Alessandro Vizzino

Da WikiPoesia.
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Alessandro Vizzino è nato a Latina il 17 novembre 1971.

Poeta e romanziere, è anche editor professionista e direttore editoriale di Edizioni DrawUp.

Alla continua ricerca di continue idee nuove e salti di scena, ha pubblicato: nel 2011 SIN, un thriller fanta-distopico ambientato in un futuro agghiacciante e prossimo; nel 2012 LA CULLA DI GIUDA, incalzante giallo a sfondo storico; nel 2014, con Imprimatur, TRINACRIME - Storia di un pentito di mafia, true-crime basato su una storia vera che racconta la Catania degli anni più cupi di Cosa nostra; nel 2016 VENETIĂ NIGRĂ, un romanzo storico dai mille colori e colpi di scena calato nell’oscura laguna di Venezia del 1725; nel 2022, con Ugo Mursia Editore, LA ZANZARA DAGLI OCCHI DI VETRO, noir scurissimo ambientato nella Roma dei nostri giorni e ritorno sulle scene letterarie del personaggio Valentino Mastro; nel 2023, sempre per Mursia, L’OMBRA DEL LUPO GRIGIO, noir investigativo scritto in collaborazione con Simone Pavanelli e nuova storia con protagonista Valentino Mastro.

Tra poesia e narrativa, ha all’attivo circa quaranta riconoscimenti letterari nazionali e internazionali, e alcuni suoi racconti sono inseriti in diverse antologie.

È ideatore, fondatore, organizzatore e giurato, tra i vari, del Premio Letterario internazionale "Città di Latina" e del Premio Letterario internazionale SAMNIUM.

Nel 2020 diviene Amico di WikiPoesia.

Premi (Primi posti, elenco parziale)

Libri

  • Sin, 2011
  • Crisalide, 2012
  • La culla di Giuda, 2012
  • Trinacrime - Storia di un pentito di mafia, 2014
  • Venetia Nigra, 2016
  • La zanzara dagli occhi di vetro, 2022
  • L’ombra del lupo grigio, 2023

Intervista WikiPoesia

(di Maria Luisa Dezi, luglio 2019)[1]

1. Sei scrittore, poeta, editore e editor professionista, e anche il fondatore del Premio Letterario internazionale Città di Latina. Come nasce questo Premio?

Nasce, come molte di quelle cose che poi diventano importanti in maniera pressoché imprevedibile, per passione professionale e personale, verso la poesia e la letteratura in generale e nei confronti di una città (e di un territorio tutto) che meritava, credo, un'occasione così. Un città sottovalutata e che fa di tutto, ogni giorno, per sminuirsi, ma che in questi anni abbiamo contribuito a far conoscere a ospiti e artisti provenienti da tutta l'Italia e da molti Paesi d'Europa.

2. Questo Premio, dunque, ha avuto una grande risonanza!                        

Enorme e, come detto, non ce lo attendevamo; non in così poco tempo, quanto meno. In cinque anni, dal 2015 a oggi, abbiamo "abbracciato" più di 2.000 opere in concorso, provenienti da ogni latitudine, tra poesie, raccolte liriche, racconti e romanzi. Quest'anno, poi, nella 5^ edizione 2019, c'è stata una vera e propria esplosione, dopo che abbiamo allargato quel che è nato come un Premio di poesia a un concorso letterario a tutto tondo, con l'inserimento della narrativa edita. L'appuntamento per l'Evento di Premiazione finale è fissato per sabato 19 ottobre prossimo a Latina.

3. Fai parte anche della Giuria del Premio. Secondo quale criterio scegli le opere che devono vincere?

Ho voluto far parte della Giuria del Premio, da istitutore e organizzatore della manifestazione stessa, in primo luogo per "metterci la faccia", pratica che nell'ambito creativo, per amor di trasparenza ed equità, non è possibile non seguire, a mio avviso. Tuttavia, sono solo un singolo membro di una delle Giurie più ampie e qualificate che esistano (sono certo di poterlo dire per onore dei miei colleghi), che analizza ogni opera in maniera del tutto anonima (se inedita, ovviamente) e senza alcun preconcetto o, peggio ancora, "aderenza". E ritengo che questa missione d'imparzialità, che gli scrittori ci riconoscono, sia uno degli elementi che ha portato il Città di Latina così in alto, finora. In ambito narrativo cerco l'abbinamento del contenuto alla tecnica e alla conoscenza linguistica, elementi imprescindibili per chi scrive. Nel contesto lirico, invece, la musicalità del verso, la capacità evocativa e l'immediatezza emotiva sono i fattori principali dai quali mi faccio condurre.

