Antonio Damiano è nato a Montesarchio (BN) il 9 di novembre del 1938 e risiede a Latina dal 1965. 

E' laureato in Lettere e Filosofia. E' un ex dirigente d'azienda ora in pensione. Le sue poesie sono presenti in numerose e pregevoli antologie e sono state recensite da eminenti critici letterari. Il 21 aprile del 2018 l’Associazione GueCi di Rende  (CS)  gli ha conferito il Premio alla Carriera.

Premi (elenco parziale)

2009

  • Premio G.G. Byron

2011

2012

  • Premio "Madre Terra, Sorella Acqua" - Assisi
  • Premio Clitunno - Spoleto

2013

2014

2015

2016

  • Premio Santa Maria in Castello

2017

2018

2019

  • Concorso Nazionale "Poesia e Immagine" - Cortemaggiore (pc) Sezione Libro Edito
  • Premio Letterario Internazionale "Il sogno del poeta" - Quartu S.Elena - (CA)
  • Premio Nazionale di Poesia Antica Sulmo Città di Pontinia
  • Concorso Internazionale di Poesie e Racconti "Pina Alessio" - Gioia Tauro
  • Concorso Letterario "E vola, vola, vola" - Pescocanale di Capistrello (AQ)
  • Premio internazionale di poesia e racconti "Palmi città della Varia"
  • Concorso Nazionale di Poesia "Abele Parente" Caselle in Pittari (SA) - Vincitore Assoluto
  • Concorso Nazionale di Poesia "Abele Parente" - Caselle in Pittari (SA)
  • Concorso di Poesia "Città di Arpaise - La Castagna d'Oro" - Arpaise (BN).

Libri

  • Come farfalle . Casa Editrice Montedit di Melegnano (MI) - 2013
  • Come le foglie - edito dall'Associazione Culturale "I due Colli" di Torre Orsina (Terni) - 2015
  • Versi d'autunno - Casa Editrice Genesi di Torino - 2016
  • Le orme dei giorni - Casa Editrice Stravagario  di Minturno (LT) - 2018
  • La Musica del Tempo - Casa Editrice Draw Up di Latina - 2019

Intervista di WikiPoesia

A cura di Maria Luisa Dezi (novembre 2019)

Quando hai cominciato a scrivere poesie?

Ho cominciato in età avanzata, da circa un decennio, quando ero già in pensione. Solo allora ho trovato tempo e spazio per dedicarmi alla poesia, che ho sempre adorato fin dall’adolescenza, formandomi sui lirici greci e latini.

- Dici di te stesso che la tua poesia ha una tendenza intimistica ma anche una tendenza di impegno civile e sociale. Ne sono testimonianza le poesie "A Yara:un ricordo" , "L'orrida mano" e "Il solco". Conosciamo purtroppo la storia di Yara, ma qual è invece la storia de "L'orrida mano" e de "Il solco"?

Sì, è vero. La mia poesia è per un verso intimistica e per un altro rappresentazione sofferta -quanto elaborata e macerata nel proprio intimo- di fatti ed eventi che caratterizzano il mio tempo in maniera per lo più drammatica e negativa. Credo che ognuno sia figlio del proprio tempo e che si distingua da tutti gli altri che lo hanno preceduto o lo seguiranno proprio in virtù di motivi ispiratori precipui dell’humus nel quale affonda le sue radici. Vi sono tematiche oggi che si distinguono nettamente da quelle del passato, con le quali ogni giorno ci si confronta, seppure ognuno con la propria sensibilità e visione delle cose. Mai nel passato erano emerse in maniera così pregnante e coinvolgente tematiche quali il disagio sociale, la solitudine (non solo degli anziani), nonché il dramma di chi lascia la propria terra, ed ancor più la violenza di genere e l’attenzione per tutte le forme di emarginazione e di discriminazione sociale. A tal punto da chiedersi in che cosa consista realmente il tanto decantato progresso. A queste tematiche ho cercato e cerco costantemente di dare voce, quale contributo al risveglio delle coscienze. Cos’altro può fare la poesia, se non denunciare il dramma dei giorni che viviamo?

  Le poesie che ho dedicato a Yara ed altri due episodi di cronaca sono la rappresentazione del mio orrore per episodi che manifestano tutta la brutalità e la ferocia dell’animo umano in una continuità coi primordi per nulla mitigati da tanti millenni di storia, con l’aggravante dell’essere moderno tutto paludato e fiero dei suoi connotati di persona civile e moderna.

Tematica, peraltro, che induce a riflessioni che richiederebbero ben altro spazio e tempo.

Di Yiara si sa, perché fu un fatto di cronaca che sconvolse le coscienze. Da allora ad oggi è stata tutta una escalation di violenze, al punto che non si riesce più a identificare e memorizzare un fatto, che già altri vanno a sovrapporsi e a cancellare quelli precedenti.

“L’orrida mano” fa riferimento ad un evento di inaudita ferocia avvenuto non lontano da Roma, dove un ragazzo uccise la sua fidanzata e poi le diede fuoco per cancellarne le tracce.

“Il solco della vita”, invece, ripropone un altro fatto avvenuto non ricordo se in provincia di Padova o di Rovigo alcuni anni fa. Ad esso dedicai questa poesia che ora ho ripreso e ripropongo in una veste un po' più elaborata. Fu un episodio che mi rattristò e mi rattrista tuttora nel percorrere le varie tappe dell’agonia di quella giovane che si spense giorno dopo giorno fino all’atto finale.

