essere viste come risorse esterne, anche se occorre precisare che molto spesso sono attinenti a sponsorizzazioni che riguardano imprese di proprietà dei Soci dell'ente. Ma allora che senso ha questa distinzione?

Un senso lo possiamo trovare in quei tentativi temerari di intercettare (micro)finanziatori attraverso azioni di crowdfunding, oppure mediante contributi pubblici, oppure mediante contributi di fondazioni bancarie o private. Rarità che certamente meritano un approfondimento e sono modelli virtuosi per l'evoluzione del mercato dei premi di poesia.

Per analogia - e per ampliare gli orizzonti - vi è una tendenza di Stati Uniti e Regno Unito ad avere un finanziamento prevalentemente esterno, mentre una pari tendenza di Unione Europea e Giappone ad avere un finanziamento interno (ambito imprese).

Una osservazione sulla fenomenologia dei premi di poesia suggerisce che non siamo ancora alle prese con un cambio di paradigma, anche se le eccezioni appaiono ad una prima valutazione piuttosto promettenti.

2.1.1 Le sponsorizzazioni camuffate

Se qualche hotel amico vi fa lo sconto sulla Sala che prendete a noleggio per l'evento di premiazione... non si tratta di una sponsorizzazione camuffata: è una vera sponsorizzazione.

Se qualche editore vi fa lo sconto sulla stampa delle pubblicazioni dell'antologia che accompagna il premio... non si tratta di una sponsorizzazione camuffata: è una vera sponsorizzazione.

Se lo stampatore... è una vera sponsorizzazione.

Se il timbrificio... è una vera sponsorizzazione.

Se il fioraio... è una vera sponsorizzazione.

Se l'arpista... è una vera sponsorizzazione.

Se la ditta locale... è una vera sponsorizzazione.

Si arriva alla necessità di nascondere una sponsorizzazione quando sono attivi dei conflitti di interesse. Essi producono degli effetti desiderati sottobanco. Non vengono palesati, ma è difficile tenerli nascosti a lungo (o ad osservatori attenti).

Lo strumento principe d'indagine per scovare certe opacità è una analisi dei giurati del premio di poesia, la loro neutralità e assenza di interessi secondari diversi dall'amore per la Poesia.

Più complesso, ma anche più efficace come strumento d'indagine, è valutare il premio nella sua storia complessiva.

Da queste considerazioni arriviamo al secondo suggerimento per i promotori culturali:

2. Nella scala valoriale del vostro premio (codice etico), stella guida sia la trasparenza nelle risorse finanziarie che sostengono l'organizzazione del premio. Vi risparmierà pregiudizi e produrrà benevolenza.

2.1.2 Il controllo del Premio

Se da una parte le risorse che sostengono il premio creano una relazione legittima con il successo del premio, occorre mettere a fuoco una relazione illegittima: un controllo del premio operato da soggetti che agiscono non in coerenza con lo scopo per il quale sono incaricati a svolgere determinate funzioni.

Esempio: un presidente di Giuria che vota con i giurati anziché presiedere la Giuria.

Il controllo del Premio deve essere strutturato in maniera tale da garantire una totale indipendenza e autonomia ai Giurati chiamati a valutare le opere in concorso.

L'argomento assume tinte non sempre limpide, e basti richiamare il concetto di trasparenza e correttezza per orientare il lettore a quali siano gli accorgimenti (piccoli) necessari per garantire un controllo del Premio coerente con gli scopi che si prefigge di raggiungere il Premio.

È peraltro responsabilità dell'ente organizzatore, e quindi dei Soci, garantire una bella e orgogliosa coerenza tra le intenzioni e le pratiche.


3. Quanto vale il PIL creato dalla Poesia?

La domanda è imbarazzante infatti sono in molti a credere che la Poesia non contribuisca in alcuna misura al PIL (Prodotto Interno Lordo). La cruda verità è che quei 'molti' in realtà non hanno ben chiaro cosa sia la poesia o cosa sia il PIL.