4. Tra l'altro sei uno scrittore di successo, perciò il tuo approccio è senza dubbio molto competente. Ti sei avvicinato alla scrittura da bambino, vero? Cosa scrivevi a quell'età?

Da bambino non si scrive, si gioca; si sperimenta, si sbaglia senza saperlo, ci si corregge in maniera altrettanto inconsapevole. La vita stessa, per uno scrittore, è una palestra continua e senza una meta precisa, un allenamento costante che giorno dopo giorno ti arricchisce e ti fa guardare al passato, seppur con nostalgia, con la carezza materna del miglioramento e della maturità, contenutistica e tecnica.

5. Li conservi ancora quegli scritti?

Francamente no. Li ricordo, qualcuno ce l'ho ancora, sì, risposto da qualche parte, ma più per casualità che per volontà di custodia. Per chi scrive il presente è domani, e vorrei sempre poter considerare il mio libro più bello l'ultimo che ho scritto.

6. Come nasce, invece, il poeta Alessandro?

Non ho mai pensato che chi scrive può farlo per tutto, su qualsiasi fronte, almeno con risultati degni e soddisfacenti. Mi ritengo un romanziere per vocazione e un poeta per accidente. Scrivo poesie in italiano e in dialetto romanesco, ma lo faccio per me stesso, come una sorta di dialogo allo specchio. A differenza di quando creo un romanzo, scrivendo poesia non penso mai al lettore, a "chi ci sarà poi", che, per quanto imprescindibile, è una presenza che si creerà soltanto col tempo, se quel traino emotivo tra chi scrive e chi legge sarà in grado di emergere con la dovuta energia e vigoria.

7. Poi, dopo aver ricevuto tanti riconoscimenti per i libri che hai scritto, è arrivato il premio per la poesia Er fiore e la magnolia. Te l'aspettavi?

No; ma è stato bellissimo, forse proprio perché inatteso. Anche la vittoria del Caterina Martinelli 2018, in coppia col mio amico Gaudenzio Vannozzi (e sempre con il dialetto romanesco, riflesso genuino dell'anima, del cuore e della mente), ha rappresentato, per me, una soddisfazione memorabile.

8. Cos'è la poesia per te?

Un movimento interno e intimo, carnale, un dipinto di se stessi in cui la penna sostituisce il pennello, nelle linee principali e in ciascun dettaglio. Non è uno strumento di comunicazione immediata, almeno per com'è vissuta oggi, ma resta senza alcun dubbio, come ho scritto in altre occasioni, il genere letterario che, primo fra tutti, sa rappresentare la nostra anima umana. Anzi, che la nostra anima "È"; semplicemente, senza "se" e senza "ma".

9. Quali sono i tuoi poeti preferiti?

Amo la poesia non convenzionale, imponderabile, capace di sorprendere e, nel caso, di disorientare. La letteratura, in generale, che è in grado di farti smarrire l'orizzonte spingendoti verso ciò che non ti aspetti, che può anche far male, all'occorrenza, ma che alla fine del viaggio sa riportarti in una casa che percepisci ancora più tua di prima. Benché io ami leggere di tutto, posso citare Baudelaire, Verlaine, la zona lirica di Poe; molti gli italiani, da Marino a Campana attraversando la storia, sino a Fabrizio De Andrè: e sfido chiunque a non considerarlo un infinito, immortale poeta.

10. La poesia che, invece, ti è rimasta di più nel cuore?

"A Zacinto", di Ugo Foscolo. Quattordici versi che rappresentano il manifesto assoluto della poesia, per immagini, musica, uso della parola. "La" poesia, per antonomasia.


Note