Quanto è banale amare

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di Alessandro Porto

Quanto è banale amare

Rovino forme d'arte per mestiere,
levami la penna dalle mani prima che si faccia sera,
che la Notte, cara amante, già attende su una sedia,
che decenti ad alta voce, le sue parole nere.
Vivo d’istanti, in balia degli istinti
Era meglio sentirsi lontani e distanti
Che vicini e distinti, e non mi distingui?
In questa folla d’artisti presunti,
con storie di vita che sono riassunti,
immagini in versi non sono dipinti.
Dopo la terza pinta ne parliamo,
ché questa è una canzone d’amore
ma senza la musica, né le belle parole
che a quelle do un certo peso,
spero tu non mi abbia preso
per Francesco Sole.
Questa, la mia via estetica:
scrivo nascosto nei boschi,
come i peggiori mostri,
faccio una vita da poeta,
sì, ma alla Bukowski
e in questo confuso barbottare,
ora che tutti hanno qualcosa da dire,
solo, spero tu mi ascolti
e mi guardi dolcemente affogare,
mentre il Sole continua a morire
nei sensi miei disciolti
di questo crepuscolare,
che ti sento più forte al tramonto,
che t’amo come la volta notturna
e se questa notte è l’ultima
spero si concluda nel tuo ricordo.

Ammiro il cielo cenere
scendere qui di sopra,
le stelle fisse e Venere
cadere e farci ombra,
aspetto il mondo cedere
e divenire tomba
per incidere il tuo nome
su di un Sole che soccombe.
La follia che stilla
da questi versi immondi
suona come l’onda
che strilla sugli scogli
e il cuore che distilla
questi feroci amori
ottenebra i miei sensi
e strappa i miei secondi.
Sento l’autunno nei tuoi occhi
e l’arte già m’assale
giungendo a passi incerti,
ma non bastano a descriverti
queste parole oscure:
nessuno dice mai
quanta fatica scriverti,
quanto banale amare.


                        

Premi

X-Factor Letterario Parole aperte, 2019

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