Nei primi due capitoli ci siamo avvalsi di strumenti di micoeconomia, qui ci spingiamo oltre e diamo uno sguardo d'insieme, quindi applichiamo qualche concetto di macroeconomia.

PIL = Prodotto Interno Lordo. È un indicatore economico per misurare l'andamento dell'economia di un paese. È la somma del valore di mercato di beni e servizi prodotti in un determinato periodo di tempo (per esempio un anno). Viene calcolato sommano i CONSUMI, gli INVESTIMENTI, la SPESA PUBBLICA, le ESPORTAZIONI NETTE.

Nei CONSUMI vi sono chiaramente i BENI e i SERVIZI.

PRODOTTO => Indica il valore dei beni e dei servizi prodotti dal sistema economico

INTERNO => Si riferisce ad un dato Paese (es. Italia, Germania, ...)

LORDO => Comprende le spese necessarie a reintegrare il capitale produttivo

Sembra ancora una follia volersi spingere a trovare il PIL creato dalla Poesia... Eppure con un po' di pazienza ci arriviamo.

3.1. Il primo ostacolo è individuare quali sono i servizi che ruotano attorno al mondo della poesia contemporanea.

Nel primo capitolo abbiamo esplorato da vicino l'assunto in base al quale sono gli Organizzatori di Premi di Poesia a fornire un Servizio ai Poeti (per la semplice osservazione che il flusso economico maggiore ha una direzione dai poeti verso i premi di poesia). Il servizio che gli organizzatori offrono è quello di poter avere la propria opera valutata da una giuria e classificata / premiata / segnalata. Ai fini della trattazione facciamo finta che sia così. In aggiunta a questo vi è il servizio (spesso parte del pacchetto), della possibilità di partecipare a un evento di premiazione o di vedere la propria opera inclusa in una antologia, un comunicato stampa diffuso, articoli, interviste, contratti editoriali, ecc... Tutto questo rientra nella categoria del "Servizio" reso dagli organizzatori ai concorrenti. La contropartita è quella famosa e antipatica "tassa di lettura" che legittimamente i premi chiedono per "iscrivere" i partecipanti, in sostituzione di un "rimborso spese".

Abbiamo già stimato nel primo capitolo della trattazione che ogni anno in Italia vengono spesi tra i 125.000 euro e i 500.000 euro per partecipare ad un premio di poesia.

Quindi siamo già giunti a una cifra di PIL? Forse.

3.1.1 Tre modi per calcolare il PIL

Metodo della Spesa

Il metodo esamina il PIL dal lato della domanda, ovvero dal punto di vista di chi acquista e paga un prezzo per il prodotto/servizio: è quindi abbastanza intuitivo comprendere che il PIL è composto dai consumi (spesa delle famiglie in beni durevoli, beni di consumo e servizi), dagli investimenti (spesa delle imprese e delle famiglie in beni strumentali e immobili), dalla spesa pubblica (spesa dello Stato e amministrazioni pubbliche) e dalle esportazioni nette (differenza fra esportazioni ed importazioni).

Metodo del Valore Aggiunto

Il metodo esamina il PIL dal lato di chi vende il prodotto/servizio (ovvero dell'offerta), ci rendiamo conto che per arrivare al punto conclusivo del processo produttivo (la vendita) sono state realizzate una serie di operazioni come l'acquisto di beni intermedi (materie prime, semilavorati) e fattori produttivi (lavoro e beni strumentali) che permettono a ogni passaggio di aggiungere valore: sommando tutti i valori aggiunti del passaggio produttivo si arriva allo stesso valore del PIL ottenuto con il metodo precedente.

Metodo dei Redditi

Il terzo e ultimo metodo per calcolare il PIL esamina il problema da un altro punto di vista, ovvero quello dei fattori di produzione impiegati per arrivare al bene finale. I fattori di produzione sono essenzialmente il lavoro e il capitale finanziario impiegato: questi fattori vanno remunerati con stipendi e profitti. A questi si sommano anche le tasse sulla produzione e l'IVA (una sorta di remunerazione per lo Stato a fronte dei servizi che garantisce), al netto dei contributi alla produzione. In anni recenti si è deciso di stimare e aggiungere al computo anche il contributo dell'economia sommersa e dei redditi che essa genera.