Che senso ha venire al mondo e poi perire nel fiore degli anni per mano di un orco?  Come si fa a non aprirsi a profonde riflessioni sulla natura umana, sulla sua fugacità o su cosa guidi i nostri passi, a meno che non si voglia credere ad una semplice meccanicità degli eventi senza causa e fine?

- Di certo tu ci fai riflettere su questo. Nella tua poesia, poi, anche per quanto riguarda il linguaggio, c'è qualcosa di moderno ma anche di antico e questo stile è affascinante.

Hai colto nel segno e ti ringrazio, perché è una constatazione che attiene all’essenza stessa della mia poesia, che ha in sé elementi di passato e di presente in perenne connubio. Constato che oggi vi sono tante voci che tendono a conferire alla poesia un verso più rispondente al linguaggio quotidiano. Tendenza del tutto legittima e neanche tanto nuova, perché c’è sempre stato il desiderio di rompere col passato e di conferire al verso una veste più attuale. Il problema è se davvero la resa artistica giustifichi e gratifichi queste tendenze. Accanto ad alcune voci apprezzabili constato che nella maggioranza dei casi la poesia così detta “sperimentale” finisce col fluire nella prosa, mortificando di fatto la sua specificità di genere letterario autonomo che in ogni tempo ha dato lustro alla letteratura italiana, forse più di ogni altro genere letterario.

Io credo che la poesia, per assurgere ad apprezzabili livelli artistici, non possa fare a meno di alcuni elementi, che considero essenziali e pressoché immutabili, quali il ritmo e la musicalità.

Benché si sia affermato il verso libero e sia saltata la metrica, nondimeno il verso vive di armonia recondita che lo avvicina alla nota musicale, quasi a trasfondersi in essa. Non per niente la poesia e la musica sono nate assieme; in origine erano un tutt’uno. Ad esse ben presto si unì la danza. Si pensi per un attimo al mitico Orfeo.

Nella mia poesia confluiranno pure elementi del passato, ma nessuno in maniera specifica, in modo identificabile, perché ritengo che un autore davvero maturo debba conferire alla sua opera il marchio della sua personalità. Ed infatti tutti gli interventi critici mi riconoscono questa peculiarità,

pur vagheggiando qualche traccia di neoclassicismo, o lontana eco di poesia crepuscolare.

- E quali sono i tuoi poeti preferiti?

Foscolo e Leopardi sono stati e sono i miei punti di riferimento, al pari di tanti autori del secolo scorso, in particolare Ungaretti, Quasimodo e Luzi. Di certo non dimentico che la poesia lirica ha avuto il suo massimo fulgore con i lirici greci, da Saffo ad Alceo, da Anacreonte a Bacchilide fino a Mimnermo. Il loro fascino resta immutabile e per freschezza e musicalità pressoché insuperabile.

Hai vinto tanti premi. Te l'aspettavi?

Assolutamente no. Soprattutto nei primi anni il percorso è stato faticoso e la ricerca della misura non è stata facile. Partecipare a tanti premi letterari mi è servito, perché ha contribuito ad affinare il mio stile, a mutuare dagli altri note e motivi che alla lunga fai propri attraverso quel processo che puoi definire di “contaminatio”. Leggo tante poesie altrui ed anche in quelle apparentemente più banali non di rado scopro qualche perla, o qualche elemento di riflessione.  

Che cosa dicono in famiglia dei tuoi successi?

La mia famiglia all’inizio mi ha seguito con curiosità, pensando che si trattasse di uno svago o di un hobby. E di fatto lo era, salvo poi a constatare che il mio impegno era diventato più assiduo e che nella poesia riversavo tante mie energie. I risultati conseguiti sono stati considerati quale premio

alla mia caparbietà e, perché no, al mio ingegno, di cui forse io per primo non ero del tutto consapevole. D’altra parte mia moglie e le mie figlie spesso si leggono in controluce nelle mie poesie, tenuto conto che sono fonte costante della mia ispirazione.

- Sei nato a Benevento, ma vivi da tanti anni a Latina, a cui hai dedicato una poesia che, tra l'altro, ha vinto il Premio Letterario Internazionale città di Latina nel 2017. Perchè questa città è così speciale per te?

A Latina vivo da oltre cinquant’anni, come dire da una vita. Ad essa sono legati tutti i ricordi connessi alla mia maturità, alla vita sociale, a quella affettiva, ancor più tenendo conto che le mie figlie sono nate a Latina e che qui si sono a loro volta formate. Ed è qui che ormai ho trapiantato le mie radici. E pertanto mi sento di far parte di questa comunità a pieno titolo, anche sotto il profilo dei sentimenti. Nel contempo non verrà mai meno il legame con la mia terra d’origine, che io vagheggio in tante poesie con note di struggente nostalgia. A volte penso che il richiamo della terra natia sia non solo e non tanto una suggestione di natura geografica o di origine, quanto piuttosto un tempo dello spirito, a cui è legata tutta la messe di ricordi riconducibili all’infanzia, all’adolescenza e alla primavera della vita.

Comunque sia, sono un doppio amore che vivono in me in perenne armonia.