3.1.2 Il secondo ostacolo: ma quale reddito? I premi di poesia sono a reddito zero...

Nella stragrande maggioranza dei casi chi organizza un premio di poesia è una organizzazione senza scopi di lucro il cui obiettivo non è produrre reddito.

Ciò non vuol dire minimamente che gli Enti del Terzo Settore non producano reddito.

Secondo una analisi pubblicata il 29 luglio 2020 su Il Sole 24 Ore il Terzo Settore crea il 5% del PIL Italiano.[4]

3.2. Superati i due ostacoli quantifichiamo il peso della Poesia sul PIL italiano

Per le sole tasse di lettura... abbiamo una percentuale variabile tra €125.000 / € 1.787,7 mld[5] = 0,000 007 % del PIL e € 500.000 / € 1.787,7 mld[5] = 0,000 028 %

Sarebbe veramente riduttivo confinare la Poesia ad essere una minuscola quota del PIL di un Paese.

Lo abbiamo appena fatto, ma a ciò aggiungiamo delle considerazioni ancora di carattere economico e per semplificare la trattazione ci chiediamo: se non non venissero organizzati premi di poesia in Italia quanto minor PIL vi sarebbe?

L'unica ipotesi è un danno economico di proporzioni esponenziali stimato (per difetto) in almeno un punto percentuale di PIL:

a) non lavorerebbero i timbrifici (per la realizzazione delle targhe e delle coppe)

b) non verrebbero affittate le sale

c) non verrebbe spesa una quantità di denaro in promozione

d) non verrebbero scritti e venduti giornali

e) non verrebbero pubblicate antologie

f) non verrebbero pubblicati libri

E molto più seriamente sul piano della salute pubblica si avrebbe un danno economico di proporzioni esponenziali stimato (per difetto) in almeno due punti percentuale di PIL:

g) le persone sarebbero più tristi, ammalate, e aumenterebbero le spese del sistema sanitario nazionale

h) la cultura degraderebbe e inghiottirebbe tutta la spiritualità estetica e bellezza della parola

i) si ingenerebbe una narrazione prosaica del vivere sulla Terra

3.2.1 Concludendo

La Poesia - quella dei premi di poesia - non va a incidere enormemente sulla produzione di PIL in Italia, è certamente marginale e quantitativamente trascurabile.

3.2.2 La seconda conclusione

La Poesia - quella dei premi di poesia - pur essendo quantitativamente trascurabile sulla produzione di PIL in Italia, ha caratteristiche tali (prevalentemente di tipo sociale) che se mancasse richiederebbe una manovra del Governo fino al 3% del PIL.

Si osservi che il Governo per recuperare il PIL perduto a causa della pandemia, mette sul banco circa 250 miliardi di euro e si stima che recupererà circa il 3% in un anno.

Non siamo così audaci da credere che la poesia che esce dai premi di poesia valga 250 miliardi di euro, ma non siamo nemmeno così sprovveduti da non riconoscere il suo valore nella capacità di produrre benessere.

Note


  1. Nota AAA: l'articolo è stato progettato per un aggiornamento automatico dei dati numerici che derivano dai contenuti di WikiPoesia. L'intento dell'autore è offrire una lettura sincrona, migliore rispetto a un articolo statico.
  2. economia, Begg e altri, Mc Graw Hill Education, VI ed., 2018, pag. 8 - ISBN 9788838694769
  3. 3,0 3,1 economia, Begg e altri, Mc Graw Hill Education, VI ed., 2018, pag. 88 - ISBN 9788838694769
  4. https://www.ilsole24ore.com/art/srm-dal-terzo-settore-5percento-pil-italiano-ADM5oqg
  5. 5,0 5,1 https://grafici.altervista.org/prodotto-interno-lordo-e-debito-pubblico-lordo-in-italia/#:~:text=Nel%202019%20il%20valore%20del,il%20“rimbalzo”%20del%202011.